Jen's Car.

Officina dei Jennings.

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  1. Leonard Jennings
     
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    Alla periferia dell'Old side, dove le case degli operai lasciano il posto ai capannoni delle ditte per poi trasformarsi in grosse industrie sporche e fumose, si trova l'officina di Mark Jennings, la Jen's Car.
    Un nome semplice, ma efficace, conosciuto da tutti nel quartiere, perchè uno dei pochi a fornire un servizio completo a tutto tondo per vari tipi di veicoli.
    Grazie alla presenza di numerosi strumenti da lavoro e dalla mancanza di negozi specifici facilmente raggiungibili o economici, gli operai della Jen's Car sono in grado di effettuare anche riparazioni e servizi che esulano dalle mansioni principali, come lavori di falegnameria, ferramenta e sartoria.

    L'officina, infatti, si presenta da lontano come una rimessa a causa dei piccoli cumuli di oggetti che si vedono spuntare dalle inferriate.. Soltanto una volta varcato il grosso cancello si accede ad un ampio piazzale sterrato e ben sgombro da detriti che porta dritto al garage del capannone principale, affiancato da uno più piccolo sulla sinistra e da un edificio che pare un'abitazione sulla destra.

    Sempre sul alto sinistro, appena entrati, invece delle pile di roba si trovano alcuni veicoli sotto un tendone, dall'aria pulita e lucida e una piccola area di lavaggio automatica con tutto l'occerrente per la pulizia delle vetture. Le pompe dell'acqua sono a ridosso del capannone più piccolo, leggermente più chiaro del maggiore.
    Sul lato destro ci sono cumuli di roba identificabile con vetture sfasciate, macchinari, suppellettili, tavole, mobili e qualasisi cosa di cui la gente abbia voluto liberarsi. Fra questi cumuli e l'edificio abitativo ci sono all'incirca cinque metri di distanza.
    Un piccolo muletto non troppo nuovo è mestamente parcheggiato di fianco all'ombra della pila più copiosa, vicino a un carro-attrezzi all'apparenza meglio messo.

    Il capannone maggiore è di un grigio scuro spento e dalla metà fino al tetto è formato da ampie vetrate protette da massicce inferriate. Solo la parte più alta differisce in forma, più allungata e senza barre, che di giorno vengono aperte sporgendo all'esterno.
    Un'insegna molto grande, ma sobria, troneggia sopra il panorama illuminandosi di notte, proiettando l'ombra della scritta Jen's Car sul piazzale.
    La grossa saracinesca viene aperta in base alle necessità, tuttavia è presente una porticina a misura d'uomo all'estrema sinistra, non facilmente visibile. Una porta più elegante fiancheggia il grosso passaggio sormontata da una piccola insegna con scritto "office".

    Leonard lavora qui con suo padre e altri tre dipendenti, lo zio col figlio e il ragazzo di sua sorella maggiore. Occasionalmente anche la madre partecipa a progetti dove sono richieste abilità sartoriali avanzate e la si può trovare in officina ad aiutare.
    Nonostante il luogo sia grande e ben fornito, i ragazzi non hanno una divisa personalizzata o particolare e non sono identificabili se non per il biglietto da visita.
    Per qualsiasi cosa i Jennings sono a disposizione e per qualsiasi s'intende non solo riparazioni d'auto, eheh... ma questo non è dato saperlo a chiunque.
    Allora che aspettate, accorete numerosi alla Jen's Car!

    Sono numeri pubblici sulle pagine bianche o quello che si usa a Dilagon ^^, alla portata di tutti. Non so se sia possibile sfruttare questi dati per l'inizio di una role non direttamente d'interazione fra pg, almeno non da subito.

    Telefono: 01-055-120519
    Fax: 01-055-28041982
    E-Mail: [email protected]
    Cellulare Emergenze: 852-7584712


    Edited by Leonard Jennings - 4/7/2012, 20:54
     
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  2. Spacetrick_
     
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    dovrebbe essere qui... Jen's Car.
    L'insegna non lasciava dubbi, quella era l'officina della famiglia Jennings.
    Adam in passato conosceva molto bene la zona periferica di Dilagon City, per un paio d'anni ci aveva anche vissuto, ma trovare il negozio era stato comunque difficile.
    l'officina somigliava in tutto e per tutto a molti altri posti della zona, capannoni e case fatiscenti, l'Old Side aveva senza dubbio un suo fascino, ma resta pur sempre una delle zone più povere della città.
    l'indirizzo di quel posto Adam l'aveva trovato frugando del vecchio covo, il primo posto dove si era recato al suo ritorno, ovviamente quell'appartamento era stato abbandonato già da parecchio tempo.
    rimanevano solo pezzi di mobili ormai da buttare e qualche scartoffia in una scrivania, per la maggior parte si erano rivelati numeri di telefono inutili e indirizzi di posti che ormai avevano chiuso da tempo, l'autorimessa dei Jennings al contrario sembrava ancora in attività.
    lui e gli altri avevano sempre saputo che James aveva le mani in pasta con varie attività illecite, oltre ovviamente che con la criminalità organizzata, ma non avevano mai avuto contatti diretti con loro.
    il Jen's Car per l'appunto, si rivelava essere un rivenditore illegale di armamenti da ciò che era scritto sugli appunti del suo ex capo, Adam nutriva una flebile speranza che lì sapessero dargli informazioni su James e su Jared... anche se ci credeva poco, una delle caratteristiche di James era di non rivelare mai niente che potesse comprometterlo a nessuno... addirittura non aveva mai detto nulla di più del suo nome a quelli che potevano definirsi i suoi protetti, in quel posto di sicuro aveva sempre usato un intermediario, sempre che vi avesse davvero avuto a che fare.
    In secondo luogo poi, aveva bisogno di qualcuno che vendesse attrezzatura... la sua spada era stata esposta alle intemperie per quasi dieci anni, non era certo messa benissimo.
    Adam si avvicinò al capannone principale, era ancora pomeriggio, l'officina doveva essere aperta.

