Pandemonio GDR - Urban Fantasy -

Posts written by Karen91

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    Fece spallucce alla risposta della sua nuova compagna notturna. Se stava bene a lei passeggiare in sua compagnia sicuramente per la rosa non era un disturbo. Non appena finì di informare Mala, riprese un po' di fiato assaporando il vento notturno che le filtrava nelle vesti leggere. Stava giocherellando con una ciocca di capelli quando questa iniziò a prendere una strana tonalità sul blu che la costrinse a nasconderla all'interno della giacca. Fissò il cielo stellato che si stava coprendo di nuvole e pregò che il buio della notte nascondesse quel suo strano cambiamento. Sembrava un po' in ansia ma comunque tentò anche lei di ridere alle battute dell'altra per quanto il suo sorriso si vedesse a chilometri di distanza che fosse falso. Non la odiava, anzi probabilmente la reputava una persona tranquilla nonostante il modo strano in cui l'aveva conosciuta. Sentì il nome del fratello di lei e un'espressione interrogativa si dipinse sul suo volto.

    - Il ragazzo che sta nella squadra di basket?

    Non ne aveva la certezza ma i tratti fisici erano molto simili. Storse la bocca pensierosa come se potesse far ricorso agli schedari inseriti negli archivi della segreteria. La sua mania d'osservare le persone piuttosto che parlarci le aveva aperto parecchi sbocchi di conoscenze per un discorso, peccato che non le piacesse chissà quanto condividere le sue attenzioni. Avrebbe fatto la parte della persona attenta o di quella malata da conoscere a tal punto mezza scuola? Il discorso venne immediatamente ribaltato e quando la moretta iniziò a trattare di un certo uomo fuori dalla scuola che era sparito nello stesso istante in cui era sparita lei. Dei brividi le partirono dal fondo schiena per risalire vorticosi fino alla nuca.

    - Non ho mai visto un tipo del genere. Cioè lei aveva tanti ammiratori che le sbavavano dietro ma pensare che qualcuno possa arrivare a una simile azione...c'era persino un mio compagno che parlava in continuazione di lei, forse è per quello che mi è rimasto il suo nome impresso.

    E se anche a lei un giorno fosse capitata una cosa del genere? Anche se ormai la maggior parte della scuola la evitava proprio con l'accusa che fosse una tipa che se la tirava e che non accettasse nessuno perché poco adatto per lei. Accuse infondate ma erano le notizie che un simile ambiente pubblico alimentava e le quali lei non smentiva, come se potesse farle comodo che i maschi si tenessero lontani da lei. In fin dei conti i loro scopi erano sempre così scivolosi. Ciò avrebbe potuto tradursi facilmente in quello che stava accadendo. Stava per impazzire tra tutti quei pensieri quando un rumore in un vicolo alla loro destra attirò l'attenzione delle due ragazze. Caitlyn girò la testa di scatto, c'era qualcuno e il rumore metallico di un coperchio appena caduto ne era la prova. Doveva essere un gatto, chi poteva stare in giro a quell'ora a parte loro? Poi si susseguì un altro rumore strano ma al quale non poté fare un riferimento ma l'immagine del gatto sparì immediatamente. Che diavolo stava succedendo? Fissò l'altra, come se lei avesse una risposta al suo quesito.

    Scusami sono un po' condizionata dagli esami :(
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    La ragazza dalla chioma rosa, arrossì leggermente alla risposta della sua interlocutrice.

    - Volevo solo essere d'aiuto a modo mio. Semmai la situazione avesse preso una piega diversa, volevo darti una speranza in più per sconfiggerlo.

    Non sembrava totalmente convinta della sua risposta. Anche perché molte volte in quella specie di combattimento s'era sentita più d'intralcio che altro. E allora perché era essenzialmente intervenuta? Beh lui l'aveva minacciata e rimanere li a prenderle non le sembrava il massimo ma non c'era niente che la vincolasse all'energumeno. Ne un odio, ne un risentimento, semplicemente legittima difesa. Proseguì accuratamente nell'operazione senza mai staccare gli occhi dal lavoro nonostante lo scambio di battute con Misato.

    - Piuttosto tu come ti chiami?

    Le sembrava una domanda logica, almeno dopo che lei sapeva il suo nome e dopo che la guerriera era stato tanto gentile da non farla morire in quello scontro. Si levò il grembiule sporco di sangue, l'odore aveva iniziato ad essere forte li dentro e le dava parecchio fastidio. Il peggio era passato ma per quanto potevano ancora rilassarsi li?

    - Compagni d'armi? Hai una specie di banda con le uniformi tutte uguali e qualche simbolo tipo le uniformi sportive scolastiche?

    Lo chiese in una maniera divertita come per spezzare il clima di tensione che s'era venuto a creare in quel posto. Si mosse verso il letto e si lasciò di nuovo andare alla morbidezza delle coperte ma cercando di non allungarsi. Quella non era casa sua, doveva mantenere un certo ritegno, glielo imponevano i suoi insegnamenti educativi. Non fece in tempo a posizionarsi seduta che un leggero rimprovero arrivò alle sue spalle. Effettivamente la ragazza aveva ragione, lei non poteva vivere la vita così non dopo quello che era successo. Aveva bisogno d'imparare e d'apprendere quante più cose possibili sul combattimento ma era realmente pronta? La bella castana s'offrì volontaria d'aiutarla, avrebbero iniziato con un'arma. La sua fragilità fisica non la faceva sembrare assolutamente adatta a un combattimento corpo a corpo.

    - Perché stai facendo tutto questo per me?

    La domanda le uscì spontanea quasi fosse la cosa più naturale del mondo. Una sola sera e già quella ragazza s'era affezionata a lei? Le piaceva, il suo modo di fare era pratico anche se i suoi occhi mettevano i brividi nel mezzo della battaglia. Non le sembrava avere niente di sbagliato ma arrivare fino a tanto? Ci doveva essere una ragione a tutto quello. La guardò incuriosita attendendo una risposta, prima che l'altra la conducesse a casa. Si, così aveva detto. Era ora che facesse ritorno al convento prima che qualcuno l'avesse scoperta in quelle condizioni, con il sangue che ancora macchiava ogni sorta di suo vestito.

    - Si, ho il telefono che uso per il lavoro.

    Ecco a cosa serviva un cellulare; a parte il nome di Barry che svettava sulla sua rubrica come l'unico, insieme a quello del convento anche se lo sapeva perfettamente a memoria. Una vocina dentro di lei le chiese se avesse fatto bene già a consegnare un simile dato, se attraverso quello si poteva risalire ad altre cose. Non c'era da meravigliarsi che la sirena fosse una persona attenta, era abituata a vivere da sola e l'intromissione di qualcuno nella sua vita non sapeva se considerarlo un evento importante o un intrusione in se stessa. Allungò una mano per afferrare il piccolo apparecchio dalla borsa di stoffa e quando lo ebbe a portata di mano, lo mostrò alla ragazza nella sua fioca luminosità. Non si ricordava a memoria il numero ma la luce, mostrò i caratteri ben visibili. Bastava guardare l'apparecchio per rendersi conto quanto poco le importasse delle apparenze o di aver un telefono da quattro soldi.

    Non mi ricordavo la faccenda del cartellino...vabbé comunque problema risolto ;)
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    Era una tipa curiosa Mala. La conosceva appena e già s'era offerta volontaria per accompagnarla. La cosa stuzzicava la giovane in quanto la sua presenza li la reputava dannosa per il suo ritorno al convento. La porta era rimasta socchiusa per colpa della sua sbadataggine e la presenza della moretta non era contemplata sul programma.

    - Si vado verso Main Street, anche tu sei di quelle parti?

