Redefinition of disco.

H.A.N.S. - Leonard

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  1. Leonard Jennings
     
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    Poco prima della fine del turno di lavoro a Leonard arrivò un sms sul telefono da parte di Dave. Era un po' che non sentiva il suo amico; da quando era diventato un licantropo era scomparso e manteneva i contatti solo con lui, obbligato a mantenere il grosso segreto e fingere di non sapere che fine avesse fatto.
    L'amico gli scrisse che voleva parlargli e che doveva recarsi in un piccolo disco-pub di Jerton, luogo dove nessuno dei loro amici, compreso Leonard, sarebbe mai andato di spontanea volontà per passare una serata di divertimento.

    Leonard cercò il locale sul telefono per capire dove fosse e che cosa potesse offrire ad entrambi.
    " Musica commerciale-house. Stasera Dj Hille featuring Baba Diawara. Oooh, questo cambia tutto." commentò senza prendersela troppo, salendo le scale che portavano in casa.
    " Mi sa che diventare un mannaro gli ha dato rivolte al cervello in tanto modi. "pensò cercando di capire cosa indossare, terrorizzato all'idea che potesse essere uno di quegli spocchiosi fashion club.
    " Mossa previdente, comunque. Sa bene che non beccherebbe nessuno di noi."

    Partì dopo cena e giunse al locale intorno alle 11:30. La zona non era il massimo per essere una dei quartieri alti e se non fosse per la mancanza di quella marcata impronta industriale sugli edifici avrebbe detto di trovarsi ancora nel suo amato Side. A dire il vero il posto era abbastanza periferico, vicino al suo quartiere ed infilato in mezzo a due negozi a ridosso di una di quelle strade esterne che hanno sui lati concessionarie, negozi di mobili e cose del genere.
    Il luogo, tuttavia, era curato e le porte dei negozi ben sprangate con sistemi piuttosto all'avanguardia. Non c'era nessun segno di abitazioni, il che lasciava liberi i giovani di schiamazzare in mezzo al piccolo parcheggio di fronte all'edificio, ma sul lato opposto della strada.

    Alcune persone giungevano dai parcheggi dei negozi vicini e si poteva vedere piccoli gruppetti di persone incamminarsi in una lenta processione verso il locale, un piccolo quadrilatero di un solo piano che appariva più un grosso negozio di articoli da moto che una discoteca.
    Un piazzale divideva l'edificio dalla strada, riempito quasi per intero da un gazebo chiuso e riscaldato con sedie e tavoli dove la gente sedeva e mangiava.
    Leonard vi passò di fianco, raggiungendo l'entrata sorvegliata da un uomo con poco più di quaranta inverni alle spalle che lo squadrò, ma senza insistenza.

    La musica elettronica inondò subito i suoi timpani ed un forte suono di djembe seguiva a ritmo perfetto la melodia, cosa che fece fare un piccolo apprezzamento mentale a Leo a prescindere dal poco amore che aveva per quel genere.
    La consolle era alla sua estrema sinistra, ma quasi in fondo, leggermente rialzata e semi chiusa da un muro che separava il resto del locale dai bagni. Un dj piuttosto giovane vestito in stile geek-chic, con indosso occhiali da sole scuri, ballettava sul suo trono affiancato da un magrissimo ed alto ragazzo di colore ben vestito e con dei lunghi rasta curati che batteva sul tamburo con una naturalezza disarmante. Questo era fuori dalla consolle, in piedi su un cubo che si scatenava dando un vero e proprio spettacolo.

    L'artigiano decise di lasciare la giacca al piccolo guardaroba subito a destra per poi fiondarsi al bar, un bancone a cerchio che occupava il centro del locale e prendere qualcosa da bere. Una volta fatto cercò con lo sguardo un posto libero fra i vari divanetti e tavolini interni che occupavano la zona vicino ai bagni e quella del guardaroba, ma tutti erano occupati. Decise allora di avvicinarsi alla piccola pista dove un sacco di gente, una quarantina di persone, si stava divertendo. Si accorse che quel lato ra direttamente collegato con l'esterno ed un sacco di persone sostavano in piedi nel piccolo spazio che separava la pista dal gazebo.
    " Buon posto per fumare." pensò, avvicinandosi.

    Si poggiò allo stipite dell'arcata ed iniziò a fumare. Quello di cui non si accorse fu che senza volerlo sembrava uno della sicurezza. Gli altri due addetti, compreso quello alla porta, avevano un abbigliamento casual con i jeans chiari, scarpe eleganti nere e maglia attillata in stile polo, nera e con il logo del locale, unica differnza fra la loro e quella dell'artigiano.
    Leo, nonostante la fisicità molto differente, era comunque alto, si era ben tirato i capelli con un codino da vero pottaione, aggiustato la barbetta e profumato tutto. Inoltre, sostava in un punto dove in quel momento non c'era la sorveglianza e quindi s'incastrava molto bene con la distribuzione tattica del personale.
     