    Ehi, c'è nessuno?

    disse il giovane affacciandosi all'interno, l'ambiente gli appariva scuro per la differenza di luce, ma poteva sentire dei rumori provenire dal fondo del capannone, qualcuno evidentemente c'era.



     
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  3. Leonard Jennings
     
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    La giornata si stava rivelando piuttosto noiosa per Lenny. Ammantato nella sua tuta da lavoro ed una t-shirt più grande di lui di almeno quattro taglie pareva un rapper bianco invece di un meccanico amante del sano rock anni '70.

    Era rimasto solo in officina, il padre era andato con la sorella in ospedale per un controllo di routine, invece lo zio e il cugino a prendere un'auto messa piuttosto male dalla parte opposta; ne avrebbe avuta ancora per svariati minuti di quella solitudine e a lui, in effetti, non dispiaceva.

    Si concentrò nella pulizia di un carburatore di una Triumph vecchio modello, non troppo ben tenuta dal proprietario, ma funzionante quanto bastava a portarlo in giro per il quartiere.
    Durante l'operazione, non troppo complicata per lui, sentì il solito cliente spaesato con una delle tipiche frasi di presentazione affacciarsi nel suo tempio sacro.

    " Arrivo!" alzò la voce quanto bastava a farsi sentire da Adam, in modo da non lasciarlo scappare.
    Posò il carburatore vicino ai pedali della due ruote e si tolse i guanti sporchi, riponendoli nella tasca destra della tuta.
    Prima di percorrere gli ampi metri quadrati che lo separavano dal giovane si avvicinò ad una delle tante colonne presenti nel capannone e si spruzzò qualcosa nella mani che poi asciugò con della carta attaccata alla medesima.

    " Salve. Cosa posso fare per lei?" salutò cordialmente una volta di fronte al combattente, senza osservarlo in modo particolare, rilassando le braccia ai fianchi.
    L'espressione era distesa e calma, di un lavoratore per niente scocciato o stanco. Anzi, pareva evidente un atteggiamento pacato e di estremo agio.
    Di sicuro Leonard s'intonava proprio bene con quell'ambiente, difficile non notarlo.


     
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  4. Spacetrick_
     
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    Adam non dovette attendere molto, poco dopo un " arrivo" gridato dal fondo del capannone uno dei meccanici del posto si presentò davanti a lui.
    non si aspettava certo un ragazzo,nella sua testa i meccanici erano uomini di mezza età stempiati e con il ventre gonfio di birra, invece quel tipo era sulla ventina, con capelli lunghi e pizzetto neri.
    probabilmente non era lui il proprietario, era troppo giovane per essere lo stesso Jennings del vecchio appunto che lui aveva trovato

    Salve, è lei il proprietario di questo posto? il signor Jennings?

    Per chiedere informazioni su Jared Morrigan doveva parlare con chi possedeva quel posto nove anni prima...alla fine, poco male, anche se non era lui il proprietario poteva sempre aiutarlo con gli armamenti.

    stavo cercando degli articoli che normalmente non vengono esposti...mi hanno detto che qui non vi occupate solo di auto

    Ad Adam era sembrato che trovare un posto dove poter acquistare tranquillamente,senza dover esporre uno stupido porto d'armi fosse diventato maledettamente difficile da quando se ne era andato, e i pochi contatti che aveva per poter comprare sotto banco erano spariti da tempo...
    Ma l'officina di Jennings, aveva davvero un'ottima facciata da esporre al pubblico, non era in una zona dove i controlli si effettuavano spesso, ed era abbastanza grande come posto da poter facilmente occultare qualcosa, stanze interne, seminterrati o qualunque posto dove tenessero la merce di contrabbando...quel posto gli piaceva decisamente.
     
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  5. Leonard Jennings
     
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    Quando Adam chiese se fosse il proprietario rimase impassibile, lasciando trapelare una rodata abitudine nel tempo.
    La domanda, allo stesso modo, gli fece ipotizzare che il ragazzo non fosse lì per spendere, anche se non aveva l'aria di un venditore o di qualche funzionario statale.
    " E' mio padre." rispose sintetico senza dare cenno di volersi dilungare oltre, più per non annoiare che per reticenza.

