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Quest - Sussurri nel Vento

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  1. GameMaster2
     
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    L’incipit è decisamente classico, e forse anche parecchio scontato. Un incontro di basso profilo in un locale il più frequentato possibile, in modo da cercare di far passare la lunga serie di incontri (che da qualche settimana sta alternandosi, in diversi locali sparsi per Dilagon) del tutto inosservati. I responsabili dell’operazione stanno dandosi molto da fare, nel selezionare collaboratori che siano all’altezza del compito che intendono affidare loro: parecchi sono già stati analizzati e scartati, quasi come se il lavoro fosse troppo importante per poterlo appioppare al primo sciocco sprovveduto dei quartieri bassi, in cerca di semplice profitto. Non c’è dubbio che non si tratti di dilettanti: le mosse degli scout sono finora state anonime al punto che nessuno, in città, ha neppure una lontana idea su quanti cercatori possano esserci effettivamente all’opera. Tuttavia una cosa è certa: chiunque crede di poter offrire i propri servigi ad un’operazione del genere, deve soltanto aguzzare le orecchie e seguire le piste che conducono ad uno fra i reclutatori, e farlo prima che qualcun'altro si faccia avanti per primo .
    Che un'occasione del genere faccia gola a molti non è un fatto strano: in ballo ci sono un sacco di soldi, pronti ad aspettare i vincitori in caso di esito positivo. Certo, compiere un passo falso cercando di rubare un progetto sperimentale -da un laboratorio più simile ad un bunker che non ad un centro di ricerca- potrebbe condurre verso una ignominiosa e repentina morte, ma probabilmente i più direbbero che il rischio vale la candela…


    Le informazioni sulla posizione di questo reclutatore sono piuttosto vaghe, dato che fanno riferimento ad un non ben precisato locale al numero 43 di Foremount Road, nel bel mezzo della parte più malfamata del quartiere Richs. Rievocando le notizie di furti, pestaggi e rapimenti che hanno reso negli anni celebre la zona, certamente è facile intuire di quale pasta possano esser fatti gli avventori di un'eventuale bettola in un posto simile...
     
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  2. Trublue
     
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    Si trovava a camminare per la zona di Richs, quella sera, in preda ai pensieri.
    Al solito, vestiva i panni di Trublu, a parte il casco.
    Recentemente aveva avuto una violenta discussione con Maverick, il ragazzo che aveva acconsentito ad ospitarlo in casa dato il periodo difficile che stava passando.
    Non riusciva a smettere di pensare che dal giorno dell' irruzione di quei brutti ceffi nella sua villa non era più lo stesso. Avvertiva un cambiamento, come se qualcosa gli stesse crescendo dentro, e stesse distruggendo tutto il mondo che gli era stato costruito intorno fino ad allora.
    Era come se il mondo, quello reale, gli si stesse parando davanti agli occhi solo in quel momento.
    Fino ad allora, infatti aveva per sua scelta di vita deciso di trascurare la parte "marcia" della vita. Sparatorie, morti, problemi familiari, psicosi eccetera eccetera non le aveva mai sopportate, e quando gli altri ne parlavano era solito disconnettere il cervello, annuendo passivamente.
    Ora che però ci si ritrovava nel bel mezzo, era come nascere di nuovo.
    Nelle settimane precedenti, infatti, aveva imparato più o meno discretamente a salvarsi il culo, arrangiarsi, lottare per la propria vita. Fu quando decise di rivelare a Maverick il suo intento di cominciare a ricostruire la sua vita facendo il mercenario che le cose cominciarono a collassare.
    E Maverick aveva ragione a dare di matto, questo glielo riconosceva.
    Il rischio che lui venisse coinvolto in quelle faccende era fin troppo alto. Ancora si meravigliava che non lo avesse sbattuto fuori di casa a calci.
    Fra di loro era comunque incominciato a regnare un silenzio di tomba.
    Maverick aveva ormai da qualche giorno assunto un' aria triste e melanconica, e spesso si rifiutava anche di mangiare.
    Di tutta risposta, però, il suo isinto vendicativo quella sera era andato a caccia delsuo nuovo obbiettivo.
    Stavolta riguardava un laboratorio biomeccanico, e un certo tizio che era disposto a offrire una grossa somma di denaro in cambio di un lavoro non esattamente pulito.
    Quella cosa gli fece venre subito in mente Trisha, e la sua volontà di migliorare le sue abilità in fatto di meccanica.
    Colse quindi la palla al balzo, informandosi quanto più poteva.
    E fu sorpreso di riuscire a carpire delle informazioni al quanto allettanti. A quanto pareva c' erano delle vere e proprie selezioni, per quel lavoro, ed i "giudici" erano sparsi per tutta la metropoli.
    Numero 43... numero 43....
    Disse fra sè una vola imboccata Foremount Road.
    Sapeva che doveva stare il più attento possibile. Quella zona era parecchio malfamata. Non che temesse per la sua incolumità. Di quello non si preoccupava quasi più oramai. Più che altro non voleva fare troppo casino prima di un "colloquio di lavoro".
    Non appena vide sul muro di un vicolo il numero civico 43, si fermo, traendo un respiro prima di entrare nel locale, che sembrava un piccolo pub. Senza dubbio si sarebbe diretto al bancone, qualora ce ne fosse stato uno. In alternativa, avrebbe cercato il primo tizio "diverso", o almeno quelloche aveva l' aria da arruolatore.
    Era pronto, anzi. Più che pronto. La sera prima aveva dormito bene e si era scolato tre caffè prima di incamminarsi verso Richs. Tutto non poteva andare che per il meglio.
    Aprì la porta, lasciando che l' immagine della calca travolgente lo investisse.
    Sarebbe partito subito con le ricerche. Di certo non aveva tempo da perdere.