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  2. BeLiPu
     
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    Girovagando senza meta da ormai più di qualche giorno, H.A.N.S. aveva già ormai appreso a camminare senza sembrare un manichino, a parlare più o meno correttamente (Aveva una sorta di difetto di pronuncia che poteva essere benissimo scambiato per un accento vagamente tedesco) e ad assimilare alcuni dei più basilari meccanismi che sembravano regolare la società della città in cui era stato catapultato. L' importanza del denaro, un accenno di divisione territoriale fra un quartiere e l' altro, una certa attrazione a sostanze dannose per l' organismo che aumentava mano a mano che ci si dirigeva verso i quartieri più vicini alla periferia della città, e una certa frequenza nei discorsi sul proprio personale mezzo di trasporto a quattro ruote, chiamato "auto".
    In più, aveva anche carpito qualche informazione utile riguardante alla periferica nella quale si era ritrovato.
    Aveva appreso che si chiamava "corpo" e lui da una visione esterna era tranquillamente classificabile come "umano".
    Scoprì anche che le sue periferiche importanti avevano dei nomi precisi, come "braccio", "orecchio", "gamba", eccetera eccetera.
    Comprese che ogni 6-7 ore doveva ingerire del cibo, ovvero insiemi di proteine, carboidrati, grassi e altri nutrienti, e che ogni due o tre ore era bene che assimilasse una erta quantità di acqua per idratare i tessuti interni.
    La prima volta che si recò ad un fast-food per mangiare si meravigliò degli alti valori di grasso che quel cibo conteneva, riscontrando una contraddizione fra l' apporto di grasso contenuto e la temperatura esterna. A logica, infatti, una dieta ricca di grassi era adatta a climi con temperature decisamente più asse di quelle che i suoi sensori epiteliali registravano. Ne dedusse che di lì a poco fosse prevista chissà quale glaciazione, o comunque un irrigidimento del clima.
    Quello che apprese con più stupore - se stupore si può chiamare- è che tutto quel che assimilava andava in qualche modo espulso da vie escretorie che sulle prime non aveva registrato; imparando così anche il concetto di igene.
    Trovò che tutto questo fosse molto complicato.
    Tanto per non sapere cosa fare, quella sera si spinse verso il centro della città, fino a che non si fece quasi notte.
    Stava quasi per tornare indietro - aveva compreso che era necessario per il suo organismo un certo numero di ore di riposo, per far ricaricare il suo cervello a emissione di positroni, ma anche per smaltire i nutrienti assunti durante l' arco della giornata- quando un rumore strano giunse alle sue periferiche uditive.
    Si fermò in mezzo ad un vicolo, circondato da edifici che sembravano negozi, tutti debitamente chiusi a chiave ed assicurati con saracinesche metalliche e chissà quali altri sistemi antifurto.
    Scansione... Suoni sintetizzati da dispositivi elettronici.
    Il collegamento mentale che fece fu abbastanza immediato perchè, anche se lui non ne aveva memoria, la sintetizzazione di suoni simili era una delle funzioni basilari che era in grado di compiere, nonchè una delle prime che aveva svolto quando ancra le sue routine più complesse erano ancora in fase di progettazione.
    Distanza stimata: 500 metri, proveniente da un edificio.
    Seguendo la sorgente del rumore elettronico notò come avvicinandosi all' origine di esso aumentasse la concentrazione di persone che sempre più lo suqadravano con aria un filo sospettosa.
    Vestiva infatti con un abbigliamento insolito per quel quartiere.
    Camicia bianca infilata in dei pantaloni da abito neri , scarpe di pelle e un paio di occhiali finti calzati sul naso. I suoi capelli corti color rosso fuoco erano accentuati da una carnagione molto chiara e da occhi di un azzurro splendido.
    Con una camminata disinvolta si recò verso l' entrata dell' edificio dal quale proveniva quel rumore.
    Reinizializzò le priorità della serata, spostando la voce "Riposo" sotto la voce " Ricerca" per l' undicesima volta da quando si era svegliato all' estrema periferia della città.
    Da quello che aveva potuto analizzare, in alcuni quartieri c'erano più persone di giorno che di notte, mentre in altri era il contrario, ovvero le persone attendevano le tenebre per uscire dalle loro abitazioni.
    I suoi circuiti giunsero alla conclusione che alcuni esseri umani erano notturni.
    Una volta giunto davanti all' edificio dal quale proveniva l' accozzaglia di suoni, si ritrovò davanti una fila di persone, che attendevano tutte di mostrare qualcosa ad un grosso umano vestito di nero, per poi entrare.
    Decise di seguire la masnada di gente che sembrava non avere freni, producendo una confusione terribile. Alcuni stavano fuori dalla fila, chiacchierando talvolta con posizioni abbastanza scomposte e barcollando in maniera poco rassicurante.
    Probabile danno agli stabilizzatori primari
    Dopo un' attesa di oltre venti minuti, durante la quale abbassò la ricezione delle sue periferiche uditive per evitare danni al sistema, si ritrovò davanti al grosso umano.
    Hei, figurino! ce l' hai il biglietto?
    Chiese, con voce roca.
    H.A.N.S. stette qualche secondo per elaborare la domanda.
    Oggetto richiesto non trovato
    Mi spiace, ma non lo possiedo. Posso darle del denaro, comunque
    L' omone sfoderò un grande sorriso compiaciuto, e per poco non rise in faccia all' androide.
    Fanno 20 dollari, in tal caso
    Disse, sempre ghignando compiaciuto, all' androide.
    H.A.N.S. ne dedusse che quel lavoro doveva divertirlo molto, e che ricevere pezzetti di carta verde fosse incredibilmente divertente.
    Una volta pagata l' entrata, si ritrovò in un locale quasi completamente buio, nel quale la confusione era forse maggiore che all' esterno.
    Per qualche momento fu infastidito dalle luci stroboscopiche, che gli impedivano di vedere correttamente la direzione verso la quale si stava muovendo.
    Una sensazione di bruciore agli occhi arrivò al suo sistema di calcolo centrale, per cui la priorità fu quella di cercare un posto al riparo da quella luce accecante. I suoi sistemi nel frattempo stavano lavorando per schermare l' efetto dannoso della stroboscopica, ma ormai lui si stava dirigendo a tentoni in un qualsiasi posto nel quale avrebbe potuto far riposare gli occhi.
    Ogni tanto riusciva a riaprire gli occhi per avere un' idea di dove si stesse dirigendo.
    Acquisizione immagine...
    Danno periferiche visive: lieve. Riparazione in corso

    Tutto ciò che riusciva ad acquisire erano gruppi di persone che si muovevano confusamente, per poi riuscire a scorgere una sorta di portico che conduceva verso l' esterno. A causa del danno lieve riportato alle periferiche visive, vedeva tutto sfocato. Un problema semplice, che i suoi sistemi di autoriparazione avrebbero sistemato nel giro di qualche altra decina di secondi.
    [color=green]Individuata comunicazione con l' esterno.
    Priorità: Dirigersi all' esterno

    Sgomitando un poco, riuscì finalmente a dirigersi, in posizione china e con le mani davanti agli occhi, verso l' esterno di quel posto.
    Registrato probabile urto a ore dodici
    Vedendoci poco, non si era accorto che si stava dirigendo esattamente in direzione di una figura che era appoggiata allo stipite dell' arcata, intento a fare chissà cosa.
    Quando i suoi sistemi lo avvertirono del probabile scontro, fu troppo tardi. Il suo tempo di reazone non fu abbastanza corto da evitare lo scontro. Una volta pancia a terra, si rese conto di aver perso gli occhiali.
    Tastando il terreno per ritrovarli, dato che ancora non ci vedeva molto bene, fomulò una pallida frase di scuse, on il suo accento che aveva un che di tedesco
    Mi scusi, non vedevo dove stavo andando... colpa della luce..
    Aveva imparato sufficientemente il linguaggio umano per accorgersi che nel parlato comune le frasi non erano sempre complete, ma si tendeva a dare un' idea di quello che si voleva intenere, forse per far capire più in fretta al proprio interlocutore quello che si intendeva dire. L' androide non era ancora riuscito a capire il senso ddi questa cosa, ma si limitava ad emulare per meglio confondersi con la poplazione circostante.
    In quel momento i suoi sensori visivi tornarono alla normalità, dandogli un' immagine ben definita di quello che era successo. Adesso lui era pancia a terra sopra di un individuo caucasico con i capelli legati a formare una coda, vestito come uno di quegli omoni che prima gli avevano spillato venti dollari.
    Riprese gli occhiali e se li rimise sul naso, notando che accanto ad essi giaceva quella che veniva chiamata "sigaretta".
    Era già stata accesa, e la vicinanza al luogo dello scontro gli fece presumere che fosse del tipo che aveva appena urtato.
    Si rialzò, prendendola in mano e cercando di aiutare anche il malcapitato a rialzarsi.
    Porgendogliela, poi, disse.
    Questa deve essere sua
    Sperava che facendo quel gesto di "cortesia",come veniva chiamato, il tizio della sicurezza non gli avrebbe fatto pagare altri venti dollari.
     
