Pandemonio GDR - Urban Fantasy -

Posts written by ~ Zireael

  1. .

    Dopo quei “convenevoli”, la nuova arrivata non fece altro che iniziare a far strada ad Alisa, richiamando a sé la sua pantera che prese a passeggiare con loro… Non si trattava di certo di una camminata fra amiche, visto che Misato si limitava a camminare qualche metro davanti a lei, mentre lei la seguiva guardandosi intorno circospetta e soprattutto nel silenzio più assoluto. Non aveva di certo bisogno dei consigli della nipponica a riguardo, sapeva come gestire situazioni del genere, anche se ancora stentava a credere alla faccenda dei vampiri… Forse si trattava semplicemente di dei fanatici, o dei tali che si facevano passare per quelle creature mitologiche, ma ad Alisa la faccenda cominciava decisamente ad incuriosire. Era qualcosa che non aveva nulla a che vedere col suo passato e forse in quella maniera, distraendosi con nuove vicende, avrebbe dimenticato per qualche tempo ciò che si era prefissata di raggiungere…
    Seguendo Misato si ritrovò ad allontanarsi dalla zona che era solita percorrere che la portava da casa sua al Merlotte’s, infilandosi e superando parecchi vicoli, ma soltanto dopo qualche minuto di percorso la sua compagna decise di fermarsi. E con lei anche Yuki, che era perfino più silenziosa delle due ragazze… Con un cenno, Misato le lasciò intuire di dover restare nell’ombra, poggiandosi come lei al muro che si affacciava su di una villa Alisa cercò di intravedere ciò che avrebbe dovuto essere il loro obiettivo. Quella che si trovavano dinanzi agli occhi sembrava una semplice costruzione, una villa con dei cancelli in ferro, che all’apparenza non le parve avere nulla di strano od anomalo… Furono però le due strane figure che si aggiravano nei suoi pressi ad attirare i suoi occhi cristallini, che guizzando da una presenza all’altra, cercarono di scrutare meglio e captare ogni minimo movimento di quei due individui. Il fatto che fosse piena notte le aiutava nel restare nascoste nell’ombra del palazzo di fianco alla villa, ma tutta quella penombra giocava anche a loro sfavore in certi sensi… Esattamente come le due ragazze e la pantera, anche qualcun altro avrebbe potuto essere celato nel buio, ma sebbene passò qualche minuto soltanto quei due dall’aria sospetta continuavano a sostare esclusivamente lì fuori. Uno dei due le pareva una donna, dalle forme e l’abbigliamento, se ne restava lì al freddo con i suoi lunghi capelli corvini e la pelle… blu? Assottigliando maggiormente lo sguardo, Alisa restò sconcertata nello scoprire lo strano colore della pelle della donna. Che si trattasse di una sorta di tatuaggio? Il ragazzo che la accompagnava sembrava più nella norma, dal fisico e l’aspetto giovanile, ciò che lo caratterizzava maggiormente erano i suoi capelli biondi chiarissimi che spiccavano decisamente nel buio della notte. Così come le loro armi in effetti, visto che entrambi i loro presunti “avversari” erano armati e probabilmente pronti a ricevere visite. Dovevano quindi dire addio all’effetto sorpresa? Forse era ancora una delle migliori ipotesi, giungere alle loro spalle e prenderli alla sprovvista, così da disarmarli senza troppi spargimenti di sangue e soprattutto frastuono. Non era infatti il ragazzo con la spada ad impensierirla troppo, ma la donna che armata di fucile avrebbe allertato sicuramente qualcun altro.

    - Non preoccuparti, verrò con te fino alla fine. - sussurrò in risposta a Misato, non appena la castana al suo fianco cercò di accertarsi della serietà e l’appoggio della sua nuova compagna d’azione. Se ciò che spingeva Alisa ad agire e seguirla in quella stramba missione era la curiosità e la voglia di fare però, Misato sembrava fremere alla sola idea di perdersi in battaglia e combattere…

    - Credi di riuscire a bloccare la donna col fucile? Se iniziasse a sparare potrebbe avvertire qualcun altro semmai non fossero soli, preferisco agire in maniera silenziosa piuttosto che ritrovarci addosso troppi avversari da respingere… Ed addio fattore sorpresa. Io mi occupo del ragazzo, provo ad atterrarlo il più velocemente possibile… - parlò in maniera più sussurrata possibile, continuando a rivolgersi verso Misato, che dopo uno scambio di sguardi ritornò a fissare i loro obiettivi ancora inconsapevoli delle due furie che a breve si sarebbero ritrovati addosso. O perlomeno Alisa credeva di non essere stata ancora localizzata, visto che non sapeva minimamente quali avrebbero potuto essere le capacità dei vampiri reali, semmai di tali si trattasse sul serio…



  2. .



    Avevo da sempre sentito parlare della prova di ammissione. Tutti erano vincolati dal segreto professionale una volta superato quell’ultimo step, ma spesso e volentieri alcuni di quelli che avevano fallito nell’intento si erano lasciati sfuggire qualche piccolo dettaglio.
    L’intera Confraternita ruotava attorno alla formazione di vere e proprie spie ed assassini. E fino a quel punto eravamo tutti consapevoli di ciò in cui cercava di trasformarci. Quello di cui non ero ancora a conoscenza - fino a quel giorno - era dei reali mezzi con i quali ci avrebbero provato. Oltre gli allenamenti sfiancanti, i lavaggi del cervello per indurci a seguire quella causa ed i test sia pratici che teorici, nulla era minimamente paragonabile all’esame finale. Non consisteva in un vero e proprio esame come gli altri, ne in una simulazione, ma bensì in una reale prima missione sul campo durante la quale il punteggio raggiunto avrebbe determinato la promozione o meno. Di norma, dai racconti che avevo sentito, si trattava di qualcosa di altamente collegato alle capacità sia fisiche che intellettuali. Con una delle spie d’esperienza come supporto, avremmo potuto incappare in uno qualsiasi degli obiettivi prefissati dalla Confraternita: proteggere qualcuno, infiltrarsi in un determinato ambiente, rubare file segreti o qualche fascicolo importante, ottenere informazioni e chissà quale altro sporco lavoro che gli veniva assegnato da mandanti quasi sempre anonimi. E per quanto la maggior parte di noi era a conoscenza del fatto che non si trattasse totalmente di un’agenzia governativa, quale altra opzione avevamo se non sottostare a tutto quello ormai? Mr. Jones, il capo dell’intera divisione sapeva essere perfettamente persuasivo. Mentre Miranda, suo braccio dentro, riusciva a far sparire ogni minima traccia di dubbio od incertezza: la Sezione Uno della Confraternita non era nient’altro che un'organizzazione antiterroristica segreta per loro.
    Il giorno prefissato per il mio test è ormai un ricordo indelebile. Fu proprio in quelle ore e nei giorni successivi che tutto ebbe iniziò, che ogni cosa cominciò a cambiare e mutare. In quello che doveva essere il mio esame finale, ebbi la totale convinzione e concezione di quanto la Confraternita potesse essere subdola ed ai limiti della crudeltà.

    [ … ]


    Com’era giusto che fosse, mi svegliarono presto quella mattina. Dopo un briefing generale ed essermi consultata con i due dirigenti principali della Confraternita, mi venne assegnata la missione ed il partner esperto che mi avrebbe seguita insieme alla squadra. Avevo sperato e pregato che non si trattasse del compito più arduo e difficile per una nuova recluta: l’eliminazione di un bersaglio. Ma fortunatamente ero stata decisamente favorita dalla sorte: dovevo semplicemente infiltrarmi in un’importante agenzia, rubare dei fascicoli importanti di cui non conoscevo la fattura e subito dopo uscirne indenne e soprattutto nel totale anonimato. Sollevata dall’incarico che mi sembrava fin troppo semplice, abbandonai il complesso della Confraternita in un SUV, insieme al mio gruppo d’azione ed il supervisore principale: Julian.

    - Allora sei agitata? Ricordi il piano ed ogni via di fuga dall’edificio in caso qualcosa andasse storto? - ero stata decisamente baciata dalla sorte. Più che fortunata anche in quello. Julian era uno degli addestratori più gentili, non che l’unico che probabilmente possedeva un certo tatto nel trattarci come semplici ragazzi e non armi. Durante il viaggio verso l’obiettivo gli ripetei il piano d’azione più volte, non perdendo l’occasione per ammirare anche il paesaggio fuori dai finestrini oscurati… Erano rare le occasioni in cui ci permettevano di uscire dal complesso prima di determinati test, ma quella era un’altra storia. I miei pensieri, i miei buoni propositi e l’adrenalina sempre crescente vennero smorzati nell’attimo in cui l’autista imprecò e sterzò bruscamente. Accadde tutto nel giro di pochi attimi: un’altra auto ci venne addosso, sfrecciando a fin troppa velocità, lasciando che il nostro SUV si rovesciasse e prendesse a rotolare fin troppo rocambolescamente. Avevo pensato d’essere stata fortunata, ma quando finimmo coinvolti in un incidente proprio il giorno della mia prima missione ogni convinzione svanì insieme alla consapevolezza che si trattasse di un semplice caso. L’auto scura ci era venuta addosso di proposito, così che troppo presi dall’accertarci dei danni e le ferite, potessero venirci puntate contro armi insieme ad intimidazioni… La ferita riscontrata alla testa non mi aiutò nel restare lucida per i successivi minuti, ricordavo semplicemente d’essere stata strattonata, minacciata e sballottolata da una parte all’altra. Finché il buio. Persi conoscenza, per poi ritrovarmi ad aprire gli occhi di scatto quando dell’acqua fresca mi finì sul viso bruscamente. Sbattei più volte le palpebre, cercando di abituarmi alla luce puntata sul viso, ritrovandomi in tutt’altro luogo dal mio ultimo ricordo. Ero seduta, bloccata su di una sedia alla quale mi avevano legata con delle corde, con la ferita alla testa leggermente sanguinante ed un faretto di luce bianca ed intensa puntato contro il viso. Soltanto quando mi ridestai quella luce venne meno, strizzando gli occhi ebbi totale visione del posto in cui mi trovavo… Sembrava un capannone, un complesso quasi del tutto spoglio, se non per qualche scaffale sparso in giro ed una sottospecie di carrello con attrezzi che mi parevano chirurgici. C’erano però delle telecamere, sistemate agli angoli della grande stanza, che sembravano riprendere dalle svariate angolazioni…

    - Skazhi mne, kto ty rabotayesh' . - soltanto quando la voce dell’uomo di fronte a me mi raggiunse posai lo sguardo su di lui. Mi aveva appena parlato in russo. Ma come poteva sapere la mia reale nazionalità? Sembravo una normalissima ragazza americana, la Confraternita stessa aveva come base gli USA, ed in un misto di choc e timore fissai l’uomo dai tratti islamici. Conoscevo ovviamente la mia lingua, così come tante altre, ma la prima regola della Confraternita era semplice e concisa: mai parlare od ammettere dell’esistenza della Confraternita. Che fossimo finiti in una trappola? Avevo sentito di organizzazioni rivali alla nostra… Ed ecco che la mia solita fortunata aveva scelto il momento propizio per abbandonarci.