    Edited by Trublue - 29/3/2012, 22:54
     
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  3. GameMaster2
     
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    L'immagine della calca non arrivò, quando la porta di legno massiccio e marcio del numero 43 fu spalancata. Questo in quanto, in effetti, all'interno dell'edificio pareva non esserci proprio nessuno.

    Erano occorsi una decina di minuti, per raggiungere dalle strade principali l'isolata - e desolata- Foremount Road. Priva d'illuminazione, se non quella che giungeva abusivamente dagli spazi tra un tetto e l'altro, lo spettacolo visibile dalla sua imboccatura era una specie di plumbea promessa d'oblio mischiata ad una pubblicità di veleno per topi. Si trattava di una stretta, buia stradina laterale che proseguiva dritta per diverse centinaia di metri, un sottile ed irregolare nastro d'asfalto ricavato artificiosamente nello spazio vuoto intrappolato dalle propaggini di infiniti parallelepipedi grigiastri. Le informi strutture che l'avvolgevano erano composte di un cemento armato putrefatto, tanto scrostato che (dal punto di vista di qualcuno che camminasse lì dove stava avanzando Charles) risultava difficile pensare che le costruzioni circostanti non fossero altro che vecchie fabbriche abbandonate.
    Invece, si trattava di file e file di abitazioni popolari: orridi prefabbricati miscelati (senza il minimo rispetto per alcuna sorta di catasto urbano) a palazzi pallidi privi anche del più infimo tentativo di ingentilirne il fatiscente aspetto. Nello smunto vicolo erano accatastati rifiuti d'ogni genere, pile di marcescente sporcizia spesso presente in quantità tale da costringere chiunque volesse superarli ad una breve e scomoda scalata. Ai mucchi pattume spesso era stato dato fuoco, e stagnanti vapori tossici ancora aleggiavano distintamente nell'aria immobile, sulla cenere chimica sparsa un po' dappertutto. In mezzo ad una pila di materassi divorati dai ratti, Charles intravide una figura umanoide gettata scompostamente a terra: gli ci vollero una manciata di secondi per capire come si trattasse soltanto di un vecchio manichino. Per sua fortuna il cammino fino al numero 43 fu privo di spiacevoli incontri, sebbene distanti urla e saltuarie sguaiate risate gli ricordavano costantemente di non potersi permettere di credere d'esser solo, in mezzo a quel piccola e ben riuscita foto ricordo dell'inferno.

    Quando giunse al numero 43, qualsiasi dubbio riguardante la possibilità che laggiù fosse posizionato un qualche tipo di locale era già abbondantemente scemato. A parte la totale assenza di presenze umane, in quel vicolo irrancidito dall'abbandono -e da un acuto menefreghismo- mancava del tutto qualsiasi suono che potesse lontanamente ricordare un anche distante accenno di vita notturna.
    La facciata del numero 43 (poco più di una porta che si apriva su di un ampio muro sverniciato e privo finestre) diede al ragazzo un'altra chiara indicazione su quanto poco veritiere si stessero dimostrando le voci su quel posto. Fu però quando spinse la porta, che Trublu si rese conto di quanto distanti dal vero fossero le chiacchiere che l'avevano condotto fin lì. Il piano terra di quella che -un tempo- doveva essere stata un'abitazione era al momento ingombro di pezzi di soffitto, crollati in ampi frammenti e schiantatisi al suolo, infrangendo il legno di scarsa qualità che costituiva la pavimentazione. Sparsi per la casa non parevano esserci oggetti d'arredamento di nessun tipo: due porte si aprivano su quelle che (dall'ingresso) parevano stanze vuote. Una scala di un ferro (che non pareva troppo stabile) conduceva al piano di sopra, e da alcuni buchi sul soffitto si poteva intuire che anche lì la situazione non doveva essere molto diversa.
    Il piano terra dell'appartamento era piuttosto buio, ed anche lasciando gli occhi abituarsi all'oscurità per Charles sarebbe stato difficile muoversi con troppa disinvoltura. Un po' della luce di un lampione filtrava da un buco sul tetto e dai fori sul soffitto, regalando all'uomo radi sprazzi illuminati nella nera caligine che lo avvolgeva, come una sorta di desolante nebbia.

     
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  4. Trublue
     
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    Quando spalancò la porta, lo spettacolo che i suoi occhi poterono vedere era decisamente insolito.
    Certo, insolito per quello che si sarebbe aspettato, non perchè fosse insolito trovare un edificio abbandonato in quei quartieri.
    NO! ma vaffanculo!
    Pensò rabbiosamente, mentre realizzava che era stato con ogni probabilità preso per il culo da qualche coglione. Un modo come un altro di far passare la serata ad un grullo, insomma.
    Se c' era qualcosa che odiava era essere preso per il culo.
    Magari da dei perfetti idioti.
    Quello che si riusciva a vedere era una stanza completamente buia, rischiarata in alcuni punti da alcuni buchi nel soffitto, che lasciavano entrare la luce di un lampione.
    Cercando di muoversi con circospezione fra le macerie, si incamminò verso il centro della stanza, accendendosi una sigaretta.
    Fu quando estrasse l' accendino che gli venne l' idea di tenerlo acceso, in modo da vedere meglio il paesaggio a lui circostante.
    Gli andava bene che si era portato dietro lo zippo, quella sera. Almeno non avrebbe dovuto tenere premuto il pulsante del gas.
    Ad uno sguardo più attento, quella in cui si trovava pareva essere una stanza al piano terra di un appartamento lasciato allo sbando. Non c' era ovviamente nulla che potesse attirare la sua attenzione, a parte delle macerie qua e là e forse qualche topo.
    Tutto quello che c' era erano due stanze apparentemente vuote ed una scala che portava al piano superiore
    Colcazzo che sarebbe andato al piano di sopra. Se i sostegni del soffitto erano dello stesso legno del pavimento, sarebbe stato fottuto.
    Dovevano esserci tanti di quei tarli che un solo asse di legno di quella casa poteva essere devoluto con tranquillityà al WWF come habitat.
    Decise quindi, zippo alla mano, di incamminarsi verso una delle stanze vuote.
    Non con un intento ben preciso, sia chiaro. Semplicemente dentro di sè sapeva, o meglio, non voleva credere, di non essere stato preso pesantemente per il culo.
    Per sicurezza, sganciò la sicura della custodia del suo machete con la mano destra. Al minimo mevimento sospetto non avrebbe esitato ad estrarlo e a far valere le sue opinioni.
     