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  3. Leonard Jennings
     
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    Se ne stava in santa pace a fumare quando sentì una botta micidiale prendergli il braccio, così forte da staccarlo dal muro per qualche centimetro. Per un attimo pensò che fosse quella finezza di Dave che lo stava salutando, ma poi si accorse di un giovane, che per un attimo scambiò per il dj, finito a terra che cercava qualcosa tentando di scusarsi con lui.
    La frase detta fu alquanto strana alle orecchie dell'artigiano per quanto usasse fra umani una certa superficialità nel dare spiegazioni. Leo era un uomo pratico e razionale e pur estrapolando il senso dell'accecamento, non riuscì a capacitarsi proprio di come questo avesse potuto farlo ruzzolare a quel modo.

    " No, no , a posto." rispose tranquillo, cercando di capire cosa stesse cercando al suolo.
    Dopo qualche secondo giunse alla conclusione che fosse ubriaco o fatto, ma da come parlava e dai modi di fare pareva sano come un pesce.
    " Fortuna che non sono uno stronzo. Se beccava quello sbagliato ne toccava subito." pensò, mentre il ragazzo gli porgeva la sigaretta. Leo lo guardò stranito. Quella inopportuna gentilezza lo stupì e lo compiacque al tempo stesso.
    Fece un gesto lascivo della mano, senza mutare espressione.
    " Sì, era mia. Ma sai com'è, ha toccato terra. Tranquillo, me ne accendo un'altra." aggiunse un poco imbarazzato. Molte persone avrebbero scaldato il filtro e via, ma lui era un tipo precisino e non avrebbe mai avvicinato le sue labbra a qualcosa andato per terra. Quel pavimento era sporco e macchiato, cenere di altre sigarette, pezzi di cibo e polvere regnavano sovrane.

    Il giovane si accorse pure che aveva un accento particolare e vista la somiglianza notata in precedenza con il dj ed il cognome vagamente germanico di quest'ultimo gli venne spontaneo non farsi i cazzi suoi. Sarà stato il whiskey mezzo bevuto, fortuna che era poggiato su un piccolo zoccolo del muro al momento dell'urto.
    " Ti avevo scambiato per il dj, vi somigliate. Avete quest'aria straniera." commentò senza dare troppa enfasi, evitando di chiedere se fossero parenti.
    " Toh, fumi?" gli chiese offrendone una anche a lui. A prescindere da come fosse andata si sarebbe acceso la sua, voltandosi un paio di volte per vedere se arrivava Dave.
     
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  4. BeLiPu
     
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    Dopo il rifiuto dello strano tizio della sicurezza, H.A.N.S fece cadere la sigaretta poco lontano dai suoi piedi, approssimativamente nel punto in cui l' aveva raccolta. L' uomo ne accese un' altra, portandosela subito alla bocca.
    Strano volersi proteggere da infezioni batteriche quando le sostanze aspirate da una sigaretta tendono ad asfaltare gli alveoli.
    Il collegamento che fece successivamente fu quello che un' infezione a livello della mucosa boccale può essere la causa di herpes e gonfiore delle labbra.
    Nota: Gli esseri umani tendono a tenere più all' aspetto esteriore che al loro benessere interiore.
    Questa annotazione occupava il venticinquesimo posto dopo : "Gli umani amano parlare di programmi televisivi" , che occupava il tredicesimo posto e "Gli esseri umani amano parlare di automobili", che occupava il quinto posto.
    Al primo posto invece stava la nota "Agli esseri umani piace lamentarsi".
    Questa, la prima annotazione presa dal suo database di ricerca, era stata lasciata volutamente incompleta, perchè nel poco tempo che era stato a Dilagon City H.A.N.S aveva sentito persone lamentarsi di così tante cose che persino a lui riusciva difficile identificare a cosa fossero rivolti precisamente quei fiumi di parole rivolti al nulla con una cantilena che riusciva a far registrare indici di gradimento negativi persino ai sensori interni dell' androide.
    La sua attenzione fu catturata nuovamente dall' uomo quando gli accennò al fatto che lo aveva scambiato per un qualcosa chiamato "DJ". Per puro intuito, e anche perchè gli era stato urlato una volta entrato dalle casse, ipotizzò che il suddeto "Dj" fosse il tizio che sparava la musica dalla consolle ad un volume così maledettamente assordante, e che tutti sembravano acclamare a gran voce.
    Per essere sicuro lo indicò, sempre guardando il suo nuovo compagno di conversazione e chiedendogli, in modo da farsi sentire anche con tutto qul rumore intorno
    Intendi quello?
    per il resto non potè che definirsi soddisfatto: La mimetizzazione con la popolazione locale sembrava non dare risultati negativi, tanto che ormai poteva dirsi perfettamente mescolato con quell' accozzaglia di persone. Solo che dai suoi comportamenti sembrava essere rientrato nella fascia di popolazione con qualche problema mentale.
    Comunque no, grazie, non fumo
    Disse, rifiutando cortesemente la sigaretto offerta dall' uomo.
    Intanto una parte dei suoi processori logici stavano analizzando la musica che tanto piaceva agli avventori di quel locale improvvisato:
    Analisi uditiva: Suoni sintetizzati
    Sequenze più o meno semplici di frequenze elettroniche ripetute, al variare del pezzo.
    Indiviuazione struttura di fondo nei bassi: tendenza al crescendo in prossimità della parte centrale e finale dei brani analizzati.
    Analisi ritornello: Indici di gradimento positivi. suoni spesso dissonanti fra loro creano sensazioni di alto gradimento

    Anche la reazione dei discotecari pareva essere la medesima, in quanto sembravano scatenarsi maggiormente in corrispondenza della arte centrale della canzone, che aveva perciò la tendenza a ripetersi.
    Chi sarebbe questo Hille? E' famoso?
     