    Sembrava assurdo pensare che non aveva mai visto quella giovane fino a quel momento ma la città era grande e per quanto amasse passeggiare in solitudine per quelle vie non dava così importanza alle persone per potersele ricordare tutte. S'incamminò certa che un po' di compagnia le avrebbe fatto bene, nonostante il suo modo d'approcciarsi con gli altri, non generava nessun tipo d'interesse nell'interlocutore. Non sarebbero state da sole a farle compagnia, il mezzo inutilizzabile dell'altra che si sarebbe dovuta trascinare dietro quasi come se fosse una bicicletta. Era affascinante vedere come tutte le sue coetanee o quasi avessero qualcosa con cui spostarsi quando lei ancora utilizzava le gambe oppure i mezzi di trasporto. Non si lamentava certamente del suo modo di vivere ma almeno quelle persone avevano modo per spostarsi negli altri quartieri, per visitare zone migliori della sua. Lei non era mai stata per esempio nei quartieri alti, li si diceva che la vita aveva una piega diversa. Riusciva a vedere solo in lontananza gli immensi grattacieli illuminati che svettavano nel cielo nero. Chissà come se la passava la gente la? Stava immersa nei suoi futili pensieri quando la bella al suo fianco riprese di nuovo il discorso sulla tipa scomparsa. Tutto quell'interesse alla sirena sembrò un po' eccessivo ma in fin dei conti non erano tutti uguali, cosa gliene poteva importare a lei? L'importante era mantenere viva la conversazione.

    - Se proprio lo vuoi sapere nemmeno io la conosco direttamente. La suora priora mi ha mostrato la foto che le ha dato la polizia e l'ho riconosciuta. Penso d'averla vista qualche volta per i corridoi.

    Effettivamente era una bella ragazza, i capelli castani corti che le ricadevano a ciocche scompigliate sulle spalle, gli occhi color verde acqua. Forse aveva dato troppo sfoggio della sua bellezza e quella era la fine che le era toccata. La scuola pubblica poteva essere un posto tranquillo ma anche un covo di demoni. Le risse erano l'ordine del giorno ed i professori il più delle volte lasciavano correre, evitando appositamente di non mettersi in mezzo. Come dargli torto. L'ultima ripercussione che il prof di matematica aveva ricevuto dopo aver difeso uno del primo era stata una bella fiancata scorticata della sua auto. Tenre non era uno dei peggiori quartieri ma in fin dei conti le persone non avevano così tanti soldi per potersi ricompare una macchina o farsela riverniciare. Per questo le persone preferiscono fregarsene e tirare avanti, per questo la giustizia è solo quella flebile luce che la polizia prova a portare a galla. Praticamente a chi sarebbe interessata la scomparsa di quella persona? I suoi amici avrebbero pianto, poi si sarebbero fatti una ragione e avrebbero proseguito la loro vita come sempre, dimenticando quella figura negli anni. Certo sempre che non fosse stata ritrovata...ma quante possibilità ci stavano? E se se ne fosse andata per conto suo? Per cambiare vita e metterla in quel posto a tutti?

    - La polizia non ha detto niente di che a parte che se la vediamo da queste parti di contattarli o di accoglierla, non che c'era bisogno di dirlo dato che le suore accolgono tutti.

    Caitlyn fece un mezzo sorriso, immaginandosi quando era stata accolta lei tra quelle mura. Lei che con i suoi capelli rosa aveva scatenato abbastanza caos all'interno del convento ma che alla fine era stata accettata come tutti gli altri, anche se la confidenza che gli veniva donata non era mai troppa. Le strade buie e gli svicoli intanto lasciavano spazio ai loro passi sull'asfalto. Nel silenzio della notte le due si muovevano nelle tenebre.



    Edited by Karen91 - 21/6/2014, 12:02
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    Non dovettero camminare troppo. La bella castana sapeva perfettamente dove stava andando e lo si poteva notare dal suo sguardo sicuro, dalla convinzione che ardeva dentro di lei e dal passo perfettamente lineare. Caitlyn non stava proprio una meraviglia, non aveva mai combattuto e soprattutto non le era mai capitato d'andare all'ospedale ma continuava a ripeterle una vocina dentro di lei che quella era l'occasione per farne visita a uno. Quando Barry le aveva salutate all'uscio della porta sul retro ed era piombato li per giustificare i danni fuori dal locale, le aveva salutate. Forse pensava che le due ragazze fossero amiche di vecchia data, invece la sirena di Misato non sapeva assolutamente nulla. Lo poteva immaginare dalle sue doti combattive, dai suoi tratti diversi dai suoi e dal suo abbigliamento che non era una normale cittadina di Dilagon. Cercò di tenersi quanto più ancorata a lei, sapeva che le costole sarebbero guarite da sole. L'aveva letto in qualche libro d'anatomia se non si sbagliava ma sperava che tutti i suoi organi interni stessero bene altrimenti sarebbero stati guai. Le fitte bruciavano ma nonostante questo s'ostinò a stringere i denti. Ormai non riconosceva più la strada che stava facendo. Sembrò riprendersi solo quando le sue membra afflitte toccarono una superficie morbida, che ricordava la sua brandina del convento. S'illuse per un istante che la ragazza potesse sapere dove vivesse ma poi arrivò immediatamente alla conclusione che sarebbe stata una cosa senza senso. Rimase li morente, con lo sguardo perso nel vuoto ma non appena la mercenaria fece il suo ritorno, iniziò l'operazione più difficile. Le strinse il busto e con scatti precisi e ponderati iniziò una delicata operazione fisica. Dovette soffocare le urla con il blocchetto degli appunti che sporgeva leggermente dal suo grembiule. Era strano tutto quello, era strano che non fossero in un posto più pulito? Scatoloni posizionati senza un ordine logico ancora da disfare, armi buttate da una parte. S'era appena trasferita? Il buio dominava nella stanza se non fosse stato per la piccola lampada che fiancheggiava il letto. Non stava dormendo anche se poteva sembrarlo, semplicemente cercava di riprendersi in ogni modo dal caos di una brutta serata. Nemmeno se avesse bevuto per l'intera nottata si sarebbe ridotta in quelle condizioni. Improvvisamente si chiese se quelli della sua specie combattessero a mani nude o se usassero altre cose, come artigli, pinne e magari magia. Avrebbe riso a quel pensiero ridicolo se non si sentisse uno straccio. Sentì la voce lontano di Misato e senza badare oltre si mise a sedere, prendendo una grande boccata d'aria. Forse s'era sbagliata con i polmoni non aveva più sputato sangue e non respirare non era poi così fastidioso.

    - Sono sveglia. Ma come fai a conoscere il mio nome?

    La vide in lontananza alle prese con qualcosa di luccicante. Doveva essere del fuoco ma le ci volle un po' a capire a cosa esattamente le servisse. Ma soprattutto come faceva la sua collaboratrice a conoscerla? Quando avevano avuto modo di presentarsi?

    - Non ho mai fatto una cosa del genere, ne sei consapevole vero?