    Lenny pensò che il giovane fosse lì per cercare lavoro ed imparare un mestiere e di certo avrebbe fatto comodo un altro lavoratore disposto a sopportare le liti fra lo zio e il cugino.
    Prima che potesse informarsi, però, Adam rivelò le sue vere intenzioni; acquisti particolari.

    Il meccanico conosceva bene il tono e lo sguardo di chi cerca il genere e leggere fra le righe era ormai diventata una sua specialità, ma gli parve strano che uno sconosciuto chiedesse roba sottobanco senza snocciolare un paravento di referenze composto da nomi e cognomi di amici di amici.
    Si rassicurò subito, forse era solo l'imbarazzo di chiedere una riparazione sulla giacca in un'officina meccanica e non sapeva come intavolare l'incipit.

    Capitava spesso che la gente s'impacciasse e non fosse molto chiara a causa del dubbio di fare una sonora figura di merda e chi poteva biasimarle! Mica è da tutti i giorni entrare in un'officina e chiedere di restaurare un mobile o farsi fare una tovaglia!
    Mantenendo ancora un'abitudinaria compostezza, al punto che si potesse pensare fosse parte del suo carattere, annuì accennando un sorriso comprensivo da sotto la barbetta.

    " Sì, non ci sono molti negozi artigianali da questo lato del Side, specie a prezzi contenuti." si voltò verso un piccolo frigo a pochi metri dietro di lui.
    " Birra? Succo?" chiese avvicinandosi per prendersi una birra dall'aria fresca e poi avrebbe passato da bere al combattente se avesse accettato.
    " Quindi sì, facciamo riparazioni anche su mobili, vestiti..." gesticolò con le mani a dare enfasi alla moltitudine di operazioni svolte, elencandole ancora brevemente.
    " Affilliamo anche i coltelli. Mio zio sa aggiustare i tacchi, ha fatto il calzolaio per un po' da giovane."
    Concluse prendendosi un bel sorso di birra e rimanendo placido a fissare il cliente.

    Non avrebbe fatto nessun accenno alla vendita di armi e alla loro modifica, a meno che il ragazzo non presentasse delle referenze credibili.
    In ogni caso, solo il padre avrebbe potuto occuparsene; una delle poche regole del signor Jennings era quella di non gestire quel ramo dell'attività per conto proprio.
    " In conclusione, facciamo un po' di tutto. Non farti problemi e vedo se posso accontentarti." aggiunse con gentilezza sistemando un chiave inglese sul carrellino mobile degli attrezzi.

     
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  6. Spacetrick_
     
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    Come pensava, il ragazzo si rivelò essere il figlio del proprietario, gli era sembrato un po' giovane.
    Che cosa strana... il tipo che aveva di fronte doveva avere qualche anno più di lui, eppure ai tempi in cui era rimasto intrappolato doveva essere appena adolescente...pensare a tutti quei cambiamenti metteva addosso ad Adam la sensazione di essere fuori posto.
    Comunque, non era il momento di mettersi a divagare con i pensieri, dall'espressione di Jennings sembrava che il meccanico avesse capito che cercava merce illegale... tuttavia, era giustamente restio a entarere nell'argomento, in effetti come dargli torto? non conosceva Adam, e di certo dalle sue parti non spifferavano a chiunque delle loro particolari vendite sottobanco.
    Appoggiandosi con la schiena al muro del capannone, Adam pensò nuovamente a come la discrezione doveva aver salvato l'attività di quella famiglia.
    Venne scosso dal filo dei suoi pensieri quando Jennings gli chiese se voleva da bere

    Uh? ah...una birra grazie

    Il meccanico sembrava davvero a proprio agio con i clienti, il suo modo di fare era quello di chi ha tutti i giorni a che fare con la gente, ad assecondare e a capire i loro bisogni come ogni buon commerciante.
    mentre quello concludeva di parlare della sua attività, Adam si chiedeva quanto poteva essere diretto con il suo interlocutore

    E quindi lei è il figlio del proprietario...

    Disse aprendo la lattina di birra, doveva giustificare la sua presenza al Jen's Car e il suo interesse per gli articoli di contrabbando, e convincere Leonard che era a posto.

    ho trovato il nome della vostra attività tra alcune carte, sono un conoscente di un tipo che si fa chiamare James e di un certo Jared Morrigan...credo che abbiano avuto contatti con voi

    Si prese un secondo di pausa sorseggiando la sua birra, alla fine, la cosa migliore era essere diretti

    Anche se, non so se con voi abbiano usato i loro veri nomi, ma sono certo che abbiano parlato con suo padre per della merce venduta sottobanco. Facevamo parte dello stesso gruppo, sarei interessato a comprare anche io

    ora doveva sperare che Jennings non lo credesse una spia della polizia o roba del genere, la sua storia era effettivamente vera, ma non era certo scontato che l'altro si fidasse.
    per dimostrare che stava dicendo la verità, porse a Leonard l'appunto che aveva trovato, proveniva da un bloc notes, si capiva perché lo strappo era nella parte superiore del foglio