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  5. Leonard Jennings
     
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    Si accese la sua prima di rispondere, ma gli scappò un piccolo sorriso quando questi gli indicò il dj. Si voltò un istante e poi rivolse lo sguardo ancora al giovane sconosciuto.
    " Ovvio. Pensavi intendessi l'africano? " domandò ironico, pensando che il ragazzo scherzasse visto che il dj non poteva essere altri che quello dietro alla consolle.
    Osservandolo, sarebbe apparso evidente a chiunque la somiglianza con il robot. Camicia bianca, jeans, occhiali da vista un poco spessi e carangione chiara. Le differenze erano solo nella corporatura, più robusta, e nell'acconciatura, un doppio taglio rasato dalle parti e biondo ossigenato sulla parte lunga, questa cementata con della brillantina in un caschetto dal sapore retrò.

    Alla domanda del giovane, Leo indietreggiò con la testa e la scosse in negativo.
    " Aaaah, non ne ho proprio idea. Non è il mio genere musicale." rispose facendo spallucce.
    " Però, riflettendoci, penso di no." si guardò intorno con fare un poco sospetto e poi proseguì, tornando sul suo interlocutore. " Insomma, il posto è piccolino per qualcuno di molto conosciuto." concluse, immaginando che anche per chi faceva musica elettronica funzionasse allo stesso modo delle band. Cresce la fama e crescono ingaggi e metri quadrati per suonare.

    La musica che arrivava là fuori, anche se alta, permetteva di dialogare alzando la voce non di molto rispetto al tono normale. Sarebbe bastato spostarsi verso il fondo del gazebo o allontanarsi di lato dall'arcata, nel punto dove ripartiva il muro, per poter avere una conversazione senza stress. Questo fu ciò che fece una coppia di trentenni mentre l'artigiano rispondeva all'androide; l'uomo, dall'atteggiamento un poco agitato, era di fronte alla donna che si era poggiata scocciata con la schiena al muro. Lei continuava a scuotere il capo senza dire una parola, mentre l'altro, tirato fuori il telefonino, sembrava essersi soffermato a leggere qualcosa sul display e dal suo atteggiamento poteva sembrare che ci fosse qualcosa di spiacevole collegato a quella lettura.

    La coppia era nel campo visivo di Hans, alle spalle di Leo. La ragazza era piuttosto carina, ben truccata e leggermente in carne, sul metro e settantacinque e coperta da un lungo ed elegante cappotto marrone scamosciato con del pelo bianco sul colletto che seguiva i bordi della cerniera fino alla fine. S'intravedeva solo una parte degli stivali di pelle bianco avorio, con tacco discreto, e dei lunghi capelli biondo naturale seminascosti all'interno del giaccone.
    Il ragazzo, invece, appariva quasi più esile della donna sebbene la superasse in altezza di almeno una decina di centimetri abbondanti.

    Lui aveva una corporatura molto simile a quella dell'artigiano, ma era ben più palliduccio, quasi come se stesse male. I suoi lineamenti erano molto delicati, nemmeno un filo di barba o peli sulle braccia; anche i capelli castani erano radi e fini, tenuti corti con taglio alla cesare. Non aveva la giacca, ma una semplice camicia nera abbottonata fino al colletto e con le maniche tirate su fino ai gomiti, gillet e cravattino bianco perla, jeans neri piuttosto alla moda e stivaletto maschile in tinta con gli accessori.
    Non faceva altro che battere i piedi sempre più nervosamente.
    " Cerca di resistere. " gli disse la donna dopo qualche secondo, rivelando una strana voce piuttosto profonda e fioca.

    Vampiro- Antipatico
    Punti Vita: 49
    Punti Difesa: 30
    Bonus ai punti difesa per schivare: +5
    Riduzione del danno: +3

    Maestria a Mani Nude
    Danno: 8
    Punti difesa necessari a schivare: 6

    Maestria con Armi Bianche
    Danno: arma+1
    Punti difesa necessari a schivare: 7

    Maestria con Armi da Fuoco
    Danno: arma+2
    Punti difesa necessari a schivare: 7

    Charme
    Bonus alla difesa: 5
    Punti difesa necessari a resistere: 17

    Oggetti posseduti: Pugnale da lancio
     
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  6. BeLiPu
     
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    "Ovviamente, date le varie mescolanze fra razze e la ricombinazione genica fra specie che da milioni di anni ha luogo sulla superficie di questo pianeta, certo un africano con un nome nordeuropeo è una probabilità che non è da escludersi. Chiedevo per essere sicuro."
    Questa era la risposta alla domanda che l' uomo gli rivolse. Aveva però imparato con l' esperienza e qualche figuretta che mandare in confusione il proprio interlocutore aveva come unico risultato quello di renderselo antipatico, e a volte beccarsi anche qualche offesa.
    Per cui la reazione che i suoi circuiti gli imposero fu quella di sorridere semplicemente e aggiungere
    Ma no, stavo solo scherzando
    Status obbiettivo: Dj Hille.
    Non famoso. Possibile contratto a tempo determinato.
    Necessità di aumentare le proprie finanze.
    Rilevata similitudine fra lavoro di Dj e competenze dell' ambiente di lavoro.

    Dato che aveva già appreso osservando la vita diurna della metropoli che il lavoro è necessario per il sostentamento finanziario di un individuo, decise di mettere in memoria la nota di provare a cercare di fare un provino, un' audizione, un qualcosa per diventare dj di una serata. Magari sarebbe tornato lì, almeno sarebbe partito da qualcosa di conosciuto.
    Decise quindi di non continuare la discussione sul Dj, che nel frattempo aveva messo un pezzo di quel genere musicale elettronico conosciuto come "dubstep".

    Una sorta di boato si levò dall' interno.
    L' androide studiò e campionò per qualche secondo i suoni che uscivano dal locale, mentre ne analizzava le frequenze.
    Nel mentre due nuove figure giunsero nel suo campo visivo. Uno vestito elegante, di carnagione chiara e abbastanza ben messo in quanto a corporatura, l' altra, una figura femminile, se ne stava semplicemente appoggiata al muro ad intrattenere la conversazione con il tipo ben vestito, che sembrava impaziente per qualcosa.
    Lanciò loro solo un' cchiata, che fu minacciosamente ricambiata dal tipo con in mano il cellulare.
    L' androide fu repentino e poco prima che lo sguardo del tipo con la pelle chiara incrociasse il suo lui stava già guardando nuovamente la sua nuova conoscenza, per scambiare ancora qualche parola.
    Aveva ormai finito di campionare le frequenze che gli servivano e le sue periferiche uditive avevano bisogno di alleviare lo stress che pesava su di loro, per cui propose educatamente
    Agli umani piace sedersi. Nota #10.
    Proporre di sedersi a bere qualcosa è un' ottimo modo per stringere relazioni informali.