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  5. GameMaster2
     
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    L'accendersi della fiamma dello zippo risuonò come un colpo di tamburo, nel surreale silenzio che avvolgeva il morto ambiente circostante come una sorta di invisibile nebbia. La tenue luce del piccolo oggetto si irradiò negli immediati dintorni di Charles, pur non riuscendo ad illuminare gli angoli più distanti ed oscuri del desolato stanzino.
    Muovendosi in avanti (evitando le macerie crollate sul pavimento) il ragazzo si spinse verso la stanza di sinistra, mentre i suoi occhi analizzavano ulteriormente l'arido ambiente circostante. Da quella posizione, gli parve chiaro come quella a destra non potesse neppure essere del tutto classificabile come camera, data la porzione di tetto e piano sovrastante che vi erano rovinati dentro rendendola impercorribile. Analogamente, se avesse lanciato uno sguardo più da vicino alla scalinata, si sarebbe reso conto di come l'unica parte sopravvissuta all'incuria ed alla rovina degli elementi fosse proprio il suo scheletro metallico: la parte centrale dei gradini, in compensato di scarsa qualità, risultava mancante o danneggiata al punto da promettere di spaccarsi alla prima, infinitesima pressione.

    Procedendo verso sinistra, Charles si rese conto di come quella che dall'ingresso era sembrato un mero locale fosse in realtà un lungo corridoio, spoglio di qualsivoglia arredamento e che conduceva verso un ulteriore andito. Tutta quella parte di edificio, per una qualche ragione, doveva aver meglio resistito alla negligenza che aveva portato il resto del luogo alla rovina: il soffitto era relativamente integro, garantendo con un certo margine di sicurezza di non crollare da un momento all'altro. D'altro canto, tuttavia, quella maggior solidità strutturale impediva alla luce di filtrare dall'esterno, lasciando l'intero passaggio sprofondato in una buia, indisturbata quiete.
    Le fiamme dell'accendino di Charles riuscivano ad illuminare circa un paio di metri tutto intorno a lui. Per il momento, i suoi occhi riuscivano soltanto a riconoscere le spoglie pareti nude e ciò che restava di un tappeto consunto, gettato in malo modo in modo asimmetrico a percorrere tutta la lunghezza di quella nera galleria.
     
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  6. Trublue
     
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    Dio... questo posto mette i brividi....
    E tu vorresti fare il mercenario? Se ti fai scoraggiare così ne farai poca di strada....
    Ok, ok, di certo farsi una litigata interiore non ci farà preparare psicologicamente ad un eventuale pericolo.... quindi smettiamola.


    Pensò, muovendo pochi passi agitati verso quello che pareva un lungo corridoio, lasciandosi alle spalle la prima fatisciente parte del palazzo nel quale era entrato.
    Dio, adesso mi chiamo anche al plurale....
    SMETTILA!

    Sentenziò mentalmente, per cercare di porre fine alla confusione che gli si stava creando in testa.
    Osservò meglio la parte di edificio verso la quale si stava dirigendo.
    Se l' ingresso era totalmente fatisciente e decisamente poco rassicurante, il corridoio nel quale si trovava in quel momento pareva essere stato costruito con più accortezza, in modo tale da conservarsi leggermente di più nel tempo.
    Per qualche momento, osservò come rapito le pareti che costituivano quella specie di tunnel verso l' ignoto e l' avventura, fantasticando su quali potessero essere le forze che permettevano al corridoio di non crollargli in testa da un momento all'
    altro nonostante il degrado generale dell' edificio.
    Poco dopo si arrese, rimettendosi in cammino nella cupa tranquillità che avvolgeva quell' edificio.
    Non era mai stato bravo con l' architettura, ed anche in fisica era abbastanza scarso.
    Mosse quindi passi lenti e misurati, come se avesse paura di rompere qualcosa o di farsi scoprire, verso quella che pareva una seconda stanza.
    La speranza sembrava tornare ad affiorare nel ragazzo.
    Forse... forse quella di prima era solo una copertura. Una specie di test per scremare i paurosi. Bene, bene....
     
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  7. GameMaster2
     
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    La porta che dava accesso alla nuova ala dell'edificio giaceva penzolante sui cardini scassati, ormai inutili rimasugli che -forse un tempo- dovevano essere riusciti a limitarne l'attualmente incontrollata mobilità. Al di là dello stretto ingresso, davanti agli occhi di Charles si presentò un abbandono particolarmente simile al precedente, soltanto meno visibile a causa del fitto buio che permeava la stanza. Il soffitto del luogo pareva essere decisamente più integro di quello visto prima, quantomeno non minacciando di crollare da un momento all'altro. Il muro alla destra del ragazzo, l'unico di cui potesse intuire la conformazione a causa delle tenebre, ospitava una porta sbarrata da diverse assi di legno inchiodate e divorate dall'umidità. Una piccola luce filtrava dalla parete in fondo all'ampio atrio, come se su di un muro qualcuno avesse scavato un piccolo foro.