    Nonostante questo le venne affidato l'arnese. Caitlyn lo fissò per qualche istante perplessa e poi guardò la spalla grondante si sangue secco. Seriamente avrebbe dovuto fare una cosa del genere? Guardò nella cassetta dei medicinali facendo un resoconto di quello che conteneva. Solitamente le era capitato d'aiutare le suore a curare gli orfani quando giocavano in cortile e si facevano male ma li si trattava di tutt'altro paio di maniche. Riconobbe qualche strumento che aveva visto usare durante i prelievi e glielo strinse intorno alla spalla per bloccare l'afflusso di sangue. Delicatamente cercò di sospingere la carne consumata verso l'esterno e muovendosi delicatamente quanto più possibile raggiunse l'obiettivo. La sua espressione disgustata era un chiaro segno di quanto tutto quello la stesse facendo soffrire più del male provato su se stessa. Non appena l'oggetto di metallo tintinnò sul tavolo, cercò di bloccare l'emorragia con il disinfettante, stringendo forte sulla sua pelle. Infine dopo aver pulito accuratamente la ferita s'affaccendò a fasciargliela. Non se n'era mai occupata ma si sentì soddisfatta del suo perfetto operato. Almeno se era stato uno sfacelo in battaglia poteva rifarsi con quella piccola medicazione. Un sospiro di sollievo uscì dalla sua bocca adesso che s'era rilassata. Sembravano due mummie con tutte quelle fasciature ma nonostante questo, non stava male, non voleva tornare a casa. Stava bene li con lei.

    - Dici che la polizia ci possa rintracciare?

    Sembrava voler intraprendere una qualche sorta di discorso ma poi il suo sguardo finì sul comodino dove scorse due foto. Un ragazzo dai tratti simili ai suoi ma più marcati svettava su entrambe le foto e un piccolo sorriso le si acese sulle labbra. Avrebbe tanto voluto sapere chi fosse ma preferì non parlare. Forse intromettersi nella vita di una guerriera addestrata a uccidere non era proprio il massimo della saggezza.

    Mary attenta che Caitlyn non s'è mai presentata sempre se non era quello il tuo intento XD
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    Sentì un rumore lontano e ripetitivo che s'avvicinava. Non era difficile capire che quello era il suono della volante della polizia. Cercò di rimanere sveglia, mentre guardava le sue ferita che venivano fasciate. Si sentiva stordita e l'aria sembrava esserle stata sottratta. Intorno a lei troppe persone la fissavano stupefatte. Aveva combattuto come una sciocca ma di una cosa dovevano essere ammirati, del coraggio. In fin dei conti era solo una normale cameriera perché avrebbe dovuto ribellarsi al fato?

    - Barry le costole...il dolore mi sta uccidendo.

    Disse improvvisamente le giovane che era stata distesa su un tavolo come in una sala chirurgica. Quelle inutili feritine potevano aspettare ma la fitta di dolore al torace, era qualcosa che loro non potevano nemmeno immaginare. Data la compostezza con la quale aveva affrontato la situazione il datore, capisse come si sentiva. Che avesse già assistito a scontri del genere e soprattutto ne aveva mai fatto parte? I suoi muscoli sviluppati e i suoi tatuaggi da galera parlavano da soli ma qualcosa in lui era così calmo e razionale. Non lo apprezzava e non lo detestava pensò in quel momento la sirena ma le fu grata quando lo vide prodigarsi per tutte le possibili cure istantanee. Ma se fosse rimasta li ce l'avrebbe fatta? Voleva andare all'ospedale subito ma a parte la polizia nessuno aveva chiamato un'ambulanza. Perché? Stava per richiudere gli occhi quando una figura scheggiò all'interno della struttura e le parlò. Doveva essere un angelo perché il suo volto risplendeva come quello dei dipinti dei cherubini dipinti nel convento. Solo successivamente la sua voce la portò alla realtà e si rese conto che tutto ciò che aveva visto era solo un gioco ottico dato dalle luci del locale. La stava invitando a seguirla ma dove sarebbero potute andare in quelle condizioni? Le afferrò la mano e la strinse, risollevandosi dal suo stato catatonico sul tavolo. S'alzò in piedi stringendosi il braccio sulle costole e iniziando a zoppicare.

    - Il retro, dobbiamo passare dal retro.

    Una frenata brusca e le sirene a portata di mano, come le luci che entravano nel locale. La diciassettenne fece appena in tempo a scorgerle, prima che chi le guidava potessero entrare. Guardò la ragazza che faceva strada ma non le fece domande, in fin dei conti già le aveva salvato la vita; sarebbe bastato come segno di fiducia.

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    Sembrò non infastidirla troppo la sua presenza, anzi al contrario di lei la sua interlocutrice si presentò affabile. Sapeva che non doveva fidarsi degli sconosciuti ma quelle erano cose che si dicevano ai bambini. Se qualcuno avesse voluto prendersela con lei, lo avrebbe fatto punto e basta. Allungò la mano stringendo quella dell'altra senza troppo vigore.

    - Caitlyn, piacere.

    Era buffo come il destino le avesse architettato quello strano incontro. Lei che era sempre precisa e puntuale che si era dimenticata le chiavi al locale, poi le suore che solitamente andavano a letto abbastanza presto avevano ricevuto una visita dalla polizia proprio quella sera e adesso Mala, davanti a lei che fumava come se niente fosse. Non l'aveva mai vista a scuola e sembrava più grande quindi escluse a priori che potessero frequentare gli stessi ambienti. Poi il tono ironico con cui aveva esordito pensando che fosse una suora praticamente la relegava anche a non essere una grande fedele. La diciassette iniziò a riflettere su ogni piccola cosa, su ogni piccolo dettaglio. Stava perdendo tempo, doveva andare al "Burger's House" a recuperare quegli aggeggi di metallo ma la curiosità la tratteneva li. Non parlava con molta gente, non ne aveva ne modo ne tempo nella sua vita incasinata e quella era un'occasione.

    - Ah parli di Dale Baker? La conoscevi? Poco prima è venuta la polizia a riferircelo, sai nel caso passasse da queste parti. Anche se dubito...

    Capiva perfettamente come potesse sentirsi quella ragazza a dover tornare a casa da sola a quell'ora di notte. Anche lei aveva il cuore che batteva a mille solo al pensiero che dovesse andare fino al ristorante con tutti i rumori della notte a farle compagnia. Eppure qualcosa nell'aspetto della sconosciuta c'era qualcosa che le faceva credere che mentisse. Una moto, una posa autoritaria, non c'era niente in lei che stonasse.

    - Ti capisco comunque. Anche io mi sono scordata una cosa nel posto dove lavoro e dopo questa notizia non mi sento poi così tanto sicura.

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    Giorni gdron oppure gdroff? Se avessi un'altra role aperta dovrei contare come se fossi a secco d'energie anche li? Non avrebbe molto senso XD