    Aveva ormai finito di campionare le frequenze che gli servivano e le sue periferiche uditive avevano bisogno di alleviare lo stress che pesava su di loro, per cui propose educatamente
    Ti va se andiamo a sederci a bere qualcosa sotto quel gazebo? Sono arrivato solo ieri, e mi servirebbero informazioni sulla città in generale, in particolar modo su come trovare un lavoro. Fra le altre cose, sono anche al verde. Dev' essere perchè, essendo straniero, mi faccio conquistare dalle stranezze del posto...
    Fece una pausa
    E' anche vero che qui la vita costa parecchio... Pagate sempre così tanto per entrare in locali come questo?
     
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  7. Leonard Jennings
     
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    Lo sconosciuto si dimostrò scherzoso oltre che gentile. Leo annuì sorridendo un poco e poi il Dj fece una strana scelta rispetto a ciò che aveva messo fino a quel momento. Al ragazzo venne spontaneo voltarsi, curioso di capire anche come il rastone potesse seguire quella roba con i suoi tamburelli. Beh, ci riuscì. In qualche modo mamma Africa l'aveva benedetto di un gran talento e lui lo sfruttava a fondo intrattenendo la gente senza il minimo sforzo.
    Ripose l'attenzione sul suo interlocutore, al momento senza badare agli individui dietro di lui. Prese una buona boccata di nicotina prima di rispondere.

    " A dire il vero ho un appuntamento." affermò usando al parolina magica, ma subito precisò, sia mai che Hans credesse chissà che cosa una volta che Dave fosse arrivato. " Non galante eh!"
    Non dette spiegazioni su chi o cosa, però si mise a guardare in giro per qualche secondo.
    " Scusami." disse solo tirando fuori il telefono per controllarlo. Fece una piccola espressione di disappunto a rimise l'apparecchio in tasca, realizzando solo in quel momento ciò che il ragazzo gli aveva detto.
    " No, aspetta. Hai pagato per entrare qui?" gli chiese incredulo strizzando un poco gli occhi, volendosi assicurare di aver capito bene.

    Intanto anche il ragazzo dietro di lui aveva riposto il cellulare e tornò a guardare la donna in silenzio, stringendo le mascelle. Lei lo fissava con noncuranza, iniziando a giocherellare con l'orecchino a grossa campanella che spuntava dai capelli.
    " Così non mi servi a niente." disse fissandolo maliziosa.
    " Avessi ciò che mi spetta." sussurrò quasi con un ringhio, avvicinando di poco il volto a quello della donna. Questa gli poggiò la mano libera sul petto come a volerlo allontanare, mostrando delle unghie lunghe ben curate e smaltate di bianco.
    " E' necessario fare così e lo sai. " rispose beffarda sostenendo il suo sguardo. Alzò la mano fino al cravattino che poi tirò con forza per avvicinare ancora di più il ragazzo, che si lasciò trasportare ammiccando un sorrisetto.
    " Intanto scegli tesoro. Scegli per me."
     
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  8. BeLiPu
     
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    Tentativo di approccio fallito. Ricalcolo procedura.
    Le figure caprine erano un qualcosa a cui l' androide non era ancora abituato. Non sapeva ancora come gestirle, tantomeno come trovare una risposta che non lo facesse sembrare ridicolo. Nell' indecisione, stava zitto, intavolando un nuovo discorso.
    Questo lo aveva imparato un giorno osservando per caso una tv in una sottospecie di bar.
    Quando l' uomo gli chiese con un certo stupore se avesse pagto per entrare in discoteca, i muscoli facciali dell' androide lavorarono all' unisono per dare al ragazzo un' espressione confusa.
    Aveva imparato che accompagnare diverse espressioni facciali a determinate frasi o contesti lo faceva sembrare più naturale, per cui ne aveva studiate un certo numero, ed ora era in grado di riprodurle quasi tutte perfettamente.
    L' espressione confusa era però quella che gli riusciva meglio, perchè in varie situazioni i suoi circuiti logici non trovavano nessuna logica in determinati contesti.
    Come quello, ad esempio. Perchè l' uomo davanti a lui non aveva pagato e lui invece si?
    Anche nell' ipotesi che fosse stato della sicurezza, un' informazione del genere dovrebbe essere stata scontata.
    Ne dedusse quindi che molto probabilmente il suo interlocutore non fosse della sicurezza, che all' entrata fosse stato ingannato ( questo spiegava il sorriso del bodyguard) e che fosse stato truffato molte altre volte, dall' inizio della sua esplorazione in città. Come quando pagò quindici dollari per un hot dog ad un chioschetto in quello che veniva chiamato "sunset boulevard".
    Ma le sue deduzioni avevano bisogno di essere confermate. Sfruttando la posizione dello straniero, dopotutto, era molto più facile non sembrare ridicoli dopo un episodio del genere.
    Si. Ho sbagliato?
    Nel frattempo i due dietro di loro continuavano a chiacchierare. Sembravano quella che si definiscce "una coppia", ma H.A.N.S. non si curava dei loro discorsi. Ogni tanto gli arrivava qualche parola, ma nulla di più.
     
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  9. Leonard Jennings
     
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    Il ragazzo non sembrava troppo allarmato, limitandosi a chiedere se avesse sbagliato. Il modo di chiederlo gli parve un po' strano, ma visto che gli aveva detto che era straniero pensava che avesse il classico vocabolario un po' formale di chi non era madrelingua.
    Leo, quando non si trattava di ragazze carine che lo mettevano in imbarazzo, non aveva molto tatto nel dire le cose alla gente, quindi non ci girò troppo attorno.
    " Eh sì, questo ha l'entrata libera, non è proprio una discoteca pura. Mi sa che qualcuno ti ha fregato."
    L'artigiano era rimasto d'espressione e sentimento piuttosto neutrale alla sventura dello sconosciuto, tuttavia non riusciva ad inquadrare bene la dinamica dei possibili eventi.
    " C'è chi lo fa con i turisti o le facce nuove, non è una novità." continuò facendo spallucce, cercando di rassicurarlo con una sorta di rassegnazione "indegena".

