V is for Vampire

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  1. Trublue
     
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    Trovare un lavoro in quella città era dannatamente più difficile di quanto Charles pensasse. I casi erano due.
    O non stava cercando nei posti giusti, oppure non stava cercando i lavori giusti.
    Forse aggiungendo il caso specifico della mancanza di voglia di trovare un lavoro in quei quartieri così degradati si venivano a presentare tre casi.
    Ad ogni modo, dopo una settimana buona di "ricerca" il ragazzo si trovava ancora senza un impiego. Aveva sentito parlare della possibilità di svolgere incarichi da cacciatore di taglie per la polizia, e la cosa cominciava ad allettarlo. Sicuramente si sarebbe andato ad informare. Pareva infatti che i non umani si confondessero più che altro con gli strati più bassi della società, e spesso venivano ricercati per crimini più o meno gravi.
    Come al solito, quella sera con il suo solito girovagare per le stradine della città era finito in un altro di quegli squallidi pub di Jillgon.
    Cristo, devo smetterla di fare così... Un pò perchè mi stanno finendo i soldi, un pò perchè... che schifo!
    Il fatto che nonostante aberrasse quei locali e la gente che li frequentava lo faceva pensare ancora di più al motivo per il quale continuasse ad entrarci sistematicamente.
    Una delle risposte era perchè ogni volta dopo ore ed ore di cammino si sentiva terribilmente stanco. Si mise al bancone, come al solito.
    Sperava in quel non so che, in una testimonianza divina o altro.
    Di solito al bancone si sente sempre qualche notizia stuzzicante, qualche fatto insolito sul quale indagare liberamente. Giusto per passare il tempo, che altrimenti fra lunghe camminate e bevute risulterebbe vuoto, improduttivo, senza senso. Ora che ci pensava era da un pezo che non toccava la sua attrezzatura da investigazione. Anche perchè nelle ultime sere da quando aveva incontrato Trisha aveva continuato a girare per la città, in cerca di uno straccio di impiego.
    Più che in cerca di un impiego a girare senza meta, ora che ci pensava. Questa cosa lo rendeva quanto più nervoso.
    Odiava essere improduttivo.
    Accanto a lui stavano un paio di uomini, che dopo averlo squadrato, forse per il suo vestiario insolito - Decisamente troppo elegante per i Quartieri Vecchi - tornarono a parlare fra di loro.
    Non li osservò molto, anche perchè stava decisamente collassando sul balcone. Stava quasi per addormentarsi, quando nel suo confuso stato di dormiveglia udì una frase che lo costrinse a rimanere in quello stato nel quale non si è nè completamente svegli nè completamente addormentati, ma si è ancora in grado di intelligere ed elaborare.
    Sicchè
    Fece il primo, con una voce alquanto gutturale
    L' ha lasciata perchè aveva comportamenti strani? In che senso?
    Sapeva benissimo che "comportamenti strani" in una città come quella equivalevano il novantanove per cento dei casi a "Persone strane", ossia inumani.
    Rimanendo immobile e facendo finta di dormire, cercò di tendere quanto più l' orecchio per cogliere, in quella confusione generale, quante più parti del discorso gli era possibile.
    Mah.... a mio parere ha fatto più che bene. Usciva solo di notte, frequentava brutta gente, stava sempre chiusa in casa di giorno... Quei darkettoni del cazzo di Tight Square sono matti, te lo dico io. Ti ficcano la merda nel cervello. Mi ha raccontato che una mattina, sul presto, ha trovato la sua maglia sporca di sangue... Stava incominciando a spaventare me. Chissà come se la sta passando....
    Questo fu abbastanza per Charles, che si alzò di scatto e si avviò verso l' uscita del locale, intenzionato ad andare a casa a far luce sul fatto.
    Una volta rincasato, trovò Maverick nel garage, che lo aspettava.
    Ancora una volta niente, eh? Ma ti vuoi decidere ad impegnarti?
    Quasi non lo considerò, avviandosi velocemente al portatile, accendendolo.
    Pare che abbia una pista. Forse mi ci sto avvicinando.
    Maverick lo squadrò per un attimo, forse per provare a capire cosa intendeva l' amico.
    Giochi ancora all' investigatore?
    Gli chiese, sarcasticamente.
    Charles nel frattempo digitava velocemente sulla tastiera del portatile, scorrendo con lo guardo milioni di caratteri.
    Dopo vari minuti di ricerca, esultò.
    ECCOLA! Ragazza sparice per una settimana... comportamenti strani... Il compagno afferma di averla vista rincasare più di una volta prima dell' alba con i vestiti sporchi di sangue.
    "Era troppo diversa da come l' avevo conosciuta, non ce l' ho fatta e l' ho mollata."