    Le sembrò di sentire il rimprovero della castana lontano chilometri, invece sapeva quanto potesse essere vicina. Intravide i suoi movimenti, fluidi e perfetti nonostante la vista le dava grandi problemi. Provò ad affondare la l'ibrido era forte e riusciva a cogliere ogni movimento. Un rumore metallico e la spada si conficcò nella macchina, oltrepassando la portiera di diversi centimetri. Caitlyn normalmente avrebbe sussultato, invece in quel momento i rumori le arrivavano così rallentati che faceva persino fatica ad accorgersi se quello che stesse guardando fosse reale. I suoi occhi persi d'un grigio chiaro si trovarono a poca distanza da quelli allungati della straniera. Era così diversa da lei, eppure sentiva come se dentro di loro qualcosa fosse simile. Come se entrambe stessero combattendo per la stessa cosa. I soldi e la voglia di sopravvivere erano diventati qualcosa di secondario ma ancora la sirena non riusciva a capire cosa si nascondesse dietro quello sguardo ricolmo di rabbia. Tristezza scavata nel suo volto, la ricerca di un posto per lei nel mondo. Quel modo di fare le ricordava qualcuno, qualcuno che credeva di conoscere bene e invece persino per lei era un mistero; se stessa. Stava combattendo la solitudine, la speranza di non essere l'unica della sua specie, che qualcuno le desse spiegazioni del perché adesso viveva in un convento. Vivere la vita giorno per giorno finché non fosse diventata vecchia, passare i giorni cercando di sopravvivere come poteva, era realmente quello che voleva? Forse quella ragazza avrebbe potuto darle delle risposte, forse lei sapeva cosa significava essere abbandonati dalla società. Sembrò passare un eternità, invece la guerriera fu di nuovo in piedi pronta a vedersela con il suo aguzzino. Sembrava sicura di se nonostante non avesse ancora messo a fondo un colpo mortale ma la creatura sembrava solo ferita superficialmente. Sentiva la sua vita agli sgoccioli, persino respirare era diventato uno sforzo immane. Che le costole le avessero bucato qualche polmone? Tossì sonoramente e sentì qualcosa scivolarle lungo le labbra. Si sfiorò con le dita anche se muovere i muscoli le risultò quasi più estenuante che alzare un macigno. Sangue, stava tossendo sangue. Imprecò mentalmente per le sue pessime condizioni e provò a strisciare più lontano possibile dalla battaglia. Se solo a quella creatura fosse venuto in mente d'alzare la macchina sarebbe stata allo scoperto. Sarebbe morta definitivamente. Misato però era con lei, l'avrebbe protetta. Nelle sue parole aveva letto verità e sincerità, qualcosa che difficilmente avrebbe compreso dato la sua poca propensione a comunicare con gli altri ma quella volta riuscì a cogliere quella scintilla di purezza. Difficilmente il mostro parlava soprattutto durante lo scontro ma improvvisamente ciò che disse fece rabbrividire la schiena della diciassettenne che velocizzò il suo allontanamento strisciando. Vedeva la porta del locale così in lontananza e improvvisamente vide l'uomo che l'aveva accolta a lavorare li con sguardo allarmato. Fece per buttare giù l'intera struttura poi sentì il colpo d'un arma da fuoco partire e la vide quella creatura disgustosa puntare l'arma verso di lei e colpire l'altra ragazza. Perché l'aveva fatto? Perché l'aveva salvata prendendosi un colpo per lei? La fissò stupita, inebetita mentre si stringeva la spalle per attutire il dolore. Le era d'intralcio ma non riusciva nemmeno a fare niente per andarsene da li. Fu solo quando sentì delle braccia possenti intorno a lei che si voltò e vide Barry prenderla in braccio quasi fosse un piccolo animale da compagnia. La pelle le si tirò e avvertì la fitta di dolore più forte. La smorfia sul suo viso parlava chiaro, stava soffrendo e anche parecchio.

    - Barry non puoi aiutarla?

    Lo disse con difficoltà mentre il mondo pieno di colori le vorticava intorno. L'uomo che sembrava più un ex detenuto non rispose, piuttosto la posizionò lunga sul tavolo e iniziò a dare ordini a destra e manca perché gli procurassero il kit di pronto soccorso. Occorreva andare all'ospedale pensò la fanciulla ma per il momento sembrava che il datore non avesse la benché minima intenzione.

    - Ho chiamato la polizia, dovrebbe essere qui a momenti.

    Fu una voce lontana a parlare che Caitlyn non riconobbe, forse qualcuno della clientela. Socchiuse gli occhi per qualche istante per trovare refrigerio nel buio a cui s'era abituata all'esterno. Le luci del locale la infastidivano anche troppo.

    - Ehi rimani sveglia, non fare scherzi.

    Le arrivarono degli schiaffetti al volto che la fecero riprendere improvvisamente. Il sangue che sgorgava dalle sue ferite non era tanto ma il dolore che sentiva al busto era qualcosa d'indefinibile. La sua mente viaggiava in spirali di ricordi e le comparve nella mente la suora priora. Colei che l'aveva cresciuta e forse amata? Che cos'era in realtà l'amore? Gesti cortesi e pieni di sentimento? Come si faceva a capire cos'era veramente l'amore? Si poteva amare qualcuno di diverso? E lei amava veramente quella suora oppure andava da lei perché semplicemente era l'unica che la comprendesse e l'aiutasse? Poteva dirsi una persona cattiva?

    Caitlyn
    Vita: 18
    Difesa: 1
  8. .
    Ah adesso ho notato come lo puoi fare. Cavolo che figata! Ah Mary ma ti pare che mi attacco agli oggetti, l'importante è ruolare! Per quanto mi riguarda la pistola te la puoi anche prendere, non ce la vedo proprio il mio personaggio ad armeggiare con certe cose, pensa se la porta al convento ahahah! Forse in futuro punterò sulle armi bianche ma mi farebbe piacere se gliela regalassi te anche se la compro io, perché non ce la vedo ad andare a fare shopping d'armi. Per il punteggio invece ho capito più o meno come funziona, infatti era meglio che te attaccavi la difesa perché io non gli levo quasi un cavolo ma ormai è andata così. Penso che ormai non posso fare più niente se non voglio morire, ma per quel punto solitario difesa che devo fare?

    Se la stava vedendo brutta, molto brutta e il fiatone s'era fatto pesante. Per quanto sarebbe riuscita a sopravvivere in quelle condizioni? Misato fortunatamente non la lasciò scoperta e non appena ebbe alzato le mani la vide partire dal lato opposto per colpire il loro stesso nemico. In realtà non era propriamente suo nemico ma a quanto pareva, era stata coinvolta a suo discapito in quel bell'incontro tra vecchi amici. S'era sbagliata o la mercenaria le aveva appena urlato di nascondersi? Cioè prima le diceva che restare ferma avrebbe solamente comportato la sua morte, poi che non la doveva intralciare e adesso le diceva di nascondersi? Fece un'espressione perplessa e quasi attonita per quelle parole. Effettivamente lei non era abituata a tutto quel movimento, aveva avuto doti abbastanza sviluppate tra i compagni della sua classe ma aveva attribuito la colpa sempre al fatto che non fosse umana; comunque il problema rimaneva che a parte lo sport scolastico e le lunghe passeggiate non aveva mai avuto a che fare con qualcosa del genere. Fissò il suo sguardo assassino, fissò ciò che si nascondeva realmente dietro quel corpo da angelo e capì immediatamente quanto avesse sbagliato l'immondo a mettersi contro di lei. Magari Caitlyn era una preda facile, forse anche troppo e non s'era sottratto dal ricordarglielo ma lei, beh Misato aveva un fascino nascosto fatto di movenze perfette e studiate, come se quelle armi fossero un prolungamento del suo corpo; un'unica cosa. Messe a confronto sembrava una margherita sgualcita accanto a una magnifica rosa bianca, nel massimo della sua fioritura. Si guardò intorno alla ricerca di qualcosa, qualcosa che potesse tornarle utile e immediatamente le balzò in mente un'idea strana e insensata ma che forse avrebbe potuto avvantaggiare l'altra. I clienti del locali s'erano ammassati ai vetri giganti e osservavano la scena con entusiasmo e paura. Alcuni alzavano persino i pugni in aria non appena la bella castana, riusciva a portare a termine uno dei suoi attacchi. A lei non occorreva nessun tifo, dopotutto sapeva quanto potesse essere penosa la sua esibizione. Scattò in direzione dal quale pendeva un enorme lenzuolo, probabilmente messo ad asciugare da qualcuno del palazzo. Con un salto attento e preciso, di quelli che solo ad atletica aveva fatto, raggiunse la stoffa, strappandola dalle prese in cui era impigliata. Vide Misato accusare un duro colpo alla guancia e finire a terra sanguinante e i suoi occhi si sgranarono dalla preoccupazione, sapeva che era forte ma doveva distrarlo se non avesse voluto che le facesse del male. Con tutta la forza che aveva nelle gambe gli si lanciò contro e usò il lenzuolo per coprirgli la vista. Il colosso si dincolava e provava ad afferrarla con le sue enormi mani.

    - Adesso, adesso...