    "12 settembre, Jen's Car nel Poor Side consegna attrezzatura per il lavoro alla Anz Bank, assicurarsi dei lacrimogeni.
    Rivolgersi a Mark Jennings
    "














     
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  7. Leonard Jennings
     
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    Il ragazzo gli parve un poco strano, come se stesso girando attorno al vero motivo per cui si trovasse lì. Lo ascoltò con attenzione a braccia incrociate, cercando mai di non mutare l'espressità degli occhi e della bocca.
    Era evidente che il tizio sapesse delle cose, il problema era se volesse veramente acquistare della merce o se volesse fregare tutti.
    Mentre parlava il meccanico cercò d'intuire chi avesse di fronte.

    Il ragazzo era giovane, troppo forse per essere uno sbirro navigato, ma non era improbabile che lavorasse per la legge. Quando fece nome e cognomi rimase un poco sorpreso, strano che conoscesse i veri nomi di nascita, ma non i falsi, di solito era il contrario. Quindi rimanevano due possibilità: o era dannatamente vicino a loro o si stava arrampicando sugli specchi mentendo.
    Uno sbirro sarebbe stato decisamente eno impacciato.

    Quando il combattente estrasse il foglietto fu la ciliegina sulla torta, di sicuro la cosa avrebbe potuto fargli acquisatre punti.
    Leonard, ancora senza pronunciare una sola sillaba, allungò la mano e prese il pezzetto di carta.
    Se lo portò in alto per osservarlo controluce e lo rigirò con attenzione.
    La carta sembrava piuttosto vecchia di qualche anno, così come l'inchiostro sbiadito. Se lo avvicno poi meglio agli occhi e potè individuarne delle macchiette gialle.
    " Sembra piuttoto vecchio." commentò all'apparenza senza interesse.

    " Anz Bank, Anz Bank...non mi è nuovo,mmm, Anza Bank." pensò sforzandosi di ricollegare la faccenda.
    Lenny era molto giovane all'epoca della compilazione di quel foglietto, ma non poteva saperlo.
    Scosse il capo, restituendo l'oggetto ad Adam. Ormai era sicuro che quel ragazzo fosse innocuo o che comunque non volesse danneggiare gli affari.
    " Mi dispiace, ma non facciamo più queste cose." mentì in parte; della faccenda non sapeva nulla davvero e di solito non trattavano quel genere di articoli.

    " Era mio padre che si occupava di certi affari. James e l'altro nome." schioccò le dita per pochi attimi, voltandosi verso il piccolo ufficio in ando alla sala dove stava squillando il telefono fisso.
    " Scusami." disse avviandosi verso l'apparecchio.
    Una volta giunto rispose e voltandosi non vide più il ragazzo; quano concluse la telefonata tornò vicino al mini-frigo per cercare Adam.
    " Hey!" gridò guardandosi un poco in giro. Ma del ragazzo nessuna traccia, come se fosse svanito nel nulla.

    FINE SCENA


    Edited by Leonard Jennings - 26/8/2012, 13:42
     
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    NUOVA SCENA
    L'artigiano e la bambola assassina


    Giovedì. Ore 20.25. Trisha si trovava davanti al cancello della Jen's Car.
    Il cielo nuvoloso ostacolava quei tentativi poco convinti da parte della Luna di affacciarsi sul mondo e illuminarlo con la sua luce riflessa. Solo i lampioni gettavano luce fredda sulle strade, riflettendosi spesso sulle parti meccaniche della robot, che non riusciva ad evitare completamente le zone illuminate per ovvie ragioni: doveva raggiungere un punto prestabilito effettuando i movimenti più logici possibile.
    Per fortuna, la periferia dell'Old Side non era un posto molto frequentato a quell'ora, quindi non trovò nessuno che avesse da ridire per il suo "abbigliamento".
    Non osò ancora varcare la soglia; non sapeva se Lenny gliel'avesse lasciata aperta, ma dovendo entrare di nascosto non possedeva dati riguardo ad un eventuale ingresso secondario. Si augurava che l'artigiano, essendo a conoscenza dell'orario e del giorno del suo arrivo, le venisse incontro in tempi piuttosto brevi.
    Nel frattempo, esaminò la tenuta e l'officina in cui sarebbe dovuta entrare.
    Riconoscimento in corso... Parrebbe un'abitazione. Probabilità che sia casa di Leonard... 94%. Presenza di inferriate dall'aspetto resistente; impossibilità di fuga dalle finestre.
    I suoi occhi saettavano da un punto all'altro, memorizzando e confrontando porte, oggetti e strumenti.
    Zoom 25%. "Office", ufficio. Potrebbe essere quello l'ingresso che Leonard intendeva.
    In piedi, vicino al cancello, con la coda immobile dietro la schiena e la lama rilassata lungo il corpo, Trisha aspettava. Tutti i suoi recettori erano attivati al massimo delle possibilità, in modo da riuscire ad identificare senza fallo l'arrivo di qualsivoglia creatura.
     