    Da un momento all'altro, senza che nessuno dei suoi sensi potesse metterlo preventivamente in guardia, Charles sentì il suono ritmato e crescente, come di metallo affilato che fende l'aria. Proveniente da circa il centro della stanza un'ascia da lancio di piccole dimensioni stava roteando in volo, dirigendosi rapidamente verso il tronco del ragazzo. L'arma, scagliata da qualcuno che doveva stare aspettandolo esattamente dal centro del buio innanzi a lui, stava avanzando con una velocità impressionante, promettendo di squarciargli una buona porzione di cassa toracica qualora la traiettoria fosse andata a segno.


    Un'accetta da lancio vola verso il busto di Charles
    Danni: 15
    Punti difesa necessari a schivare: 10
     
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  8. Trublue
     
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    Si guardò attorno, sempre con lo zippo in mano, stupendosi quasi mentre constatava come l' edificio fosse riuscito semplicemente a rimanere in piedi.
    Entrò, se possibile, in una stanza ancora più buia dell' atrio dal quale era entrato, e nella quale persino la luce del suo accendino faceva fatica a illuminare granchè.
    Mi chiedo come cazzo possa esserci COSI' buio, cazzo.... Sembra quasi
    Il colmo dell' oscurità?
    Eh, no, eh!
    Concentrati!

    Entrò quindi in un nuovo punto dell' edificio, spazioso più o meno quanto l' ingresso. La cosa che lo preoccupava era che qui non riusciva a vedere i suoi piedi, o meglio, doveva concentrarsi un pò per riuscire a intravedere il pavimento.
    perfetto. Prevedo una velocità di crociera alquanto poco spedita...
    Parlare da solo non gli sembrava il caso, in quanto ci potrebbe essere stato chiunque in quel posto, e forse farsi sentire mentre parlava da solo da coloro che poi avrebbero dovuto ingaggiarlo per una missione... forse non era proprio il caso. Se invece ci fossero state delle presenze ostili... beh si era già scoperto da solo.
    Adesso, con quell' accendino in mano, si sentiva veramente un bersaglio.
    Precisamente, un bersaglio di quelli da tiro con l' arco, con cerchi concentrici e con tanto di punteggio.
    Decise quindi di tenere il braccio destro il più possibile pronto ad un' eventuale estrazione del machete.
    Quasi non fece a tempo a pensare alla parola " machete" che il suono inconfondibile di un oggetto lanciato verso di lui gli arrivò alle orecchie.
    D' istinto si chinò chiudendosi a riccio, mentre sentiva lo spostamento d' aria solleticargli la schiena.
    Che cazzo? Che è non sono il benvenuto?
    Chi sei? Mostrati!
    Una richiesta / ordine alquanto retorico, dato che, dopo aver sguainato la sua arma, lanciò lo zippo verso il centro della stanza nella quale era appena entrato, in modo tale da avere lo stesso un pò di luce e non avere impaccio nel caso quello spiacevole incontro si fosse trasformato in uno scontro vero e proprio.
    Gli occhi erano pronti a cogliere ogni minimo movimento, i muscoli si erano già irrigiditi, ed erano pronti allo scatto, mentre la mano che impugnava l' arma affilata era leggermente tremolante, data la tensione.
    Chi sei?
    Punti vita : 85
    Punti difesa : 35- 10 =25
     
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  9. GameMaster2
     
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    Con un suono secco, l'accetta terminò il proprio volo schiantandosi sul marcio legno della porta alle sue spalle, rimanendovi conficcata dentro vibrando lateralmente, mentre la sua energia cinetica andava rapidamente esaurendosi.
    In risposta alla gridata richiesta di Charles, qualcosa (nel buio di fronte a lui) provocò il rumore di uno scroscio, come di piccoli sassi che urtano l'uno contro l'altro, a decine. Poi, da un attimo all'altro, vi fu soltanto il silenzio.
    La flebile luce dello zippo che ardeva a vuoto, gettato a terra al centro della stanza, non rivelò assolutamente nulla. Seguendo con gli occhi l'ideale traiettoria percorsa dall'arma che gli era stata scagliata contro, il giovane non avrebbe visto alcunché, se non il vuoto muro che delimitava la fine della stanza, ed alcune travi di legno spezzate che giacevano disordinatamente lì accanto. Qualsiasi cosa gli avesse gettato contro quell'arma, ed avesse poi provocato quel rumore, non sembrava aver lasciato dietro di sé neppure una traccia. Privato della propria fonte di luce, ora Charles era impossibilitato a verificare cosa si nascondesse nelle tenebre attorno a sé. In precedenza, gli era sembrato che lì accanto non ci fosse proprio nulla, ma quell'atto così improvviso avrebbe potuto demolire le convinzioni di chiunque.

    Accadde così silenziosamente, che quasi neppure riuscì ad accorgersene: d'altronde, era troppo impegnato a cercare di cogliere qualsiasi più piccolo movimento, capace di perturbare la quiete -solo apparente- di quella casa morta. Quando riportò lo sguardo verso il centro della stanza, semplicemente se ne accorse. Da un momento all'altro, l'accendino abbandonato al suolo non era più coricato lateralmente, ma ritto su se stesso, come se qualcuno l'avesse rialzato e messo in equilibrio. Prima che potesse anche solo mettere a fuoco l'evento, cercando di capire se i suoi sensi stressati non lo stessero sottoponendo ad un qualche inganno, l'oggetto si sollevò lentamente, percorrendo a ritroso una pigra parabola di caduta, che lo mosse a rilento alla sinistra di Charles, verso la zona buia al suo fianco. Senza spegnersi, il piccolo meccanismo levitò a mezz'aria per una manciata di secondi che parvero un'eternità; dopodiché, si fermò quietamente nell'olivastra mano di una figura vestita di grigio cupo. Solo in quell'istante il giovane si rese conto di non essere solo nella stanza: la luce della piccola fiamma illuminò il fianco (e parte del volto) del nuovo venuto, ma in modo troppo frazionato perché Charles potesse farsi un'idea del suo aspetto nell'insieme. L'altro doveva trovarsi circa cinque passi davanti a sé, di poco alla sua sinistra.
    L'intruso (o forse, il padrone di casa), flettendosi impercettibilmente in avanti, mosse lo zippo verso quella che sembrava essere una vecchissima lampada ad olio, appoggiata su un comodino scassato rivoltato sul fianco e lasciato a deteriorarsi lì per terra. Una volta che l'ebbe accesa, questi agì sulla valvola che conduceva il combustibile alla parte superiore, facendo più luce ed illuminando ora una buona porzione di stanza, permettendo finalmente a Charles di vedere chi avesse davanti, assieme a quasi tutta la stanza che lo circondava.

