Non come Amityville

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  1. Lhou
     
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    Rumori molesti, urla notturne, rumore di vetri infranti, sangue che appare e poi scompare alle pareti, ogni tanto qualche animale trovato morto nelle vicinanze.
    Insomma, le segnalazioni che provenivano riguardo al numero 7 di Sea Drive nel South Side.
    Si tratta di una vecchia villa, in una zona della città un tempo più fiorente ma abbastanza tranquilla in quanto periferica, una zona che con il tempo è decaduta mentre il vero cuore della città si spostava verso il centro con i quartieri alti e South Side non rimaneva altro che un intermezzo fra una strada perennemente trafficata ed una discarica.
    Non si sa chi abbia mai abitato la villa, era sempre stata li, abbandonata da quando i cittadini avevano memoria, i ragazzi la usavano spesso come prova di coraggio fantasticando su chissà quali storie di mostri e spiriti, ma la verità era che si trattava semplicemente di una villa piuttosto fatiscente ed abbandonata, ma che lasciava una reminiscenza della bellezza che sfoggiava in passato.
    Le cosa, comunque, erano cambiate nel giro di uno, massimo due mesi. Segnalazioni di ogni tipo erano iniziate ad arrivare e persino il Dilagon Post vi aveva dedicato un articoletto. In ogni caso, Angelus aveva pensato fino all'ultimo a niente più che scherzi di qualche adolescente che si credeva simpatico, fino a che una donna non era andata all'agenzia chiedendo di aiutarla. A quanto pare suo figlio, un ragazzo di sedici anni, era sparito da ormai due giorni e ancora la polizia non dava grandi risposte, la cosa interessante era il luogo dove era sparito il ragazzino: il numero 7 di Sea Drive nel South Side. I suoi amici dicevano che era entrato li e non era più uscito.
    Così il detective aveva preso il caso a due mani e si era diretto verso quella vecchia villa abbandonata. Non credeva potesse davvero trattarsi di un caso d'infestazione, ma per evitare ogni problema si era portato dietro i suoi esigui equipaggiamenti, compresi di una borsa a tracolla contenente componenti vari utili per qualche semplice rituale ed un sacchetto di sale grosso da un chilo.
    Così, Kurohime al fianco, cappotto di pelle, jeans ed anfibi addosso aveva raggiunto il quartiere. Il sole è ancora abbastanza alto, anche se probabilmente il tramonto sarebbe iniziato entro un paio d'ore, forse qualcosa di più ed il mezzo demone si trova dall'altra parte della strada rispetto alla villa, osservandola pensieroso.
     
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  2. Chiaki Akito
     
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    Urla senza fonte apparente, spifferi e rumori inquietanti, sangue misterioso sulle pareti...
    A Malach non era potuta che venire un po' di nostalgia, leggendo il trafiletto del Dilagon Post. Il ragazzo aveva passato gran parte della sua infanzia circondato da quegli eventi- meglio, era stato la fonte di quegli eventi, e sentire che simili fenomeni si stavano ripetendo altrove nella città aveva inevitabilmente stimolato il suo interesse: scorrendo quelle righe certamente aveva preso nota dell'evento, chiedendosi se non avrebbe trovato qualche risposta sulla natura delle Entità attorno a lui. E alla fine, qualche giorno dopo, c'era davvero finito.
    Non aveva un piano preciso, in realtà. I passi dell'albino l'avevano semplicemente guidato in quella direzione un po' casualmente, in una sera particolarmente vuota e silenziosa; praticamente immerso nei suoi pensieri era arrivato ai cancelli, e ora se ne stava lì di fronte, a fissare l'ingresso con aria assente. Non troppo lontano da lui, all'ombra di un cassonetto, un paio d'occhi gialli rifletteva la luce dei lampioni: la carcassa felina lo stava seguendo anche quel giorno, ma era stranamente silenziosa, in quel luogo.
    Michael dava le spalle alla strada, fermo sul marciapiede, ignaro della presenza di qualcun altro. Era stretto in una camicia grigia dall'aria dimessa e dai soliti jeans semidistrutti. Pallido e con la zazzera bianca in disordine, sembrava come sbiadito- avrebbe potuto dare lui stesso l'impressione di essere solo una delle apparizioni di quel luogo. Contribuiva sicuramente l'immobiltà: completamente immerso in qualche morbosa riflessione su quello che poteva essere successo là dentro, a malapena lo si sarebbe notato respirare. Il coltellino riposava nella sua tasca, ben chiuso, così come il cellulare e qualche soldo, ma addosso non aveva praticamente null'altro.

