Ordinaria nettezza urbana (parte 2)

Quest - Sussurri nel Vento

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  1. GameMaster2
     
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    Continua da QUI


    Dirigendosi più più a nord di qualsiasi edificio, industria e ondata di malinconia che la città potesse offrire, a qualunque osservatore si sarebbe presentato uno spettacolo tutt'altro che accogliente. Dovunque lo sguardo potesse spaziare, verso nord, la desolazione della steppa sarebbe stata la sola compagna di qualsiasi solitario viandante: perfino gli arbusti trovavano difficoltoso crescere in quell'ambiente estremo, battuto da venti micidiali e le cui temperature notturne potevano scendere anche sotto i meno 30 gradi. Quell'estrema barriera fra la città ed il resto del mondo fungeva quasi da monito, sia per chiunque credesse di poter arrivare a Dilagon sentendosi padrone, sia di chi si illudesse di abbandonare le ombre della metropoli troppo facilmente.
    La città rappresentava per i suoi abitanti una sorta di spietata condanna, e la sterminata distesa di terra -resa dura quanto pietra dal gelo della notte- fungeva da memento per chiunque rischiasse di dimenticarlo, passando di là.

    Il paesaggio che poteva ammirarsi all'imboccatura della Dust Road era nient'altro che terra e sassi a perdita d'occhio. La steppa era avvolta da un freddo penetrante, che da lì a poco si sarebbe fatto sentire ancora di più non appena si fosse alzato il vento che durante il giorno batteva quella piana desolata. L'alba stava alzandosi luminosa, e nessuna foschia si andava profilando all'orizzonte: l'unico lieve tepore concesso giungeva dai tiepidi raggi del sole. La strada affondava nella steppa come un coltello, ed era parzialmente ricoperta di terra dagli implacabili venti della zona.

    Quando Angelus giunse al lato della strada all'imboccatura della highway, c'era soltanto un nero basso e magro coperto solo da una maglia di cotone sgualcita ad attenderlo. Dopo qualche secondo di esitazione gli lanciò un saluto ed iniziò a camminare nella sua direzione: pareva nulla più che un'altro dei partecipanti a quella missione.
    Un'altro veicolo aveva seguito di pochi secondi il suo arrivo: si trattava di un grosso pick up di un verde scuro arrugginito in più punti, che parcheggiò con una manovra rapida proprio lì accanto.



    Ricordati di specificare come ci arrivi fino a Dust Road :)


    Edited by GameMaster2 - 23/10/2011, 13:51
     
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  2. Lhou
     
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    Se c'era qualcosa che Angelus non sopportava, perchè non lo sopportava veramente, ecco una di queste cose era sicuramente prendere il Taxi.
    Maledizione, con il colonnello si muovevano sempre in auto, pur troppo però la loro ultima auto era andata distrutta all'arrivo a Dilagon City.
    Non era stato un gran problema fin'ora: in città poteva muoversi a piedi senza troppi problemi, almeno nel centro, ma...
    Other Side era maledettamente lontano e maledettamente difficile da raggiungere.
    Si fece lasciare, dal taxi, all'imboccatura dove cominciava la zona desertica che mancava ancora qualche minuto all'alba, percorrendo l'ultimo tratto a piedi, chiudendosi stretto nel suo lungo cappotto di pelle nero.
    Si congelava.
    Era stato creato per sopportare bene i climi ed aveva svolto qualche missione in Alaska e diverse in Russia... Certo, forse li ora non era lo stesso, ma si gelava maledettamente anche per i suoi gusti.
    Si fermò quando raggiunse il luogo d'incontro e vide un ragazzo che, poco dopo, gli fece un cenno di saluto e si diresse verso di lui.
    Lo squadrò, osservandolo attentamente tentando di notare qualsiasi cosa dal suo aspetto che gli facesse capire che genere di persona fosse, anche e soprattutto movenze o linguaggio del corpo.
    Poco dopo, percepì un altro veicolo avvicinarsi ed infatti furono presto raggiunti da un pick up.
    Rimase immobile, attendendo che il primo compagno lo raggiungesse e il secondo scendesse dal suo mezzo.
     
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  3. GameMaster2
     
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    Il taxi che l'aveva condotto fino alla sua destinazione gli era costato la bellezza di ventitré dollari. In omaggio, l'uomo aveva ottenuto uno sguardo stupito dell'autista del mezzo, che però non aveva commentato quella richiesta così fuori dall'ordinario. Durante il viaggio aveva buttato lì qualche domanda riguardo cosa diavolo ci potesse andare a fare un ragazzo in mezzo alla steppa di Dilagon all'alba, ma aveva rinunciato in fretta a saziare la propria curiosità. Soprattutto, l'uomo dovette preoccuparsi delle raffiche di vento laterale, che ad intervalli irregolari investivano il loro veicolo costringendolo a sforzarsi per tenere la strada.

    Una volta sceso e dopo aver percorso la distanza che lo separava dal punto d'incontro, Angelus poté studiare con la dovuta attenzione l'uomo che stava avvicinandoglisi. Era un nero basso (circa dieci centimetri meno alto di Angelus) e magro, con i capelli corti ma folti e disordinati ed una lieve barba incolta. Dimostrava poco meno di cinquant'anni ed aveva tratti relativamente comuni, ma il senso che poteva cogliersi da tutto quel viso era di tranquilla docilità: occhi affusolati, un naso leggermente tondeggiante, labbra non troppo spesse. I suoi occhi (ed anche le sue movenze, a quanto poteva sembrare) esprimevano una certa timidezza: l'uomo lanciò un sorriso incerto ad Angelus, mentre gli si avvicinava a passo lento e non eccessivamente sicuro. Quello che da lontano sarebbero potuto apparire come biondo, si rivelò essere chiaramente un grigio molto chiaro a distanza ravvicinata: capelli, barba, svariati peli sulle mani e che spuntavano abbondanti dal colletto, persino ciglia e sopracciglia erano di quel grigio non troppo regolare.
    "Ehi, amico" lo apostrofò, con una voce tranquilla, sebbene il suo sguardo irrequieto si fosse posato diverse volte sia sul volto che sull'abbigliamento di Angelus.
    L'aria che soffiava loro attorno con crescente forza gli impediva di poter analizzare accuratamente una sensazione che solo per un attimo l'aveva colto. Quando l'uomo gli si era fatto vicino, l'olfatto ipersviluppato del combattente aveva avvertito una nota insolita nell'odore dell'altro. Non sembrava un profumo sintetico o chimico di sorta, ma neppure l'odore di un normale essere umano. Il vento della zona gli impedì, almeno per il momento, di poter scoprire altri dettagli su quella lieve stranezza.