    Non fece in tempo a dire quelle parole che lui la sbatté addosso a qualcosa, sembrava una macchina e la presa si sciolse mentre il respiro le mancò per un istante interminabile. Ne era sicuro le aveva rotto qualche costola non c'erano dubbi. Si lasciò scivolare quasi fosse una bambola e questa volta seguì il consiglio dell'altra giovane, trascinandosi sull'asfalto freddo, sotto la stessa macchina che l'aveva ridotta così. Iniziava a vedere le immagini un tantino offuscate ma sapeva che avrebbe potuto combattere ancora, doveva riposare qualche istante.

    Caitlyn
    Vita: 40
    Difesa: 1
    S'avvinghia da dietro all'immondo provando a strozzarlo
    Attacco: 7
    Punti difesa necessari a schivare: 5

    Inumano
    Bonus ai punti difesa per schivare: +3
    Vita: 2
    Difesa: 16-2=12
    La scaraventa contro una macchina
    Attacco: 22
    Punti difesa necessari a schivare: 12

    Caitlyn
    Subisce in pieno l'attacco
    Vita: 40-22=18
    Difesa: 1
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    Dalla voce riuscì immediatamente a capire che era straniera. Non aveva mai studiato lo spagnolo a scuola ma alcune parole erano abbastanza famose nei film, soprattutto perché venivano ritorte contro gli individui di un paese come presa in giro. Lei non aveva mai posseduto una televisione tutta sua ma le capitava spesso di trovare suor Debbie incollata allo schermo con qualche fazzoletto in mano, pronta per qualche serie strappalacrime. Era una vera impresa scollare dalla vecchia poltrona la donna, soprattutto durante la messa in onda di una delle sue preferite. Comunque per quanto riguardava la ragazza lei non sembrava la tipa uscita da una delle solite sitcom di suor Debbie piuttosto, aveva un aria misteriosa e inquietante al tempo stesso, nonostante la sua grande allegria. Caitlyn la fissò per qualche istante, come se cercasse di cogliere meglio se quello che avesse appena detto fosse la verità. Osservò la moto leggermente distante e lasciata la porta, scese i gradini avventurandosi verso la strada.

    - Hai bisogno di un posto dove stare?

    Gli occhi grigi della diciassettenne, sembravano più scuri nell'oscurità ma si poteva scorgere perfettamente la scintilla vivace e curiosa che li animava.

    - Sorella?

    Ci rifletté su un attimo, prima di scoppiare in una risata che venne trattenuta per via dell'ora tarda della notte.

    - Ah ma io non sono una suora. Il fatto che viva qua non significa che creda in Dio o altre cose del genere...

    Sarebbe stato divertente se in quel momento fosse uscita la suora priora e l'avesse udita, chissà quante gliene avrebbe dette dopo le lezioni ostinate che le avevano impartito sin da piccina. Le preghiere, il latino e altre cose inutili che l'avevano aiutata solo a portare ottimi voti dalla scuola pubblica. Nonostante questo la vide allontanarsi, forse aveva notato che il suo gesto poteva infastidire ma non toccò minimamente la fanciulla che con una scrollata di spalle la raggiunse sul marciapiede.

  10. .

    Non appena i suoi occhi ripresero familiarità con il buio, la ragazza tornò a frugare tra le sue vesti alla ricerca delle chiavi. Che le avesse messe in borsa? Ribaltò sul cemento umido e freddo tutti i suoi effetti personali senza riuscire a trovare nulla. Solo il cellulare comprato obbligatoriamente per il lavoro, la boccetta d'acqua santa regalata dalla suora priora convinta che avesse potuto proteggerla, in grembiule sporco del lavoro da dover portare al più presto in lavanderia, qualche moneta sparsa perché era sempre scocciante aprire il portafoglio e infine il piccolo contenitore. Si grattò la testa confusa mentre iniziava a fare mente locale di dove potessero essere finite le chiavi. Che le avesse lasciate attaccate al portone?

    - Oh caz... . Ma perché sono così cogl... .

    Cercò di trattenersi come poteva ricordandosi di dove si trovasse. In fin dei conti era sempre un luogo sacro e alle persone che abitavano li non sarebbero assolutamente piaciute le sue imprecazioni, anche se a volte le reputava veramente significative. Senza di queste non poteva esprimere realmente un concetto o quanto fosse arrabbiata. Colpa del suo tono impassibile? Non lo sapeva ma questa era la dolce sensazione che le creava. Anche se c'era da dire che il loro utilizzo era molto sporadico. Rimise frettolosamente tutto l'arsenale in borsa, provando inutilmente ad aprire la porta della sua stanza con un semplice giramento di maniglia. Percorse il corridoio con la massima fretta, ritornando al punto di partenza. Quando era arrivata quella notte non aveva messo mano alle sue chiavi perché aveva notato immediatamente qualcosa di strano. Probabilmente era appena andato via il poliziotto e suro Alysa non s'era ancora occupata di chiudere il convento. Quindi l'ultimo posto poteva risalire solo al locale dove aveva svolto il suo turno. Non le sembrava così poca la strada che lo divideva da quest'ultimo. Avrebbe potuto chiedere una chiave di riserva alla superiora ma il suo orgoglio glielo vietava. Era sempre apparsa come una ragazza diligente che sapeva badare a se stessa, non poteva dimostrarsi così sbadata quando non lo era stata mai. Non poteva fare affidamento su nessuno, ormai l'unica donna che avesse provato qualcosa per lei era morta. Non c'era modo per levarle dalla testa quel pensiero, anche se ormai che era cresciuta nessuno la guarda più con quel fare di pena, sofferenza e orrore. Era necessario che tornasse fino a li nonostante la seduta dei racconti dell'errore a cui aveva appena partecipato. Scostò l'imponente porta cercando di fare meno rumore possibile e quando la richiuse, notò con enorme sorpresa che non era sola. Seduta su un muretto stava una ragazza. Le ci volle un po' per abituarsi all'oscurità della notte ma la sigaretta nella sua mano, riuscì a evidenziare meglio le sue forme. Il fatto che si trovasse li davanti era abbastanza inquietante, soprattutto a quell'ora di notte. Avrebbe voluto ignorarla volutamente ma dato che avrebbe lasciato il portone non completamente chiuso, non era sicuro che lei restasse li. Le lanciò qualche occhiata furtiva mentre cercava d'attuare qualche piano per non essere notata.

    - Posso esserti d'aiuto?

    Chiese Caitlyn abbastanza gentilmente alla fine, aspettando che l'altra le rispondesse.

  11. .
    Ma quindi questi mostri Mary ce li possiamo creare a nostro piacimento oppure bisogna averli conosciuti durante la storia narrata e comunicarli al GameMaster? Ah tra l'altro Caitlyn la vedo male ahahah!