    La sigaretta ormai era finita e David non si faceva vedere come al solito. Anche il suo drink era a secco e visto che aspettare da solo in quel posto per lui era una tortura, decise di alleviare la sua sofferenza accettando a scoppio ritardato la proposta dell'androide. Ooooh, se solo lo avesse saputo quante domande sarebbe stato lui a fare ad Hans.
    " Senti, il mio amico è in ritardo, il mio drink finito e credo che tu abbia bisogno davvero di qualche dritta. Dai, cerchiamo un posto vuoto a sedere. Comunque sono Leonard, piacere di conoscerti." e detto questo gli porse la mano destra, attendendo che il giovane si presentasse a sua volta prima di cercare un tavolo se lui avesse acconsentito.

    Nel frattempo il ragazzo della strana coppia d'amanti, dopo l'invito della donna, stava scrutando attentamente ogni persona seduta sotto al gazebo. Si era soffermato qualche secondo di troppo su una giovane ragazza dai capelli corvini, molto abbronzata ed esile, che annoiata smangiucchiava delle noccioline di fronte al suo logorroicissimo interlocutore. Le prendeva una ad una con una flemma disarmante, usando solo una piccolissima parte dei polpastrelli.
    " Lei che ne dici? " chiese con un largo sorriso, indicando con lo sguardo la preda.
    La ragazza si voltò, ma scosse il capo in negativo con un'espressione piuttosto disgustata ed antipatica.
    " E' quasi anoressica amore."

    L'uomo sbuffò alzando le sopracciglia e tornò a busto eretto liberandosi dalla stretta di lei. Continuò a scaglionare, puntando i suoi occhi indigatori proprio sullo straniero dai capelli rossi. Mosse un poco le narici come se stesse annusando, spostò lo sguardo sull'artigiano, poi di nuovo su Hans ed ancora una volta sull'artigiano. Sembrava non curante di ciò che stava facendo, come se non gli importasse d'incrociare il loro. Dopo qualche altro secondo d'analisi sui due, tornò sulla donna.
    " Che ne dici di questi due?" chise abbassando il tono di voce.
    " Due!?" rispose di getto fingendo un tono sconcertato con malizia. " Globulino mio, come sei perverso stasera!" proseguì colpendolo con l'indice sul petto un paio di volte.

    La ninfomane fissò Hans dritto negli occhi e probabile che avrebbe seguito i due con lo sguardo se si fossero spostati.
    " Il rossino mi piace, mi ricorda il sangue. E poi ha quel visino dolce, innocente."
    L'uomo ridacchiò sinistro, inclinando il capo verso la compagna.
    " Perfetto. Dobbiamo distrarre l'altro. " proseguì sempre sottovoce.
    " Mmm, non lo so, mi piace anche il codino. E' slanciato, profum-"
    Lui la interruppe mettendole un dito sulle labbra a zittirla.
    " Geloso?"
    " No, affamato."
    E si misero ad osservare i due ragazzi rimanendo in disparte, non senza farsi delle moine ogni tanto.
     
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  10. BeLiPu
     
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    Le sue supposizioni furono confermate da quello che si rivelò chiamarsi Leonard. Quindi per tutto questo tempo, dal suo risveglio fino a quel momento, i cittadini si erano approfittati di lui solo perchè appariva come uno straniero.
    Nota#26: Gli umani tendono a discriminare o approfittarsi di chi è diverso, a parte alcune eccezioni.
    Quelle "eccezioni" riguardavano proprio le persone come Leonard, che non solo gli spiegò che lo avevano truffato, ma si propose di dargli qualche dritta sulla vita della metropoli.
    H.A.N.S., Molto piacere
    Disse, sorridendo e stringendo a sua volta la mano di Leonard.
    Nuovo profilo salvato in memoria.
    Leonard: Tratti facciali acquisiti. Scansione vocale completata e campionata.
    Impronte digitali acquisite.
    Status: Amichevole

    In risposta alle dritte sulla città che la sua nuova conoscenza era intenzionato a dargli, H.A.N.S. rispose, con tono scherzoso
    Beh, penso proprio di averne bisogno! Fai strada.
    Aspettò quindi che Leonard si avviasse per cercare il posto he gli era più congeniale. Dato che non si era mai seduto al di sotto di un gazebo, per H.A.N.S. un posto valeva l' altro, mentre invece l' artigiano poteva preferire un posto anzichè un altro, magari per vedere se il suo amico si facesse vivo.
    Una volta che si furono inamminati, i suoi sensori di pericolo diedero un primo allarme, facendogli notare che al limite del campo visivo dei suoi recettori oculari i due che fino a poco prima erano alle spalle di Leonard adesso li stavano fissando in modo tutt' altro che rassicurante.
    Non appena furono ad una modesta distanza dai due,l' androide si avvicinò in modo discreto all' orecchio di Leonard, impostando la voce ad un volume basso, ma alto abbastanza per farsi sentire solo dalla sua nuova conoscenza.
    Dato il metro abbondante che c' era fra loro e la coppietta era improbabile che questi sentissero quello che H.A.N.S. stava dicendo.
    Non girarti subito, ma penso che quei due che avevi alle spalle fino a poco prima ci stiano osservando, e da quanto ho capito essere osservati in certi modi ad un certo orario non è una buona cosa, qui.
    Successivamente, tornò a camminare al fianco ell' artigiano con disinvoltura, come se nulla fosse.
    In realtà, i suoi sottosistemi di combattimento erano già in background, e pronti ad attivarsi.
     
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  11. Leonard Jennings
     
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    Il responso del ragazzo fu positivo e quando si presentò non fece altro che rafforzare una vaga idea che intanto si era fatto sulla sua provenienza.
    Aveva intravisto un posticino vicino alla vetrata, proprio vicino all'angolo dell'estrema destra. Hans però gli fece notare qualcosa di curioso, ma a cui lui, almeno inizialmente, non dette troppo peso. Chiaro che il primo istinto fosse quello di voltarsi, specialmente quando ti dicono di non farlo. Fece un piccolo movimento del collo, ma con il completamento dell'affermazione riuscì a bloccare quel riflesso involontario.

    " Ogni tanto la gente fissa, qui è normale." rispose con un sorriso, immaginando che dalla sue parti la gente fosse più educata e discreta.
    " Da dove vieni di preciso? Non sembri Australiano. Provieni dal Nord-Europa, oppure sei dell'Est? " la buttò lì mentre s'incamminavano, non avendo però un'idea precisa degli accenti del Vecchio Continente; per lui poteva essere Norvegese tanto quanto Svizzero od Ucraino.