    - Non ti capisco… - recitai per i successivi minuti, sotto intimidazioni dell’uomo e perfino qualche ceffone, riuscii a farmi venire qualche lacrima agli occhi ed essere il più convincente possibile ma non parve cedere minimamente al mio stato di choc emotivo.

    - Per chi lavori? - quando finalmente si decise a parlarmi nella lingua madre, eravamo ormai arrivati al decimo schiaffo alternato sulle mie guance arrosate. Li contai mentalmente, per ripagarlo alla stessa maniera una volta liberata.

    - Non ho idea di cosa tu stia parlando… - sibilai sputandogli contro, causando così soltanto la sua irritazione maggiore. Mi colpì ancora ed ancora… Ma ero stata addestrata a quello, così come al non fare parola nemmeno sotto le più infime torture. Non avrei mai potuto immaginarmi quanto potessero essere dolorose però.

    - Come ti chiami? -
    - Alex… Mi chiamo Alex… -
    - Il nome intero lurida puttana americana! -
    un altro ceffone.
    - Alexandra, Hudson… Vi prego, lasciatemi andare… -
    - Per chi lavori Alex? -
    - Per nessuno… Non conosco nessuno, quegli uomini mi hanno portato di forza nella loro auto prima dell’incidente… Vi prego… -

    Seguirono altri minuti di percosse, pugni e schiaffi. Finché la mia non-reazione a quelle semplici torture sembrò smuovere maggiormente quello che si definì Asad. Mi bagnò ulteriormente, mi gettò addosso una seconda secchiata d’acqua ma molto più consistente ed interiormente sapevo già a che punto saremmo giunti… Indossavo ancora la mia semplice canotta nera che tenevo sotto la giacca sparita, così come i pantaloni stretti del medesimo colore, ma sia le scarpe che tutto il resto della mia roba era svanito. Sospirai, ritrovandomi fradicia e del tutto indolenzita, sia per l’uomo ed il suo picchiarmi sia per i miei tentativi nel cercare di liberarmi. Mentre lui era intento ad estorcermi informazioni, avevo infatti focalizzato la mia attenzione nel liberarmi dalla corda che mi teneva le mani legate, dietro la schiena e la sedia dalla quale più volte avevo rischiato di cadere. Asad mi legò dei cavi, ansimante abbassai lo sguardo per osservarlo, mentre totalmente sereno mi agganciava tramite quei cavi ad una strana batteria che purtroppo conoscevo. Da quell’aggeggio sarebbero partite delle scariche. Ed il fatto che fossi bagnata avrebbe accentuato ancor di più la scossa elettrica sul mio corpo…

    Appena mi libero, giuro che ti farò rimpiangere di avermi incontrata…

    Se nei minuti precedenti avevo lanciato solo qualche lamento o mugugno, nell’attimo in cui quella macchina venne azionata, ad i miei respiri pesanti ed il troppo silenzio di quel luogo si unirono i miei gemiti di dolore ed urli strozzati. Più mi rifiutavo di collaborare, più l’intensità si faceva insopportabile, sotto gli sguardi divertiti di quel terrorista che a breve avrei ricambiato con lo stesso trattamento. Dopo l’ennesima scossa e la mia assenza di risposta alle sue domande, sbuffò spazientito e prima che potesse riprendere a colpirmi un altro energumeno fece ingresso nella stanza. Non era solo visto che trascinava con sé Julian, ferito perfino più di me, ed era decisamente strano vederlo ridotto in quelle condizioni. Era probabilmente uno degli agenti più forti, quindi quali speranze avrei potuto avere io, se perfino lui non aveva potuto far nulla?

    - Questo qui non parlerà mai, ma magari possiamo usarlo per far parlare lei… - lo strattonò verso il pavimento, sotto i miei sguardi scioccati e la totale noncuranza di Asad che dopo aver fatto spallucce raggiunse l’altro uomo più alto e scuro di carnagione. Fu proprio quest’ultimo a tirare fuori una pistola, puntandola contro il mio istruttore e guardandomi con una strana espressione: priva di emozioni, priva di ripensamenti e con una tale carica omicida che mi ritrovai a rabbrividire. Ero così che sarei diventata realmente col tempo, lavorando per la Confraternita? No… La nostra organizzazione era diversa. O perlomeno lo pensavo ancora in quel momento.

    - Vedi ragazzina, se ti decidi a parlare e dirci tutto ciò che sai… Probabilmente non finirà così per te. - uno sparo, seguito da un altro ed un altro ancora. Ed il corpo di Julian si accasciò totalmente sul pavimento umido e sconnesso… Non aveva provato nemmeno a reagire, ne a scappare così come ci aveva insegnato. Dovetti lottare con tutta me stessa nel cercare di non reagire a quella visione, sebbene la rabbia e la consapevolezza di non uscirne indenne da quella situazione in qualsiasi evenienza iniziò a farsi sempre più spazio in me. Se avessi parlato o meno, la mia fine non sarebbe stata poi molto diversa da quella di Julian. Mi serviva un piano, ansimando leggermente mi guardai intorno, mentre i due uomini presero ad armeggiare col corpo ormai privo di vita del mio amico…

    - Allora Alex, hai dieci minuti per pensare bene a cosa fare. Se appena torno continui a non collaborare, la punizione del tuo amico ti sembrerà soltanto una liberazione! - sparirono entrambi dietro quella porta pesante e di metallo, accompagnati da un cigolio sordo ed il corpo di Julian che strusciava sul pavimento visto che insieme riuscirono a portarlo fuori da lì con loro. Immediatamente mutai atteggiamento, sebbene notevolmente provata dall’insieme di emozioni che cercai di spegnere, mi concentrai esclusivamente nel sciogliere le corde ed uscire di lì. Ed avevo già formulato una mezza idea, dovevo soltanto trovare il modo di liberarmi, per poi rovesciare la situazione con Asad o chiunque si fosse ripresentato in stanza…
    Sentivo ormai i polsi totalmente indolenziti, visto che per tutto il tempo di quelle torture non avevo fatto altro che allargarli, piegarli e torcerli così che quelle corde che mi tenevano bloccata riuscissero a sfilarsi perlomeno minimamente. Se nessuno di quei movimenti avesse avuto buon esito, avrei dovuto arrivare ad una soluzione estrema, ma fortunatamente riuscii ad approfittare della natura esile delle mie braccia per poter riuscire a sfilare perlomeno una delle mani. C’erano telecamere ovunque, non potei comunque far nulla ancora, ma cercando di muovermi il meno possibile riuscii a liberarmi anche il secondo polso. Restai comunque ferma in quella posizione, sospirando e respirando a singhiozzi, non dovendo poi faticare molto nel recitare quella parte della vittima scossa dalla situazione incomprensibile…
    Passarono appena altri pochi minuti prima che Asad ritornasse, stavolta solo ed armato della stessa pistola che aveva appena ucciso Julian.

    - Hai ricordato per chi lavori? Dove si trova la base della Confraternita? Dimmi la verità, o morirai. - bastarono pochi passi, pochi movimenti e che quell’arma mi venisse puntata alla testa per reagire. Non appena mi afferrò per i capelli, strattonandomi, potei finalmente liberare le braccia… In uno scatto fulmineo, lo colpii immediatamente con una gomitata, riuscendo nell’intento grazie all’effetto sorpresa ed al fatto che non si aspettasse minimamente che mi fossi liberata. Approfittando del suo sbandamento ed il mio colpo andato a segno contro il suo stomaco, lo colpì nuovamente: un pugno contro la spalla, un altro verso il viso e potei alzarmi dalla sedia per poter sferrargli perfino un calcio fra le gambe. Quest’ultimo andò a vuoto, ma perlomeno durante quella colluttazione aveva perso la pistola, che provvidi immediatamente a calciare lontano prima che potesse riafferrarla… Mi si avventò contro, seppure dolorante, reagì quasi immediatamente ma tutti gli addestramenti iniziarono a dare i propri frutti. Il krav maga è un sistema di combattimento ravvicinato, ideale per l’appunto in situazioni in cui l’aggressore dev’essere stesso in pochi e semplici mosse. Non avevo il tempo di perdermi in chiacchiere, perché se quelle telecamere stavano riprendendo realmente tutto, a breve sarebbero arrivati altri uomini… Scansai un pugno di Asad spostandomi indietro, approfittando di quel suo movimento proprio per afferrargli il braccio e torcerglielo indietro, costringendolo a darmi le spalle mentre lo sottomettevo in quella posizione dolorosa. Sentivo i suoi muscoli e l’osso scricchiolare sotto la mia presa ferrea, l’adrenalina ormai in circolo mi aiutò nel non avere ripensamenti, tenendolo bloccato in quella maniera potei perfino notare la pistola che teneva infilata nella tasca posteriore dei pantaloni: la afferrai subito, lasciandolo andare e puntandogliela contro. Non avevo mai sparato realmente ad un uomo prima d’allora. O perlomeno non con l’intenzione di ucciderlo seriamente… Ma era per quello che ci avevano addestrati, no? Leggermente tremante restai con l’arma puntata contro di lui, che alzando le braccia sembrò perfino spaventato, mentre la decisione spettava a me ormai. Sparare a dei manichini, dei bersagli, od al massimo con caricatori a salve era tutt’altra storia… Ma lui aveva ucciso Julian. Ed avrebbe ucciso anche me.