    Disse, voltandosi verso Maverick.
    Abbastanza sodisfacente?
    L' amico ridusse i suoi occhi a due fessure, per poi voltarsi e sbuffare
    Fà come ti pare... Basta che non ti fai ammazzare.
    Charles ghignò compiaciuto. Era deciso, la notte successiva sarebbe andato ad indagare direttamente sulla scena interessata.
    Si mise quindi a dormire, anche se prese sonno con un pò di difficoltà, data l' agitazione.
    Quando venne però il momento, la sera dopo, l' agitazione parve scomparire. Aprì l' armadietto dove teneva la sua outfit e si mise addosso tutte le imbragature del caso: Quella dietro alla schiena per l' alimentatore del casco High-Tech, e quella per il Machete, posto dietro alla schiena sopra al lungo cappotto impermeabile marrone scuro.
    Attivò il casco, e la voce ne uscì modificata grazie al distorsore vocale.
    Vado, Mav. Spero di tornare intero
    Disse, uscendo dal garage e incamminandosi verso Tight square.
    Era eccitato come un bambino. Solo che l' eccitazione di questa sua impresa poteva procurargli la morte. A quanto aveva detto Trisha, non tutti gli inumani mostravano di essere ostili, e di certo lui non avrebbe voluto uccidere qualcuno che non gli era ostile.
    Per contro, sempre a detta di Trisha, quelli ostili erano molto pericolosi. Contando sulle statistiche che la robot gli aveva fornito, due inumani su tre erano amichevoli.
    Se si aveva culo.
    Ok.... un monolocale.... ma quale monolocale? Uh! fa rima! Concentrati, cazzo!
    Diceva fra sè e sè, mentre scrutava il paesaggio notturno attraverso lo schermo verde del radar oculare che aveva impiantato nel casco.
    Nessun movimento.
    Certo, gli unici che si muovevano a quell' ora di notte erano gli ubriachi ed i vampiri.
    All' improvviso si ricordò che aveva già sentito parlare del palazzo in questione, poichè suo padre aveva avuto a che fare con quella zona, un tempo. Sapeva quindi dove dirigersi.
    Era un passo avanti.
    Uno dei tanti ancora da compiere.
    Arrivato davanti all' edificio, si fermò un attimo a guardarlo.
    Quell' edificio rappresentava l' inizio della sua "carriera" di detective dell' occulto / cacciatore di taglie / cacciatore di non morti.
    Pensò che se avesse dovuto scriverlo su un biglietto da visita, lo avrebbero preso tutti per il culo.
    D' altronde, la parola "Mercenario" era così noiosa, così comune...
    Avrebbe trovato un nome per il suo hobby un' altra volta, si decise a pensare.
    Si ma ora... che faccio?
    Suonare al campanello era fuori discussione. Già si immaginava la scena
    Pronto scusi signore sto cercando una vampira, che si da il caso fosse la sua ex ragazza... mi può dire dove va di solito?
    Assolutamente fuori luogo.
    Forse girottolare nelle zone limitrofe al palazzo per osservarne meglio la struttura... naaah.
    Blocco totale.
    Ok, pensa. Cosa fanno nei gialli? La polizia dovrebbe entrare nella casa dell' interessato, per far luce sulla cosa. Ma io non sono la polizia! E poi nemmeno io farei mai entrare gente conciata come me in casa!
    Era però l' unica cosa logica da fare. Certo non poteva cominciare a setacciare ogni metro quadro della città in cerca di una persona di cui non conosceva neanche le fattezze.
    Si mosse quindi dalla sua posizione statuaria davanti all' edificio, e con le mani in tasca si avviò verso il campanello, nell' intenzione di suonare al diretto interessato.
    Scostò la manica sinistra del cappotto, per controllare l' orologio.
    22:30
    Un pò tardino, ma di certo non così tardi.
    Sperava solo che andasse tutto bene.
     
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    Tight square era un quartiere molto vasto, pieno di palazzi che si affiancavano l'uno all'altro lasciando, solo qualche volta, appena pochi metri di spazio per dar vita a qualche vicolo o stradina interna, che chissà dove si perdeva. Il vecchio centro cittadino pullulava di vita quasi ad ogni ora del giorno e della notte, e le facce strane di certo non mancavano.
    A quell'ora della sera però la situazione sembrava abbastanza tranquilla. Le auto ancora trafficavano abbondantemente per le strade, e i locali si riempivano di persone che entravano ad uscivano. L'abitazione in questione si trovava all'ottavo piano di un edificio dall'aspetto non molto curato, uno dei tanti tra quelli che si alzavano verso le nubi scure della notte di Dilagon City. Quando Trublu si avvicinò si ritrovò dinanzi ad un vecchio portone di vetro, sormontato da sbarre di ferro. Il citofono sulla parete davanti a lui elencava almeno una cinquantina di pulsanti, allineati su cinque file verticali. Ci volle un po' per trovare il nome giusto.
    Alcuni secondi di attesa, poi finalmente una voce femminile rispose.


    Chi è?

    Domandò, senza una particolare intonazione di voce.