    Durante il percorso, però, c'era stato qualcosa nell'affarmazione del giovane che non aveva colto subito, ma che piano piano si faceva strada nella sua testa mettendogli un dubbio. Lenny era un tipo piuttosto attento alle parole, ai modi di dire le cose della gente, anche se a lui non fregava di fare altrettranto. Il suo essere cancro lo rendeva un empatico antipatico naturale, come diceva sua sorella.
    " Un attimo. Cosa intendevi esattamente?" domandò con un tono di ripensamento, sedendosi sulla sedietta e poggiando i gomiti sul tavolo, con le mani a pugno chiuso sotto al mento. Quel tipo aveva un modo buffo e gentile di dire le cose, ma questo non significava che fosse stupido.

    Bonnie e Clide, dopo averli seguiti con lo sguardo fino al tavolo, ripesero a farsi pucci-pucci come se nulla fosse. Ormai erano troppo lontani per essere uditi dalle orecchie del robot e poco dopo si sarebbero mossi all'interno, mettendosi in pista a ballare. Hans e Leo da seduti li avrebbero persi di vista, ma se avessero voluto alzarsi e, da lì guardare verso l'arcata, non sarebbe passato molto prima che l'intravedessero a ballare, visto che solo una minima parte dei clienti era in pista ad occupare la visuale, preferendo le comodità dei divanetti e dei tavolini dove si poteva ordinare cibo e bevande. Che fosse tutto passato quindi?
     
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  12. BeLiPu
     
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    Evidentemente Leonard non aveva capito quello che in realtà intendeva dirgli l' androide, ma ogni sua affermazioneper H.A.N.S era come oro colato, quindi al sentirsi dire che era normale sentirsi osservati ogni tanto l' androide terminò la subroutine di combattimento in background, e continuò a camminare a fianco all' artigiano.
    Bremerhaven. Nord Germania. Devo dire che o sbalzo da una città come quella a una metropoli come questa si fa sentire.
    L' androide era perfettamente convinto di provenire da Bremerhaven, così come era perfettamente convinto di non essere un essere artificiale.
    Avrebbe potuto parlare per ore del porto di Brema e di tutte le giornate passate per le strade di quella città, dato che erano tutte informazioni di default.
    Nella sua banca dati era presente anche una sorta di storia fittizia di come fosse arrivato fino a lì, per poi risvegliarsi nei cmpi di Guenbredal.
    L' automa seguì quindi Leonard fino a che lui non si sedette su di una sedia di un tavolino accanto ad una vetrata.
    Ancora riusciva a sentire la musica mandata dal dj, e il rumore dello strumento a percussione che l' umano di colore stava suonando per cercare di seguirlo a ritmo, cosa che sembrava non importare minimamente al tedesco in consolle, che evidentemente voleva la scena tutta per sè e perciò faceva di tutto per mettere in ombra il percussionista.
    Lui, d' altro canto, stava dando chiaramente l' idea di non sapere in che posizione era più consono che si sedesse in un locale come quello. Si sedette dunque normalmente, come aveva visto nei disegni della confezione delle sedie ergonomiche in un negozio di articoli per casa da qualche parte a Sunset Boulevard.
    Nel frattempo i suoi occhi, sebbene guardassero Leonard, analizzavano anche il mondo circostante.
    Era impressionante come ad ogni secondo che passava il suo cervello positronico elaborasse centinaia e centinaia di informazioni che andavano ad aggiungersi alla sua banca dati. Dai movimenti delle persone egli deduceva non solo lo stato d' animo, ma calcolava anche le possibili triettorie grazie ai suoi sottoprogrammi di simulazione, e sorrideva compiaciuto ogni volta che azzeccava la loro direzione.
    L' artigiano ad un certo punto chiese all' umano artificiale che cosa intendesse prima.
    H.A.N.S. si distolse dai suoi calcoli di traiettorie per un momento, reimpostando i muscoli facciali secondo la configurazione "confusa".
    Cosa intendevo quando? Intendi quei due? Se si ho detto che sembravano fissarci in modo strano, e a quanto ho capito non è un buon segno essere fissati, soprattutto dopo una certa ora.
    Ripetè, con un tono non troppo convinto.
    Non aveva più visto quei due, neanche prima di mettersi a sedere. Forse se ne erano andati all' interno. Forse stava diventando un androide paranoico.
     
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  13. Leonard Jennings
     
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    Leo aveva appurato che Hans fosse tedesco e come c'era da immaginarsi l'immensità di Dilagon lo aveva scioccato. Anche in Europa vi erano molte grandi città, ma Dilagon non era una grande città qualunque; vi erano "cose" nascoste nell'ombra ed in qualche modo la loro presenza impregnava l'aria con una sensazione di pericolo perenne, appena percettibile negli occhi della gente a chi, alla città, non apparteneva.
    Non era insolito, quindi, che un nuovo arrivato ne rimanesse colpito, per poi amalgamarsi o morire provandoci.

    Il preciso Hans non mancò di spiegarsi meglio, ma i suoi modi a Leo facevano sbellicare.
    " Non sapevo che ci fosse un orario giusto per essere fissati." rispose sorridendo, ma scherzava, felice di vedere che si trovasse da subito stranamente a suo agio con qualcuno; di solito non era così espansivo. Tuttavia, si rifece subito serio, immaginando che il ragazzo si esprimesse a quel modo più che altro per la difficoltà nella lingua e che in realtà volesse esprimere un qualcosa di diverso.

    " Comunque ho capito che vuoi dire. Temi che possano avercela con noi per qualcosa, giusto?" proseguì grattandosi un poco la barbetta, constatando che non fossero più al muro. S'accigliò, mugolando.
    " Forse ci stavano solo prendendo in giro, criticando. Avranno bevuto troppo." rispose tornando al primo pensiero, non sapendo che altro dire non avendo degli elementi rilevanti. Pensò che il ragazzo fosse solo un poco paranoico visto le sue disavventure da turista, per questo evitò di dire che la possibilità che qualcuno rompesse le scatole non era totalmente da escludere.

    Arrivò la cameriera. Era una donna sulla quarantina molto truccata, quasi volgare, dai lunghissimi capelli mossi e neri come la pece, lampadatissima e con labbra e seno rifatti. Portava una coda di cavallo piuttosto alta sulla testa e vestiva la maglia del locale a modo suo, mettendo in bella mostra l'ombelico con tanto di piercing.
    " Ciao belli! Che vi porto? " chiese con tono squillante e gentile, ma comunque con una punta d'arroganza che non poteva fare a meno di renderla antipatica.
    " Jack Daniel's liscio perfavore." rispose senza guardarla, in attesa che anche Hans facesse altrettanto.