    Dal pick-up che aveva loro parcheggiato accanto uscì un uomo robusto, le cui spalle superavano in altezza e spessore quelle di Angelus di circa una spanna per lato.
    "Buongiorno, colleghi!" esclamò in loro direzione salutando col la mano levata, sorridendo sincero mentre una serie di rughe comparivano sui contorni dei suoi begli occhi scuri. Una buona metà del volto dell'altro era ricoperto da una folta barba rossiccia, dello stesso castano fulvo di cui erano composti i capelli tirati all'indietro in una coda non eccessivamente ordinata. Indossava una giacca di un color kaki molto chiaro su una divisa pesante dello stesso colore, probabilmente di provenienza militare, ed aveva al fianco una grossa fondina beige dalla quale spuntava lo spesso calcio nero di una pistola dalle dimensioni ragguardevoli. Attorno all'altra gamba vi era un fodero di cuoio, che lasciava intravedere l'impugnatura e l'elsa di un coltello talmente lungo e spesso da sembrare una piccola spada. L'arma era nascosta dal cuoio scuro ed era fissata aderente (tramite due laccetti piatti) alla robusta coscia dell'uomo.

    Fischiettando tra sé, il grosso soldato raggiunse l'altra portiera del pick up e la aprì, afferrando al volo una forma che gli precipitò fra le braccia quasi fosse svenuta.
    L'uomo la trascinò per un paio di metri lontano dal veicolo tenendola da dietro le spalle, dopodiché la girò lasciando che si mettesse in ginocchio. Non svenuta, poté vedere Angelus, ma certamente non in condizioni che chiunque avrebbe potuto definire adatte ad un lavoro come quello che si apprestavano a compiere.
    Si trattava di un uomo magro ed allampanato, i cui muscoli ben visibili stonavano con il fisico eccessivamente sottile. Portava i capelli scuri tagliati molto corti, ed al momento era a terra cercando di respirare, mentre parlottava tra sé emettendo suoni incoerenti od incomprensibili. L'uomo indossava un'abbigliamento simile al collega, eccezion fatta per il fatto che al di sotto della giacca color kaki non portava altro se non una canottiera che forse anni prima era stata bianca. Nel disappunto dell'uomo basso dalla carnagione scura, il loro allampanato ospite ebbe un rumoroso conato di vomito, seguito da una serie di spruzzi di saliva dalla bocca e disarticolati colpi di tosse. Tutto il processo fu accompagnato dallo stesso, sconnesso parlottare.
    L'uomo robusto lo lasciò dove si trovava, e si diresse verso gli altri due allargando un nuovo sorriso divertito.
    "È un piacere, signori" disse, fermandosi ad un passo dai due.
    "Finnegan O'Donnell, per servirvi. Ma per l'inferno, chiamatemi Finn." espresse, sempre senza perdere un'espressione divertita che ispirava a pelle una certa simpatia nei suoi confronti.
    Da quella distanza, Angelus poté stimare che l'uomo doveva avere poco meno di quarant'anni, e che il suo fisico robusto pareva più il risultato di anni di duro lavoro piuttosto che di un allenamento in palestra. La sua pelle era molto chiara, anche se la cosa si poteva notare meno a causa dell'abbinamento col kaki che ne ricopriva il corpo. All'olfatto di Angelus giunse un lieve sentore di sudore e whisky, ma si trattava di un odore appena accennato e nient'affatto sgradevole.



    Scusa Lhou: Angelus si sta ancora portando dietro la custodia della chitarra?
    Comunque, ricordati di sottrarre i soldi del tassì ^^
     
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  4. Lhou
     
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    hai ragione, mi son totalmente dimenticato di descrivere quel particolare XD
    Comunque no, non sta tenendo la spada nella custodia ma avvolta da un drappo nero semplicemente per nasconderla al taxista, ma gli faccio togliere il drappo già in questo post^^
    Ps. tolti i soldi del taxi ç.ç (ti odio ç.ç)


    Angelus aveva atteso che il primo uomo lo raggiungesse, incuriosito dallo strano odore che sentiva ma non visualizzava correttamente a causa di quel maledetto vento.
    Imprecò mentalmente verso il tempo atmosferico, mentre si toglieva l'involucro nero che teneva dietro le spalle e, posandolo davanti a se, ne toglieva la copertura rivelando la sua spada, che andò a legare alla cintura in modo che la giacca di pelle la coprisse dal vento e dalla sabbia, in attesa che anche l'altro uomo li raggiungesse.
    Restò immobile poi, osservando un pò perplesso il teatrino del terzo uomo che crollava a terra forse a causa di una sbornia.
    Quando poi O'Donnell si presentò, annuì in risposta e gli porse la mano, stringendo vigorosamente quella del soldato.
    << Il mio nome è Angelus Grayfox, penso di essere stato assegnato a guidare questo gruppo, anche se non mi è ancora stata data conferma.>>
    Spiegò, gettando poi uno sguardo interrogativo al nero, come chiedendogli il suo nome, per poi guardare invece l'uomo semi-agonizzante a terra.
    << Finn ma... Il tuo compagno sta bene? Siamo sicuri che resisterà alla missione?>>
    Chiese a quello che sembrava un grosso boscaiolo irlandese.
    Le prime impressioni erano state particolari.
    Era ancora un pò scostante verso il nero, non per il suo aspetto, che certo era particolare, quanto per quel qualcosa di lui che ancora non gli era chiaro.
    D'altro canto Finnegan gli era simpatico, sembrava un tipo allegro e a posto, anche se era troppo presto per dirlo e si chiese a che esercito avesse appartenuto.
    D'altro canto, non riusciva minimamente ad inquadrare il compagno di Finnegan... Aveva un fisico strano ed era... Bho... Strano.
     
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  5. GameMaster2
     
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    Bwabwabwa!


    Dalla strada alle loro spalle avanzò rumorosa una vecchia familiare color cielo, preceduta di un centinaio di metri da una moto che mordeva l'asfalto sporco di terra con ruote delle dimensioni ragguardevoli.

    "Peter..." disse l'uomo dalla pelle scura, con un timido sorriso e senza condividere l'espansività del grosso irlandese. Quest'ultimo mantenne il suo sorriso, ma scosse vigorosamente la testa alle parole di Angelus -il quale aveva nuovamente avvertito l'odore di Peter, ma che ancora una volta non era riuscito ad identificarlo-.
    "Non ci hanno ancora assegnato a nessuna squadra, amico", disse con una parvenza di serietà.