    Il cemento dell'asfalto era freddo, ruvido e strusciava rabbioso sulla pelle delicata della piccola creatura del mare. Era cresciuta sulla terra come un normale cittadino ma la sua pelle risentiva del dolore acuto che avevano potuto creargli quelle piccole escoriazioni. Sentì il pugno del gigante colpire il suolo, quasi la sua mal riuscita l'avesse fatto infuriare ancora di più. Ce l'aveva fatta era riuscita ad allontanarsi di qualche passo da lui ma la sua maglietta ne aveva risentito: nell'ultimo passaggio le dita dell'ibrido s'erano incagliate in questa che adesso pendeva sbilenca addosso a lei e con buco da qualche parte. Si rimise in piedi di scatto, terrorizzata da poter rimanere troppo inerme davanti a lui. Non aveva detto alla castana che avrebbe dovuto combattere lei? Non aveva capito forse con chi aveva a che fare. Guardò oltre il colosso adesso che sembrava indeciso su chi agire per prima. Lo scontro le aveva separate e ognuna delle due ricopriva un ruolo parallelo al fianco della creatura, naturalmente sempre a una debita distanza. Caitlyn vide Misato riporre la sua arma e senza pensarci ulteriormente estrarre la katana dal suo fodero. Voleva cambiare stile di combattimento? Aspettò pazientemente il suo attacco pieno di scena, rimanendo allibita da quello stile di combattimento che per lei era totalmente estraneo. Prima di riavvicinarsi c'avrebbe pensato bene questa volta la sirena. Dalle parole dell'altra la cameriera riuscì a capire le sue intenzioni verso quell'essere o almeno iniziò a sospettare. Aveva ingaggiato la battaglia seriamente per quel mezzo troppo appariscente? Fece uno sguardo accigliato nel sentire le sue parole. Poi uno schizzo di sangue colorò l'asfalto mentre il mostro grugniva quasi fosse un cinghiale. Non aveva mai udito quel suono ma era parecchio inquietante come d'altronde tutta la vicenda. Avrebbe potuto approfittare delle spalle per attaccarlo ma a che pro? Cogliendo la distrazione che le stava creando la mercenaria, la diciassettenne sgattaiolò tra le macchine, prima di ritrovarsi al suo fianco. Le bisbigliò qualcosa velocemente all'orecchio prima che il mostro ripartisse alla carica con quella sua rabbia assassina negli occhi. Si scaraventò sulla cliente della sirena che riuscì a evitare il peggio ma venne comunque colpita. Caitlyn rimase sconvolta da quel pugno e di come l'altra potesse reggersi ancora in piedi. Ripensò alle parole della sua compagna di disavventure ma non riuscì a trovare la cosa buona. Colpo di grazia? Lo vuole uccidere? Ma è legale a Dilagon? Dare i calci come una bambina che le avevano appena rubato le caramelle non sembrava la mossa più saggia ma cosa poteva fare? Il ritornello nella sua testa ormai era sempre quello. S'avvicinò di soppiatto, tanto era ormai palese che lei non fosse abbastanza pericolosa per stare nei pensieri del guerriero e concentrando la sua energia sulla gamba, la ragazza provò a colpire al centro della schiena. Forse avvertì il fruscio perché l'immondo si voltò e adesso i suoi occhi erano fissi su quelli di lei privi della stessa anima. La mazza umana deglutì e per la seconda volta provò a sfuggire alle sue mani imponenti che sferzarono l'aria. Si chinò appena in tempo perché non vedesse quell'imponente arto spappolarle la testa contro la macchina che aveva appena colpito e che le aveva fatto ricadere i vetri addosso mentre il rumore assordante si propagava per l'ambiente.

    - Ok, c'ho provato. Se devi uccidermi fai in fretta.

    Alzò le mani come per giustificarsi dell'accaduto. Aspettando che anche l'altra riprendesse le forze pronta a sferrare il suo prossimo attacco così che quella cosa potesse distrarsi da lei. Intanto la sua testa vagava per la strada, nella speranza di qualcosa che potesse fare al caso suo.

    - Ragazzina troppe ne devi vedere prima di riuscire a farmi qualcosa con queste mosse improvvisate.

    La risata si propagò per l'intera area fondendosi con quello fastidioso della macchina semidistrutta.

    Caitlyn
    Vita: 40
    Difesa: 23
    Calcio sulla schiena dell'immondo
    Attacco: 7
    Punti difesa necessari a schivare: 5

    Inumano
    Bonus ai punti difesa per schivare: +3
    Vita: 24
    Difesa: 16-2=14
    Cerca con un pugno di spappolarle la testa contro una macchina
    Attacco: 22
    Punti difesa necessari a schivare: 12

    Caitlyn
    Si abbassa all'ultimo secondo
    Vita: 40
    Difesa: 23-22= 1
  12. .

    La strada era vuota e le luci della notte creavano un'ombra inquietante che seguivano i passi della giovane ragazza. Indossava i soliti vestiti un po' scialbi ma che almeno le ricoprivano il corpo mentre con una stanchezza persistente continuava a muoversi rapida per le strade della città. I mezzi a quell'ora erano per lo più fermi e purtroppo ogni volta che la trattenevano a lavoro finiva così. La notte non la spaventava era solita muoversi per quelle strade di giorno perché doveva essere diverso di notte? Eppure la paura faceva parte d'ogni essere umano e un singolo rumore tra le viuzze malfamate diventava un mostro spaventoso che strisciava nelle tenebre. Ma lei non era un essere umano e ogni volta si ripeteva perché s'ostinasse a pensare come loro. Accelerò il passo come se non vedesse l'ora di raggiungere la piccola chiesa sulla Hope street. Quando vide in lontananza il piccolo edificio, lo raggiunse con più calma. Quella zona era abbastanza illuminata perché qualcuno potesse accorgersi se le fosse successo qualcosa, anche se sapeva perfettamente che a quell'ora la stragrande maggioranza delle persone stavano già immerse nei loro sogni più profondi. Quando varcò l'immensa soglia di legno scuro e incrostato dal tempo, non si aspettò minimamente che le luci fossero accese. Aveva già preparato sulla mano destra il telefono che utilizzava per il lavoro per arrivare nella sua stanza. Sgranò gli occhi e si guardò intorno curiosamente. Che le suore si fossero dimenticate? Di solito tenevano così tanto al risparmio, le sembrava un po' eccessiva come cosa. S'incamminò per il corridoio di pietra, cercando di prendere la via più breve per la sua stanza. La camera che avevano destinato a lei deva su un piccolo giardinetto quadrato, adornato solo da erbetta verde sempre in contrasto con quel posto così grigio. Una volta si ricordò che le era venuta la voglia di prendersene cura quando era più piccola ma aveva presto rinunciato all'iniziativa non appena ebbe visto come i fiori che piantava morissero subito. La priora aveva detto qualcosa sul fatto che i fiori non si potessero piantare ma nonostante tutto rinunciò presto all'impresa. Prima viveva con gli altri ragazzi orfani mentre adesso aveva una stanza tutta per se. Uno di quei posti rettangolari, privi di qualsiasi eccesso estetico che veniva destinato alle nuove adepte chiamate a dare i voti o ad ospitare gente da fuori. Ma tutti sapevano che quel posto era persino dimenticato da Dio perché venisse qualcuno a trovarli o a convertirsi. Fu proprio mentre Caitlyn mise la mano in tasca pronta a estrarre la chiave, che sentì una voce alle sue spalle. Sobbalzò a quel suono di voce ma cercò di non darlo a vedere quando nella semioscurità di girò a guardare suor Alysa. Stava in ciabatte ma indossava ancora gli abiti sacri, quasi non avesse voluto separarsene e teneva stretta in mano una lampada ad olio. La sirena si chiese se non fossero rimasti un po' troppo indietro in quel posto. Camminò a passo svelto e quando fu davanti alla diciassettenne parlò a bassa voce, facendole intuire che probabilmente lei era l'unica a stare ancora in piedi.

    - Caitlyn come mai sei tornata così tardi? Stavo in pensiero...

    La giovane la guardò accigliata non tanto per le sue parole piuttosto per il modo in cui lo disse. In fin dei conti sapeva che al di fuori del lavoro lei non aveva una vera e propria vita sociale. Che fosse rimasta sveglia per lei era da escludere. La suora era una tipa gentile e abbastanza premurosa ma con lei non era mai riuscita a stabilire quel rapporto che aveva con la priora. La perdita della donna era stata una sofferenza per tutti li dentro ma lei non riusciva quasi a intercettare il loro dolore, sembrava più una presa di potere anche se da quello che aveva imparato sulla religione diceva che a loro non occorrevano quelle cose.