    Ad un centinaio di metri, due individui camminavano tranquillamente sul marciapiede di una delle strade principali. Lei, dalla carnagione chiara e dal fisico snello, giovane. Lui con almeno una ventina d'anni in più, il fisico robusto, le spalle larghe, alto quasi due metri. Avanton indossava un paio di jeans stretti, una maglietta bianca a maniche corte aderente che, oltre a sfidare il freddo, metteva in risalto tutta la muscolatura pompata del suo fisico, e sopra una giacca di jeans, dalle maniche mezze strappate. Alle mani, lo stesso paio di guanti rossi che la vampira gli aveva già visto indossare in diverse occasioni, e che, la prima volta che si erano incontrati, si erano ricoperti di fiamme quando l'uomo sferrava i suoi micidiali attacchi. Il suo sguardo appariva severo nonostante gli occhi chiari, soprattutto a causa di quei lunghi baffi che seguivano il contorno delle sue labbra, fin lungo il mento.
    Da quello che aveva potuto intuire stando a contatto con il clero, Avanton era uno dei dieci generali facenti capo ad una delle dieci divisioni speciali della chiesa. A quanto si sapeva, ogni divisione, oltre a votare la propria esistenza alla causa degli ecclesiastici, svolgeva poi incarichi particolari, una sorta di specializzazione.
    La divisione di Avanton, detta anche quarta divisione, sembrava avere come unico scopo quello di menare le mani.


    Oramai dovremmo quasi esserci.

    Commentò mentre scrutava la strada davanti a sé, senza preoccuparsi troppo di passanti e vetrine. La sua mole doveva attirare un po' l'attenzione, ma in una città come quella passava inosservata dopo poco. Ora che ci faceva caso, Eléna non l'aveva nemmeno mai visto con la "divisa d'ordinanza". Altri individui del clero, probabilmente suoi pari grado, giravano con giacche scure, lunghe fino alle caviglie, con pantaloni, un corpetto di cuoio, e anfibi, sempre neri.
    La passeggiata sarebbe durata ancora un paio di minuti, prima di giungere a destinazione.
     
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  3. Kuroi Tenshi
     
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    Tight Square... non proprio in periferia, ma quasi.
    Non riusciva proprio a smettere di guardarsi intorno mentre silenziosa camminava al fianco del suo mastodontico generale. Vestiva i soliti blue jeans con una t-shirt nera, una delle tante, i pugnali ben nascosti negli stivaletti bassi. Non era più abituata ad avere tutta quella gente intorno, a vedere quell'allegro traffico cittadino. Ormai da giorni si era abituata a girare per i quartieri più malfamati e le zone peggiori di Dilagon a caccia e da sola.
    Era da quando l'avevano contattata dicendole che per quell'uscita avrebbe dovuto accompagnare Avanton che si stava chiedendo per quale motivo non l'avessero mandata da sola anche quella volta, ma bensì con il generale in persona!
    Doveva essere una ben difficile impresa per scomodare lui, o forse il clero non si fidava di lei... anche questo era possibile considerando il fatto che aveva lasciato vivere alcuni vampiri ultimamente, vampiri che le erano sembrati assennati... si morse il labbro inferiore nervosamente pensando che forse l'avevano beccata.
    Al suono di un clacson voltò di scatto la testa verso la strada, ma in mezzo a quel via vainon potevano certo avercela con lei nonostante forse quella strana coppia di individui attirasse un poco l'attenzione per la diversità.
    Alzò lo sguardo a guardarlo in volto quando Avanton parlò e si limitò ad annuire, poi tornò a guardare davanti a sé pensando a quella missione.
    Una strana ragazza, si diceva, sospetta.
    Sì, ma allora perchè scomodare Avanton per una presunta neonata? Forse c'era qualcosa sotto, qualcosa che non le avevano detto.
    Parlò seria e tentando di essere monocorde, nonostante qualche emozione fuoriuscisse sempre dalle sue corde vocali, incapaci di trattenersi; in questo casu fu semplice curiosità.

    "Abbiamo uno schema da seguire? Come agiremo?"


    Non era abituata ad avere un piano vero e proprio: di solito si limitava ad andare sul luogo indicato e far fuori la o le persone indicate. Non che un minimo di organizzazione le facesse schifo, anzi, ma le faceva strano comunque.
     