    La moto pareva essere una Harley o qualcosa che molto vi assomigliasse. Assisa su quella sella stava una figura che indossava una sorta di armatura: era ancora troppo lontana perché Angelus cogliesse altri dettagli. Dall'altra parte della strada, invece, stavano arrivando un taxi e una jeep di un rosso fiammante. Un'altra moto si profilava all'orizzonte, probabilmente un modello da fuoristrada (plausibile, dato che stava tagliando direttamente per la dura terra della steppa).

    D'improvviso, il grosso soldato sbottò in un "Ah! E tu dovresti essere uno dei caposquadra...? Diamine, ed io che credevo che si trattasse di un lavoro serio!" asserì con voce forte.
    Dopo aver tenuto una specie di smorfia di serietà sul volto per un paio di secondi, l'uomo non riuscì più a trattenersi e scoppiò in una risata bassa ed allegra.
    "Ti sfotto, ragazzo, nient'altro. Giusto per rompere il ghiaccio" disse, facendo l'occhiolino e tornando a sorridere.
    "Se sai quel che fai, sarà un piacere ricevere ordini da te. Non sei il ragazzo più giovane da cui il vecchio Finn si è fatto comandare, ci credereste?" chiese rivolto ad entrambi i suoi interlocutori, ridacchiando nuovamente.

    Tutto l'eterogeneo gruppo di veicoli stava convergendo alla loro posizione, e da lì a una decina di secondi sarebbero giunti per fare le ulteriori dovute presentazioni.

    Finnegan non badò con troppa attenzione alla carovana di lamiera che stava dirigendosi verso di loro. Dietro di lui, il suo collega tossì un grosso grumo di saliva e cibo parzialmente digerito, sempre cercando di non soffocarsi nel proprio vomito.
    "Mai sentito parlare di Due Galloni Macmillan, immagino" disse, accennando con la testa al suo sfatto collega (che al momento stava avendo qualche difficoltà a non scivolare in avanti direttamente con la faccia sul terreno).
    "Fossi in te, non farei troppo caso alla sua carenza di lucidità, ragazzo. Sul mio onore," disse, tracciandosi con le dita una croce sul petto "non esiste nessuno al mondo che sappia sparare come lui. Ed il fatto che sia ubriaco e sotto l'effetto di un eccitante per cavalli non fa alcuna differenza: dai retta a Finn" concluse.

    La familiare azzurra fu la prima a fermarsi, e due uomini ne scesero quasi in contemporanea. Parevano due russi od ucraini, perlomeno a giudicare dai tratti somatici (anche la pelle chiara e gli occhi azzurri confermavano quell'impressione). Vestivano jeans e giacche di pelle, ed avevano espressioni navigate e risolute.
    "Dobrej denj", salutò il più basso dei due, e l'altro si limitò ad un cenno del capo. Aprendo il cofano, il primo afferrò un AK-47 e passò al secondo un paio di Scorpion dall'impugnatura in finto legno. Dopodichè, i due rimasero accanto al veicolo, in attesa.

    Dalla moto (che si era rivelata esattamente una Harley, vedendola da vicino) scese una donna dal fisico atletico e possente, coperta integralmente (a parte il volto) da un'armatura leggera in strati di plastitanio, di colore grigio scuro. Si trattava, Angelus lo sapeva, di equipaggiamento che solo le grandi corporazioni erano in grado di procurarsi: quel completino, da solo, avrebbe potuto facilmente valere due volte lo stipendio che l'uomo avrebbe guadagnato partecipando a quella missione. Vista da vicino, la donna non aveva nulla di sensuale: era alta un buon venti centimetri più del combattente, ed il suo fisico pareva modellato apposta per la battaglia. Qualcuno del gruppo avrebbe potuto pensare ad una creazione in provetta: le corporazioni, dicevano le malelingue, progettavano in laboratorio i propri esecutori in modo da renderli perfetti per i loro scopi, e poi li mandavano in giro per la città per fare allenamento...
    Nonostante l'apparenza, la donna salutò con un "Salve a tutti" i presenti, utilizzando una voce relativamente alta che in parte stonava con quel corpo tanto atletico. Angelus avrebbe potuto giurare, mentre ella si posizionava loro accanto, di non poter percepire alcun odore proveniente da lei.
    Finnegan diede il gomito ad Angelus, quando la vide avvicinarsi. Il suo sguardo divertito pareva ammirato dal fisico scultoreo dell'altra (sebbene non ci fosse sensualità nelle movenze di quel ricettacolo di muscoli e nervi).

    Il taxi e la moto fuoristrada giunsero contemporaneamente. Dal primo uscì una ragazzina che non doveva avere più di diciassette anni, che indossava un vestito eccessivamente discinto per il clima della steppa (pantaloni eccessivamente corti ed un giubbotto leggero che metteva in mostra le sue forme). Aveva capelli con le punte tinte di biondo e portava una mitraglietta senza calcio (e parecchio scassata, ad una prima occhiata). Era truccata pesantemente ed i suoi lineamenti dolci (naso, zigomi e sopracciglia appena accennati) erano contratti in una maschera di aggressività. Non salutò nessuno dei presenti, e rabbrividì quando l'aria algida del pianoro le morse la carne nuda.
    Dalla moto scese un uomo dai tratti orientali, alto e dal fisico atletico. Portava un lungo vestito nero, che nascondeva allo sguardo dei presenti qualsiasi arma od equipaggiamento questi potesse avere addosso. Aveva un portamento rilassato ed uno sguardo sereno, e salutò i presenti con un "Che il nuovo giorno vi sia propizio. Il mio nome è Kamnan.". Angelus, al suo arrivo, percepì un distante ma deciso profumo di incenso provenire dalla sua figura, in particolare dai capelli neri che teneva lunghi fino al collo.

    Dalla jeep rossa che arrivò subito dopo scese quella che sembrava una via di mezzo fra una vecchia nonna ed un punk. La donna ultrasessantenne ostentava un'alta cresta rossa su un cranio altrimenti completamente rasato, e portava giacca e pantaloni di un pesante tessuto di jeans. Il suo volto era un disordinato miscuglio di rughe, piercing e orecchini che spuntavano da ogni estremità disponibile. Salutò tutti i presenti sputando a terra e ghignando, e trascinando i grossi anfibi che portava ai piedi in loro direzione. In mano teneva un fucile da caccia che pareva stato essere pesantemente rimaneggiato.

    Un'altra macchina, una due posti molto mal tenuta, stava profilandosi all'orizzonte. E molto dietro di questa, al limitare del loro campo visivo, una notevole nuvola di polvere stava alzandosi massiccia: troppa, per poter essere smossa da un solo veicolo.