    Una volta che la stramba se ne fosse andata a prendere da bere, Leo avrebbe proseguito la conversazione.
    " Allora, Hans. Cosa volevi sapere di Dilagon City? " chiese, evitando di chiedergli le motivazioni che ce lo portavano. A Leo piaceva farsi i cazzacci suoi.
    Intanto la coppia era tornata di nuovo al muro per fumare. Sembravano avere un atteggiamento più sobrio, stavano uno di fianco all'altra a fissare la gente all'interno del gazebo, all'apparenza senza nessuna intenzione particolare. Tuttavia, anche se non li guardavano direttamente, era palese che li tenessero d'occhio, perchè erano spesso rivolti nella loro zona.
     
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  14. BeLiPu
     
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    La risposta dell' artigiano mise ancora in confusione l' androide, che evidentemente era caduto in una gaffe paurosa, come al suo solito. Tuttavia seguì il filo logico del suo ragionamento, cercando di spiegare meglio a Leonard che cosa intendesse.
    Beh, visto la tendenza dei criminali a farsi più vivi di notte, penso che essere fissati ad un' ora come questa comporti una maggior probabilità di essere stati adocchiati da un borseggiatore, o peggio.
    Alla seconda affermazione di Leonard il robot inclinò leggermente la testa verso destra, segno che non stava capendo un accidenti del perchè quelle persone li stessero criticando. Sulla base di cosa?
    Decise di esternare i propri dubbi a Leonard.
    Criticando? E perchè mai? Non abbiamo scambiato una parola con loro...
    Fece una pausa, facendo tornare la sua espressione alla normalità, ovvero quella di un ragazzo calmo e posato, che lascia che il mondo gli scivoli addosso mentre lui si limita ad osservare impassibile lo scorrere degli eventi.
    Probabilmente sono solo supposizioni infondate. Lasciamo perdere.
    Ora era lui quello di spalle ai due tizi che sembravano essersi dileguati, mentre questi erano tornati alla loro posizione fra vari gorgheggi amorosi e volute di fumo di sigaretta.
    Il loro discorso fu bruscamente interrotto dall' arrivo della cameriera, che era tutto fuorchè gradevole alla vista.
    L' androide arricciò il naso non appena la vide, per esprimere un vago stato di confusione.
    Secondo la sua banca dati, la festa chiamata Halloween era passata da più di un mese, e tuttavia non riusciva a ricondurre a nessun archetipo quello che sembrava essere il suo costume.
    Inoltre, quella non pareva essere una festa "in maschera", come veniva chiamata nel gergo comune, quindi proprio non riusciva a capire l' eccessivo trucco.
    Le visibilissime protesi al seno, poi, rendevano il quadro d' insieme ancora più grottesco e quasi ridicolo.
    Dalla pausa di Leonard e dallo sguardo della cameriera che tutto ad un tratto si era puntato su di lui, che la stava scansionando per dare un' immagine da asociare al vocabolo "sgradevole" presente nella sua banca dati, capì che era il suo turno di ordinare "da bere".
    Il robot si piantò, con lo sguardo fisso negli occhi della tizia.
    Non gli era mai stato chiesto che cosa volesse, e la sua inesperienza, soprattutto in fatto di bevande alcoliche lo aveva per un attimo bloccato. Non aveva mai assaggiato nulla di quella roba, e sapeva che era dannosa per il fegato e il cervello, se assunta in grandi quantità.
    Ma non era questo che lo preoccupava. Era la mancanza di una varietà di bevande fra le quali scegliere che lo metteva in confusione.
    Che c'è, tesoro, ti si è incollata la lingua?
    La domanda, posta con quel tono che all' androide risultava arrogante ed antipatico, svegliò l' androide dal suo stato di semi trance.
    Avrebbe voluto chiedere cosa poteva portargli da bere, ma per evitare di sentire nuovamente la sua voce, indicò l' artigiano e con tono pacato disse
    Quello che ha preso lui, grazie.
    La tizia girò i tacchi con aria piuttosto spazientita, mormorando qualcosa di non ben comprensibile, ma sicuramente riconducibile a qualche offesa.
    Una volta che fu andata via, H.A.N.S. si girò nuovamente verso l' artigiano.
    Secondo te che le abbiamo farci rispondere con quel tono?
    Leonard pose una domanda semplice ad H.A.N.S.
    Tutto.
    Fu la semplice risposta a quella semplice domanda.
    Intendo, le ussanze tipiche, posti da frequentare, posti da evitare, come rimediare un lavoro eccetera. Tutto quello che puoi dirmi, o tutto quello che ti viene in mente. Saprò accontentarmi.
    L' androide sorrise amichevolmente, aspettando una risposta.
     
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  15. Leonard Jennings
     
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    L'artigiano fece spalluce e storse le labbra. " Mah! Avrà le sue cose. " e la seguì con lo sguardo per poi tornare sull'androide. "Ecco, questa è proprio una delle caratteristiche della città, i camerieri un po' stronzi in certe zone. Visto che siamo in tema." sorrise e poi alzò lo sguardo verso l'esterno.
    Sospirò, lasciando cadere la mano sul tavolo e iniziando a picchiettare la dita. Concentrò ancora lo sguardo su Hans curvando un poco la testa.

    " In generale si fa come in qualsiasi grande città. Si evita le zone degrate, ci si muove meglio con i mezzi pubblici e si cerca di non camminare a piedi troppo a lugo da soli, di notte specialmente." si grattò la nuca " Per il lavoro ci sono centinaia di siti web e agenzie interinali. Dovresti vedere lì. Comunque qualcosa c'è sempre in città, vai tranquillo." annuì un paio di volte.

    " Se puoi però, evita subito tutto quello che ti offrono dalla zona vecchia." emise un piccolo sbuffo " Vabbè, non tutte quelle zone sono messe così male. Dovresti vedere che quartiere è." strinse le labbra con un'alzata di spalle. Poi sgranò gli occhi, alzando i palmi verso di lui e scuotendoli. " Oh, mi raccomando. Evita i cantieri che non fanno annunci. Guarda, meglio andare a fare le notti in qualche magazzino del porto." e distolse lo sguardo per puntarlo in una zona vuota del gazebo.

    Il posto vicino, alla loro sinistra, si era liberato e subito la coppia che sembrava avercela con loro ne aveva approfittato per sedersi. Solo un metro e mezzo li separavano.
    Si erano seduti uno di fronte all'altra e l'uomo era quello rivolto verso i due giovani. La donna si voltò e sorrise.
    " Scusate ragazzi. Per caso sapete quel'è il nome del locale dove va a suonare dopo?" chiese con il pollice in direzione del dj.
    " Pfui. Potevano tenercelo di più invece di fare solo mezza serata." commentò l'altro.
     
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38 replies since 20/8/2013, 11:12   576 views
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