    Michael
    Punti Vita: 40/40
    Punti Difesa: 30/30
    Bonus ai Punti difesa per schivare: +0
    Riduzione del danno: +0


    Edited by Chiaki Akito - 15/3/2015, 18:32
     
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    Era da poco arrivata a Dilagon City, ed era molto impegnata con lo racimolare più informazioni possibili sulla città quando cominciò a sentire strane voci su una casa stregata. Niente di più che rumori e cretinate del genere, cose che paragonate alle voci di rapine, assassinii e stupri che si sentivano giornalmente al bar sottocasa passavano decisamente in secondo piano. Le capitò sott'occhio l'articoletto sul giornale cittadino quando riuscì a scroccare una copia da qualcuno che aveva già finito di leggerla e stava per buttarla. Decise di ignorarla, all'inizio, come d'altronde avrebbe fatto ogni persona sana di mente. Poi però cominciò a sentire anche voci diverse, voci su una sparizione in piena regola in suddetta casa. Di bambini non sentì neanche parlare, ma fonti diverse in giro nei quartieri limitrofi cominciarono a parlare di una persona che era entrata e mai più uscita. Quella fu la cosa che la spinse a farsi qualche domanda.
    Da quando era arrivata aveva potuto incontrare alcuni ladri e alcuni criminali da due soldi, tutti umani, nulla che stuzzicasse il suo interesse, ma mai aveva affrontato una creatura che, da quello che si diceva in giro, infestavano l'intera città. Gli umani erano facili da uccidere, ne aveva uccisi un buon numero, ma il suo contatore di mostri era ancora a zero. Non sapeva come affrontarli, e la regola numero uno del cecchino perfetto era proprio quella di studiare il proprio nemico. E sapere quando e dove colpire.
    La casa infestata era un buon terreno di studio, così si era detta. Molto probabilmente non c'era nulla di strano, e la sua ipotesi sui banali ragazzini in cerca di attenzioni era vera, almeno secondo lei. E nella sua esperienza, i criminali più bravi (o le creature più pericolose, considerato l'andazzo della città) avrebbero fatto molto meno rumore, o comunque non avrebbero attirato l'attenzione in un luogo tanto facile da trovare. Quindi in caso l'ipotesi dello scherzo fosse falsa, avrebbe potuto incontrare una qualche minaccia più o meno alla sua altezza.
    Per questo alla fine si decise a recarsi in loco; non aveva comunque troppo da perdere, in ogni caso. Né un soldo in tasca, né una villa o proprietà che valesse la pena rubare. L'unico bene degno di nota era la sua bella Beretta, ma prima di separarla dalla sua pistola avrebbero dovuto ucciderla, e se l'avessero uccisa, beh, la pistola non le sarebbe più servita, no?
    Indossò degli abiti piuttosto casuali; dei jeans sul grigio scuro infilati in degli stivaletti in pelle neri alti fino a poco sopra la caviglia, una maglia scura col logo di una band casual probabilmente scelta a caso da una bancarella, una giacca in pelle nera e dei guanti senza dita dello stesso colore. Sotto la giacca, ma sopra la maglietta, indossava la fondina, con la pistola sul lato sinistro e alcuni caricatori di riserva sul destro. Per una volta, decise di tenere la pistola carica piuttosto che vuota come indicavano le procedure standard. La sicura era inserita e il proiettile non era in canna, ma almeno il caricatore riempito con venti proiettili era dentro.
    Stava camminando piuttosto tranquillamente, fin troppo tranquillamente, nel senso che se la stava prendendo molto comoda. Non aveva avuto troppa difficoltà a trovare il posto, e una volta indivuduato aveva rallentato il passo. Adesso era sul marciapiede opposto rispetto alla casa, con gli occhi che spaziavano da questa ai dintorni. Notò l'uomo in piedi sullo stesso marciapiede, che stava fissando la casa. Poco distante, più o meno davanti al primo, quello che aveva tutta l'aria di essere un barbone. Anche lui sembrava interessato alla casa. Sembravano due esseri umani come tutti gli altri, perlomeno a guardarli sommariamente e a quella distanza. Si fermò a riflettere per qualche istante, poi decise di agire. Attese che la strada fosse sgombra, poi attraversò la strada in diagonale e si diresse il più chiaramente possibile verso l'ingresso del vialetto. Con gli occhi, andava dal mezzodemone al ragazzo posseduto; voleva chiaramente sondarne le reazioni, giusto per verificare che uno dei due non fosse un malintenzionato che voleva approfittare della casa e delle storie come esca per attirare qualche idiota.
     