    Edited by GameMaster2 - 27/10/2011, 01:01
     
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  6. Lhou
     
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    Angelus annuì a Finn con un lieve accenno di sorriso.
    Gli piaceva il grosso irlandese, era un tipo simpatico e piuttosto socievole, oltretutto ad una prima impressione la sua stazza e le armi che portava gli davano l'impressione di un soldato vissuto, o per lo meno di uno che aveva spaccato tanta legna da aver imparato a spaccare anche le persone altrettanto bene.
    Il suo amico, quello che si trovava ancora a terra agonizzante sembrava estremamente bizzarro, ma non aveva motivi di non fidarsi di ciò che gli disse Finn, era curioso di vedere quell'uomo sparare.
    Se fosse stato un cecchino, sarebbe stato estremamente utile in una missione come quella.
    Non riusciva invece a farsi un idea chiara su Peter.
    Sembrava un tipo tranquillo ed estremamente serio ma... Qualcosa di lui non gli tornava... Qualcosa nel suo odore forse...
    Ma scosse il capo, togliendosi quei pensieri dalla testa ed osservò il resto di coloro che si stavano aggregando.
    E si rese conto perchè il suo aspetto nonostante tanto appariscente non avesse destato gran che di attenzione quando si era presentato alla richiesta del lavoro...
    Un paio di russi che avevano tutta l'aria di venire dal KGB (sperò di no) o dalla mafia russa, una donna che pareva più una lottatrice.
    Osservò per qualche istante il suo fisico e si rese conto che probabilmente, come lui, era nata e cresciuta unicamente per quello.
    Altrettanto probabile per desiderio di una grossa corporazione, si chiese quindi perchè fosse li, se l'avessero mandata loro o se fosse riuscita a liberarsene come aveva fatto lui.
    Successivamente quella che arrivò fu una ragazza.
    O ragazzina.
    Non aveva probabilmente più di diciassette anni e, Angelus si sentì un pò pedofilo a pensarlo, era davvero molto carina. Non che lui dimostrasse più di una ventina d'anni, certo, ma ne aveva più di sessanta effettivi e, in realtà, si era sempre poco interessato ai rapporti sentimentali. Era deciso a continuare a farlo anche ora.
    Osservò l'uomo che arrivò subito dopo; era orientale, cinese o forse giapponese, come lui vestito da abiti neri.
    Ad una prima occhiata, già il mezzodemone aveva idea di che genere di persona potesse trovarsi davanti.
    O un combattente, forse un esperto in arti marziali vista l'assenza di armi e il fisico atletico, o al più un arcanista o uno spiritualista, visto il lieve profumo d'incenso.
    Osservò poi quella che probabilmente era il compagno più strano che si trovasse in quel gruppo che qualcuno avrebbe definito come di fenomeni da baraccone.
    Una maledettissima nonna punk soldato.
    Ma dove diavolo era finito? In un fumetto americano?
    Si portò una mano al volto, strofinandoselo per allontanare quei pensieri e riflettere.
    Erano in arrivo altri veicoli, probabilmente una manciata di altri compagni e in seguito i convogli che avrebbero dovuto proteggere.
    Spero solo di non avere problemi grossi con i suoi compagni, avrebbe preferito evitare litigate per qualcuno troppo curioso.
    Alzò poi lo sguardo e, con cenni del capo per lo più, ed in un paio di rari casi una o due parole, salutò tutti i venuti, per poi restare immobile, la mano destra in tasca, la seconda appoggiata sull'elsa di Kurohime, in attesa che gli ultimi ritardatari si presentassero.
     
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  7. GameMaster2
     
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    La decappottabile scassata che giunse vicino alla loro posizione parcheggiò a qualche decina di metri da loro, e non ne uscì nessuno. A pochi secondi di distanza, il convoglio di veicoli raggiunse lo spiazzo dove si trovavano tutti i mercenari, fermandosi loro accanto.
    Si trattava di tre auto e tre camion. Mentre l'ultima macchina del gruppo era una comunissima familiare, le altre due erano corazzate grazie a spesse lastre di metallo, avevano reti in ferro di maglia larga a protezione dei finestrini e sopra ai pneumatici portavano lastre d'acciaio spesso quasi mezzo millimetro. Entrambi i veicoli non sembravano nati come blindati, ma piuttosto rimaneggiati in seguito in modo piuttosto artigianale.
    Un discorso analogo valeva per i tre camion, ricoperti su tutti i lati da lastre metalliche rivettate in modo non sempre regolare alla struttura portante della carrozzeria. Due dei tre veicoli avevano circa le stesse dimensioni, come di grossi autocarri con la giunzione fra rimorchio e motrice a sua volta protetta da blindature. Il terzo camion, invece, pareva piuttosto un grosso camper dalla larghezza considerevole, sul cui tettuccio era montata una sorta di piattaforma da cui spuntava una pesante mitragliatrice,.
    Dall'auto che guidava la comitiva scesero tre uomini, di cui due parevano mercenari loro pari (probabilmente impossibilitati a giungere al luogo dell'appuntamento altrimenti, dovevano aver pensato di chiedere un passaggio gratis direttamente al convoglio).

    Il primo dei tre aveva un andatura marziale, aveva il torace coperto da uno spesso giubbotto antiproiettile ed un giubbotto tattico con tasche piene di equipaggiamento di prim'ordine. Portava a tracolla una carabina CAR15 Colt Commando, accessoriata di tutto punto con lanciagranate, mirino tattico ed espansione del caricatore. L'uomo aveva occhi di un verde smorto tendente al grigio, portava capelli rasati a zero ed aveva un innesto neurale chiaramente visibile montato sulla parte destra della nuca, che andava a collegarsi al cervelletto tramite una robusta treccia di cavi. Il naso sporgente era la sola caratteristica di spicco di un volto affilato ma abbastanza generico, assieme a quella che sembrava una cicatrice, che doveva attraversargli il fianco, ma di cui poteva intuirsi solo la parte terminale, all'altezza del collo.
    Dietro di lui scese un uomo vestito con pantaloni e giubbotto di una fantasia mimetica beige e verde, che portava a tracolla quello che pareva essere un lanciagranate M79, ed aveva attorno al busto un cinturone pieno di proiettili esplosivi di grosso calibro. Nonostante la pelle non troppo scura, il suo volto aveva chiari i lineamenti di un indiano d'america, con capelli relativamente lunghi e scuri lasciati crescere all'indietro. Giunse salutando i presenti con un "Ehi, gente" ed un gesto ampio della mano.
    Ultimo dei tre, scese dal veicolo un uomo (o donna?) con il volto coperto da un pesante cappuccio di una maglia pesante, coadiuvato da una pesante sciarpa che mostrava soltanto gli occhi di un verde molto chiaro ed il lembo di pelle immediatamente ad essi limitrofo. Aveva pantaloni larghi stretti in vita da una cintura lacera, e teneva le mani in tasca senza guardare nessuno in particolare. Non sembrava avesse armamenti di sorta, e nemmeno avere qualche particolare anormalmente interessante: tuttavia, quando si fece vicino, Angelus poté chiaramente avvertire come un odore di idrocarburo provenire dall'uomo, una specie di sottile traccia di metanolo e plastica. Si trattava di un odore che non aveva mai sentito, che sapeva di artificiale in un modo del tutto ignoto.