    - Mi hanno trattenuto di più. A quanto pare ai miei colleghi piace dare forfeit all'ultimo secondo...

    Decise d'essere sincera in fin dei conti, quella era pur sempre la donna che vegliava sulla sua "casa". Anche se le dava parte del suo stipendio per mandare avanti la baracca. Chissà perché non potevano lavorare anche loro per procurarsi da vivere?

    - Ti volevo parlare di una cosa dato che sei sveglia. Stasera è passato un poliziotto qui al convento, ha detto che una ragazza di diciassette anni è scomparsa. Il suo nome è Dale Baker. Semmai avessimo notizie di lei, dovremmo riferirglielo. Forse è semplicemente scappata di casa e verrà a cercare rifugio qui.

    Fissò la foto che le aveva appena allungato sotto e la osservò. Non sembrava una sconosciuta, forse l'aveva vista in qualche manifestazione scolaresca dato che aveva la sua stessa età. Eppure si chiedeva come mai la gente ancora s'ostinasse a chiamare la polizia per una piccola cosa come quella. Non era la prima volta che la gente a Dilagon scompariva, a volte succedeva anche con intere famiglie. Non s'era mai chiesta Caitlyn cosa c'era sotto o se se lo chiedeva dopo un po' rinunciava affermando che tanto era inutile scervellarsi in cose che non avrebbe mai capito.

    - Si se la vedo ti farò un fischio.

    Il suo gergo lasciò un po' accigliata la suora che però non tardò ad aggiungere un'ultima cosa a quel discorso.

    - Piuttosto fai attenzione.

    La lasciò li davanti alla rocciosa stanza mentre il luce del lume scompariva con lei, quasi fosse la stessa figura a emanare quella luce.

    Non ho niente in mente di specifico ma mi piacerebbe far sviluppare questa storia insieme. Che ne pensi?


    Edited by Karen91 - 18/5/2014, 10:51
  13. .
    Caitlyn

    Punti vita: 40
    Difesa: 35

    Bonus ai punti difesa per schivare: 0
    Recupero punti vita ogni ora: 1
    Riduzione del danno: 0

    Maestria a mani nude
    Danno: 7
    Punti difesa necessari a schivare: 5

    Maestria con le armi bianche
    Danno: arma usata +0
    Punti difesa necessari a schivare: 5

    Maestria con le armi da fuoco
    Danno: arma usata +0
    Punti difesa necessari a schivare: 5

    L'enorme bestiaccia stava in piedi di fianco a una macchina bianca metallizzata. Caitlyn quasi abbagliata da quel colore puro che risplendeva ai riflessi della luna riuscì solo successivamente a mettere a fuoco l'immondo. Che fosse suo quel mezzo? Lo fissò incuriosita mentre aspettava che la difenditrice si mettesse davanti a lei ma non andò assolutamente così. Sembrava intenzionata a volerlo provocare, a renderlo più aggressivo del dovuto. La maledì mentalmente la sirena, che iniziava a sentire la puzza del pericolo così vicina da stuzzicarle le ossa. Le sue intenzioni erano chiare, non aveva la benché minima voglia d'intromettersi in cose che non la riguardavano. Aveva sempre fatto così, con una calma impassibile riusciva a dileguarsi anche nelle situazioni più spregevoli. Eppure per una ragazza dai capelli rosa che si confondeva tra la normale popolazione non era una cosa così facile. Il buono di quella guerriera era proprio il suo modo di fare, stava concentrando la sua intera attenzione su quel colosso. Sarebbe stata molto tentata d'approfittare delle ombre della notte ed andarsene ma cosa avrebbe scaturito il suo comportamento? Se fosse morta la castana, beh quel mostro sapeva dove lei lavorava, se fosse andata al contrario invece sicuramente Misato non l'avrebbe perdonata per un comportamento tanto vile. Già scoprire che esistevano certe creature le sembrava anche troppo per i suoi gusti in una sola serata, non si sarebbe sicuramente immaginata che avrebbe dovuto combattere. Alzò un sopracciglio fissando la mercenaria che s'allontanava lasciando l'immondo insoddisfatto per la sua mossa andata a vuoto. Il cuore della diciassettenne iniziò a battere all'impazzata vedendo che era rimasta sola e con lei non aveva nulla, nemmeno un misero coltello da cucina. L'ultima cosa che voleva era rimanere li al buio senza nessuno che conoscesse le arti di combattimento, così fece uno scatto e seguì le orme della cliente assestando un calcio al ginocchio a quel tizio, nella speranza che potesse lasciarla stare per il momento. Non sapeva se la mossa era stata saggia ma di una cosa era certa: la sua lingua era stata troppo pungente. Lui l'aveva già incatenata scambiandola per un amica della sua ex collaboratrice, rimanere alla sua mercé era la cosa più stupida che potesse fare. Era in quel caso che si sarebbe dovuto pregare? Nonostante fosse cresciuta in un convento di suore non aveva mai creduto nel vero e proprio potere della luce o all'esistenza di Dio. Se il Signore era così buono allora perché era cresciuta senza una famiglia?

    - Beh che pretendevi non ho mai combattuto...

    Caitlyn si giustificò con una piccola alzata di spalle, forse notando che l'altra la stava guardando come se s'aspettasse di più. Il fatto che avesse preso una posizione era anche troppo per lei. Il mostro non gradì comunque il loro intervento perché senza badarci troppo si fiondò su di loro. Forse rimanere insieme non era la mossa più saggia ma come bisognava comportarsi in quelle situazioni? Rotolò di lato la sirena mentre quell'ammasso di muscoli, provava ad afferrarla come se fosse una bambola.

    Caitlyn
    Vita: 40
    Difesa: 35
    Calcio sul ginocchio dell'immondo
    Attacco: 7
    Punti difesa necessari a schivare: 5

    Inumano
    Riduzione del danno: +2
    Vita: 44-5=39
    Difesa: 16
    Cerca d'afferrarla con le mani
    Attacco: 22
    Punti difesa necessari a schivare: 12

    Caitlyn
    Rotola a terra per schivare
    Vita: 40
    Difesa: 35-12= 23


    Edited by Karen91 - 18/5/2014, 09:16
  14. .

    Sentì un rumore strano e voltò a malapena lo sguardo per notare la lama scintillante sotto le luci appartate, stretta in mano della ragazza mentre la divincolava sopra quella del mostro come un chiaro monito. La mercenaria sembrò intuire le preoccupazioni che aveva appena affermato la ragazza dalla capigliatura rosa, fu in quel modo che invitò il tizio appena entrato a uscire per risolvere la questione una volta per tutte. Caitlyn sospirò non appena sentì la forza bruta della bestia abbandonare la sua esile spalla ma le parole che seguirono non le piacquero per niente. Sembrava uno scherno verso colei che proprio come aveva dato a vedere probabilmente era una dura. La cameriera si chiese se quelle persone andavano a scuola oppure la loro vita era fatta solo di lotta. Le si formò un groppo alla gola pensando al suo sangue. Il suo sguardo volto verso il resto della stanza, immobile nella sua posizione fissava il resto della clientela che fissava la scena tra lo sgomento e l'attesa di vedere cosa sarebbe successo dopo. Alcuni si sporgevano persino dai loro posti troppo isolati per guardare meglio. La diciassettenne avrebbe voluto urlare "ma che diavolo, mica stiamo al cinema" ma preferì rimanere zitta, dato che le sembrava la cosa più saggia da fare. Sicuramente l'ultima cosa che voleva era farsi nemica anche la donzella che non aveva avuto il minimo scrupolo di metterla all'erta. Certo il fatto di fare l'amica con lei non poteva che gravare sulla sua già precaria condizione. Se fosse tornata li e le avesse provocato nuovi guai? Quello era uno di quei momenti dove avresti voluto mangiarti le unghie per il nervosismo ma lei non poteva. Non le restava che ascoltare e segnare accuratamente ogni traccia squilibrava di quel discorso. Se le cose si fossero messe male aveva sempre le gambe a disposizione per correre. In fin dei conti a che serviva salvaguardare un locale se poi probabilmente non c'avrebbe più potuto lavorare? Ogni sua strategia andò in frantumi con la proposta della bella castana. Andare fuori con loro? A quale pro? Sentì la stretta della ragazza verso di lei, un chiaro segno che la decisione era stata già presa. Sembrò essere rassegnata la mezza umana ma non disse nulla, piuttosto annuì con la testa quasi per dare vigore all'affermazione della cliente. L'immondo compiaciuto dalla proposta e probabilmente anche dall'espressione amareggiata della lavoratrice, uscì fuori, lasciando un attimo di spazio alle due ragazze. Il cuoco non si mosse e non negò la scelta della mercenaria quando affermò le sue reali intenzioni. La sirena sarebbe stata un ostaggio o una spettatrice, in base a come si voleva vedere la vicenda. Caitlyn aveva sempre pensato che l'uomo ai fornelli la odiasse ma quando lo vide rimanere ammutolito e lasciare che se ne andasse senza nemmeno dirle rimani viva, capì che la sua non era solo un'impressione.