    - Sta fermo o ti sparo! -
    - Alex, ho una fa-miglia… - non lo lasciai terminare, ne compiere qualsiasi movimento verso di me. Aveva provato a fare uno scatto, ma premetti il grilletto un attimo prima che potesse anche solo provare ad avvicinarsi: lo colpii in pieno petto. Con un solo colpo l’uomo finì a terra ed in uno stato di confusione e choc lasciai andare la pistola tremante, singhiozzando ed ansimando. L’avevo ucciso sul serio? Non avevo tempo per pensare a ciò che avessi fatto, guardandomi velocemente intorno afferrai una sbarra di ferro vicina ad uno scaffale, così che correndo verso l’unica porta d’ingresso potessi bloccarla dall’interno. Sistemai quella spranga in modo che la porta non si aprisse, dandomi tempo per ciò che avrei fatto. Ritornando verso la sedia dov’ero stata legata, armeggiai con gli attrezzi di tortura/chirurgici che erano sistemati sul carrellino lì vicino, trovando ciò che cercavo e ricorrendo verso un altro angolo della stanza. Si trattava di un posto squallido, umido e poco illuminato. Ma mentre Asad era impegnato a torturarmi avevo trovato proprio l’unica via d’uscita alternativa: il condotto d’aereazione. Leggermente affannata riuscii a svitare velocemente le viti che lo tenevano chiuso, tirando con forza le grate successivamente così da sbloccare il passaggio e potermici infilare all’interno. Era abbastanza largo da poterci camminare stando gattoni, velocemente e dandomi un’ultima occhiata indietro non persi tempo nel strisciare all’interno di quell’antro buio e liscio… L’odore all’interno non era dei più gradevoli, sicuramente quel sistema d’aereazione non veniva messo in funzione da secoli, ma perlomeno non sembravano esserci ostacoli lungo il cammino. Continuai a strisciare, gattonando ed aiutandomi con la presa con le mani, sentendo sempre più lontane quelle voci che avevano sicuramente raggiunto la stanza che mi ero lasciata ormai alle spalle. Il fatto che fossi piccola ed agile mi aveva aiutata ad infilarmi la dentro, ma dovevo trovare velocemente un’uscita prima di rimanere bloccata, o nel peggiore dei casi di ritrovarmi accerchiata da entrambe le uscite. Non appena mi ritrovai ad una biforcazione dei condotti, dovetti optare a sorte per uno dei due, svoltando a sinistra e percorrendo qualche altro metro prima di intravedere una luce in lontananza. Continuai più velocemente, ignorando il respiro affannato ed il dolore causato dalla ferita alla testa e tutto il resto, ritrovandomi finalmente alla fine di quel tunnel piccolo e stretto. Un’altra grata, ma stavolta sebbene avessi portato con me il bisturi non riuscii a svitare i bulloni visto che si trovavano all’esterno, per questo quasi contorcendomi nel condotto portai le gambe avanti così da iniziare a scalciare… Mi ci vollero più colpi, ma alla fine la grata cedette staccandosi e volando via.

    Dove diavolo sono finita? saltai giù, ritrovandomi all’esterno ma non avendo il tempo di capire dove mi trovassi. Sembrava un capannone esattamente come dall’interno, ma la mia unica premura in quel momento era correre. Iniziai a muovermi velocemente, allontanandomi il più possibile da quella zona desolata ed industriale, e ritrovandomi su una strana totalmente priva di soccorsi. Il primo punto di salvataggio che trovai dopo qualche minuto di corsa, in cui continuai a guardarmi indietro per capire se fossi seguita, fu una piccola stazione di servizio… Era ormai notte però, non avevo idea di quante ore avessi passato sotto quelle torture, ma lì intorno continuava a non esserci nessun segnale di vita. L’unica via di salvezza era il telefono pubblico. Raggiungendolo immediatamente sollevai la cornetta, digitando frettolosamente il numero telefonico interno che mi avrebbe collegata direttamente con la Confraternita. Ovviamente a carico del destinatario, anche se non ebbi il tempo di pronunciare il mio nome per far sì che la chiamata venisse accettata: sentii delle automobili avvicinarsi velocemente, il rumore inconfondibile degli pneumatici che stridevano sull’asfalto mi lasciò sobbalzare, così lasciando perdere la cornetta ripresi a correre così da allontanarmi da lì. Ma invano. Non avrei potuto andare da nessuna parte, scalza e senza armi non avevo la benché minima chance di correre troppo a lungo e difendermi in qualsiasi voglia maniera… Venni accerchiata da un paio di SUV scuri, cercai di passare fra di essi, ma gli sportelli si aprirono troppo velocemente e mi ritrovai addosso troppi uomini da poter respingere.

    - Lasciatemi stare, io non so niente! -
    - Alisa, calmati… Siamo noi! - quella voce, nell’attimo in cui la voce di Julian mi raggiunse insieme alla sua figura sembrai immobilizzarmi, sgranando gli occhi ed arretrando a quello che mi pareva uno strano scherzo del mio cervello. Ma era tutto vero, lui era di fronte a me, e sia le auto che gli uomini che avevo tutt’intorno non erano nient’altro che altri agenti della Confraternita. Erano venuti a salvarmi? Ed allora perché Julian era vivo ed incolume? Si apprestò a spiegarmi nel giro di pochi istanti, nei quali riacquistai lucidità ed un oscuro presentimento… Si era trattata di una farsa. Sin dal principio: l’incidente, quel sequestro e le minacce correlate. Era stato tutto studiato appositamente per mettermi alla prova.

    - Tu lo sapevi? - sibilai in direzione di Julian, che non aveva la benché minima traccia di ferita se non qualche segno violaceo sul viso…
    - Dovevamo verificare se sei capace di improvvisare. -
    - Perché non me l’hai detto che sarebbe stata una finzione?! -
    - Se te l’avessi detto, dove sarebbe stata la prova? Non importa in quale stato mentale tu sia, devi essere sempre in grado di agire… -
    - Tu sei malato. Tutti voi siete malati! Non volete una persona che faccia questi lavori, voi volete una macchina! Non posso farlo. -
    - Ma l’hai appena fatto… -


    Quelle parole. Quel piccolo scambio di frasi fra me e Julian al termine della mia missione d’arruolamento ed il superamento della prova, non fece altro che far nascere in me l’assurda convinzione di ciò che la Confraternita realmente fosse. I loro fini erano probabilmente giusti, ma erano i loro mezzi ad essere spietati. E se non fossi stata al loro gioco, sarei morta.






    - Gdr Off -
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    CITAZIONE
    Narrato
    Pensato
    - Parlato -

    - Gdr On -
  3. .

    Dopo le presentazioni iniziali, quella ragazza di nome Misato lasciò ancor di più interrogativa la giovane Alisa che la ascoltò inarcando un sopracciglio e soprattutto in procinto di scoppiare in una fragorosa risata. In effetti, l’aver incontrato una tipa stramba che in piena notte andava in giro armata di tutto punto, avrebbe dovuto insospettirla e lasciarle intuire che forse fosse fuori di testa… Ma addirittura proporle di aiutarla a ripulire un covo di vampiri? Se non gliel’avesse chiesto in maniera seria, forse fin troppo credibile, la diciottenne avrebbe sicuramente preso quella proposta come una pazzia. Ed in fondo come avrebbe potuto credere a qualcosa del genere? Per lei vampiri e compagnia erano soltanto degli esseri mitologici, qualcosa di cui temere soltanto se si trattava di storie dell’orrore o racconti da brivido… Ma in quella città, in quello strano posto sconosciuto fino ad allora, tutto sembrava prendere una piega diversa. A partire dalle strane notizie che aveva letto sul giornale, per poi continuare con quelle assurde storie che i clienti del Merlotte’s le propinavano da qualche giorno… Ed infine Misato. Quella nuova conoscenza non sembrava scherzare, ne tantomeno trepidante d’essere seguita da Alisa in quell’avventura… La ragazza lesse infatti sul viso della nipponica un’intraducibile convinzione, che probabilmente l’avrebbe spinta ad inoltrarsi in quel covo anche senza il suo aiuto.

    - Okay, verrò con te… - rispose ancor prima di scoprire della ricompensa, denaro di cui non sapeva quale sarebbe stata la provenienza. Esisteva sul serio qualcosa di molto più grande ed incomprensibile per i suoi occhi azzurri dietro quella città di copertura? In quel preciso istante, grazie alla profonda convinzione che Misato associò alle sue parole, Alisa cominciò a convincersi di quanto quel luogo fosse unico al mondo. Per lei che aveva vissuto in tutt’altra maniera fino ad allora, Dilagon appariva come una terra colma di meraviglie, mistero ed al tempo stesso pericolo. E cosa avrebbe potuto attrarre di più un’assassina?

    - Quindi… Cosa dovremmo fare noi? - chiese dopo aver accettato quell’incarico in comune, ovviamente cercando di capirne di più ed estrapolare più informazioni possibili alla ragazza di fronte a sé che sembrava conoscere molto più a fondo la situazione di quella città. Magari, se avesse scoperto che tutto ciò che si diceva in giro fosse vero, proprio Misato avrebbe potuto raccontarle ciò che quelle strade realmente nascondevano dietro la loro facciata di normalità…




  4. .


    Più passavano i minuti, maggiormente Alisa sembrava stranamente incuriosita dall’atteggiamento di quella giovane. Non capiva cosa l’avesse spinta ad instaurare un dialogo con lei, ne tantomeno il motivo per cui avesse iniziato a farle qualche lezione di sopravvivenza per quella città… Era realmente così pericolosa? Stranamente non era ancora incappata in nessun guaio dal suo arrivo, cos’avrebbe potuto nascondere in fondo una cittadina che le appariva fin troppo monotona? A parte le storie che aveva sentito lavorando al Merlotte’s e qualche notizia sul giornale, non credeva che quella città fosse poi molto diversa da altre, se non per un certo elevato tasso di criminalità ma che non l’aveva insospettita fino a quel momento. E se realmente quella ragazza raccontava il vero e Dilagon nascondesse qualcosa? A quanto spiegava, quel posto non era altro che un rifugio, un posto dove decisamente non ci si poteva costruire un futuro… Ma non era di certo questa l’intenzione di Alisa, anche se ovviamente non ribatté ne mise molto al corrente dei suoi piani quella sconosciuta diventata amichevole… Perché mai poi? Forse solo per solidarietà, o semplicemente perché tentava di spaventarla e terrorizzarla con altre storielle.