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  4. Trublue
     
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    Dopo qualche minuto, la risposta non tardò ad arrivare. Certo, era stato difficile trovare il pulsante del citofono giusto in quella miriade di bottoncini e cognomi, ma alla fine lo aveva individuato, e immaginandosi tutto per il meglio lo aveva premuto.
    Quando però rispose una voce femminile, parve cadergli il mondo addosso.
    Guardò nervosamente l' orologio, non per guardare l' ora però. Lo aveva come una specie di tic. Quando era nervoso guardava l' orologio.
    Per cosa diavolo lo guardasse a fare, non lo sapeva forse neanche lui.
    Cercando di far uscire dalle sue labbra una voce il più possibile ferma e decisa, rispose al citofono, scollegando prima il filo del distorsore. L' effetto che poteva provocare una voce distorta in un citofono poteva non essere dei più gradevoli. Anche perchè la tizia avrebbe potuto non capire nulla. E poi, la sua voce non sarebbe di sicuro arrivata ben definita dall' altra parte dell' apparecchio, quindi non c' era pericolo.
    TBI Investigazioni
    Si inventò di sana pianta.
    Abbiamo saputo che ci sono stati... problemi, recentemente. Siamo qui per indagare.
    Gli venne in mente che in quel momento stava dialogando con la possibile vampira.
    Doveva quindi fare molta attenzione. Attese la risposta, sganciando intanto il laccio di cuoio che teneva fermo sulla schiena il machete, in modo da poterlo, nell' eventualità, estrarre senza difficoltà.
    Dio in questi momenti mi ci vorrebbe proprio una sigaretta....
    Maledisse il casco, che non gli permetteva di fumare.
    Realizzò solo poco dopo che in fondo quello era il momento peggiore per farlo. Una volta tirati fuori i piedi da quel caso che si era autoassegnato avrebbe potuto fumare anche un pacchetto intero, ma prima doveva avere informazioni. E, nel caso, uscire vivo. Ancora si ricordava dei suoi genitori uccisi in quel modo così brutale....
    Doveva porre fine a tutto questo. Una volta per tutte.
     
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    Le parole del ragazzo al citofono, doveva ammetterlo, non erano state molto chiare. Certo, le aveva inventate al momento, però sicuramente chiunque ci fosse stato all'altro capo del citofono ci avrebbe pensato due volte prima di aprire, chiunque egli o ella fosse.

    ...non ho capito, chi cercate? Qui comunque non è accaduto nulla di insolito, mi spiace...

    Dapprima la voce era sembrata indecisa, come quella di chi non sa bene come scrollarsi di dosso il solito venditore porta a porta, o qualcuno di analogo. Poi ci aveva tenuto a sottolineare che, qualunque cosa fosse, lei non ne sapeva nulla e non sarebbe stata d'aiuto. Da un secondo all'altro probabilmente avrebbe salutato e riagganciato.

    Lo sguardo di Avanton era sempre fisso davanti a sé, senza probabilmente notare lo stato di agitazione della vampira.


    Beh... busseremo alla sua porta, e domanderemo.

    Tutto molto semplice, nessun segno di incertezza nella sua voce.

    Dovrebbe essere una cosa semplice. Magari non è nulla di particolare, e la ragazza è recuperabile.

    Lasciò passare qualche attimo, poi sembrò rendersi conto di aver detto qualcosa che non andava. Si voltò appena, per osservare una eventuale reazione della vampira.

    Oh, nel senso... insomma, hai capito.

    Tagliò corto con i suoi soliti modi di fare un po' rudi, ma tutto sommato tranquilli. La folla attorno a loro riempiva le strade, e con essa anche l'odore del sangue che si portava dentro.

    Dicono che non te la stai cavando male, mi dispiace che lavori sempre da sola.

    Aggiunse poi, cambiando decisamente discorso e forse provando ad intavolare un altro tipo di dialogo.
     
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  6. Kuroi Tenshi
     
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    Oh, perfetto... pareva proprio che anche Avanton seguisse il suo schema di lavoro: vai sul posto e vedi.
    Vide il repentino cambio di espressione del generale e rimase un poco accigliata. Recuperabile, aveva detto... ma certo. Recuperabile nel senso "ancora viva" o nel senso "facile da ammazzare"? La cosa non le interessava molto, si limitò a voltare lo sguardo di nuovo verso la strada trafficata di macchine.
    Avanton cambiò argomento repentinamente, impdendole di riflettere a lungo sulla sua affermazione precedente.
    Tornò a guardarlo con un sopracciglio alzato, il volto serio, ma qualcosa di lievemente beffardo nel suo tono.

    "Chi lo dice?"


    Osservò il suo viso per un lungo istante, poi tornò a guardare davanti a sé. C'erano veramente tante persone in quel quartiere, una miriade diprofumi meravigliosi che le passavano rapidi accanto senza sapere minimamente chi, o meglio, cosa lei fosse. Oramai si era abituata prima di ogni missione a trangugiare almeno un litro di sangue, meno non avrebbe sortito alcun effetto, aveva provato.
    Forse era per quello che la facevano lavorare da sola... era per quello che ora al suo fianco c'era Avanton e non un qualsiasi altro clericale della sua divisione. Che avessero paura a starle vicino?
    Come biasimarli, in fondo lei era uguale a coloro che più odiavano... probabilmente l'intero clero, almeno le persone a conoscenza della sua esistenza, si stava chiedendo che diamine ci facelle lei lì in mezzo.
    Ogni tanto, anzi, sempre più spesso se lo chiedeva anche lei e si rispondeva sempre la stessa cosa: epurare la città.
    Avanzando in quella via, vide uno strano individuo con indosso un casco davanti ad un citofono. Aggrottò la fronte e si voltò d'istinto verso Avanton con volto corrucciato. Non disse nulla, ma ciò che il suo sguardo chiedeva risultava essere dannatamente chiaro: è quello l'edificio?
     