    Dai camion e dalle macchine blindate, scesero i piloti andando senza troppe cerimonie a salire sulla biposto e sulla familiare, che celeri partirono e presto non furono altro che puntini in allontanamento verso l'orizzonte. Quegli uomini erano stati evidentemente incaricati di condurre i veicoli fino a là: da quel punto in poi, pareva, avrebbero dovuto cavarsela da soli. La partenza del gruppo fu accompagnata dal sonoro conato di vomito dell'uomo che ancora stava cercando di non soffocarsi nei propri rigurgiti, alle loro spalle. Due Galloni Macmillan era girato sul fianco, e sembrava essere parzialmente riuscito a liberare le proprie budella da qualsiasi intruglio vi fosse stato contenuto poco prima.

    Dopo aver lanciato all'ubriaco un'occhiata di disapprovante disprezzo, l'uomo che per primo era sceso dall'auto del convoglio parlò, saltando i preamboli e rivolgendosi a tutto il gruppo con una voce decisa e forte abbastanza da farsi sentire.
    "Immagino sappiate tutti perché siamo qui oggi. Il mio nome è Mattewson, e sarò il coordinatore dell'intera operazione", disse.
    "Il convoglio sarà composto da due auto di scorta, una all'inizio ed una alla fine della colonna. Fra queste, i tre camion si disporranno lasciando quello armato al centro, in grado di coprire con la sua mitragliatrice un raggio il più ampio possibile" asserì.
    Riprese subito a parlare, muovendo lo sguardo fra tutti loro: "Ora, che gli altri due caposquadra si facciano avanti".
     
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  8. Lhou
     
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    Angelus rimase immobile, sforzando la sua volontà di ignorare il vento gelido e sferzate, fortunatamente aiutato dalla sua natura che lo rendeva resistente a quei climi.
    Osservò i nuovi arrivati, dandosi dell'idiota per non aver chiesto anche lui un passaggio, ma togliendosi quel pensiero dalla testa subito dopo; ora, era poco influente.
    Osservò per qualche secondo il ragazzo, o ragazza, totalmente incappucciato e rifletté sull'odore che aveva sentito.
    Era strano, qualcosa di artificiale... Non l'aveva percepito addosso a Trisha quell'odore, certo, ma gli veniva in mente che poteva trattarsi di un automa, anche se forse era un ipotesi un pò azzardata ora come ora.
    Distolse comunque quasi subito i suoi pensieri anche da li ed ascoltò il discorso del loro coordinatore; un discorso effettivamente sensato, di uno che di sicuro aveva un minimo di esperienza.
    Quel tipo non gli dispiaceva.
    Quando poi chiamò i due caposquadra, rimase qualche istante fermo, in attesa, per essere sicuro che fosse lui.
    Quando solo uno si sarebbe fatto dichiarato tale, allora anche lui avrebbe fatto un passo, restando però in totale silenzio e facendo quello che poteva essere un vago saluto marziale. Non goffo, solo vago.
    Questo non perchè non ricordasse come si facesse, solo trovava poco consono fare il bravo soldatino in quell'occasione.
     
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  9. GameMaster2
     
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    Il capo della compagnia lanciò ad Angelus uno sguardo di disappunto, al suo cenno silenzioso. Probabilmente si era aspettato che l'altro si presentasse, in qualche modo. Al farsi avanti di Angelus, la vecchia era scoppiata in una specie di risata carica di catarro, ed aveva sibilato fra sé qualcosa come "...li vanno a prendere all'asilo". Macmillan, dal canto suo, non ebbe nulla da ridire, mentre con una rumorosa serie di colpi di tosse stava imbrattando il terreno con residui di ciò che si era trovato fino a poco prima nel fondo del suo intestino.

    Prima che qualsiasi parola potesse essere pronunciata, la donna possente, all'interno della sua corazza grigia, fece un unico passo avanti, con andatura secca e marziale. Nonostante fosse ritta in piedi, chiunque ne avesse osservato la figura muscolosa avrebbe potuto giurare che ella sarebbe stata in grado di scattare come un felino da un momento all'altro.
    "Rhka Kalissa", si presentò la donna, guardando prima l'uomo che si era presentato come Mattewson, e poi tutto il resto della compagnia con i suoi occhi scuri.

    Rivolgendole un cenno secco d'assenso, Mattewson si rivolse all'altro caposquadra, parlando in modo abbastanza rapido.
    "Greyfox" asserì, in modo che tutti potessero sentirlo. Sembrava che avesse ripescato il nome dalla propria memoria, probabilmente la compagnia che li aveva ingaggiati gli aveva permesso a Mattewson di leggere tutti i loro profili per farsi un idea delle persone con le quali stava accingendosi a lavorare.
    "I caposquadra dovranno prendere posizione in due dei tre autocarri, a loro discrezione" affermò con la stessa parlantina, che non lasciava spazio a perdite di tempo.
    "Io aprirò la colonna, a bordo della prima auto blindata", aggiunse. Proseguì subito dopo aver estratto da una delle tasche del giubbotto tattico tre piccole ricetrasmittenti da orecchio: "Voi due rimarrete sempre in contatto con me utilizzando queste. Dovrete fornire rapporti sulla situazione e comunicare gli ordini alle vostre squadre" disse, passando alla sua destra ed alla sua sinistra i due oggetti, che per passamano giunsero alla donna e ad Angelus. L'apparecchio era una specie di piccola auricolare dotata di un tubicino sottile che doveva fungere da microfono. Doveva essere dotata di batteria interna, dato che nessun cavo sembrava partire dal piccolo oggetto. Attraverso un apposito gancio di plastica sagomata, sarebbe stato possibile fissare il trasmettitore direttamente al padiglione acustico.
    "I capisquadra dovranno scegliere il veicolo, ed in funzione di questo la squadra che vorranno portare a bordo" disse poi, facendo un passo indietro.
    "Tutti coloro i quali sono dotati di abilità accessorie al solo combattimento, descrivano le proprie competenze" disse, attendendo che gli interessati si facessero avanti.