    - Beh splendida idea la tua.Tu tienimi viva e considerati la cena pagata.

    Pronunciò con tono stizzito quelle parole ma non perse il contatto con le iridi della sua nuova compagna di disavventure, lasciando intravedere una piccola scintilla di divertimento e adrenalina in quello che stavano per fare. Non sapeva quanto potesse fregare a quella ragazza di cene pagate quando faceva un lavoro così pericoloso che probabilmente le avrebbe potuto rendere tutto il lavoro del mondo. Uscì fuori e il vento le sferzò il viso candido e delicato come se fossero lame. S'appoggiò al muro e incrociò le braccia, cancellando la paura nell'aspetto ributtante di quell'essere e gli parlò.

    - Insomma cominciamo? Il mio turno di lavoro sta per terminare e vorrei tornare a casa, sono abbastanza stanca.

    Continuò a incalzare con quel modo di fare abbastanza efficace che fece stranire la creatura orripilante. Un ringhio sommesso si provocò nell'aria che andò a sommarsi ai brividi del vento che filtrava nei vestiti leggeri.

    - Stai zitta ragazzina! E adesso a noi due truffatrice...

    Dai la cosa sta diventando figa e sto riuscendo un po' meglio a prenderci la mano. Ero troppo abituata a Chiaki carina e coccolosa XD
  15. .

    La birra era una di quelle poche cose che quel locale ubicato in una via abbastanza buia aveva a disposizione. L'ordinazione non tardò troppo ad arrivare ma Caitlyn aveva abbandonato tutta la sua compostezza rimanendo li come uno stoccafisso. Naturalmente non era buona educazione fissare, senza contare che si trattava di un cliente. Non appena sentì il tono scontroso dell'altra distolse lo sguardo e sussurrò una scusa. Voltò le spalle, pronta a dirigersi verso il bancone. In fin dei conti anticiparsi i lavori di pulizia, non era poi una cosa così stupida invece di stare li a fare l'invadente. Fece a malapena un passo quando la porta in vetro sbatté contro uno schienale di legno. La sirena si voltò a guardare la direzione del nuovo arrivato e un sussulto le uscì dalle labbra. Stava venendo proprio nella sua direzione ma non riusciva a spiegarsi il perché. I suoi occhi grigi puntarono dritti sul bancone dove solitamente il padrone del locale si adoperava a servire le persone passeggere o a riscuotere il denaro, invece in quell'istante era vuoto. Solo il cuoco colto dal colpo improvviso s'era affacciato dal piccolo spiraglio quadrato dove prendere e consegnava le ordinazioni. Barry gli aveva detto mille volte che non doveva fumare in cucina eppure la sigaretta cadde a terra mentre la sua espressione si caricava di stupore. La fanciulla persa nei suoi pensieri tornò a guardare la figura che in un ammasso di muscoli la sovrastava. Ma i suoi occhi gelidi non guardavano lei, piuttosto la cliente che adesso stava in piedi al suo fianco. Forse stava parlando con lei qualche minuto prima quando le aveva sussurrato qualcosa all'orecchio ma la mezza umana non riusciva a ricollegare. I suoi occhi solitamente spenti e indifferenti, fissavano in alto quelli della creatura. Che diavolo è questo adesso? Non aveva mai visto nulla del genere, forse aveva letto qualche volta nei libri di mostri ma poteva essere? E se fosse stato qualcuno di veramente vestito bene? Un halloween anticipato pensò ma questa volta non sembrava divertita dalle sue stesse battute. L'energumeno sembrava essere arrabbiato molto infuriato e non ci voleva un mago per capirlo. I tratti del suo viso erano tesi anche se nascosti da una maschera di deformità e i suoi occhi luccicavano assassini. Non aveva idea di cosa avesse combinato la ragazza al suo fianco per renderlo così feroce ma sicuramente niente di buono o onesto. Il suo mondo era bloccato li, quasi il tempo l'avesse intrappolata in una bolla di cristallo. Con la coda dell'occhio vide la clientela che lasciava qualche soldo sul tavolo mentre usciva velocemente dal locale, altre persone impietrite preferivano non muovere nemmeno un muscolo ma avevano smesso di mangiare e consumare. Se lei aveva rovinato la reputazione del locale consigliando solo un panino specifico allora quella cosa aveva proprio condizionato l'andamento finanziario da quel giorno in poi. La creatura finalmente parlò e la sua voce fu gutturale e il fiato che ne uscì disgustoso quasi avesse mangiato per cena immensi scarti d'immondizia scaduti da diversi giorni. Caitlyn fece un'espressione schifata anche se non voleva darlo a vedere. Cercava dei soldi, pretendeva dei soldi. Fissò la bella castana che l'affiancava quasi come per chiederle di che diavolo stava parlando. Nessuna risposta uscì dalla sua bocca sembrava più intenta a scrutarsi intorno come se dovesse fare qualcosa. Ci pensò un po' su la diciassettenne e poi trasalì. Aveva immediatamente capito le sue reali intenzioni. Scappare poteva essere una buona mossa ma anche un fattore di rischio che avrebbe fatto incavolare maggiormente quella cosa. Tanto che avrebbe potuto distruggere il locale. Di nuovo colta alla sprovvista vide gli occhi di quella cosa cambiare direzione. Poi poche parole e capì che il suo interesse s'era spostato. Che avesse capito le reali intenzioni della mercenaria?

    - Ehm no, io ero solo qui di passaggio. Vi pregherei solo di discutere dei vostri diverbi fuori.

    Sembrava sicura nelle sue parole, piuttosto sarcastiche per la situazione ma un ringhio le fece smuovere i capelli rendendoli ancora più spettinati.

    - Ok fai come se non avessi detto niente.

    Il suo tono era rassegnato. Indietreggiò di qualche passo e con una nonchalance impressionante cercò d'allontanarsi anche per rassicurare gli altri. Aveva paura questo era evidente e le vene le pulsavano a fior di pelle ma aveva bisogno di muoversi da li. Fece qualche passo quando la creatura l'afferrò per la spalla.

    - Dove credi d'andare?

    Me lo immagino un pub un po' country. Ti do qualche idea con queste foto.[x, x, x] Ah no, quasi dimenticavo niente tovaglie.
35 replies since 13/8/2011
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