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  4. Lhou
     
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    Rimane ancora riflessivo osservando la casa, percependo con i suoi sensi affinati il rumore del mare alle sue spalle e il vago e lontano sentore di salsedine. Ma poi altre due presenze spezzano la monotonia della strada, una strada fino a quel momento piuttosto deserta, forse proprio per le voci su quella casa.
    Si volta a destra notando avvicinarsi la prima delle due presenze: un ragazzo albino e dall'aria trasandata che non dimostra più di vent'anni, anche se lui stesso è la prova che l'età dimostrata non significa niente. In ogni caso gli sembra una persona normale... Se non fosse per quel vago e cattivo odore che lo segue, un odore che gli ricorda vagamente quello di uno zombie... Eppure non sembra venire da lui e la cosa lo confonde abbastanza da fargli alzare un sopracciglio.
    Si volta poi a sinistra notando avvicinarsi una ragazza, che osserva parzialmente interessata prima lui e poi l'altro ragazzo, prima di avviarsi verso la casa.
    Così, sospira, passandosi una mano fra i capelli, si stacca dal parapetto dove era appoggiato con la schiena e si porta le mani nelle tasche dei jeans, avendo cura di usare l'avambraccio della mancina per spingere indietro il manico di Kurohime e tenerla, almeno parzialmente, nascosta dal giaccone, per poi attraversare con noncuranza la strada vuota e dirigersi anche lui verso la casa, in silenzio.
     
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  5. Chiaki Akito
     
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    L'albino fermo di fronte alla villa non sembrò nemmeno notare gli altri due che s'avvicinavano, non per svariati secondi: la testa leggermente piegata di lato, gli occhi che vagano per le finestre rotte o sbarrate del grosso edificio come alla ricerca di qualcosa, è completamente immerso nel suo piccolo mondo. L'unica cosa che lo fece smuovere, quando Kate gli era ormai già alle spalle ed in procinto di superarlo, fu un rumore piuttosto forte e fastidioso: un ringhio basso e prolungato, lo gnaulìo che produrrebbe un gattaccio in calore pronto a difendere il territorio, proveniente dall'area del cassonetto. Il felino lì seminascosto aveva preso a soffiare all'avvicinarsi della ragazza, e ora era accucciato su sé stesso, semivisibile al buio e coi denti digrignati. Pelo grigio e sporchissimo, impiastrato di qualcosa di scuro su più punti nel fianco, e accompagnato- Angelus aveva sentito bene- da un puzzo orribile.
    Michael, a sentirlo, fece finalmente una piega. Sembrò tornare alla realtà tutto d'un tratto, e spostò gli occhi sulla prima ad avvicinarsi, scorrendo le iridi rosse sulla sua figura con aria impassibile. Nessun'altra reazione, per lunghi istanti. Solo all'arrivo di Angelus, anche lui intento a superarlo per raggiungere la casa, levò impercettibilmente un sopracciglio.
    -Non sapevo fosse aperta al pubblico.- Commentò, in tono basso e freddo, ancora piuttosto neutro. Guardava da uno all'altra con relativo interesse, senza raddrizzare la testa. Distrattamente, infilò una mano in tasca, quasi a sforzarsi di darsi un'aria più naturale.
    Dal suo punto "sicuro", il gatto non aveva smesso di soffiare; Michael non sembrava farci troppo caso, a giudicare dall'aria tutto sommato serena.
     