    Rompendo il silenzio che era venuto a crearsi, Kamnan avanzò di un passo, dicendo con voce pacata "Sono in grado di prestare supporto medico", senza rivolgersi a nessuno dei due capisquadra in particolare, ma sorridendo.
    Quasi senza lasciarlo finire di parlare, la ragazzina del gruppo alzò la mano, pronunciando un "Idem" non particolarmente convinto.
    Dopo un istante, uno dei due ucraini -quello alto- parlò, senza spostarsi dalla sua posizione, ma indicando con il calcio dell'arma il suo compagno. "Lazar' può curare cose macchina. Motori, ruote. E Lazar' guidava grande, cose macchina." si espresse, con una pronuncia complicata da seguire e montando parole in modo raffazzonato.
    Dato che nessuno si fece avanti, fu Finn a parlare, stringendo l'occhio all'atletica donna che aveva di fronte: "Se cercate un altro buon pilota, fate un fischio al vecchio Finn".
    Quello che assomigliava ad un pellerossa annuì, gesticolando la mimica di un volante in derapata, e dicendo "Stessa cosa per me".
    Quando anche la sua voce e l'eco della stessa furono scomparsi, fu Kalissa a pronunciarsi, sempre mantenendo la sua postura ritta e marziale.
    "Per quanto mi riguarda, so curare un ferito ed anche riparare un veicolo" affermò, diretta ad Angelus. Se si fosse trattato di un modo per dirgli che non avrebbe necessitato di simili figure nel suo gruppo o se si fosse trattato di una specie di vanto, dalla sua voce non si poté intuire alcunché.
    Dopo che ella ebbe parlato, nessuno più ebbe nulla da dire, e Mattewson riprese. Per tutto quel tempo, Peter era rimasto a dondolarsi nella sua posizione, con le mani in tasca, e guardando fisso per terra o spaziando con lo sguardo verso l'orizzonte.
    "Bene. Ora, decidete quale veicolo fra i tre vorrete utilizzare, e quale dovrà essere la vostra squadra. Ciascun camion ha tre posti, e quello con la torretta uno in più in corrispondenza della mitragliatrice" descrisse.
    "Il pilota della mia vettura ora è già su uno dei camion, e si occuperà del veicolo di testa" disse, lasciando intendere che c'era un tredicesimo uomo pronto a condurre la prima auto.
    "Ora, a voi la scelta" concluse, incrociando le braccia al di sopra di giubbotto antiproiettile e giacca tattica.
    Kalissa guardò Angelus con i suoi occhi scuri dall'alto verso il basso, aspettando. A quanto pareva, la donna non aveva alcuna intenzione di compiere una qualche decisione per prima: di nuovo, se si trattasse di un atto di gentilezza verso Angelus (forse motivato dal suo aspetto eccessivamente giovane) o di un deliberato gesto di superbia, non si sarebbe potuto dire.


    Edited by GameMaster2 - 6/11/2011, 01:56
     
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  10. Lhou
     
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    Il ragazzo ignorò lo sguardo di Mattewson e le parole della vecchia punk in quanto già quando il coordinatore aveva cominciato a parlare, la sua mente si era messa freneticamente in modo, cominciando ad elaborare sistuazioni e possibili soluzioni.
    Per lui era come un puzzle, un gioco ad incastri dove ognuno del gruppo andava incastrato nella posizione corretta così da rendere una fortezza inassediabile quel convoglio.
    Tuttavia, prima di tutto, portandosi una mano alle labbra con fare riflessivo, si spostò verso i mezzi e cominciò ad osservarli attentamente, tentando di carpirne i dettagli, e cosa sarebbe stato possibile fare a seconda delle situazioni, se fosse stato possibile, per esempio, arrampicarsi incima ad ognuno di essi e sorreggervicisi, oppure sporgersi dall'abitacolo e posizionarsi fuori anche aggrappato.
    Aveva bisogno di capire bene come erano fatti i mezzi, per elaborare qualcosa di decente.

    << Sarebbe stato comodo avere qualche informazione scritta su ognuno dei membri della spedizione, mi avrebbe permesso di elaborare qualcosa di più dettagliato e con più calma... Ma mi farò bastare quello che c'è.>>
    Disse, mentre rifletteva osservando i convogli.
    Avevano giusto un pilota per convoglio, erano stati fortunati... E tre persone in grado di prestare servizio medico.

    << Io non me la cavo male come pilota, ma non ho mai guidato in un inseguimento o in situazioni di pericolo, quindi lascio il posto agli altri.>>
    Lasciò perdere il fatto che per quanto riguardava le cure mediche, sapesse giusto ricucire una ferita. Trovava fosse piuttosto irrilevante vista la situazione.
    La disposizione pensata dal loro coordinatore era l'ideale, concordava perfettamente con ciò che aveva pensato sotto quel punto di vista.
    Solo dopo quel pensiero, si rese conto di stringere una trasmittente in mano.
    La osservò per qualche istante perplesso.

    << Avrei bisogno che qualcuno mi spieghi come funziona, non sono pratico di tecnologia.>>
    Certo, aveva usato trasmittenti in passato e anche molto spesso ma... Dannazione erano maledettamente più semplici e meno tecnologiche di quel... Quel pezzettino di plastica che poteva frantumare premendo fra due dita.
     
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  11. GameMaster2
     
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    Un buona parte del gruppo lo osservò divertito, mentre si arrampicava sul fianco del veicolo per osservarne ogni dettaglio. Gli unici sguardi che si differenziavano erano quelli di Mattewson, di Kalissa e di Macmillan. Il primo perché sembrò ignorare ciò che stava compiendo il mezzodemone, la seconda perché sembrava approvare tacitamente, ed il terzo perché troppo occupato a tossire contro il terreno per poter osservare alcunché.
    Mattewson si strinse nelle spalle, alla prima richiesta di Angelus. A quanto sembrava, anche lui non era null'altro che un mercenario loro pari a cui era semplicemente stata data la possibilità di dare un'occhiata ai loro fascicoli: probabilmente, però, era stato soggetto alle decisioni dall'alto anche lui come gli altri.
    "Incastratela dietro ad un orecchio e porta il tubicino col microfono accanto alla bocca. Le tre trasmittenti fanno capo ad un unico canale di comunicazione a corto raggio, in modo che se dovessi comunicare con uno dei caposquadra, automaticamente parleresti con tutti", spiegò Mattewson.
    "Nota che non è un walkie-talkie: quell'affare permette in ogni istante di ascoltare, anche mentre si parla: l'unica cosa da decidere è quando gli altri ascolteranno la tua voce. Il pulsante piccolo va tenuto premuto per poter parlare, quello grande una volta attivato tiene aperto il collegamento fintanto che non viene ripremuto", concluse.