    L'uomo era alto, magro ma con spalle e braccia ben definite. Possedeva una carnagione scura, da mulatto, sebbene i suoi tratti fini ricordassero più un uomo del centro europa. Al di sopra di una bocca dalle labbra appena accennate e di un pronunciato e sottile naso decisamente affilato, due grandi occhi scuri scrutavano Charles con espressione piuttosto divertita. La fronte era coperta da una frangia di folte ciocche, parte terminale di un fitto groviglio che gli copriva interamente la parte superiore della testa. Ogni ciuffo di capelli era stato racchiuso in una fila di perline di diverse tonalità di grigio, che degradava con continuità pur evitando le tinte più decise di bianco e nero. L'uomo, che dimostrava meno di quarant'anni, indossava dei pantaloni grigi, a righe nere, ed una giacca invernale color cenere, con il collo coperto di un pellicciotto sgualcito e piuttosto scuro.
    L'altro parlò, e nonostante lo fece a bassa voce, l'aver spezzato l'opprimente silenzio della casa fece sembrare quei primi suoni quasi delle rumorosissime urla.
    "Sei stato rapido" commentò con semplicità, mentre chiudeva con un gesto lento l'accendino di Charles, spegnendone la fiamma e sfiorandolo con le dita, come a volerne assorbire parte del calore rimasto intrappolato nel metallo surriscaldato. Dopodiché, senza preavviso, lo lanciò in aria dirigendolo verso il giovane, affinché questi lo riprendesse. Dopo che Charles lo ebbe recuperato, egli parlò ancora, muovendosi con misurata calma ma sempre restando dove si trovava.
    "Il mio nome è Ninsei" pronunciò, di nuovo con apparentemente divertita noncuranza, mentre si sedeva dietro alla lampada ad olio, sul lato del comodino scassato su cui questa era appoggiata. La vibrazione che provocò al piano di legno fu lieve, eppure bastò a far tremare la loro unica fonte di luce, e quindi a deformare tutte le ombre che essa proiettava sui muri della stanza.
     
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  10. Trublue
     
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    Accade tutto in modo molto, forse troppo rapido.
    Fu un bel colpo per Charles quando scoprì che nella direzione verso la quale aveva lanciato l' accendino acceso non si trovava proprio un bel niente. Anzi, meno che niente. Solo una fitta coltre di tenebre che quasi inghiottiva il minuscolo oggetto e una nuda parete.
    Un lieve rumore di ghiaia smossa attirò la sua attenzione, ma ancora non poteva vedere niente.
    Cazzo, cazzo, cazzo, cazzo, cazzo.....
    Pensò, mentre l' emisfero destro del suo cervello pensava a tutte le possibili creature paranormali che potevano corrispondere a quella serie di fenomeni.
    Aveva ormai imparato a capire che al mondo c' era posto anche per quelle creature, e che c'era bisogno di una grande prontezza di riflessi per affrontarle.
    Bastava solo capire di che creatura si trattasse.
    Chi... cosa c'era insieme a lui in quella stanza? come avrebbe fatto ad evitare di rimanere violentemente trucidato? Aveva invaso il territorio di una qualche presenza maligna? O aveva semplicemente attivato una trappola di quelle che si vedono nei film di Indiana Jones?
    Era una tesi da non escludere. D' altronde, in quel periodo era venuto a conoscenza di tante e tali cose che forse si era un poco allucinato con tutta la storia degli esseri paranormali eccetera eccetera.
    Questo non voleva dire che in quel momento smise di guardarsi attorno.
    Mi sto imparanoiando, cazzo! Ok, sembra non ci sia nessuno....
    Quindi adesso.... piano piano...
    Fece per dire, tornando a guardare verso il centro della stanza, con l' intenzione di dirigervisi, riprendere il sua accendino e continuare il suo tour della casa degli orrori.
    Questo prima di notare, forse di sfuggita, che l' oggetto che aveva lanciato - e che gli era parso fosse caduto di lato- era ritto, perfettamente perpendicolare al terreno.
    Che culo!
    gli scappò detto, ma poi si fermò un attimo con la mente.
    In effetti è altamente improbabile che.....
    Mentre pensava questo, accadde qualcosa di veramente inaspettato.
    Ovvero sembrò che l' oggetto, preso da non si sa quale nostalgia, volesse tornare da dove era stato lanciato.
    Più che sembrare, era proprio così.
    Figo. Mi sento molto Thor.
    L' incantesimo infine si spezzò, quando il diciottenne potè intravedere la mano che reggeva il meccanismo.
    Per un momento ho pensato di avere il potere di attirare accendini, sai?
    Disse, cecando di guardare nel volto il... tizio.
    Tizio che sembrava divertirsi un mondo a guardare un povero ragazzetto che per la prima volta vede un accendino svolazzargli accanto.
    Se pensava di avergli messo paura, di averlo atterrito, di averlo pietrificato....
    Ci era riuscito benissimo, cazzo.
    Era solo solito non darlo a vedere, riparandosi dietro commenti sarcastici.
    Dal nulla, l' uomo tirò fuori anche una lampada a olio, dalla quale esplose letteralmente una luce dirompente, che permise agli occhi del ragazzo di vedere - finalmente - cosa diamine aveva intorno e soprattutto chi avesse davanti.
    Uomo alto, magro, fisico definito eccetera.
    Capelli acconciati veramente da schifo.
    Insomma, l' uomo eccentrico medio di quella metropoli, escluso il fatto che questo aveva la strana peculiarità di sparire nel buio.
    In quel momento gli venne da pensare quanto cazzo sarebbe stato comodo avere il potere di richiamare gli accendini.
    Sussurrò appena, ma questo bastò perchè l' eco desse l' illusione al ragazzo che l' altro gli avesse appena urlato sul muso.
    Capì circa due millisecondi dopo che le sue orecchie furono trapanate, giusto in tempo per impedire ai suoi muscoli facciali di contrarsi in una spiacevole espressione arrabbiata.
    Riprese al volo l' oggetto che l' uomo gli lanciò, per poi rimetterselo in tasca.
    Ninsei? Cioè mi vuoi dire che è tua madre che ti ha sistemato i capelli a quel modo?
    Piacere, Charles.
    Disse, cercando di non balbettare. Faceva veramente male alla sua immagine.
    Piccolo appunto per il futuro. Alla gente non piace vedere le accette che dal nulla volano verso di loro. Specie se sono affilate come quella. Questo, sempre se hai intenzione di socializzare con le persone, ovvio.
    Disse, indicando l' arma che poco prima gli era stata lanciata contro.
    Ad ogni modo, credo che tu mi debba qualche spiegazione, dopo avermi dato un così caloroso benvenuto.
    Disse, con tono pungente.
    Sono qui per accettare il lavoro da mercenario, in sostanza. Ora, non so come funziona. So solo che ci sono tanti soldi in ballo, un laboratorio di biomeccanica e una specie di selezione da superare. Spero che la selezione non sia combattere contro di te, perchè ammetto che prima ho avuto un gran culo.
    Disse, cercando più che altro di accattivarsi la simpatia di quello strano individuo che sembrava essere uscito da un televisore degli anni 20.
    ora che ci pensava sembrava una di quelle guardie del corpo del Merovingio di Matrix.
    Beh, faceva decisamente poca differenza. Il grigio gli faceva veramente schifo.
     