    - Ti ringrazio della delucidazione, ma continuo a non capire cosa potrebbe esserci di tanto spaventoso… In fondo, c’è criminalità ovunque… - le rispose facendo spallucce, cercando di elaborare tutte le notizie apprese ed al tempo stesso le generalità di quella che si presentò come Misato. Associò il suo nome, così come quel cognome, ad una nazionalità orientale probabilmente… Ecco svelato il mistero di quei suoi tratti così inusuali, sebbene il suo accento fosse privo di cadenze, immaginò che il luogo da cui proveniva Misato non fosse di certo Dilagon City. Era quindi arrivata anche lei lì per rifugiarsi? Pareva esperta nel settore, forse proprio perché era anch’essa una di quelli che cercava l’anonimato in quella città irrintracciabile.
    Perfino la sua pantera possedeva un nome giapponese. Alisa conosceva più di una lingua, oltre il russo e la lingua comune, aveva perso il conto ormai di quanto e ciò la Confraternita le avesse insegnato. Non ebbe quindi difficoltà nel tradurre quel nome: Yuki. Neve. Associato ad una pantera, era decisamente strano e stridente, non solo perché di norma non si trattava di animali addomesticati ma anche per la strana contrapposizione col colore della neve da cui derivava. Mentre Misato? Sembrava molto più che azzeccato per quella ragazza dall’animo volitivo che si ritrovava di fronte.

    - Io mi chiamo Alisa… - sebbene si fosse rifugiata in quel posto, aveva deciso comunque di mantenere il suo vero nome, in fondo chi la cercava si aspettava per l’appunto che cambiasse identità quindi perché fare il loro gioco? Il suo era un nome poco usato, ma ci era troppo legata per poter cambiare totalmente personalità, le era già bastato farlo col cognome optando per uno più semplice e non dall’origine russa che l’avrebbe fatta spiccare troppo in qualsiasi posto.
    Soltanto dopo quelle presentazioni, Misato parve rasserenarsi e lasciarsi andare un tantino, a tal punto da porre delle strane domande e richieste alla giovane Alisa… Stava tornando ad indagare sul proprio conto, proponendole di lavorare con lei a qualcosa che le parve fin troppo ambiguo, ma che lasciò incuriosire la ragazza sebbene continuasse ancora a non fidarsi di quella nuova conoscenza. Combattere, soldi e caccia non sembravano una bella accoppiata… Anzi suonavano più come dei guai in vista. Eppure qualcosa sembrò risvegliarsi nell’animo della ex-killer a quelle parole. Non lo era mai diventata a tutti gli effetti, ma era probabilmente l’unica cosa che sapeva fare in maniera naturale… Vivere come una comune diciottenne iniziava infatti a starle dannatamente stretto.

    - Diciamo che me le cavo, so badare a me stessa ed alla mia incolumità… Di cosa si tratta? - non dovette poi fingere molto nel sembrare leggermente interessata, forse quella Misato era una di quei strani mercenari di cui aveva sentito parlare? Sembrava che in città ne bazzicassero fin troppi, collaborando con la giustizia e non, ma agli occhi di Alisa tutto quello sembrava ancora del tutto anomalo ed inusuale. In che razza di posto era finita?


  5. .


    Quella strana ragazza dal sorriso enigmatico sembrava nasconderle qualcosa, o perlomeno parve stranamente divertita dalle affermazioni della giovane Alisa. In effetti, oltre che ad andarsene in giro con un animale del genere, la sconosciuta di fronte a sé possedeva perfino un arsenale ben fornito e messo in mostra senza troppi scrupoli. Ebbe modo di notarlo e badarci non appena si poggiò al muro lì di fianco, con assoluta noncuranza ed un atteggiamento fin troppo spavaldo… Non solo ostentava con quegli atteggiamenti da dura, ma parlava esattamente come se lo fosse e non aspettasse altro di metterlo in mostra. Esattamente come le sue armi, che tintinnarono leggermente sotto i suoi movimenti… Anche Alisa andava in giro armata, aveva sempre con sé il suo equipaggiamento base, ma perché andarsene in giro con tutta quella roba? In piena notte e soprattutto addosso ad una ragazza come la sua interlocutrice. Non si fidava, poteva comunque trattarsi di una trappola organizzata per lei, anche se la Confraternita non si sarebbe di certo servita di quei mezzucci. Se l’avessero trovata, uno qualsiasi dei suoi agenti non si sarebbe perso in chiacchiere…

    - Beh, per l’appunto non mi pare d’essere in guerra… - commentò esclusivamente dopo quella sorta di risposta provocatoria della castana, seguendo con lo sguardo ogni suo più piccolo movimento o mutare d’espressione. Dopo un ultimo tiro alla sigaretta la gettò via, per poi riprendere a guardarla e quasi studiare Alisa in pieno volto… Forse si sarebbe aspettata una reazione diversa, in effetti una semplice cameriera sarebbe già scappata a gambe levate dopo aver incontrato una tizia strampalata ed armata in piena notte, per lo più accompagnata da una pantera che non la smetteva di ronzarle intorno ed annusarla. Che trovasse gradevole il suo profumo? Di certo non avrebbe potuto capire dal suo odore se fosse una malintenzionata. Così come Alisa non poteva ancora essere a conoscenza delle reali intenzioni della sua nuova amica, che iniziò ad indagare fin troppo sfacciatamente sul motivo della sua presenza in quella città. Corrucciò immediatamente l’espressione, non reagì ne prese una reale posizione, visto che era brava a nascondere ciò che realmente sentiva continuò ad essere calma nonostante tutte quelle domande l’avessero insospettita maggiormente.

    - Rifugiata? Sono semplicemente arrivata qui per cercare fortuna e cambiare aria… Parli come se Dilagon fosse una sorta di città-nascondiglio… - e per lei lo era, ma di certo non avrebbe potuto raccontare la sua storia ad una perfetta estranea no? Così come aveva imparato, mentì spudoratamente e in maniera fin troppo convincente, sfilando le mani dalle tasche della giacca di pelle quando quella pantera smise di girarle attorno. Andò ad accoccolarsi contro la sua padrona, che insistentemente continuava a tenere lo sguardo fisso su di Alisa. Quegli occhi gialli dell'animale più che timore, riuscivano ad incuterle una strana sensazione inspiegabile, che la portò a rabbrividire e scuotere leggermente le spalle…

    - Sai, ci si dovrebbe anche presentare prima di impicciarsi negli affari altrui… - aggiunse poi, prima che un’auto che passava sulla strada lì di fianco attirasse la sua attenzione. Istintivamente lanciò un’occhiata verso quella direzione, ma non sembrava realmente trattarsi di una trappola, visto che quel veicolo proseguì spedito verso la propria direzione. Forse quello strano incontro era semplicemente dovuto al caso, ma Alisa doveva ancora spiegarsi il perché di quell’atteggiamento della sua interlocutrice e soprattutto il motivo per cui andasse in giro armata smisuratamente.



  6. .


    Nonostante l’ora tarda, la leggera stanchezza di quella giornata lavorativa ed il freddo pungente che le solleticava la pelle; era comunque piacevole per lei passeggiare per quelle strade più silenziose del solito… Era ormai piena notte, come al solito i suoi turni finivano coll'essere del tutto sballati al Merlotte’s, ma perlomeno stando in quell'ambiente riusciva a tenere spesso e volentieri la mente occupata così da non pensare troppo e rimuginare. Più continuava con quella semplice vita, più sentiva di non essere al suo posto però… Per quanto potesse apprezzare la tranquillità e quotidianità di quelle giornate infatti, era sempre più convinta che le mancasse qualcosa. Sentiva un vuoto, non di certo qualcosa che avrebbe potuto colmare tanto facilmente o riempiendosi la giornata di impegni…
    Assorta nei pensieri, proseguì lentamente verso la sua direzione, svoltando l’ennesimo angolo di strada che l’avrebbe condotta al suo appartamento. Fu proprio durante quella svolta che dovette rallentare e fermare il passo, non solo perché finì coll'incrociare una ragazza, ma anche per lo strano animale che sembrava portarsi dietro. Il suo sguardo infatti venne subito catturato da quella che le pareva una… pantera?

    - Ciao… - mormorò in risposta al saluto della bella sconosciuta, che le apparve stranamente perplessa in viso sebbene fosse stata la prima ad instaurare quella conversazione. Forse solo per cortesia? Agli occhi di Alisa quella ragazza apparve di una bellezza indefinibile, non solo per i tratti del suo viso, ma anche per quegli occhi dalla forma ed il colore particolare… Soltanto quella sigaretta rovinava quel viso incorniciato da dei lunghi capelli morbidi, dandole l’aspetto di una donna più dura che dolce.

    - Ci conosciamo? - chiese poi in un secondo momento, notando il modo in cui la sconosciuta prese a guardarla, quasi scrutandola e cercando di capire qualcosa di indefinito. Perfino quello strano animale e non decisamente di città le si avvicinò, inarcando un sopracciglio Alisa non compì movimenti troppo irruenti, si limitò a restare ferma sul posto e spostare lo sguardo dalla pantera alla sua padrona… Un brutto presentimento la assalì, mentre quella bestia cercava di annusarla, quasi a captare attraverso il suo odore se si trattasse di una persona affidabile. Lei sapeva di esserlo, di certo non era una serial-killer che si aggirava in piena notte in cerca di vittime, ma per quanto riguardava la ragazza dagli occhi di ghiaccio che le stava dinanzi? Se si fosse trattata di una spia? Forse la Confraternita l’aveva già trovata… Forse Yulia aveva sbagliato i suoi piani e quella Dilagon non era poi così irraggiungibile.

    - Ma è… legale? Andare a spasso con un animale del genere? - aveva ormai sentito un sacco di storie strane su quella cittadina, ma era la prima volta dal suo arrivo che si ritrovava effettivamente in presenza di qualcosa di realmente strano ed inconsueto. E non si trattava soltanto della pantera, ma anche della sensazione che le emanava quella strana giovane…



    Prevedo guai allora D: Ahahah
  7. .