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  9. Leonard Jennings
     
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    Leonard finì prima di lavorare quel giorno. Si ricordava perfettamente dell'appuntamento con Trisha e non voleva certo farsi trovare sporco d'olio e grasso di fronte ad una ragazza così carina. Si preparò, ma decise di rimanere più naturale e simile a se stesso. Jeans chiari, una felpa marrone scuro di taglia molto precisa con un disegno vintage color ocra ed i capelli sciolti e ribelli, davvero piuttosto lunghi e ben curati.
    Accese la piccola luce esterna di fianco alla porta di casa e Trisha avrebbe potuto notarlo facilmente. Qualche secondo dopo il ragazzo uscì e vide la figura del'androide in lontananza ed affrettò il passo verso l'enorme cancello elettrico che iniziò ad aprirsi lentamente, bloccandosi a poco meno di un metro d'apertura.

    " Ciao." cercò di sorriderle con sicurezza, ma la timidezza è dura da cacciare in tre giorni. "Spero tu non abbia avuto difficoltà ad arrivare. Se vuoi puoi mettere l'auto dentro." proseguì, dando per scontato che una ragazza sola a quell'ora di sera non s'avventurasse fin laggiù a piedi.
    Notò che aveva ancora la lama infilata nel braccio e gli venne naturale spostarsi di qualche passo per vedere se avesse pure la coda agganciata.
    Visto l'ingombro delle armi, per Lenny non era stato difficile pensare anche che la ragazza le avesse indossate per poterle portare meglio all'interno.
    " Forse è venuta con un motorino."

    " Non devi tenerle addosso per forza. Se ti fidi posso aiutarti io a portarle dentro." le disse più che ben disposto a farsi carico del peso.
    I riflessi delle luci rendevano quei dispositivi meccanici talmente belli che Leonard non potè fare a meno di dimenticarsi per un attimo della bella ragazza che aveva di fronte per chiedersi che cosa avesse mai usato la fantomatica madre per dargli una forma, quasi vita. Vita. Quella parola gli fece trapassare un piccolo flash, così insignificante che non l'acchiappò subito.
    Sembrava quasi un sogno, era tutto così bello per essere vero. Proprio non si rendeva conto delle innumerevoli discrepanze che accompagnavano quella sconosciuta.
     
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    Dopo circa due minuti di attesa, Trisha percepì il suono di alcuni passi, poi una luce che si accendeva, e infine riconobbe la figura di Leonard che apriva il cancello e le veniva incontro. Sorrise, entrando dentro la proprietà dei Jennings e salutandolo con un cenno della mano.
    Ciao. Nessuna difficoltà, è stato piuttosto facile. E sono venuta a piedi, puoi chiudere il cancello.
    Sapeva che di solito alle giovani umane non era consigliato girare da sole la sera; aveva raccolto più di una storia di stupri, molestie, rapimenti effettuati da gente di pochi scrupoli e molti ormoni, ma non possedendo un mezzo di trasporto le sue alternative erano state poche.
    Leonard avrebbe potuto proseguire con quell'argomento, ma la sua gentile offerta di poco dopo ne aprì un altro, decisamente più importante e rischioso.
    Trisha avanzò all'interno, verso l'officina, camminando con grazia e leggerezza ancheggiando appena ad ogni passo. Voleva mostrare a Lenny come fosse perfettamente in grado di muoversi con quelle cose addosso, e voleva anche raggiungere un luogo chiuso il più in fretta possibile.
    Ad ogni modo, sorrise all'artigiano e scosse la testa.
    Non preoccuparti, il loro peso praticamente non lo sento.
    Aveva calcolato che al ragazzo sarebbe sembrata normale una frase simile; in fondo, l'aveva vista lavorare e ballare, doveva aspettarsi che fosse abituata a portare quelle attrezzature e a muoversi agilmente in esse. Ritenne quindi appropriato passare ad esporre le domande che si era preparata.
    Quella è la tua casa? chiese, indicando l'edificio abitativo che era difficile associare ad un'officina. Aveva impostato un tono di voce allegro e incuriosito, quello che potrebbe avere una ragazzina in mezzo ad un nuovo parco giochi. Tale scelta era derivata dal risultato incrociato dei dati che aveva detto a Leonard con quelli dell'artigiano: Trisha aveva dichiarato di interessarsi di elettronica e informatica, ma di essere figlia di una donna esperta di meccanica. Era quindi normale provare interesse per la vita e le proprietà di chi condivideva tali interessi.
     