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  11. GameMaster2
     
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    La creatura sorrise, osservando Charles dalla sua posizione rilassata.
    "La gente che non sa reagire alle minacce inaspettate, non dovrebbe desiderare un lavoro come quello che sono venuto ad offrire" replicò, col tono di chi afferma un concetto assolutamente ovvio. I suoi occhi scuri stavano scrutando l'espressione di Charles, come se intendessero studiarne i più reconditi dettagli.
    "Spiegazioni?" domandò, inclinando leggermente la testa di lato. Nonostante la sua voce non assunse un tono derisorio, egli doveva aver trovato parecchio divertente l'uscita del mercenario.
    "Cerco qualcuno che sappia come si fa a non farsi ammazzare. Questo era soltanto un modo per verificare quanto tu fossi abile a riguardo" affermò Ninsei, facendo spallucce con disinteressata noncuranza. "Sei il primo di quattro, ad essersi dimostrato bravo abbastanza. Eccoti le tue spiegazioni", asserì con una freddezza instabile, che stonava parecchio con l'assurdità di quelle parole. Dall'ovvietà con cui egli pronunciava quelle frasi, era evidente come (dal suo punto di vista) esse suonassero tanto logiche da apparire quasi scontate. Per quanto potesse essere scontato uccidere un uomo, soltanto per valutarne i riflessi. Dal modo in cui aveva pronunciato la sua macabra statistica, non era apparso chiaro se la creatura avesse ingigantito l'accaduto, o lo stesse riportando fedelmente.
    Ninsei mostrò i denti bianchissimi in un sorriso lieve, quando Charles parlò del lavoro che era lì per accettare. Poi si fece serio di colpo, quando il giovane accennò all'eventualità di dover lottare contro la creatura, per dimostrare il proprio valore.
    "Questo è il momento delle parole. Segni, timori, consapevolezze. Non dovrai lottare contro di me" pronunciò solenne, con un cambio di intensità vocale che suonò come del tutto fuori luogo. Nonostante quelle sequenze di parole apparissero a tratti come completamente deliranti, qualcosa nell'atteggiamento di Ninsei ne descriveva la piena, controllata razionalità.

    Tornando repentinamente a quella di poco prima, la mimica facciale della creatura si rilassò di colpo, sciogliendosi nel già visto lieto sorrisino.
    "Un laboratorio di biomeccanica, sì" iniziò a descrivere Ninsei, alzando piano la testa mentre il suo sguardo si perdeva in un imprecisato punto del soffitto. Mentre le ciocche di capelli ne seguivano i movimenti del capo, non una volta si poté udire il suono di una perlina che urtava contro un'altra.
    "Uomini stanno radunandosi. Reclutatori che richiamano uomini, per rubare qualcosa dagli intestini blindati del gigante di cemento. Per rubare qualcuno. Non dovrebbe esistere, no, ma è stato innestato suo malgrado in questo mondo. Non era previsto, ma ora implora soltanto che gli sia concessa la sua occasione" spiegò Ninsei, esprimendo concetti che alla sua mente contorta, probabilmente, dovevano apparire lampanti.
    "Sento il suo pianto psichico. In ogni momento, lo strazio del suo spirito inanimato mi perfora l'anima, è come lo stridere di unghie su una lavagna fatta di ricordi infranti. Non lo puoi sentire, non è vero?" domandò dunque questi, ma riprendendo a parlare senza aspettare che Charles proferisse una qualche risposta. Nonostante le frasi decisamente deliranti che egli andava producendo (ed il ritmo piuttosto serrato con il quale stava creandole), sul fondo dei suoi occhi scuri era visibile una chiara scintilla di consapevole, inamovibile razionalità. La creatura sembrava essere perfettamente lucida, e soprattutto convinta con tutta se stessa della veridicità di ciascuna delle incoerenti sfilze di parole che uscivano dalla sua bocca.