    Non aveva mai sognato ne immaginato di poter vivere semplicemente anche solo una giornata come una normale ragazza, destreggiandosi fra le strade trafficate di una città sconosciuta, dopo aver affittato un appartamento in un quartiere carino come Sunset Boulevard ed in cerca di un lavoro ordinario e tranquillo. La risposta a quest’ultima ricerca le venne data per pura casualità, proprio mentre si dirigeva verso il suo nuovo appartamento, passando di fianco ad un locale dall'insegna totalmente curiosa. Il Merlotte’s. Un bar-ristorante, dall'aspetto rustico ed un tantino decadente, ma quel posticino dal nome particolare e l’insegna luminosa riuscì a scaturire subito l’attenzione di Alisa. Cercavano una cameriera che fosse anche versatile come barista, quale lavoro migliore per passare totalmente inosservata ed aggregarsi alla massa? Avvicinandosi alla vetrata di fianco l’ingresso rilesse un paio di volte l’annuncio di lavoro, prima di decidersi ad entrare nel bar e cercare di farsi assumere.
    Gli addestramenti a cui era stata sottoposta non comprendevano esclusivamente tutto ciò che riguardasse la forza, le armi o qualsiasi altro componente essenziale per una spia. Ma anche la versatilità… Quella che permetteva a qualsiasi agente di infiltrarsi in una qualsiasi circostanza ed ambiente. Che si trattasse del recitare la parte di un semplice commesso, impiegato o dirigente… O perché no, anche una normale cameriera squattrinata. Non che Alisa dovesse recitare poi molto per quella parte, visto che ormai era proprio ciò che era. Una graziosa diciottenne, dai lunghi capelli castani e gli occhi di un verde/azzurro indecifrabile, con un fisico atletico e forte, un seno abbondante ed un vitino stretto che rendeva ancor di più il suo aspetto piacente. Forse fu proprio la sua apparenza a far sì che quel posto di lavoro fosse suo in maniera quasi lampo, o semplicemente il modo in cui recitò la parte della giovane in cerca di fortuna ebbe talmente buon esito da essere assunta immediatamente. Aaron, il proprietario del Merlotte’s, era perfino un uomo migliore delle sue aspettative. Un ragazzo sulla trentina, di bell'aspetto, con gli occhi azzurri e i capelli ricci di color biondo/rossiccio. Come datore non ci si poteva aspettare di meglio, anche se sembrava piuttosto puntiglioso sulle regole da seguire sul posto di lavoro, così come nel dover sempre e comunque evitare di instaurare discussioni con la clientela.

    - Puoi già iniziare questa sera stessa se per te va bene, a breve arriveranno le altre due cameriere con cui scambierai i turni ogni giorno… Qualche domanda? - perfino il tono di voce di Aaron era gentile e fin troppo amichevole, ma sebbene Alisa tendeva a non fidarsi troppo di nessuno ormai, accettò di buon grado quella proposta.

    […]

    Qualche ora dopo, si ritrovò immersa nella totale frenesia che quel posto potesse ospitare di sera. Nel tardo pomeriggio le era parsa una normale bettola in cui passare per caso dopo una giornata stancante in ufficio, nel vano tentativo di sbronzarsi e dimenticare ogni sorta di problemi. Ma con l’andare delle ore e l’affluire della clientela, ebbe sempre più visione di quanto il Merlotte’s fosse frequentato da un sacco di gente abituale. Non si trattava di un ristorante di lusso, ne tantomeno di un bar che andava tanto di moda fra gli adolescenti. L’ambiente all'interno era perfino più caldo e familiare di quanto ci si potesse aspettare, così come l’intero staff - o quasi - badò a metterla immediatamente a suo agio. Sembravano brave persone, ognuna intenta a vivere la propria vita, ma forse per deformazione professionale o semplicemente perché tendeva a non credere mai alle apparenze, Alisa non credette minimamente a tutta quella perfezione e tranquillità. Le partì perfino in maniera involontaria, compiere quello che alla Confraternita le avevano insegnato insieme a tutto il resto… Studiare l’ambiente circostante e la gente in esso. Aveva da sempre avuto una certa predisposizione in materia, il suo era quasi un dono, visto che riusciva anche con delle semplici occhiate a stillare una semplice ma dettagliata scheda mentale delle persone. Era come se riuscisse a leggergli dentro semplicemente guardandoli, insinuandosi nel loro io più profondo e captando ogni minimo segnale che la portava a capire cosa o chi realmente la gente fosse. Peccato che quel suo istinto sembrava essersi spento all’interno della Confraternita, od avrebbe smascherato molti anni prima quelli che si erano professati come suoi mentori.
    Aaron. Partì dal datore di lavoro. Un ragazzo perfetto, anzi un uomo perfetto che aveva preso in gestione il locale di famiglia dopo la scomparsa prematura dei suoi genitori addottivi. Dall'aspetto invidiabile se si era attratti dal tipico ragazzo acqua e sapone, che vestiva semplicemente con dei jeans ed una camicia dalla fantasia a quadri. Un carattere socievole, amichevole e fin troppo docile perfino con i suoi impiegati. Tutto ciò che Aaron emanava era perfezione, ma Alisa sapeva che dietro quella parola era spesso nascosta un’altra molto più misteriosa: segreto. Una persona così perfetta, nascondeva sicuramente una qualche sorta di segreto. E glielo leggeva negli occhi che perfino quel bravo ragazzo nascondesse qualcosa, ma non stava di certo a lei scoprirlo. Non le importava poi molto, era più che altro un giochino mentale che compieva fra sé e sé fra un’ordinazione e l’altra fra i tavolini, spostando lo sguardo all'interno del locale man mano che le sue attenzioni si spostavano sull'intero staff.

    - C’è gente che aspetta al tavolo quattro Alisa, servili tu… - Aaron, sebbene fosse il capo, non perdeva occasione per dare una mano al bancone e preparare ogni sorta di bibita e cocktail alcolico o non. Inutile dire che in quell’ora sempre più tarda girava soltanto roba dall’alta gradazione. L’uomo sollevò il capo dal cocktail che stava preparando, indirizzando alla nuova arrivata una sorta di sorriso d’incoraggiamento mentre afferrava il vassoio ed il blocco delle ordinazioni, dirigendosi a grandi passi verso il tavolo da servire. In realtà si trattava di un singolo cliente, che non causò poi molti problemi, così come i successivi sebbene Alisa iniziasse ad essere sempre più impegnata. Tavoli da servire e ripulire successivamente, ordinazioni da prendere e qualche commentaccio da ignorare di tanto in tanto.

    - Cosa posso portarvi? - chiese, con un tono forse fin troppo neutro per l’ennesima volta, ad una strana coppietta che aveva fatto il suo ingresso da qualche minuto. Seppur involontariamente, li aveva sentiti parlottare fra di loro quando li aveva affiancati, di uno strano argomento riguardante vampiri e qualcosa di misterioso. Era ormai arrivata in quella cittadina sconosciuta da qualche giorno, eppure le sembrava sempre di più che aleggiasse una strana aria misteriosa sull’intera Dilagon. Ma era probabilmente soltanto una sua impressione, visto il suo non essere completamente abituata a vivere così liberamente.

    - Allora, come sta andando come primo giorno? - le chiese Rachael, una delle due cameriere che l’avevano affiancata per tutta la serata. Rachael era la collega che probabilmente preferiva. Rossa, lentigginosa e con perlomeno vent'anni in più rispetto ad Alisa. E non era decisamente l’unica differenza fra le due: Rachael era stata sposata già tre volte, aveva due bambini e lavorava in quel bar proprio per mantenere la sua famiglia. Su di lei, Alisa non riuscì a formulare nessun cattivo commento ne pensiero. Lo stesso non poteva dirsi per l’altra cameriera con cui lavorava, Bethany. Si trattava decisamente di una ragazza avvenente ed in giovane età, che non perdeva occasione per cinguettare e farsi ammirare dalla clientela maschile e soprattutto Aaron, ma stranamente non le rivolse minimamente la parola se non per qualche ordinazione. Esattamente come per Aaron, ad Alisa non interessava poi molto stringere realmente amicizia con quella gente. Non voleva coinvolgere nessuno nella sua vita, non voleva restare allo stesso tempo incappata nelle loro.

    - Non potrebbe andare meglio… - seguirono altre ore di ordinazioni, un susseguirsi di clienti, piatti da portare e tavoli da sparecchiare. Soltanto verso le 3 di notte quel turno poté reputarsi concluso, il primo di tanti che avrebbe portato a termine in quei giorni.



    Parole: 1.310
    Caratteri ( Spazi esclusi) : 6.987
    Caratteri ( Spazi insclusi) : 8.300
  8. .
    Narrato
    Pensato
    - Parlato -


    Era ormai arrivata a Dilagon City da qualche settimana, il tempo necessario per permetterle di ambientarsi almeno un minimo in quell'immensa città e trovare il primo lavoro che le era capitato a tiro. Nulla di troppo ricercato od elaborato, per i primi tempi avrebbe semplicemente cercato a tirare avanti, pensando al da farsi e soprattutto le decisioni da prendere in merito al suo passato. Si sentiva ancora stranamente confusa ed irritata. Tutto ciò in cui aveva creduto, tutto ciò per cui aveva vissuto fino a quel momento erano state soltanto menzogne. L'intera Confraternita ne era la prova tangibile, ogni membro di quell'organizzazione non aveva fatto altro che raccontarle delle frottole, così da farle credere ciò che meglio gli aggradava per i loro scopi... Ma se ciò che Yulia le aveva raccontato fosse tutto il vero, perchè lei era ancora viva? Suo padre, sua madre... Tutti assassinati. Avrebbe dovuto perire anche lei quel giorno, eppure il fato era stato dalla sua, salvandola ma al tempo stesso maledicendola a quella vita non vissuta fino a quel momento. Avrebbe dovuto semplicemente dimenticare tutto? Resettare la sua esistenza, ricominciare da capo in quella nuova città ed abbandonare le sue origini e ciò che l'aveva portata a diventare quella che era? Conosceva già la risposta. Così come gli obiettivi che avrebbe voluto raggiungere nei successivi mesi. Le serviva soltanto un pò di quotidianità, delle settimane passate come una normale diciottenne in cerca di fortuna. Aveva iniziato trasferendosi in un piccolo appartamento trovato a Sunset Boulevard facendo appello ad i fondi fornitegli da Yulia, per poi farsi assumere come cameriera al Merlotte's: un bar/ristorante dall'ambiente rustico, che i primi tempi aveva reputato quasi squallido, ma ormai si era abituata sia all'aria che aleggiava lì intorno che all'interno del locale. Era passata in posti peggiori, quella cittadina ne sembrava zeppa, ed ancora una volta si ritenette fortunata ad essere incappata nel luogo giusto al momento propizio.