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  7. Trublue
     
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    La ragazza gli chiuse il citofono in faccia prima ancora che lui potesse parlare di nuovo.
    Nervosa. E anche palesemente.
    Quella faccenda stava andando sempre di più nel verso che lui aveva dedotto. C'era assolutamente qualcosa sotto. In quel momento, l' unica cosa da fare era intrufolarsi all' interno dell' edificio, e cercare l' appartamento della donna.
    Si, ma come?
    Una porta chiusa si frapponeva fra lui ed il suo obbiettivo.
    Mentre pensava a come fare, si ricollegò pigramente il distorsore vocale all' alimentatore posto sulla schiena, dando un colpo alla porta. Non che avesse intenzione di sfondarla, voleva solo sfogare un pò di rabbia.
    Mentre gironzolava di fronte al portone, notò che il radar ottico segalava un movimento a circa un centinaio di metri dalla sua posizione
    Alzò la testa, per vedere chi era venuto a tenergli compagnia quella notte : Una piccola goth dai lunghi capelli neri accompagnata da quello che poteva essere definito come un enorme uomo anziano ma con il fisico da wrestler.
    Quello che però lo stupì fu la strana carnagione della ragazzina, di un pallore quasi innaturale. Pareva che si fosse tuffata di testa in una scatola di fard.
    Ma che diavolo?
    La prima cosa che gli venne in mente fu fissarli per un aio di minuti. E come dargli torto? Decisamente una coppia strana. Molto strana
    Fin troppo.
    Non aveva messo in secondo piano le osservazioni che aveva fatto sull' innaturale pallore della ragazzina.
    Figurati, non sono neppure uno che crede nel caso...
    Ad ogni modo, sebbene quei due individui si stessero avviando verso la sua posizione, decise di distogliere da loro lo sguardo, e continuare a pensare come intrufolarsi nell' edificio.
    Si mise quindi a camminare avanti e indietro davanti alla porta, cercando di elaborare uno straccio di piano.
    Cercò inoltre di capire a che piano vivesse la ragazza che gli aveva risposto al citofono, e di capire meglio la conformazione dell' edificio
     
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    Avanton scrollò le spalle in risposta alla domanda della vampira.

    Beh.. così si dice...

    Rispose, rimanendo sul vago e guardando nella stessa direzione in cui Eléna aveva visto l'individuo occultato dal casco. Si, il palazzo doveva essere proprio quello.

    Aspettiamo che quel tizio si sia levato di torno, meglio non farci vedere troppo in giro.

    Disse, fermandosi e voltandosi verso Eléna, rimanendo a parlare dunque come due comuni individui che chiacchierano lungo un marciapiede.

    Sai, non sei il primo notturno che collabora con il clero... però sei il primo che si professa credente e che vuole, diciamo, lottare per la luce. Devi ammettere che suona strano, un vampiro che lotta per ciò che sicuramente causerà la sua morte.

    Adesso, per la prima volta, la voce robusta dell'uomo era accompagnata dai suoi occhi chiari che fissavano quelli della vampira. Le persone camminavano indifferenti attorno a loro, immerse in altri discorsi in cui si mischiava anche il loro.

    Il palazzo in questione aveva un solo ingresso, un altro accesso era costituito da una discesa che portava ai garage, che però erano tutti chiusi da robuste saracinesche. Tuttavia non sembrò un gran problema trovare un modo per infilarsi all'interno dell'edificio. Di tanto in tanto c'era sempre qualcuno che apriva il portone per entrare o per uscire. Certo, quel suo casco poteva sicuramente intimorire un po' chiunque lo vedesse sgusciare all'interno del portone subito dopo di lui, però, in un modo o nell'altro, sicuramente Trublue sarebbe riuscito ad entrare.


    //Difficilmente Trublue riuscirebbe a notare Avanton ed Eléna, come detto le strade sono molto affollate, e loro sono ancora a distanza dal palazzo.//
     
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  9. Kuroi Tenshi
     
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    Si fermò assieme ad Avanton e poggiò la schiena al muro del palazzo che stavano costeggiando, in modo da tener sotto controllo il viavai delle persone e anche il palazzo che interessava loro.
    Guardò l'uomo mentre le parlava, a braccia incrociate, e sorrise lieve alle sue ultime parole.

    "Beh, io ho sfidato la luce più volte, e non mi ha ancora uccisa."


    Voltò lo sguardo mentre il suo volto si rabbuiava, le labbra tornarono a contrarsi per un istante mentre cupi pensieri arrivarono a tormentarla.
    Riprese a parlare subito, per impedirsi di pensare.

    "Non ti sei mai chiesto perchè noi notturni esistiamo? La mia vita è un insulto all'esistenza, a questo io ho sempre pensato... ma in qualche modo vivo come vivi tu. Devo poter credere che esista qualcosa in grado di salvare la mia anima, perchè in fondo io non ho scelto di essere ciò che sono."