    I tre camion erano piuttosto larghi e tozzi. Dei tre posti, quello centrale era stato dedicato al pilota, e i due ai suoi fianchi erano abbastanza larghi per poter ospitare un uomo e permetterne un movimento non troppo limitato. Ai fianchi del veicolo, in corrispondenza dei finestrini, si aprivano delle blindature a rete con una maglia piuttosto larga, che permetteva dall'interno di avere un buon angolo di visuale. Alla rete, internamente, era anteposto uno spesso vetro che pareva essere a tutti gli effetti antiproiettile, nel quale si apriva una sottile striscia orizzontale che avrebbe potuto essere utilizzata per sparare.
    Il resto dei veicoli erano ricoperti di lastre metalliche di un certo spessore e non troppo regolari, tuttavia non presentavano appigli o supporti in grado di reggere una persona in un percorso insidioso come quello che si apprestavano a compiere; senza contare che chiunque si fosse trovato all'esterno sarebbe stato del tutto privo di una qualsivoglia protezione.
    Osservando dall'alto, davanti agli occhi dell'uomo si profilò la mitragliatrice montata sul tettuccio del terzo camion. Si trattava di un Browning M2 con supporto girevole, e dotata di due barriere metalliche dell'altezza di circa un metro che al momento erano abbassate. Alzando i due corpi di acciaio, chiunque si fosse trovato in quella postazione avrebbe potuto sparare mantenendo un angolo di circa 120° davanti a sé del tutto coperto, mentre i fianchi ed il retro sarebbero stati sguarniti. Per utilizzare quell'arma, vi era una rientranza nella carrozzeria superiore che presentava una sorta di elementare sedile girevole con delle cinture a cui legarsi, ma nessun collegamento diretto con i posti di guida. Per utilizzare l'arma, uno di loro avrebbe dovuto posizionarsi lì sopra fin dal principio dell'operazione.
    I due tipi di camion, ad un esame più attento, presentavano alcune sottili differenze. Per iniziare, parevano realizzati da due costruttori differenti, in quanto sia il tipo di metallo usato che le rivettature che lo agganciavano alla scocca erano completamente diverse. Gli strati di blindatura di quest'ultimo veicolo erano leggermente più sottili degli altri due, e non sempre coprivano ogni angolo della carrozzeria in modo capillare (cosa che invece potevano vantare gli altri due veicoli). Le ruote, invece, parevano protette circa allo stesso modo (l'unica differenza era, di nuovo, un metallo leggermente meno spesso). Infine, contrariamente al veicolo armato, gli altri due presentavano dei paraurti anteriori e posteriori in metallo pieno, dello spessore di qualche centimetro. Con una simile dotazione, non si sarebbero danneggiati eccessivamente se si fosse reso necessario travolgere qualcosa.
     
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  12. Lhou
     
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    Angelus osservò con attenzione i mezzi, notando le differenze, e si attaccò l'auricolare come Mattewson gli aveva spiegato, mentre il coordinatore dava la sua spiegazione.
    Ignorò gli sguardi divertiti della maggior parte mentre finiva l'osservazione, poi tornò fra gli altri e rimase in silenzio qualche istante con fare riflessivo.
    C'erano molte possibili disposizioni e troppe possibili variabili in gioco, visto e considerato soprattutto l'ignoranza che aveva per quanto riguardava la capacità di combattimento di gran parte del gruppo.
    Dannazione, se solo avesse avuto un minimo di fascicolo precedentemente...
    Ma non ce l'aveva, era inutile piangere sul nulla.
    Sospirò, passandosi una mano sui capelli mentre guardava gli altri.

    << Dunque...>>
    Cominciò.
    << Viste le mie qualità e quel poco che so sulle capacità dei presenti, penso che prenderò Finn e MacMillan nella mia squadra, scegliendo il camion di coda.>>
    Disse, gettando uno sguardo prima al grosso irlandese, poi all'uomo a terra e pregando con tutto se stesso che Finn gli avesse raccontato giusto sul pistolero.
    << Inoltre se può essere utile ho qualche idea su come potrebbe essere effettuato il dispiegamento di forze negli altri due camion, ma lascio prima parlare l'altro caposquadra.>>
    Aggiunse, subito dopo, osservando di nuovo sia i presenti che i camion.
    Era curioso di sentire cosa aveva da dire la grossa combattente, di sentire quanto ne sapeva di strategia, quanto ci sapeva fare come comandante.
     
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  13. GameMaster2
     
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    Mattewson guardò stranito Angelus, alla sua dichiarazione di vole prendere nel suo gruppo il malmesso ubriacone. Al contrario, l'espressione di Kalissa replicò l'ombra di approvazione mostrata poco prima: non fu tuttavia possibile al mezzodemone capire se fosse dovuta al suo condividere la scelta, o piuttosto al mero sollievo di non rischiare di trovarsi in squadra un elemento come Macmillan. Per il resto, Finn sorrise radioso in direzione del mezzodemone, mentre il resto del gruppo non fece particolare attenzione alla sua affermazione.
    "Innanzitutto, dovremmo avere altre informazioni sui nostri avversari" disse la caposquadra, rivolta a Mattewson ma mentre guardava Angelus.
    "Sì", rispose lui eseguendo con la testa un secco cenno di assenso.
    "Si tratta perlopiù di banditi del deserto, razziatori di questa zona. Dalle informazioni disponibili, si tratta di fuggiaschi e reietti, scappati dalla città e costruitisi una specie di rifugio da qualche parte in questa steppa, diventata col passare degli anni una specie di calamita per feccia del genere", affermò asciutto.
    "Vivono di quanto riescono a rubare, e assaltano i viaggiatori con attacchi lampo portati da squadre di moto o piccoli veicoli molto maneggevoli. In genere sono male armati, ma ci sono testimonianze riguardanti l'utilizzo di armi pesanti", concluse.
    Khalissa rifletté un secondo, ma non abbastanza per ponderare daccapo un'intera squadra. Probabilmente, la sua scelta era già stata fatta.
    "Il mio veicolo sarà il primo camion della colonna. Con me voglio lui, per avere supporto pesante sui fianchi" disse, indicandol'uomo armato di lanciagranate, "E lui" affermò, indicando l'uomo incappucciato, che non si mosse dalla sua posizione pur senza smettere di guardare la donna. In quell'occasione, Angelus poté giurare che i suoi occhi non apparivano verdi come gli erano sembrati inizialmente, ma dotati di diverse sfumature di giallo.
    "Nel veicolo centrale servirà qualcuno in grado di sparare e far funzionare la mitragliatrice in caso di guasto: il suo fuoco di supporto potrà rendersi prioritario. Lui, è il mio suggerimento" disse, indicando l'ucraino che il suo collega aveva chiamato 'Lazar.
    "Inoltre, tenendo conto che sull'ultima macchina sarebbe funzionale posizionare loro due" continuò, indicando la vecchia e l'altro ucraino, "Nel veicolo centrale dovrebbero stare loro", asserì, indicando Peter, la ragazzina e Kamnan.
    Dopo aver parlato, la donna tacque, attendendo un responso dagli altri due capisquadra.
    Mattewson obiettò in modo pacato e freddo, con un "Da quanto ho capito, 'Lazar non parla la nostra lingua, e separarlo dal suo compagno potrebbe rendere difficile fargli capire gli ordini".
    Kalissa si strinse nelle spalle, dicendo seraficamente: "Deve soltanto fare in modo che quell'arma continui a sparare, nient'altro.".
     