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    Kate proseguì come se nulla fosse, seguendo Angelus con la coda dell'occhio. Evidentemente aveva attirato la sua attenzione, adesso restava da scoprire se era davvero intenzionato ad attaccarla per motivi a lei sconosciuti, oppure era lì per motivi diversi. Lei la pistola non la nascose per niente. Certo, si trovava sotto la giacca, ma la giacca era aperta e probabilmente con un occhio acuto avrebbe individuato la fondina senza troppe difficoltà. Non estrasse la pistola; non aveva intenzione di essere la prima ad attaccare, la prima a beccarsi una denuncia - per quanto, da quello che aveva sentito, non è che la polizia di Dilagon fosse anche solo lontanamente paragonabile all'FBI o a organizzazioni simili. Confidava nella sua rapidità d'estrazione, sen non altro.
    A distrarla dal mezzodemone arrivò un suono che la fece sobbalzare. Si trattava ovviamente del verso della carcassa che si faceva chiamare gatto, nascosto alla vista, almeno ad una prima occhiata. Seguendo il verso - e l'odore, ora che era abbastanza vicina - comunque individuò la strana bestia seminascosta. Per il momento non sembrò notare nulla di particolare in quel gatto. Solo un randagio molto, molto sporco. E a dirla tutta, non conosceva l'odore della putrefazione, per cui non fece immediatamente il collegamento. Anzi, attribuì l'odore al cassonetto, e per quanto fosse evidente la differenza con il normale odore di spazzatura marcia, il suo olfatto non era poi così affinato da distinguere l'odore del cassonetto da quello del gatto. Sospirò di sollievo, soffiando per allontanare un po' di tanfo dalle narici, e fece una smorfia quando riprese fiato, costretta a inalare quei dolci profumi.
    «Non ti conviene, bestiaccia.» sbuffò in direzione del gatto, chiaramente ostile. «Di certo non voglio rubarti la cena.»
    Evidentemente aveva scambiato la sua ostilità per territorialità e difesa del pasto. Voltò poi il capo sul ragazzo che le aveva rivolto la parola, stando attenta a rimettere Angelus nel suo campo visivo.
    «Ah?» chiese al ragazzo, fingendo un tono deluso chiaramente falso. «Vuoi dire che non è qui il party di Johnny? E pensare che avevo voglia di venirci da giorni ormai.» sospirò, affranta.
    «Mi avevano promesso una festa in piscina, con tanto alcol e niente genitori in mezzo, ma evidentemente mi hanno di nuovo preso in giro...»
    Mise un muso decisamente finto, incrociando le braccia sotto al seno e avendo cura di posizionare la destra il più vicino alla pistola pur rimanendo il più naturale possibile.
     
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  7. Lhou
     
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    Angelus sta attraversando la strada quando sente l'albino rivolgergli la parole, fa giusto un paio di metri e si ferma, voltandosi e notando il gatto soffiare verso la ragazza. Rimane in silenzio qualche istante, captando con più attenzione gli odori grazie al suo olfatto acuto e percependo il vago odore di putrefazione venire proprio dal felino.

    << E io non sapevo che i gatti potessero essere così attaccati ai padroni da seguirli anche dopo la morte.>>

    Commenta con un sogghigno verso il ragazzo.

    << E comunque si, è aperta al pubblico...>>

    Aggiunge dopo un attimo, voltandosi verso la casa grattandosi il mento pensieroso.

    << O almeno... E' una villa diroccata, abbandonata e forse infestata, non credo che nessuno sia particolarmente interessato a possederne la proprietà o a tenere fuori la gente.>>
    Conclude, voltandosi e finendo di attraversare la strada. Certo, non che la volontà di qualcuno di tenere fuori la gente l'aveva frenato particolarmente in passato. Raggiunge quindi il cancello della villa, arrugginito, aperto e parzialmente divelto e lo osserva pensieroso, annusando l'aria e percependo molti odori, un vago aroma di vernice, molto più vago sangue... Ma anche altro... Qualcosa che sembra ozono, non può esserne sicuro ma la cosa gli strappa un sospiro.

    << Se cercavi una festa... Tempo che qui la troveremo.>>

    Commenta, ora verso Kate, superando il cancello ed entrando nell'ampio giardino della casa, un piccolo giardino per essere una villa di quelle dimensioni, lasciato completamente a se stesso e pieno di erbacce, alberi morti e cespugli cresciuti alla rinfusa.
     