    Abbassò lo sguardo di nuovo, incapace di reggere quello del possente uomo davanti a lei. Le sue labbra si schiusero di nuovo e da esse fuoriuscì il suo tono più dolce, mentre cercava di autoconvincersi di quello che stava dicendo.

    "La Luce in cui credo non potrà mai causarmi la morte. Contro di me c'è solo il Sole, ma il Sole è solo una stella."


    Rialzò lo sguardo imponendosi di sorridere ancora, socchiudendo i suoi occhi tristi che altrimenti avrebbero potuto tradire il suo inganno. Ciò che aveva appena detto per lei era vero, ma era infinitamente triste. La stella che tanto aveva finto di snobbare era ciò che dava vita a quel loro insulso pianeta, ciò che distingueva la Terra da tutti gli altri ammassi rocciosi dell'universo. In effetti, però, vi era anche da considerare la Luna... senza di essa il loro pianeta non avrebbe mai potuto godere dell'equilibrio, delle stagioni... e la luna in fondo si mostrava a loro solo grazie a luce riflessa.
    Che anche lei vivesse di luce riflessa? Voltò lo sguardo verso il palazzo, ma non rivelò nessuno dei suoi inutili pensieri astronomici.
    Di nuovo, i suoi pensieri tornarono ad essere cupi e lei non ce la fece a tenerseli dentro.

    "Dimmi una cosa, Avanton..."


    Slegò le braccia e si voltò di nuovo verso di lui, per cogliere ogni sua più piccola espressione.

    "I pezzi grossi del Clero non mi accetteranno mai, non è vero?"

     
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    Avanton rimase con lo sguardo su Eléna, mentre la vampira esprimeva le sue considerazioni sui motivi della sua esistenza. Anche se non lo aveva guardato, poté intuire che la sua espressione era di comprensione.

    Se dovessi risponderti come farebbe un buon predicatore, dovrei dirti che purtroppo sbagli, non c'è niente da salvare, perché quelli come te non hanno un'anima... contro di te non c'è una semplice stella, ma la luce della salvezza, che non fallisce mai. Per cui, se il tuo corpo viene ridotto in polvere al suo cospetto, beh...

    Si fermò, il suo tono aveva subito un'inflessione, non era più deciso e duro come sempre, sembrava essersi ammorbidito parecchio nel pronunciare quelle parole.

    Tuttavia, io credo che bisogna vedere il disegno del Divino in qualsiasi cosa su questa terra. Gli uomini possono essere creature abominevoli in grado di compiere qualsiasi nefandezza per soddisfare i loro desideri e i loro bisogni, che si traducono in sopravvivenza e danaro. I vampiri non sono molto diversi, solo che la loro sopravvivenza deriva dal dissanguamento altrui. Ma in certe condizioni, anche un umano si comporterebbe allo stesso modo. Ho visto persone, in situazioni disperate o estreme, compiere atti che sorprenderebbero anche un notturno come te, e loro tecnicamente un'anima ce l'avevano...

    Scosse la testa, abbassando lo sguardo al marciapiede sotto di loro. Le persone continuavano a camminare, dietro le robuste spalle di Avanton. La città continuava a vivere, ma in quel momento era come se loro fossero all'interno di una bolla. L'uomo rialzò la testa e guardò verso l'alto, le solite nubi scure la facevano da padrone, anche se un piccolo spicchio di luna aveva trovato un po' di spazio tra di esse.

    A me ha sempre meravigliato come quelli come te rimangano nello stato in cui sono morti. Tu sei come un ricordo, Eléna, appartieni al passato, eppure sei sempre presente, e questo è di conforto. Non credo possa fare del male a qualcuno.

    Rimase a guardare in alto per un altro paio di secondi, come se in realtà i suoi pensieri avessero vagato parecchio verso qualche altro ricordo. Ritornò poi con lo sguardo sulla vampira alla sua ultima domanda. La sua espressione non cambiò molto, ma si capì che voleva nascondere una risposta affermativa, senza però cercare di ferire i suoi sentimenti.

    Beh... è presto per pensarci, per il momento devi rispondere di ogni cosa solo ed unicamente a me. Loro non potranno dirti o importi nulla che non passi per le mie direttive, quindi non sono un problema.

    Concluse, accennando un sorriso. Fece poi un profondo respiro, come se volesse riprendersi da quello stato emozionale e rompere la bolla che li escludeva dal mondo. Si voltò verso l'edificio, probabilmente da un momento all'altro si sarebbero mossi, non appena l'ingresso fosse sembrato più sgombro.
     