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  14. Lhou
     
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    Angelus ascoltò il dialogo fra i due, in perfetto silenzio, ragionando, mentre nel suo schema mentale dei veicoli andavano a posizionarsi le tasselle da puzzle che rappresentavano i vari membri della missione.
    Subito, cominciò ad elaborare mentalmente i pro e i contro di quello schema rispetto ad altri, soprattutto riguardo ciò che aveva appena sentito sui loro possibili nemici, anche se su questo argomento già ne immaginava la maggior parte delle informazioni.

    << Sono d'accordo con lei.>>
    Asserì improvvisamente dopo l'ultima risposta di Kalissa.
    << Non è importante che 'Lazar parli la nostra lingua, sa sparare con quel mitra e la saprebbe riparare, è autonomo e in ogni caso, stando sul tetto, avrebbe poco conto che capisse la nostra lingua, nel caos di uno scontro faticherebbe a comunicare con i compagni.>>
    Spiegò a Mattewson, riflettendo sull'effettiva efficienza dell'elaborazine di Kalissa; quella donna ci sapeva fare e ciò gli piaceva.
    Rispose all'occhiolino di Finn con un accenno di sorriso, prima di proseguire.

    << Inoltre, in questo modo si concentrano un forte fuoco sul camion di punta, un eccellente tiratore sul camion arretrato lasciando leggermente sguarnito di potenza di fuoco quello centrale, che tuttavia è più che compensato dall'arma che porta con se.>>
    Concluse, annuendo deciso per le scelte e la tattica stabilita.
    Si, sembrava che tutto funzionasse, potevano andare più che bene con questa soluzione.
    A quel punto, gettò uno sguardo verso il grosso irlandese.

    << Spero tu abbia ragione su MacMillan.>>
    Gli sussurrò, sperando veramente che Finn non avesse gonfiato le capacità dell'amico, per poi gettare uno sguardo incuriosito a Kalissa e concludere posando lo sguardo su Mattewson, in attesa di ulteriori direttive.
     
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  15. GameMaster2
     
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    Scivolando su se stesso, Macmillan batté una sonora facciata sul terreno, riorganizzando malamente mani e gambe cercando di trovare una posizione comoda. Dopo essersi girato con la pancia in su, rimase a terra con gli occhi socchiusi e senza smettere di parlottare tra sé.
    "Eccellente tiratore, quello?", gli disse in faccia la vecchia, ed un basso ridacchiare si diffuse fra una buona parte dei mercenari. Kamnan e Mattewson mostrarono una chiara espressione di perplessità, ma non dissero nulla.
    Quando il silenzio fu ripristinato, il soldato pose fine alla questione, con un "Molto bene, allora le squadre sono decise". Dopodiché si guardò attorno, rivolgendosi a tutti i mercenari: "Come alcuni di voi hanno capito, lo scontro a fuoco non sarà un'opzione. Chiunque non sia adeguatamente armato, venga con me e porga rimedio".
    L'uomo si incamminò verso la prima auto blindata, accanto alla quale il suo pilota (un tipo alto e grassoccio, dalla lunga barba bionda) aveva aperto un borsone che conteneva cinque o sei fra pistole e smg generiche, ed un buon numero di munizioni delle stesse. La ragazzina era stata la prima ad arrivare, allungando la mano ed afferrando una Glock 18 che sembrava nuova, chiedendo eccitata se avesse potuto tenerla dopo la missione. Al seccato scuotimento di testa da parte di Mattewson, ella aveva sbuffato e si era allontanata con l'arma ed un paio di caricatori sotto il braccio, mentre si soffiava sulle mani sbiancate dal freddo cercando di riscaldarsi. La creatura dal volto coperto era giunta per seconda, ed aveva raccolto un Mac10 dal metallo graffiato e rovinato, ma che sembrava in condizioni decenti. Infine Peter aveva soppesato alcune armi, concludendo tuttavia senza afferrarne nessuna, ed allontanandosi verso il suo veicolo con un'espressione costernata sul volto.
    "Sei più saggio di quanto dovrebbe esserlo un ragazzino della tua età", aveva sussurrato Finnegan al mezzodemone non appena il cerchio di persone era andato sciogliendosi
    "In città dicono 'L'apparenza è un nemico sorridente'. Non avrai modo di pentirti della tua scelta, parola mia.", aggiunse serio, e subito dopo andò verso il suo veicolo e si mise a tracolla un vecchio Dragunov tutto ossidato. Fatto ciò, afferrò Macmillan per le spalle e lo trascinò verso il loro blindato, mentre questi borbottava un confuso "Non dentro casa mia...almeno, non prima delle cinque".
    'Lazar, dopo essersi fatto spiegare dal suo collega cosa si fossero detti gli altri uomini, aveva sogghignato e si era diretto fischiettando alla postazione d'artiglieria, che aveva iniziato a studiare con occhio critico ed alla quale tirò qualche colpo con la mano per saggiarne la solidità. Dopo aver fissato le due barriere metalliche, iniziò a testare la prontezza di rotazione della torretta: nonostante un insistente cigolio, la sua espressione di netta soddisfazione non lasciava spazio a dubbi sulla sua opinione riguardo la mitragliatrice.
    Quasi tutti erano pronti a salire a bordo, a parte Mattewson che verificava la situazione generale e Finnegan, a qualche metro da Angelus e sempre impegnato con il suo collega.
    "Prova, capisquadra. Mi sentite?", udì il mezzodemone: si trattava della voce del capo spedizione, proveniente dall'auricolare che aveva all'orecchio.
     
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90 replies since 23/10/2011, 12:12   4258 views
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