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  11. Leonard Jennings
     
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    " A piedi!? " esclamò quasi incredulo, ben conoscendo la schifezza che gira nei quartieri industriali di periferia.
    Non voleva certo mettersi a farle la ramanzina, però una cosa la poteva fare e così le propose un passaggio per quando avessero finito di sbirciare nella coda. Non avrebbe mai permesso che tornasse a casa da sola a piedi.
    La ragazza poi, alla sua successiva offerta di trasporto, rispose con i fatti ed entrò nel piazzale. Intorno a lei avrebbe potuto vedere un ampio spazio delimitato in cima dal recinto e cancello ed in fondo dall'officina e la villetta.

    Ai lati, su quello destro dei cumuli di ferraglia ed oggetti ammucchiati in pile di circa tre quattro metri di circonferenza che comprendevano di tutto, da lavelli in ceramica a carcasse di aiuto arrugginite. Fra un paio di queste "pire" c'era una piccola gru con una scala telescopica poggiata su un fianco. Sotto una tettoia a ridosso del muro, invece, c'erano un paio di carro attrezzi ed un vecchissimo furgone bianco.
    Sul lato sinistro svettava una specie di palco rialzato con degli scivoli ai lati, con sopra un paio di auto coperte da dei grossi teloni grigi ed impermeabili. Di fianco, quasi agganciato al capannone principale dell'officina, ce n'era uno molto più piccolo e chiuso.

    Trisha cambiò subito discorso chiedendogli se quella fosse la sua casa.
    " Sì. I miei genitori, mia sorella ed il suo ragazzo barra marito, praticamente." rispose osservando con affetto la villettina adornata di qualche vaso di fiori sulle finestre e sulle scalette che portavano al piano di sopra. Si poteva vedere anche un piccolo viottolo di mattonelle rosse che portava sul retro della casa.
    " E quel grosso capannone di fianco è l'officina. Quello più piccolo ancora, invece, è dove verniciamo i veicoli." spiegò brevemente, lasciando che l'altra si guardasse in giro prima di farle strada verso la porta che recava la scritta ufficio.
    " Non temere, sono tutti in casa. Dentro non c'è nessuno." la rassicurò.
     
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    Leo si stupì del suo essere arrivata a piedi, e le offrì galantemente un passaggio per il ritorno una volta finito di esaminare la coda. Trisha si limitò a sorridere e a rispondere gentilmente che in effetti le avrebbe fatto comodo, se non era di troppo disturbo. C'era da chiedersi se l'artigiano sarebbe stato della stessa idea, di lì a qualche ora.
    Quella era effettivamente la sua casa, dove viveva il resto della famiglia; attualmente erano tutti dentro, e il messaggio implicito era che nessuno sarebbe venuto a disturbarli. Sarebbe stato lo scenario migliore anche per Trisha, che riteneva una faccenda problematica il diventare una sterminatrice di famiglie innocenti, simile a tanti che finivano sui giornali. Leonard si stava rivelando educato e gentile, e sarebbe stato pieno di controindicazioni uccidere lui e la sua famiglia solo perché certi umani non riescono a tenere la bocca chiusa quando serve.
    Sembra facciate le cose sul serio. Se mai avrò una macchina, mi ricorderò di questo posto! fece lei, avanzando verso la porta con scritto "Office", aspettando che fosse Lenny ad aprirla dando il permesso di entrare. Terminator senza scrupoli sì, maleducata no.
    I lavori a conduzione familiare sono rari, ultimamente... Li considero molto romantici, come vecchi guerrieri che rifiutano di farsi assoggettare dalle leggi del mercato e delle grandi industrie...
    Il tono leggermente sognante era stato prodotto dalle elaborazioni per sostenere una conversazione che potesse sembrare interessante ed interessata, ma aveva subito delle modifiche da parte del nucleo centrale del sistema. Purtroppo, né Trisha né altri potevano sapere che la creatrice dell'androide aveva un debole per le piccole imprese indipendenti.
    La frase successiva aveva già rimosso le infiltrazioni, ed era stata formulata con lo stesso tono allegro di poco prima.
    Gli affari procedono bene? Ho visto che avete un bel po' di materiale...
     
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  13. Leonard Jennings
     
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    A Leonard piacque l'entusiasmo di Trisha e tutto ciò era proprio quello che serviva ad uno un po' timido come lui per sciogliersi. E poi amava parlare del suo lavoro sopra ogni altra cosa, specie con chi sembrava apprezzarne i vari aspetti e poterne contraccambiare altri. Da bravo ragazzo aprì la porta e lasciò che fosse lei la prima a passare.
    " Prego." le disse con il classico gesto galante della mano.
    " E' vero. Ormai sono i grandi nomi che aprono, oppure tanti si affidano al franchinsing. Il vantaggio per un cliente è che qui ripariamo quasi tutte le marche ad un prezzo onesto e facciamo più o meno di tutto. Lo svantaggio è che senza legami con le case produttrici non possiamo riparare ed ordinare sotto garanzia. Senza contare che rischierebbe di farsela anche annullare prima della scadenza, se lo facesse." spiegò con una certa sicurezza.