    "Non da mercenario, no. Il reclutatore, lui ti avrebbe offerto un lavoro da mercenario. Ma non io. Lui è morto, e non può controbattere. Io ti offro la rara, unica possibilità di soccorrere uno spirito primigenio. Giunto qui, anima immacolata e disperatamente bisognosa di aiuto. Del tuo aiuto" espresse, quasi come se la sua voce ferma e chiara stesse narrando una qualche storia, dalla trama decisamente confusa e intrecciata.
    "Sarai pagato, certo, ma come un salvatore. Non sicario, ma messia. Settemila, alla consegna." sentenziò con semplicità.
     
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  12. Trublue
     
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    Le parole di quell' uomo lo confortarono.
    Almeno non devo combattere contro un tizio che svanisce nel buio.
    Il sentirsi dire che era il primo di altri quattro candati lo fece quasi arrossire.
    In quel momento si sentiva come una ragazzina che incontra il suo idolo. Ci mancava solamente che congiungesse le mani e incrociasse le gambe per mettersi in posa adorante, e poi l' immagine sarebbe stata completa.
    Primo! Sono il fottuto primo!
    Cercò di non farsi offuscare la mente da quel pensiero, ma era tutto pressochè inutile. Ora si sentiva molto più sicuro di sè, e più determinato ad andare fino in fondo a quella perniciosa faccenda.
    Ninsei parlò di salvatori, cose che non dovrebbero esistere in questo mondo ma che ci sono state portate, pianti psichici e SETTEMILA ALLA CONSEGNA
    Bene, bene bene.
    Disse, con tono affabile quando lo strano individuo ebbe finito di parlare.
    Da quello che mi hai detto nemmeno tu sai bene di che cosa devo andare a salvare, vero? Devo cercare un umano mutato, una creatura strana, un ammasso informe di materia organica o altro? Devo portarlo vivo o morto? e dove? Hai parlato di altri quattro. Svolgerò la missione insieme a loro o siamo ognuno per conto suo? In tal caso, la somma è da dividersi o sono settemila a testa?
    Fece una pausa, per permettere all' uomo di rispondere ai suoi quesiti.
    E poi, c'è una cosa che non capisco. Svanisci nel buio, percepisci onde psichiche, lanci accette con una tale forza da piantarle nel cemento.... Perchè hai bisogno di aiuto? Ma soporattutto,cosa sei? Da dove derivano i tuoi poteri?
    Sperò che Ninsei non si offendesse per il "cosa sei?" che gli aveva appena sbattuto in faccia, come se fosse un animale raro.
    Scusati, prima che ti affetti
    Ovviamente, senza offesa.
    Poi, con un tono alquanto dispiaciuto e nervoso, aggiunse:
    Non voglio offendere assolutamente nessuno
     
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  13. GameMaster2
     
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    Ninsei replicò il proprio sorriso rilassato, alla domanda posta da Charles.
    "No, non ho idea di quali siano le sue parvenze. So soltanto che è qualcosa di vivo, cosciente, nonostante sia nato dall'ingegno dell'uomo e non dalla volontà della materia. Non ho informazioni riguardo alla sua vera natura...ma il mandante dei reclutatori sì" asserì deciso, con tono netto, fissando i propri occhi scuri in quelli di Charles.
    "È per questo che dovrai fingere di essere stato scelto da uno di loro, e simulare il desiderio di voler combattere per la loro causa. Avrai così accesso a tutti i dettagli riguardo all'anima artefatta. Dovrai seguire la loro irruzione nel laboratorio della Maas, aiutarli a raggiungere ciò che tanto bramano...ed al momento giusto, portarlo via da loro!" esclamò, sollevando teatralmente una mano a mezz'aria. Ricomponendosi, Ninsei riprese a parlare.
    "Ti accetteranno al tuo fianco, se dirai di essere stato ingaggiato da Randy Hess. Questo è il nome del reclutatore a cui ho...dato una buona ragione per smettere di respirare, anche se a loro occorreranno diversi giorni per rendersene conto. Ho già fatto circolare un'apposita storiella per giustificare la sua assenza..." affermò con un sorrisino che durò soltanto un secondo, scomparendo rapido mentre l'essere tornava seriamente a fornire indicazioni al suo mercenario.
    "Andrai da loro, collaborerai con loro e -quando li troverai con la guardia abbassata- prenderai l'essere e lo condurrai da me. Veloce, silenzioso! Non ha senso concordare anticipatamente un luogo d'incontro...tu scortalo lontano da loro, nella circostanza che riterrai possa maggiormente condurre ad un successo. Io ti seguirò da vicino, anche se non potrai accorgertene, e interverrò in tuo aiuto per concludere la sua fuga." concluse dunque Ninsei, rilassando le braccia lungo il corpo.
    "Mi sembra inutile sottolineare che, qualora i tuoi cosiddetti compagni dovessero intuire l'evidenza che tu voglia tradirli, non occorrerebbe loro più di una manciata di secondi per levarti di mezzo. Dovrai essere cauto...imperscrutabile", suggerì con semplicità, mentre lasciava intendere tutta la serie di conseguenze terribili che avrebbero potuto capitargli, se solo il suo doppio gioco fosse venuto alla luce.