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  11. Trublue
     
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    Mentre stava a rimuginare sul come entrare, messosi di lato rispetto all' edificio, non fece a meno di notare che c' era del gran movimento, per essere sera. Evidentemente stavano tornando tutti a casa. Compresa quella davanti alla quale si era appostato Trublu.
    PIANO PERFETTO!
    Cercando di farsi notare il meno possibile, seguì un tizio che stava entrando nell' edificio.
    Ora si trovava all' interno. Perfetto.
    Ricordandosi la disposizione dei campanelli al di fuori dell' edificio, si diresse con passo spedito al piano dove doveva trovarsi il suo obbiettivo.
    Si fermò davanti alla porta, che era poco pù alta di lui.
    Naturalmente, aveva già un piano d' azione.
    A volte si stupiva di quanto la sua mente potesse essere calcolatrice.
    Avrebbe suonato, ed aspettato di fianco alla porta, sperando che l' inquilina avrebbe aperto completamente la porta per vedere chi vi fosse davanti. A quel punto, sarebbe scattato all' interno dell' appartamento, e avrebbe posto le sue domande a pistola spianata. La destra, per la precisione.
    Estrasse quindi lentamente la pistola destra dalla fondina di cuoio nero, levando dolcemente la sicura, come se quello che aveva in mano fosse un oggetto di immenso valore.
    Successivamente avrebbe suonato il campanello, mettendosi di fianco alla porta in modo tale da non farsi rinchiudere nello stretto spazio che si sarebbe dovuto creare fra il muro e le porta, sempre che la donna l' avesse aperta del tutto. Attese, dunque il momento giusto. Non appena la testa della donna fosse sbucata dall' uscio, gli si sarebbe parato davanti con la pistola puntata alla fronte, per poi porre le sue domande.
    E magari qualche frase ad effetto.... si! Mi piace!
    Riconosceva in cuor suo che quella era un' azione abbastanza avventata, ma il suo istinto di autoconservazione in situazioni come quella pareva scemare verso i minimi storici, rendendolo quasi una mina vagante. E poi, rischiare era l' unica opzione che gli rimaneva per fare luce su quel caso.
    Doveva farlo.
     
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  12. Kuroi Tenshi
     
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    Non poté fare a meno di sorridere lieve a quell'uomo. Non condivideva a pieno alle sue parole, ma c'era da aspettarselo.
    Non ci voleva certo un genio per capire che il passato di Avanton doveva certamente essere stato tormentato da chissà quali avvenimenti traumatici... ma almeno lui era ancora vivo.
    Ed era diverso, all'apparenza. Diverso dagli uomini del clero che fino a quel giorno avevano parlato con lei, sembrava quasi credere nelle sue intenzioni, anche se avrebbe potuto mentirle. Eléna si riscoprì ad essere tremendamente sospettosa verso tutto ormai, soprattutto quando c'era di mezzo il clero; le parole di Jaerlen erano come spilli che in continuazione le bucavano i pensieri riaffiorando e poi tornando a perdersi.
    Fissò l'uomo mentre guardava in alto e si ritrovò a pensare ad alta voce.

    "É il mio corpo a fare parte del passato, ma io non sono certo un ologramma o un paradosso."


    Beh... forse un paradosso lo era... un paradosso biologico, ma come lei ve ne erano molti. Ormai il paradosso faceva parte della realtà di ogni giorno.
    Fu quasi grata del cambio di argomento ed annuì lieve mentre il sorriso spariva dalle sue labbra per far posto alla sua solita espressione seria.

    "Non so quanto questo potrà durare però..."


    Ci sono troppe cose che devo ancora capire, persone che devo incontrare, vampiri che devo uccidere...
    Ma non proseguì affatto la sua frase. Il suo sguardo si unì a quello di Avanton verso l'edificio e constatò che l'individuo che stava fermo davant alla porta se n'era andato. Parlò in un continuò con la frase precedente senza dare ad Avanton il tempo per ribattere.

    "...trovo sia ora di muoverci."


    Senza attendere, riprese a camminare verso l'edificio interessato.
     
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    Questa volta il piano di Trublue andò proprio come previsto. Una volta individuata la porta, e dopo aver bussato, il ragazzo sentì chiaramente i passi di qualcuno che si avvicinavano. Dapprima si udì una voce che diceva "Chi è?", poi la porta lentamente si aprì, giusto lo spazio di lasciar uscire la testa per sbirciare fuori sul pianerottolo. Fu quello il momento che il giovane aveva calcolato, e con successo si avventò poi sulla figura che era apparsa. Era una ragazza, probabilmente della sua stessa età. Aveva lunghi capelli neri, legati dietro la nuca e che scendevano lungo la schiena. Era un po' più bassa di lui, esile, e vestiva con un paio di jeans ed una canottiera nera. Il suo intervento sembrò coglierla di sorpresa, oltre a farla gridare, ed in un attimo riuscì a farla arretrare e a puntarle la pistola alla testa.
    I suoi occhi si spalancarono, e resasi conto dell'arma puntata alla tempia alzò istintivamente le mani, aspettandosi che fosse il misterioso individuo a darle qualche spiegazione o a dire cosa volesse da lei.

    Finito il tempo delle parole, Avanton ed Eléna si resero conto che la via era finalmente libera. Facendosi strada ancora tra i passanti, finalmente raggiunsero l'edificio, entrandovi senza troppe difficoltà. Avanton approfittò semplicemente di un'altra persona che stava entrando, una signora, che lo guardò con aria visibilmente intimorita ma che non volle chiedere nulla su chi fosse o se abitasse lì. Lui non vi prestò attenzione, e prese subito la rampa di scale che saliva verso l'alto. Dopo poco i due si erano lasciati alle spalle la donna di poco prima. Probabilmente il clericale doveva sapere già dove si trovava l'appartamento, visto che non aveva avuto bisogno di buttare uno sguardo al citofono e non sembrava guardarsi intorno più di tanto.