    Una volta che Trisha fosse entrata si sarebbe chiuso la porta alle spalle ed acceso la luce da un interruttore posto alla sua destra.
    L'interno non era molto grande, un rettangolo di circa sei metri per tre dalle pareti bianche con la tipica striscia azzurra dipinta a due metri d'altezza, larga quanto una mano, e che percorreva l'intero perimetro della stanza in orizzontale. Il pavimento era il classico antiscivolo grigio chiaro in resina industriale, composto da grossi pezzi lisci quadrati incastrati fra loro. Speculare ai due, una porta bianca che si poteva identificare come Toilette.

    Sulla destra c'erano cinque poltroncine ribaltabili di un azzurro simile alla striscia, delimitate ai lati da due piccoli tavolini di vetro rotondi con sopra alcune riviste a tema. Inoltre, vicino all'ingresso c'era un distributore misto di bibite e merendine con un piccolo cestino.
    Sul lato sinistro invece si trovava un lungo bancone bianco panna che prendeva quasi tutta la parete - e buona parte della stanza lasciando lo spazio fra le sedie per circa due persone - ed arrivava molto vicino ad robusta porta del medesimo colore che recava un cartello di divieto con scritto Only Staff.

    Posto sopra e visibile al pubblico un moderno monitor ed un porta-coupon con dei bilgietti da visita ed altre brouchures pubblicitarie. Dietro troneggiava un grosso scaffale della medesima lunghezza con vari ripiani ed un paio di ante, pieno zeppo di alcuni articoli per veicoli di svariato genere, dalla pulizia all'abbellimento. Perfettamente ordinati vi erano anche alcuni raccoglitori, nei pressi di un altro mobiletto basso più simile ad uno schedario.
    " Ecco. Qui è dove mia sorella in versione segretaria accoglie, per modo di dire, i clienti." affermò ridacchiando e poi proseguì.
    " Comunque. La conduzione familiare permette di fare tante cose in un posto simile. Se ti piace così tanto, aspetta di vedere cosa c'è di là. In famiglia siamo tutti degli appassionati e quindi abbiamo deciso di mettere a disposizione le nostre competenze per variare l'offerta. Questo aiuta molto gli affari e ci permette di stare sereni." rivelò con un sorriso, ammiccando con uno sguardo compiaciuto oltre la porta.

    " Ah, se vuoi prendere qualcosa." le disse un po' vago volgendosi verso al distributore. " Tanto ho la chiave, te lo apro io."
    Che avesse rifiutato o meno, di seguito si sarebbe portato dietro al bancone a controllare dei fogli nel ripiano di sotto, la scrivania vera e propria.
    " Tu invece che mi dici del Beauty? Un locale di simile portata deve essere stato progettato da qualcuno amante dell'arte. M'incuriosirebbe saperne la storia." chiese rovistando a capo chino dentro alcuni cassetti.
     
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    Per il momento, la conversazione verteva su termini generali, su cosa facevano loro nella vita. Argomenti catalogati come "sicuri", per i quali non occorreva prendere particolari precauzioni.
    Leonard si dimostrò un bravo Cicerone, guidando la sua ospite all'interno dell'azienda di famiglia. Gli occhi di Trisha inquadrarono un ambiente gradevole, pulito, non troppo lussuoso ma comunque confortevole. I Jennings parevano una famiglia che sapeva il fatto proprio, almeno per quanto riguardava la prima impressione.
    Ascoltò tutto quello che Leo le diceva, annuendo ogni tanto per far capire che stava seguendo il discorso.
    Consiglierò questa officina ai miei conoscenti; ho sentito fin troppe lamentele riguardo a meccanici succhiasoldi e lavoratori incompetenti assicurò, rifiutando con un cenno della testa l'offerta del contenuto del distributore.
    Sono a posto, grazie.
    Aveva svuotato il contenuto del serbatoio prima di uscire dal Beauty, la sera prima, ma le circostanze non prevedevano "essenziale" il "consumare cibi e/o bevande come interazione sociale". Dunque, meglio mantenere lo spazio libero per altro, in un qualsivoglia futuro.
    Dopo aver parlato della Jen's Car, Lenny chiese qualcosa riguardo al Dangerous Beauty. La robot si avvicinò ala bancone e vi appoggiò sopra i gomiti, inclinandosi col busto verso il ragazzo.
    Puoi ben dirlo. Il proprietario, Mister Gold, è un vero e proprio Mecenate. Ha fatto i soldi con la gestione di musei e gallerie d'arte in tutta Europa, poi ha deciso che preferiva l'arte "viva", come la chiama lui. Per un po' è stato il direttore del Bolshoj, a Mosca, ma pare non si trovasse d'accordo con i ballerini e le loro idee... Quindi è venuto a Dilagon e ha aperto il suo teatro personale.
    Quella storia le era stata raccontata da Kurt, il barman, durante una sera di affluenza particolarmente scarsa. Confrontando i dati su Internet aveva trovato dei riscontri positivi, quindi poteva essere considerata per la maggior parte attendibile.
    Ha investito praticamente tutto il suo patrimonio per far venire artisti e ballerini da tutto il mondo. Per la maggior parte siamo ragazze, perchè sai, a Lullaby le curve vanno per la maggiore... Ma ben presto il Beauty si è fatto conoscere per quello che è: un tempio del bizzarro e della bellezza, non uno dei tanti strip-club! Certo, alcuni numeri prevedono scene di nudo, ma sono l'eccezione e non la regola.
    Fece una pausa; quando parlava così tanto, il segnale di interruzione veniva automaticamente inviato al sistema centrale. Sapeva che durante una conversazione con gli esseri umani i lunghi monologhi erano da evitare il più possibile.
    C'è da dire che è abbastanza costoso, ma tu ci sei stato, e in tutta onestà posso dire che sono soldi spesi bene. Io ci lavoro da quasi sei mesi, e non ho mai notato clienti particolarmente insoddisfatti... Certo, i cretini come quello dell'altra sera ogni tanto capitano, ma temo sia una conseguenza della stupidità umana. Di sicuro, non essendo il classico posto dove la gente viene a sbronzarsi e a sbavare dietro un bel culo, i disordini diminuiscono esponenzialmente. Mi piace lavorare lì, pagano discretamente e mi sento tranquilla.
    Aveva decisamente parlato abbastanza; era tempo di riavviare la conversazione, quindi si sporse avanti di un altro centimetro e mezzo e guardò Leo sorridendo interessata.
    A proposito... Mi hai incuriosito prima. Cosa ci sarebbe di là? La tua caverna delle meraviglie?
    Tensione dei muscoli facciali in aumento... Scoprire parzialmente l'arcata dentale superiore. Aumentare la dilatazione delle pupille. Mantenere il contatto visivo.
     