    Alla seconda domanda di Charles, l'uomo dalla pelle scura sorrise nuovamente. Ignorando la questione riguardante l'origine dei propri poteri, egli replicò con tono sereno in direzione del ragazzo.
    "Perché il mandante dei reclutatori sa chi è Ninsei. È un diavolo intrigante, abbastanza informato da intuire con facilità le mie intenzioni, se dovessi presentarmi per voler compiere un lavoro del genere. Ho semplicemente bisogno di un anonimo uomo qualunque, all'interno della squadra d'irruzione, che conduca l'essere abbastanza lontano da loro perché io lo possa nascondere. Credi di poter essere tu, il mio chiunque?" domandò, con leggerezza, osservando Charles con rinnovato interesse.
     
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  14. Trublue
     
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    Perfetto... perfetto. Bella merda in cui ti sei cacciato.
    Charles stette attento e muto durante tutta la spiegazione dell' uomo.
    Non solo stava imbarcandosi in una operazione che , a quanto aveva capito, era ai limiti della legalità, ma doveva fare anche il doppio gioco con l' allegra banda di mercenari con la quale avrebbe dovuto collaborare.
    La sua espressione divenne enigmatica, alquanto indecisa.
    Ma, hei! Aveva un angelo custode che tirava accette con la forza di qualche joule sopra la norma, quindi poteva anche andare bene, tutto sommato.
    Prima di darti la mia risposta definitiva
    Disse, con il tono calmo di chi vuole solo cercare di avere più inforazioni, di chi vuole scavare più a fondo, di chi vuole leggere le postille prima di firmare un contratto.
    Vorrei sapere per chi lavori. Se sei in proprio, o lavori per una qualche organizzazione clericale
    Da strapazzo
    Aggiunse mentalmente
    Sappi che comunque la tua proposta mi piace. Dunque saresti il mio angelo custode?
    Aspettando la risposta di Ninsei, tirò fuori dalla tasca della giacca lo zippo e una sigaretta, accendendosela.
    Anche perchè pensava che a nessuno avrebbe dato fastidio anche se dumava al chiuso.
    Di nuovo lo zippo risuonò nell' aria ferma.
    E' buffo
    pensò
    Che proprio settimana scorsa stenavo a credere che cose del genere sarebbero accadute... di come mi sia ritrovato così, a cheidere lavoro ai mercenari e agli assassini...
    Che sia...

    Si fermò a pensarci, per un attimo.
    Un segno del destino?
    Pensava molto al destino, Charles. Per di più era convinto che ogni azione da lui compiuta lasciasse un segno, una specie di scia, che modificava il corso degli eventi dell' intero mondo, forse addirittura dell' universo. E secondo un mero principio di causa- effetto ciò era anche abbastanza sensato. Ma forse pensare che addirittura l' universo risentisse delle azioni di un diciottenne benestante era un pelo esagerato.
    eppure le azioni che compieva le sentiva sue. Ed era uno dei motivi per i quali cercava sempre di non farsi dire troppo cosa doveva fare, cercare sempre e comunque di capire se si stava muovendo verso nord o verso sud.
    Perchè al mondo, ormai l' aveva capito, c' era solo un nord o un sud. Un S o un N.
    Guerre di pace, male a fin di bene, tutte cazzate. La guerra era sempre una guerra e il male era sempre male. Qualcuno ci rimetteva sempre. E lui cercava sempre di rimetterci il meno possibile facendo però quello che era giusto da fare.
    La cosa che lo faceva dormire poco, però, era che il giusto non coincide sempre con il bene.
     
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  15. GameMaster2
     
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    "Ninsei lavora per Ninsei" asserì l'uomo, assumendo d'improvviso un'espressione seria e determinata.
    "Seguo la via che corre vicino all'anima dei viventi, allo spirito pulsante della città." aggiunse deciso, osservando Charles dritto negli occhi. La sua espressione era dura e solenne, come se in quelle sue frasi sconclusionate egli stesse rivelando al mercenario una qualche profondissima verità. Il volto dell'oscuro virò rapidamente alla confusione, nel continuare la propria risposta.
    "Nessun'organizzazione...chi ne gioverebbe?" chiese, quasi parlando da solo, chiaramente spiazzato dalla domanda. "Quelli che si definiscono guerrieri della luce, disprezzano la vita che non arriva dal loro sciocco dio. Ma la vita pervade quest'angolo d'inferno, in modi che essi neppure immaginano...e con una forza capace di schiacciarli e divorarli, se solo fosse conscia delle proprie potenzialità" descrisse Ninsei, con tono calmo ma non meno convinto.

    L'essere dalla pelle scura sorrise lentamente all'ultima affermazione di Charles, come se trovasse l'idea divertente in un modo sottile, complesso da cogliere.
    "Custode...? Definiscimi così, la cosa può rendere l'idea. Veglierò su di te fintanto che non mi avrai consegnato la creatura...dopo quel momento, se vorrai la mia protezione dovrai seguirmi. Altrimenti dovrai cavartela da solo per uscire da lì. Troverò il modo di pagarti, anche se dovessi perdermi di vista...questo è certo" asserì l'essere con naturalezza, come se fosse stato assolutamente certo di quel dettaglio.
    "Porta l'essere al di fuori del complesso, all'esterno, sotto la luce del cielo e delle stelle...nei cortili perimetrali o fuori dalle recinzioni. Da quel punto in avanti, saprai che interverrò in tuo favore, qualora dovessi averne bisogno" aggiunse l'uomo, ora completamente calmo e rilassato.
     
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26 replies since 25/3/2012, 20:16   330 views
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