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  8. Chiaki Akito
     
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    Alle parole dure di Kate verso il povero felino, il ragazzo affilò leggermente lo sguardo verso di lei. Solo uno sguardo troppo lungo di diversi secondi.
    -... Lascialo, probabilmente non apprezza i visitatori.- Mormorò semplicemente, con una nota di vago rimprovero. Una vena di emozione nella voce, subito estinta, dopo un breve sospiro, e sostituita da una vaga confusione alla frase di Angelus: un occhio a lui, più attento di prima, e poi di nuovo verso il gatto. Quello si era ritratto un po' meglio tra le ombre, continuando a soffiare verso i due nuovi arrivati, ma facendo leggermente meno rumore. Pareva tutto meno che contento dell'intrusione.
    -E' solo un randagio puzzolente. Cosa fa pensare che sia il suo padrone?- Chiese quindi, tranquillamente. Aver notato la reazione- la mancanza di reazioni, meglio- dell'uomo al morto che gnaulava nell'angolino non poté che suscitare un po' del suo interesse: evidentemente non era il primo credulone che passava, se aveva riconosciuto la natura di quell'essere e non scappava urlando. Magari parlargli gli sarebbe addirittura tornato utile.
    Sospirò appena, un po' alla tirata di Kate sulla festa ed un po' all'irruenza del mezzodemone, che varcava la soglia del cancello.
    -Il gatto non è l'unico che non apprezzerà visite.- Avvertì semplicemente, ancora in relativa calma. Eppure, già che Angelus si faceva avanti, lui ci mise solo qualche secondo di più a decidere di entrare nel cortile. Era tornato a fissare la casa, sovrappensiero, concentrato su chissà che: aveva le orecchie tese, nonostante potesse parere assente. Era abituato a concentrarsi più sull'invisibile che su ciò che aveva davanti agli occhi, e qui non faceva differenza: il posto aveva qualcosa di strano... Voleva solo capire cosa.
    Il felino rimase accucciato dietro al suo cassonetto per svariati secondi, aspettando di vedere le mosse di Kate, prima di schizzare verso il giardino con uno scatto invidiabile. Correva in maniera bizzarra, come faticando a poggiare una zampa, e la coda cespugliosa era ritta, ma visibilmente fratturata verso la punta.
     
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    «Dopo la morte?» si ritrovò a chiedere, dopo le parole di Angelus. «Mi sembra un po' esagerato... » aggiunse, tornando a guardare il gatto morto.
    «Insomma, è un po' sporco e potrebbe puzzare meno, ma...»
    Si interruppe a metà; evidentemente aveva preso le parole di Angelus come uno scherzo, ma il dubbio si era insinuato nella sua mente. La città era abbastanza strana e quel ragazzino, ora che poteva guardarlo più da vicino, non sembrava esattamente normale. Non era effettivamente da escludere la possibilità che fosse davvero morto.
    In ogni caso, il demone non si mostrò ostile, e a giudicare dalle sue parole era più interessato alla casa che a lei. Questo lo toglieva dalla lista delle minacce immediate, almeno per il momento. Non era sicura sul ragazzo, però. Spostò lo sguardo su di lui, quando li avvertì dell'avventatezza della mossa del mezzo demone.
    «Ha ragione, sai?» commentò, facendosi per un attimo un po' più seria. «Avremmo almeno dovuto portare un po' di birra. B.Y.O.B.!» esclamò subito dopo, mandando a belle signorine la serietà. Poi sollevò le spalle.
    «In ogni caso, mi sembra di capire che siamo qui per lo stesso motivo. Prima lo risolviamo, prima ne usciamo.» affermò, seguendo Angelus all'interno del cortile e canticchiando una certa canzone dei System of a Down. Non mosse neanche tre passi che il gattaccio arruffato la superò correndo velocemente e facendole prendere un colpo, cosa che la portò ad afferrare il manico della pistola sotto la giacca, prima di rendersi conto di quello che era successo, e quindi lasciare l'arma al suo posto. Ora che era uscito all'aria aperta, notò quanto effettivamente quel gatto sembrasse... morto. Rimase a fissare il gatto in allontanamento per diversi secondi, la faccia stupita.
    «... È... morto per davvero? Cioè, una specie di zombie?» chiese un po' a tutti e un po' a nessuno, il tono sconcertato ma rassegnato di chi non è abituato a vedere certe cose ma non esclude la loro esistenza, seppure speri continuamente di sbagliarsi.
     
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  10. Lhou
     
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    Angelus è rimasto dove si era fermato un attimo prima, osservando la villa con fare riflessivo da appena dopo il cancello d'ingresso. Ascolta le parole dei due in silenzio ed alla domanda dell'albino fa spallucce, voltandosi verso di lui.