    - Ok, Aaron. Il mio turno è finito... Ci vediamo domani. - dopo aver salutato distrattamente il proprietario ed aver abbandonato il suo grembiule da cameriera nell'apposito ripostiglio, Alisa procedette a grandi passi fuori da quella bettola, sospirando sommessamente e stiracchiandosi. Non le pesava poi molto svolgere un lavoro del genere, ma odiava più che altro il tipo di clientela che a volte si era ritrovata a servire: rozzi, del tutto inopportuni e dalle battute fin troppo sfacciate ed ai limiti della sopportazione. Si era imposta mentalmente di non reagire a nessun tipo di provocazione o tentativo di abbordaggio, soltanto per mantenere ancora un profilo basso e soprattutto per non perdere il lavoro. Se avesse seguito il suo istinto, avrebbe finito coll'appendere al muro chiunque avesse tentato di sfiorarla.
    Una volta fuori dal Merlotte's, era ormai notte inoltrata, quel giorno le era toccato il turno peggiore. Lavorare di notte era quasi impossibile, oltre al fatto che ogni volta si raggiungevano orari del tutto improponibili. Fortunatamente il suo appartamento non era molto distante, ne si trovava in un altro quartiere, ma gironzolare di notte quasi ogni giorno era certa che l'avrebbe fatta incappare in qualche guaio. Dilagon sembrava avere un alto tasso di criminalità, aveva perfino sentito dire da dei sussurri nel locale delle strane storie, ma sembravano più delle favolette dell'orrore che realtà.
    Prendendo a camminare sul marciapiede, si lasciò alle spalle il Merlotte's, infilandosi la sua giacca di pelle e portando le mani nelle tasche. Aveva scelto proprio un mese perfetto per scappare e rifugiarsi in quella città. Era Gennaio e si gelava. C'era talmente dannatamente freddo, che dalle labbra carnose e rosee della ragazza veniva fuori qualche nuvoletta di vapore di tanto in tanto.

    Alisa
    Punti Vita: 40
    Punti Difesa: 27

    Statistiche
    Bonus ai punti difesa per schivare: 1

    Abilità attive
      Maestria a mani nude
      Danno: 7
      Punti difesa necessari a schivare: 5
      Maestria con armi bianche
      Danno: Arma + 0
      Punti difesa necessari a schivare: 5
      Maestria con armi da fuoco
      Danno: Arma + 0
      Punti difesa necessari a schivare: 5

    Abilità passive
      Senso Amplificato(Udito):

      riesce a percepire la presenza di creature invisibili o occultate in un raggio di 5 metri


    // Si, finalmente ce l'abbiamo fatta *-*
  9. .


    La totale goffaggine di quell'uomo calvo riuscì a salvarlo dal colpo che Alisa gli avrebbe assestato senza troppi scrupoli. In fondo, sebbene la situazione attuale non lo dimostrasse, era lei ad essere nella parte della vittima! Il suo calcio andò a vuoto, lasciando che l'individuo che aveva tentato di afferrarla finisse col cadere in avanti e rotolare sulla strada sconnessa... In parte era stato un bene per lui, che altrimenti avrebbe dovuto avere a che fare con l'assesto della ragazza, ma finì comunque col sentire l'impatto col terreno che causò perfino un piccolo polverone. L'attenzione della ragazza dopo quella scenetta quasi comica, era però ritornata completamente verso gli altri avversari. I loro sguardi non erano più così decisi e penetranti, ma bensì mutarono in un'espressione quasi spaventata per quella reazione repentina della diciottenne. Si aspettavano per caso una succube e deliziosa fanciulla da poter gestire a loro piacimento? Non quella notte, visto che avevano avuto la sfortuna di incontrare tutt'altro tipo di donna. Restando ancora in allerta, fissò gli uomini indietreggiare intimoriti, per poi sgattaiolare verso il loro compagno caduto in battaglia ed aiutarlo nel ritornare eretto... Adesso quel trio la disgustava molto più di prima. Come avrebbero reagito se avessero incontrato qualcun'altro più debole? Era la prima volta che cercavano di compiere un'azione simile? Non stava a lei occuparsi di tale giustizia da farsi, sebbene l'istinto le diceva di andargli dietro volentieri e fargli assaggiare un altro pò del suo Krav Maga.

    - Io vi avevo avvertiti, non volevo causare guai! - urlò contro al trio che frettolosamente parve fin troppo lieto di svignarsela via, dopo una rapida occhiata d'intesa ed aver evitato scaltramente di rivolgersi ancora verso Alisa. Poggiando le mani sui fianchi, assottigliò lo sguardo mentre osservava quegli individui scappare come dei codardi, finchè non furono abbastanza lontani da non causarle altri guai... Soltanto allora potè voltarsi nuovamente verso la sua direzione, ovvero dove le luci dei grattacieli ed i palazzi in lontananza le facevano da guida verso il centro abitato, lì dove avrebbe trovato la nuova via in cui aveva preso a vivere.


    // Ancora grazie mille per tutto :D E' stato divertente!
  10. .


    Non ricevette risposta, o perlomeno nessun commento a voce dopo che Alisa cercò di dissuadere quei tre malintenzionati. Se a parole non si espresse nessuno di quel trio però, quegli sguardi del tutto privi di buone intenzioni furono qualcosa di abbastanza esaustivo per la ragazza… Ogni buon proposito svanì, così come la convinzione di poter tornare a casa senza ricorrere alla violenza. Non che si facesse scrupoli nell’usarla con gente di quel tipo, ma aveva pensato di poter vivere in tranquillità e quiete perlomeno per i primi tempi in quella cittadina, così da decidere realmente il da farsi e che tipo di vita intraprendere. Ma così come aveva ormai imparato a sue spese che nulla andava secondo il verso giusto, immaginava che chiedere un po’ di normalità fosse troppo esigente da parte sua.

    - Oh, andiamo… Sul serio? - mormorò alzando leggermente gli occhi al cielo, ormai troppo vicina a quei tre individui che continuavano a fissarla. Soltanto uno di loro accennò a smuoversi, quello più vicino ed esposto del gruppetto, dopo aver lanciato un’occhiata d’intesa ad i suoi compari ed aver sogghignato in maniera fin troppo ridicola. Quel nanerottolo voleva sul serio tentare di gettarsi su di lei? Se a distanza aveva pensato a non giungere subito a conclusioni ne sottovalutarli, averli adesso così vicini e notando soprattutto la goffaggine dell’uomo non poté che sospirare esasperata. In fondo in parte la colpa era anche sua: aggirarsi di notte, in un quartiere così malfamato ed al buio. Cos'altro avrebbe potuto pretendere? Cercando di schivare la carica dell’avversario, avrebbe tentato di spostarsi lateralmente e scattare immediatamente verso di lui prima che potesse realmente rendersi conto di quell'offensiva lampo. Un semplice ed assestato calcio diretto verso i genitali, ma carico di forza ed intensità, non sferrato in preda alla paura ed il timore di scappare via subito dopo. Reagire ad una reale minaccia era decisamente differente dal farlo in un semplice allenamento. L'adrenalina iniziò a scorrerle nel corpo, così come i respiri si fecero più pesanti, mentre al contempo ogni suo senso si concentrava in altri possibili pericoli. I tre avrebbero intuito dai rapidi movimenti ed il modo in cui Alisa aveva subito reagito che non si trattava di una semplice ragazzina, ma in fondo in quella città non sarebbe stato nulla di così eclatante trovare una donna abile in una qualsiasi arte marziale. Quella di Alisa consisteva in attacchi diretti, ben mirati ad una rapida neutralizzazione dell'avversario nel momento stesso in cui questi diventava una minaccia.

    Alisa Leonov

    Punti Vita: 40
    Punti Difesa: ( 27 – 5 ) + 1 Bonus = 23 Alisa schiva l’attacco scattando e spostandosi lateralmente

    Attacco a mani nude: Alisa cerca di colpire velocemente l’avversario con un semplice calcio, ma indirizzato verso i genitali
    Danno: 7 punti vita
    Punti difesa necessari a schivare: 5
  11. .


    Narrato
    Pensato
    - Parlato -


    Avrebbe dovuto trattarsi di una semplice passeggiata, un normalissimo giro per le strade di quella città che le appariva immensa. Il fattore positivo del trasferirsi in un nuovo posto, del tutto sconosciuto e lontano dal resto del mondo, era proprio quello di dover ambientarsi gironzolando per le varie vie e tutti quei negozi ed edifici che mai aveva avuto modo di frequentare nella sua adolescenza… Non sembrava trovarsi a disagio però in quel via vai di gente ed il traffico, ma qualcosa stranamente parve andare storto durante quell'uscita. Anziché addentrarsi maggiormente nel centro abitato, le strade iniziarono a farsi sempre più desolate, sempre più spoglie ed alla fine quasi del tutto immerse nel buio. Ed ecco il fattore negativo: perdersi. Aveva camminato così tanto, totalmente immersa nei suoi pensieri ed il da farsi, da non rendersi conto d’essersi allontanata fin troppo dalla sua abitazione. Come aveva potuto non badare in che razza di quartiere si stesse infilando? Assottigliando lo sguardo, la giovane Alisa prese a guardarsi intorno, notando non solo che quella sottospecie di agglomerato di catapecchie fosse silenzioso, ma che ormai era giunta perfino la notte. Una nottata che infierì maggiormente con la situazione, vista la totale assenza della luna e le stelle, rendendo l’atmosfera lì sotto ancor più oscura e da brivido… Un solo e lungo fremito infatti percorse la schiena della ragazza, che nonostante tutto ed una strana sensazione che iniziò ad assalirla, riprese comunque a camminare. I grattacieli e le luci dei palazzi in lontananza, fin troppo in lontananza, finirono col diventare la sua guida attraverso quelle vie del tutto maleodoranti. C’erano catapecchie e ripari di fortuna ovunque, costruiti e messi su nelle più svariate maniere e con qualsiasi tipo di materiale… Questo le provava che non tutti avessero avuto la sua fortuna, e che in quella grande città che era Dilagon esisteva anche una tale povertà, da costringere la gente a vivere in strada o ripari così obsoleti. Ciò che però le apparve immediatamente fuori luogo, fu infatti la totale assenza di vita. Lì sotto avrebbero dovuto esserci barboni, vaganti e chissà quale altro tipo di persona ridotta in quelle pessime condizioni… Eppure nonostante il buio ed i suoi occhi cristallini che si sforzavano di notare anche il più piccolo movimento, nulla sembrava muoversi ne provare che ci fosse vita in quelle case desolate. Silenzio. Soltanto il soffio fresco del vento faceva eco in quella zona, solleticandole la pelle e lasciando svolazzare di tanto in tanto una ciocca di capelli castani, che puntualmente Alisa rimetteva a posto mentre continuava a camminare. La vana convinzione di abbandonare quel posto senza ritrovarsi in qualche guaio, svanì nel preciso istante in cui i suoi passi vennero accompagnati da altri suoni del tutto estranei alla quiete udita fino a quel momento. Altri passi, altre figure iniziarono a farsi spazio in quella oscurità che ormai aveva avvolto la ragazza. Probabilmente si trattava di semplici passanti od abitanti del posto, ma ancora una volta il suo istinto iniziò a suonare il suo campanellino d’allarme. Non temeva d’essere aggredita, in qualsiasi caso il suo addestramento e tutte le mosse che conosceva per mettere al tappeto anche più di un avversario, non lasciarono che nemmeno una traccia di timore si impossessasse del suo corpo. Non voleva attirare l’attenzione, ma più quegli individui si avvicinavano al suo percorso, più sembravano non volersi scostare al suo passaggio. Anzi, continuarono ad ostruirla sempre di più, mentre Alisa in quei pochi secondi cercò di studiare ogni più piccolo dettaglio. Tre uomini, dall’aspetto del tutto trasandato, riusciva ad intravedere ed intuire le pessime condizioni di tutti e tre gli individui e perfino della loro natura quasi scarna. Non sembravano una minaccia, non parevano neppure temibili nei loro impermeabili larghi e stracciati, ma ciò che aveva imparato in tutti quegli anni di addestramento era proprio il non fidarsi delle apparenze. Lei ne era la prova vivente. Una ragazza minuta, dal viso angelico ed i tratti fini, un’espressione fin troppo innocente per poter nascondere un animo da killer.