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  15. Leonard Jennings
     
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    " Eh, sui cialtroni ci sarebbe da dirne a mucchi." ribattè sarcastico, ma non dando accenno a voler intraprendere quel discorso per primo.
    Mentre iniziava l'ardua ricerca di qualcosa sulla scrivania di sua sorella Trisha si avvicinò, iniziando a riassumere la storia del locale dove lavorava.
    Affacciandosi al bancone l'androide avrebbe potuto notare il reale significato di ordine e caos; se tutto là dentro appariva perfettamente riposto, là sotto, fuori dalla vista dei clienti, pareva fosse scoppiata una granata in un ranch di vacche.

    La maggior parte degli oggetti, infatti, aveva come tema la pezzatura bianco-nera di mucca o l'animale vero e proprio in versione caricaturiale. Tappetino del mouse, portapenne, almeno un paio di pelouches ed anche le penne stesse avevano quel motivo. Senza contare alcuni quaderni usati per lavoro ed il tutto era messo in maniera molto disordinata.
    Inoltre, oltre alla presumibile fissa di qualcuno per quell'animale, era evidente che fosse il regno di una qualche femmina. Le matite avevano alcuni ciuffetti pelosi color rosa, buttati a caso vicino alla testiera almeno un paio di eye-liner ed uno specchietto portacipria e, più verso la porta, un giornale aperto sulla pagina degli oroscopi con accanto un altro di cruciverba con l'immancabile faccia di copertina scarabocchiata ad arte.

    Mentre Trisha spiegava lui annuiva con brevi esclamazioni di stupore. Trovava che quel Signor Gold fosse stato davvero un illuminato ed anche lui avrebbe voluto esserlo altrettanto, non solo per la sua professione, ma anche per riuscire a trovare quel dannato foglietto lasciatogli da sua sorella. Aprendo un altro cassetto trovò pure una cartaccia di cioccolata che gettò nel cestino. Scosse il capo, più con affetto che con reale scocciatura.
    " Come mai ha scelto Lullaby? Insomma, un locale simile lo vedrei bene anche nei quartieri alti." commentò bloccandosi a fissare il cruciverba che poi sollevò.
    " Ah-ah." e prese il foglietto nelle mani con soddisfazione, mettendoselo in tasca senza dire nulla.

    Infine, avrebbe risposto all'ultima domanda posta dalla ragazza.
    " Diciamo che non ci sono solo auto come ci si aspetterebbe. Te l'ho detto, sappiamo fare molte cose utili. Più forniamo, più clienti abbiamo. Lo vedrai con i tuoi occhi a breve." rimase ancora vago, sembrava quasi che volesse farle una sorpresa. Di solito la gente non si aspettava di trovare tutta quella varietà in un posto che si presumeva fosse solo un'officina. Anche vero che a lei sarebbe bastato prendere un volantino e leggerlo per capire cosa le "nascondesse" Leoanard.
    " Però sì. Per me è davvero una caverna delle meraviglie. Mi piace, non ci avevo mai pensato." affermò uscendo dalla scrivania e facendole strada verso la porta che conduceva all'officina.
    " I tuoi numeri consistono solo in ballo e canto oppure esegui altri tipi di numeri?" domandò sempre con un po' di timidezza. Quando andava sul personale s'imbarazzava sempre con le belle tipe. " Caspita, il Bolshoj." esclamò fra sè e sè, ripensando alla breve storia del Beauty e Mister Gold.
     
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