    << Il suo odore è iniziato quando tu sei spuntato nella via e ti ha seguito fin qui. Inizialmente pensavo potesse essere un randagio che seguiva una persona ma poi ho visto la reazione che sembra avere alla vicinanza di altre persone e mi sono convinto che l'ipotesi più probabile sia che è legato a te da affetto o altro.>>

    Conclude, sentendo la domanda ed il commento di Kate e limitandosi ad un leggero ghigno al suo tentativo di razionalizzazione tipico degli umani decide di non commentare e lasciarle credere quello che vuole. Tanto dall'odore che sente venire dalla casa, che gli ricorda moltissimo quello dell'ectoplasma, sa che a breve si vedrà la sua razionalità spezzarsi come uno specchio colpito da un sasso. Al successivo commento del ragazzo si passa una mano fra i capelli sospirando. Ha ragione, qualsiasi cosa li dentro non apprezzerà visite. O le apprezzerà moltissimo, dipende dai punti di vista. Alle parole di Kate si volta verso di lei.

    << Beh dipende. Io sono qui per recuperare un ragazzino scomparso. Voi mi sembrate solo dei curiosi, ma potrei sbagliarmi.>>

    Le dice, per poi sogghignare ancora allo stupore della ragazza riguardo al gatto ed osservandolo silenziosamente.

    << Non saprei, mi sembra troppo arzillo per essere uno zombie, intelligente...>>

    Si volta ad osservare Michael.

    << Azzaerderei che sia stato rianimato con una necromanzia diversa dalla semplice zombificazione, o che sia un cadavere animato da qualcosa all'interno?>>

    Dice, in tono quasi interrogativo.
     
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  11. Chiaki Akito
     
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    Michael ascoltò le congetture del mezzodemone con aria pressoché impassibile, salvo una leggera alzata di sopracciglio. Più lo sentiva parlare e più gli veniva in mente che fosse esperto di quel genere di cose- una possibile, utilissima fonte di informazioni. E per questo un motivo in più per proseguire all'interno. Sospirò appena, scrollando le spalle a sua volta.
    -Logico, immagino. Ma questo non cambia il fatto che non sia il mio gatto.- mormorò quindi, lanciando un'occhiata indietro al felino. Quello non aveva smesso di tallonarli, sempre a qualche metro di distanza: ogni tanto si vedeva il giallo dei suoi occhi spuntare alle loro spalle. Si sforzava di stare più o meno in ombra, ma apparentemente non di nascondersi troppo, perché di quando in quando era udibile il suo basso ringhiare.
    Il ragazzo, dal canto suo, lanciò un'occhiata verso Kate, voltandosi a metà col busto mentre camminavano. La donna era rapidamente passata dal proporre birra al parlare di motivi per la loro presenza. Non disse niente sulla festa- non ne aveva mai vista una nemmeno da lontano- ma il secondo commento, e la risposta di Angelus, gli fecero storcere appena la bocca. Tornò a guardare il portone della casa, che si avvicinava rapidamente alla fine del vialetto costeggiato di cespugli incolti. -... Diciamo che è il genere di cosa che mi interessa. Disse, in un sussurro. -Se è sparito qualcuno... Forse non sarebbe il caso di entrare per pura curiosità. Staranno divertendosi, e noi siamo un'interruzione...- Riflessioni in tono piatto e spento.
    Sembrava essere tornato a concentrarsi sulla casa, e gli occhi rossi avevano preso un'espressione affilata, attenta, che non avevano avuto finora. Anche a lui pareva di percepire qualcosa, anche se dir cosa non gli sarebbe certo stato facile; in ogni caso, parve metterci svariati secondi per rispondere ad Angelus. Fu il gatto stesso a farlo per primo, con uno gnaulìo diverso da quelli precedenti, vagamente meno ostile. Dal canto suo, il ragazzo si limitò a sbuffare, forse con vaga esasperazione.
    -... E' solo un randagio. Ha perso la strada.- Ripeté, e non sembrava nemmeno sarcastico o piccato.
     