    - Sentite, non voglio guai… Ne voglio causarne. Quindi, che ne dite se ognuno continua per la propria strada? - Ormai arrivata nei pressi di quei tizi, si ritrovò impossibilitata nel continuare a camminare, bloccata proprio dai tre uomini che la fissavano fin troppo insistentemente. Usò un tono di voce pacato, ma deciso, così che capissero che non fosse spaventata od in procinto di mettersi a correre, scappando e peggiorando le cose. Nella migliore delle ipotesi avrebbero voluto derubarla, nella peggiore… Non volle nemmeno immaginarlo. E di certo non l’avrebbe permesso. Prima di soffermarsi totalmente di fronte a loro, entrò totalmente in guardia, pronta a scattare e difendersi da qualsiasi movimento. Tre contro uno era decisamente sleale, ma il suo sistema di autodifesa era un ottimo mezzo per poter mettere chiunque al tappeto se soltanto avessero osato sfiorarla. Ciò che infatti attirò più di qualsiasi altra cosa la sua attenzione non furono ne gli sguardi penetranti puntati su di lei, ne la differenza numerica, ma il semplice fatto che quel trio di uomini teneva le mani fuori dalla sua portata visiva. Avrebbero potuto essere armati, in quel caso la situazione si sarebbe complicata, ma non di certo per lei. Non compì movimenti bruschi, ne accennò a reagire prim’ancora che uno di essi potesse avvicinarsi maggiormente, tirò semplicemente fuori dalle tasche del giubbotto di pelle le mani. Aveva qualche arma con sé, era sempre pronta a tutto essendo una fuggiasca ormai, ma non voleva ritrovarsi incappata in qualche strana situazione appena arrivata in quella città…




    // Spero di non combinare guai nemmeno io :o: L'unica cosa che vorrei chiederti: non riesco a trovare il link per contare effettivamente quanti caratteri e parole abbia scritto, c'è da qualche parte?
  12. .
    Ok, ho aggiunto le due abilità mancanti e specificato per il rifugio sicuro. Così dovrebbe essere apposto spero :) Per le immagini non c'è problema, provvedo io a sistemarle una volta convalidata. Grazie ad entrambi
  13. .
    CITAZIONE (Lawliet Elle @ 21/3/2015, 16:35) 
    Benvenuta ^^

    Grazie :)
  14. .

    Dati anagrafici

    Nome: Alisa Leonov

    Razza: Umano addestrato/votato

    Sesso: Femmina

    Età: 18

    Fama: //

    Classe: Combattente

    Punti esperienza: //

    Livello: 0

    Risorse finanziarie: 888$

    Dati di gioco

    Punti vita
    Razza: 35
    Bonus di partenza nella classe Combattente: +5
    Bonus per 0 livelli nella classe Combattente: //
    Totale: 40

    Punti difesa
    Razza: 15
    Bonus di partenza nella classe Combattente: + 2
    Bonus per 0 livelli nella classe Combattente: //
    Totale: 27

    Bonus ai punti difesa per schivare: + 1

    Recupero punti vita ogni ora: +1

    Storia


    Alisa nasce in Russia, figlia di Aleksey e Katya, vivrà i primi anni della sua vita nella tenuta di famiglia. A soli sei anni suo padre inizierà a spiegarle come sopravvivere, tramite insegnamenti severi e non del tutto consoni per una bambina di quella tenera età. Aleksey userà questo trattamento su sua figlia soltanto per proteggerla però, in realtà l'uomo è un ricco oligarca russo, che come copertura per la sua doppia vita nella mafia russa possiede una società denominata Zavod.
    Una notte qualcuno riesce ad insinuarsi in casa loro, sebbene le innumerevoli guardie appostate nella tenuta, causando la morte della sua intera famiglia. Alisa riuscì a nascondersi sotto il letto durante quella nottata, assistendo così all'assassinio del padre mentre le fiamme avvolgevano l'intera casa. La piccola verrà salvata da Yulia mentre guardava il resto della sua famiglia perire. Questa donna non è nient'altro che una dei sicari mandati per terminare l'intera famiglia Leonov, ma Yulia trovandosi di fronte ad una bambina non riuscirà nell'intento, portandola in salvo ed andando contro gli ordini che i suoi superiori le avevano imposto. La Confraternita. Questa l'organizzazione dal quale era partito l'ordine e dal quale Yulia cercherà di tenere lontano la piccola Alisa. La killer sperando di salvarla infatti, affiderà la giovane Leonov ad il fratello di Aleksey, nonchè zio di Alisa ed unico membro in vita della sua famiglia. Come risultato però accadrà qualcosa di inaspettato: Alisa verrà venduta da suo zio alla stessa Confraternita, in quanto era proprio lui il mandante di quella spedizione omicida a casa di suo fratello. Non che socio paritario dell'azienda di cui diventerà unico erede alla morte di Aleksey. Se solo non ci fosse stata Alisa però, la quale venendo "adottata" dalla Confraternita perderà ogni legame con la sua vecchia famiglia, così come i diritti e l'eredità che le spettavano di diritto. Ciò che spinse suo zio a tale atto, anzichè ucciderla direttamente come il resto dei suoi familiari, resterà un'incognita; così come il motivo per il quale la Confraternita stessa accetterà di prendersi in carico una bambina ormai orfana.
    Finchè ovviamente i loro reali scopi non iniziarono a mostrarsi. La Confraternita è un'agenzia governativa fuori controllo che recluta persone pronte a morire per dare loro una nuova possibilità, facendole diventare criminali addestrati. Per lo più cercano giovani ragazzi a cui impartire i loro ideali sadici e contorti, cercandoli tra le celle della galera o gli orfanotrofi, così che nessuno potrà rendersi conto della loro reale scomparsa. E' ciò che accade ad Alisa, che crescendo fra le mura invalicabili delle strutture della confraternita, subirà una sorta di lavaggio mentale che la porterà a diventare ciò che loro si aspettano. Insieme ad altre reclute, verrà addestrata e ben presto diventerà una killer brava a tal punto da essere considerata la miglior risorsa a disposizione. Prima di essere mandata nella sua prima reale missione però, Alisa verrà messa alla prova, cosa che mostrerà ancor di più la sua totale devozione alla causa... Peccato però che la ragazza, ormai diciottenne, resta ancora all'oscuro di ciò che è realmente accaduto nel suo passato. Non è a conoscenza di chi fosse il mandante, ne che la Confraternita stessa aveva eseguito tale atrocità. Sarà proprio Yulia, che rincontrerà nella Confraternita per puro caso, a farle ricordare e capire in cosa si sia immischiata. La killer professionista non era a conoscenza della presenza di Alisa in quello stabile, per questo cercherà di aiutarla a fuggire e farle ricostruire una nuova vita... Dopo anni di attività da recluta infatti, Yulia si è resa conto di quanto quel mondo fosse malato a seguito dell'omicidio da parte della Confraternita del suo compagno Daniel, esterno a tutto, del quale la donna si era innamorata e col quale voleva costruire un futuro. Per questo cercherà di non far ricommettere i suoi stessi errori ad Alisa, che accetterà di fuggire con lei soltanto quando Yulia le racconterà dettagli troppo personali o riguardanti la notte dell'incendio. In quel frangente la ragazza capirà ogni cosa, ripromettendosi di vendicarsi e trovare un modo per sabotare l'intero sistema della Confraternita. Yulia l'aiuterà ad allontanarsi, lasciando la Russia sotto falsa identità, ma deciderà che per il bene di entrambe sia meglio separarsi... Indirizzerà Alisa verso Dilagon City, una cittadina come le altre, ma che sembra non essere rintracciabile attraverso le cartine. Qui la giovane dovrà iniziare una nuova vita, partendo con i pochi soldi che Yulia le ha donato. Per via del suo bell'aspetto ed il modo efficiente in cui è stata addestrata non le risulterà difficile trovare lavoro come cameriera in uno squallido locale della cittadina, così come trovare un piccolo appartamento a Sunset Boulevard in cui pensare al da farsi. Avrebbe potuto passare il resto dei suoi giorni vivendo come una comune ragazza in cerca di fortuna, in una nuova città? Era ormai addestrata a combattere ed il desiderio di vendetta era troppo ardente in lei per poter essere messo a tacere troppo a lungo.