    Visto che possiamo, potremmo provare a fare le cose a modo tuo... nel senso, so che molti notturni utilizzano capacità di suggestione efficaci... potremmo usarle per farci invitare ad entrare senza bisogno di dare troppe spiegazioni, mi ci vorrà poi poco per capire se la ragazza è ancora viva.

    Propose, in attesa di sapere se la cosa andasse bene ad Eléna. Diversamente con molta probabilità avrebbero invece fatto le cose alla solita maniera, che probabilmente consisteva nell'essere cordiali e nell'usare un qualche ascendente che la provvidenza metteva loro a disposizione. Se però chi si sarebbero trovati davanti era un notturno, la prassi avrebbe previsto di passare subito alle maniere forti.
     
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  14. Trublue
     
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    Magnifico. Semplicemente magnifico.
    Pensò. Una piacevolissima sensazione gli fece venire un brivido lungo la schiena.
    Ora non restava che interrogare la diretta interessata, ed interrogarla come si deve.
    Se fosse stato vero che si trattava di un vampiro, avrebbe dovuto fare attenzione alle finestre, a non farla avvicinare troppo.
    Quegli esseri pagano un grande pegno, ma hanno anche una miriade di altri vantaggi su noi umani... Meglio stare in campana.
    La voce distorta uscì per la prima volta dal casco che Charles si era costruito.
    Uscì dura, quasi come se Charles stesse impartendo degli ordini militari. Ed in effetti, era quello che stava facendo.
    Ho detto
    Disse, con tono imperioso
    Che ho bisogno di farle delle domande. Non ho tempo per i giochi.
    La pistola era rimasta puntata verso la testa della ragazza, pronta a sparare il colpo letale.
    Si era informato al meglio per quell' evenienza.
    Aveva scoperto che aglio, acqua santa e preghiere erano tutte stronzate. Alla fine, i vampiri erano solamente degli umani con i sensi più affinati, e con una certa refrattarietà alla luce. Per non parlare della velocità e della resistenza fuori dal comune. Ma alla fine un colpo in testa per un vampiro contava come un colpo in testa per un umano. Forse nel primo caso ce ne sarebbero voluti tre o quattro, ma il succo era sempre il solito. Mira alla testa.
    Mi faccia entrare, e non si farà alcun male.
    Frase un pò di circostanza, ma non poteva rischiare che la tizia si mettesse ad urlare.
    Se così fosse stato, invece, Trublu era pronto a caricare direttamente la ragazza, mirando con il gomito al suo stomaco, in modo da soffocare l' eventuale grido. Successivamente, sarebbe entrato in casa senza troppi complimenti ed avrebbe iniziato l' interrogatorio, registrando tutto nel suo mangiacassette.
    Probabilmente il giorno dopo si sarebbe dispiaciuto un sacco delle sue azioni, ma in quel momento non c'era altra via di fuga. Agire o restare con le mani in mano a piangersi addosso. E certo non poteva rischiare che le lacrime rovinassero il suo bel viso.
     
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  15. Kuroi Tenshi
     
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    L'uomo doveva essere già stato in quel luogo, o comunque qualcuno doveva avergli detto dove si trovasse l'abitazione della ragazza, poichè i suoi passi erano decisamente troppo decisi e sicuri.
    Non prestò la minima attenzione alla donna che permise loro di entraresenza volerlo e continuò a seguire Avanton fianco a fianco.
    Annuì alla sue parole senza poter fare a meno di constatare quante volte le sue abilità persuasive le erano state utilinel corso della sua permanenza in quella città.

    "Già... ed è semplice capire se qualcuno è vivo oppure no. Sai, un cuore che batte può essere davvero molto rumoroso ed una giugulare che si ingrossa ritmicamente..."


    Lasciò cadere la frase mentre buona parte della sua mente stava gustando del sangue umano immaginario, ma quello doveva essere solo un ricordo, si disse.

    "Inoltre... provando a suggestionare la ragazza potremo capire subito di che pasta è fatta. Bisogna avere una forza mentale elevata per resistermi, quando mi metto d'impegno."


    Pura constatazione. Se la ragazza non fosse cascata dentro ai suoi grandi occhi di ghiaccio, probabilmente Eléna avrebbe alzato la guardia, e di parecchio. Tuttavia, se avessero visto immediatamente che ormai si trovavano di fronte ad un vampiro, la cosa da fare sarebbe stata una sola e, forse, lo avrebbe lasciato fare ad Avanton: lo aveva già visto combattere, ma nella frenesia dello scontro non era riuscita ad analizzarlo bene e quei suoi strani pugni dovevano essere davvero particolari.
     
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