    Abilità ed Oggetti

    Maestria a mani nude:
    Alisa ha uno stile di combattimento veloce ed efficace: il Krav Maga. E' un sistema di combattimento ravvicinato e autodifesa di origine israeliana, ma che si è sviluppato in tutta l'Europa. Il krav maga predilige un approccio offensivo, risponde a criteri di tipo militare quali l'efficacia e la rapidità con cui si arriva al risultato desiderato, che è la neutralizzazione dell'avversario. Esso è una sintesi armonica di tecniche derivate dalle arti marziali, da sistemi di lotta a mani nude e dal sistema di combattimento ravvicinato. L'impostazione privilegiata prevede l'attacco a parti "sensibili" del corpo come occhi, gola o genitali, evitando movimenti e azioni macchinose o non alla portata di tutti.
    Danno: 7 punti vita.
    Punti difesa necessari a schivare: 5

    Maestria con le armi bianche:
    Grazie alla sua maestria nel combattimento, Alisa non ha problemi nel maneggiare le più svariate armi bianche. Dai pugnali, stiletti e daghe; alle katane, coltelli e spade. La sua arma preferita e con la quale sente una certa affinità è l'arco però. Possiede una mira impeccabile, merito del duro allenamento al quale è stata sottoposta.
    Danno: dipende dall'arma.
    Punti difesa necessari a schivare: 5

    Maestria con le armi da fuoco:
    Alisa non ha nessun problema nell'utilizzare pistole, fucili di precisione o mitragliatrici. E' stata addestrata anche nell'utilizzo di queste armi letali, sebbene il saperle maneggiare non è strettamente legato al fatto di esser decisa nello sfruttarle.
    Danno: dipende dall'arma.
    Punti difesa necessari a schivare: 5

    Abilità:


    Amicizia: ci sono individui, come i comuni esseri umani, che sono più propensi a guadagnarsi l'amicizia delle persone. Altri invece semplicemente fingono, ma comunque con il tempo hanno imparato come porsi con le persone, quali sono le parole giuste da dire in ogni situazione. Ciò fa sì che questi individui godano di un bonus all'abilità Charme pari a +5 punti (i bersagli dovranno spendere 5 punti difesa in più per resistergli). Questo bonus si applica solo quando l'abilità è usata contro esseri umani.

    Arte: il personaggio è in possesso di un'arte figurativa in cui è particolarmente bravo. Egli sarà un pittore, uno scultore, un disegnatore, un attore, o cose del genere. Acquisire questa abilità gli permette quindi di guadagnare da vivere grazie alla sua arte.

    Conoscenza: il personaggio è pratico della città. Egli sa più o meno con precisione dove si trovano alcuni luoghi e indirizzi. Questo risulta molto utile nelle situazioni in cui si cerca qualcosa o qualcuno, o dove il nome di un locale, un negozio o un luogo particolare possono tornare utili.

    Fedina penale pulita: fino a che non viene colto con le mani nel sacco, il personaggio gode di un passato rispettoso, almeno secondo le autorità. La sua fedina penale è pulita e immacolata. Nel caso in cui la sua storia non reciti proprio questo, allora vorrà dire che i suoi carichi pendenti sono stati prescritti e dimenticati, o è stato vittima di una dimenticanza da ufficio nel riportare alcune informazioni sul suo conto. Ad ogni modo, per la giustizia è un cittadino onesto.

    Movimenti rapidi: il personaggio ha sviluppato una grande agilità muovendosi tra le strade della città. Egli riceve un bonus ai punti difesa per schivare gli attacchi nemici pari a +1. In pratica egli spende 1 punto difesa in meno per evitare gli attacchi rivolti contro di lui.

    Rifugio sicuro: il personaggio ha un luogo sicuro in cui tornare a dormire. Può trattarsi dell'accademia dove è stato arruolato, del monastero in cui ha preso i voti, del luogo in cui ha imparato l'arte arcana o semplicemente casa propria, non importa, ciò che conta è che ha un tetto sotto cui ripararsi che non sia un luogo di fortuna.
    - In questo caso, Alisa ha affittato un appartamento per sè nella stessa zona dei quartieri vecchi in cui lavora: Sunset Boulevard.

    Senso amplificato: il personaggio possiede un senso molto più sviluppato degli altri. Questo, oltre a permettergli dei vantaggi in determinate situazioni, gli consente di ricevere dei bonus in base al senso sviluppato.
    Udito: riesce a percepire la presenza di creature invisibili o occultate in un raggio di 5 metri.

    Vista acuta: il personaggio gode di una vista fuori dal comune. Questo gli permette di vedere in anticipo situazioni spiacevoli, o anche solo di saper meglio prendere le sue decisioni quando si tratta di imboccare la giusta direzione o di saper cogliere i dettagli che fanno la differenza. Egli guadagna 10 punti difesa da sommare al totale già posseduto.

    Oggetto

    Descrizione

    coltellino120x90


    pugnale120x90


    tacticalz120x90



    cellularemultimediale120x90


    auricolarebluetooth120x90

    Coltellino multiuso: Un utile coltellino con forbici, cavatappi, taglierino e quant'altro.


    Pugnale Medievale: pugnale storico della catalogna con lama lunga 53 cm.
    Danno: 6

    Tactital: Smith&Wesson in cal. 45 ACP, in acciaio INOX monofilare.
    Danno: 7

    Cellulare multimediale: fotocamera da oltre 2 megapixel, registratore video e audio, lettore multimediale e connessione internet.

    Auricolare Bluetooth: disponibile per quasi tutte le versioni di cellulari.


    Immagini e Note


    Descrizione fisica: Alisa è nota per i suoi occhi: di un azzurro cristallino, sono tendenti al verde acqua quando il tempo comincia a variare. Ma ciò che ammalia più di quelle pupille chiare è l'intensità dei suoi sguardi, talmente penetranti e glaciali da far zittire chiunque subisca le sue attenzioni. E’ una ragazza dal fisico snello e quasi longilineo, ma con delle forme che la rendono parecchio femminile e sensuale per la sua età. I capelli sono di un castano dorato, sotto i raggi del sole assumono delle sfumature e dei riflessi molto simili al color “miele”. Lunghi e semimossi, di norma li porta sciolti e liberi lungo le spalle dove ricadono perfettamente i suoi filamenti setosi e morbidi. In più di un' occasione tende a legarli, raccogliendoli in una treccia francese od una coda alta.
    Gli occhi grandi e intelligenti, il nasino all'insù e delle labbra rosee e carnose sono il mix perfetto per farla apparire come una creatura angelica. Difatti le sue fattezze delicate ed il volto della giovane dalla pelle vellutata e rosea non lasciano intendere null'altro di primo impatto. Graziosa, con un portamento femminile e soprattutto consapevole della sua bellezza. Alta poco più di un metro e sessantotto, la sua costituzione esile ed il poco peso l'aiutano nell'essere agile e scattante. Riesce a correre velocemente, abile arrampicatrice, possiede una notevole forza nonostante appaia tutt'altro che minacciosa nell'aspetto. E' probabilmente la sua innata bellezza la sua arma principale.


    Descrizione psicologica: Alisa possiede una personalità complessa, è un personaggio molto discutibile e complicato. Non è né bianco o nero, né buono o cattivo; è semplicemente una sfumatura che può variare in tutte le tonalità di grigio. Ha molti lati che alcuni non vedono: esternamente può apparire dura e sprezzante, ma in realtà è soltanto una ragazza danneggiata dal tenore di vita condotto. Molto imprevedibile, ha un atteggiamento subdolo, con una forte determinazione che la fa cacciare continuamente nei guai. Appare molto riservata e sempre un pò cupa nelle espressioni, ma ha momenti di debolezza e paura esattamente come tutti. Proprio per evitare che questo suo lato venga mostrato è spesso propensa ad apparire fredda ed insensibile, così come crudele e vendicativa.
    Ha anche un senso dell'umorismo che entra nettamente in contrasto con il suo aspetto serioso. Ha una forte volontà, sin da piccola si è mostrata molto ribelle rispetto le leggi instauratele, non solo non rispettandole ma anche imponendosi mentalmente che nessuno avrebbe mai potuto picchiarla o sottometterla totalmente. Non sopporta le persone che si lamentano, per lei la Debolezza è inaccettabile, forse cercando di convincere anche se stessa con quest'idea che la spinge ad andare avanti. Sebbene cerchi di apparire il più matura possibile infatti, quando Alisa mostra la vera se stessa, appare ancora come una ragazzina adolescente e con le turbe mentali che caratterizzano quelle giovani donne.

    Ambizioni e obiettivi: Alisa si è prefissata più di un obiettivo, una lunga lista che col passare del tempo spera di poter portare a termine. Sono pochi i punti cruciali ed i primi che spera di poter raggiungere però:


    1. Scoprire cosa sia realmente accaduto ad i suoi genitori.

    2. Vendicare la loro morte.

    3. Distruggere la Confraternita.

    4. Poter vivere libera.

    5. Trovare un reale scopo nella vita.


    NOTE VARIE
    - Alisa soffre di attacchi di panico a causa di alcune cose che scatenano ricordi repressi del suo passato.
    - Ha il tatuaggio di una farfalla sulla schiena, il cui significato è conosciuto soltanto da lei.

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    Schemi di Crescita

    Personaggio


    Colpo a mani nude ------- Colpo con arma bianca -------- Colpo con arma da fuoco

    Potere KI--------Arte--------Resistenza--------Compagno animale--------Stile di combattimento
    |||||
    Resistere alla luce--------Guarigione--------Potere del compagno--------Rinforzanti--------Amicizia
    |||||
    Rifugio sicuro--------Vitalità--------Schema di livello avanzato--------Telecinesi--------Conoscenza
    |||||
    Fedina penale pulita--------Movimenti rapidi--------Ipnosi--------Occultamento--------Vita di quartiere
    |||||
    Vista acuta--------Senso amplificato--------Charme--------Orientamento--------Potere psionico

    Carriera

    Classe:

    Lottatore (0/10)Riflessi (0/10)Spirito del combattente (0/10)Mente forte (0/10)
    ||||
    Dove colpire (0/10)Agile (0/10)Tempra del guerriero (0/10)Mente dura (0/10)
    |__________________||__________________________|
    ||
    Arte marziale (0/10)Barriera (0/10)
    |__________________________________________|
    |
    Perfetto combattente (0/10)



    Storico delle giocate

    SCRIVI QUI IL MESE DEL GDR

    INSERISCI QUI IL LINK CON IL NOME DELLA GIOCATAINSERISCI QUI L'ORA APPROSSIMATIVAINSERISCI QUI IL NOME DEL QUARTIERE O DELLA SEZIONE IN CUI SI SVOLGE

    Resoconto




    Edited by ~ Flo - 23/3/2015, 01:07
  15. .
    Grazie a tutti :D

    Mary non sono pigra! ::-P:
16 replies since 19/3/2012
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