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    Durante lo scambio di battute tra i due, Kate rimase in silenzio. L'uomo chiamato Angelus sembrava una specie di esperto, a giudicare anche dalle sue parole sulla zombificazione e sulla necromanzia, parole che le fecero aggrottare le sopracciglia. Certo, aveva sentito storie da fonti sicure, per cui non dubitava neanche troppo dell'esistenza di certe cose, ma non aveva mai avuto un contatto diretto e trovarcisi in mezzo un po' all'improvviso era abbastanza inquietante. Un brivido le percorse la schiena, ma lo scacciò. Non era così che si comportavano i professionisti.
    «Ah, beh... Mi avete beccata. Sono qui per curiosità, anche se forse sarebbe più corretto... studio.» commentò con un sospiro.
    «Non ho sentito di bambini, ma di persone scomparse sì. Se sono stati i fantasmi, come si dice in giro, non ho intenzione di disturbarli. Ma se c'è qualcosa di diverso, beh...» scrollò le spalle. Avrebbe voluto dire che le avrebbe fatto comodo un manichino di paglia per imparare dove sparare alle creature della città, ma se lo risparmiò.
     
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  13. Lhou
     
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    << Soltanto uno è sparito a quanto pare. Un ragazzino, di sedici anni. Sua madre mi ha chiesto di ritrovarlo.>>

    Risponde a Kate, togliendo la mano destra dalla tasca ascoltando le parole delle due, annuendo a Michael e decidendo di lasciare perdere per quanto riguarda il gatto zombie, portando la mano fra i capelli per ravvivarli e gettarli indietro.

    << Comunque piacere a tutti e due. Angelus.>>

    Dice, con un cenno del capo, presentandosi e sogghignando alle parole di Michael.

    << E allora interromperemo per ravvivare la festa.>>

    Dice, raggiungendo la porta della villa, una grossa porta di legno a doppia anta chiusa, che sembra in condizioni ancora discrete nonostante tutto, forse solo un pò marcia. Una volta raggiunta il ragazzo si avvicina ed alza il piede destro, colpendola proprio al centro e spalancandola con un calcio, facendo i primi passi all'interno dell'atrio buio e lasciando che gli altri due lo seguano, se vogliono.
     
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  14. Chiaki Akito
     
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    -Studio...?- Ripeté, alle parole di Kate. Pareva vagamente sollevato dal cambio di argomento, ma non troppo compiaciuto dalla risposta di Angelus al suo avvertimento. Non disse nulla di più, comunque, limitandosi a fare una leggera smorfia vedendo la porta calciata aperta; lasciò al combattente l'iniziativa di entrare, soffermandosi per qualche altro istante sulla soglia, per spiare l'interno dell'edificio da lì.
    -Qualcuno si è informato sulla storia della casa...?- chiese, con un filo di voce, gli occhi fermi su una finestra al primo piano. Gli era sembrato di vedere qualcosa, oltre le assi che la sbarravano; probabilmente solo autosuggestione. O uno scherzo delle Entità. Che cominciavano ad agitarsi: l'aria attorno a loro si stava facendo piuttosto gelida, che fosse a causa loro, per il freddo invernale, o per quello che abitava la casa. Uno spiraglio d'aria gelata era uscito dal portone aperto a calci.
    Michael, senza una piega, si decise finalmente ad entrare. Uno sguardo tutto attorno, per prendere confidenza con l'interno della casa: prese in esame ogni mobile sgangherato, ogni strana macchia sulla carta da parati. Aveva bisogno di stabilire cosa esattamente abitasse quel luogo, in fondo. Più degli occhi, ora che era in completo silenzio, tese le orecchie: aveva sempre avuto un udito particolarmente fino, una specie di sesto senso che lo aiutava ad individuare quanto fosse invisibile alla vista. Cose con cui aveva a che fare relativamente spesso, insomma.
    Il gatto zombie, passato in secondo piano durante la conversazione, si preparava a sgattaiolare all'interno per ultimo: fissava Kate come in attesa. Se lei si fosse mossa, lui le sarebbe andato dietro, con la solita andatura claudicante.
     
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    «Studio.» confermò Kate, prima di alzare le spalle alla presentazione di Angelus.
    «Kate. O Joyce. Come vi pare. E, a proposito...»
    Non fece a tempo a completare la frase, perché Angelus mostrò il suo amore per la discrezione sfondando una porta che con tutta probabilità era aperta o piuttosto facile da aprire. Fece un sospiro. Lei non era abituata a quel tipo di operazioni. Era un cecchino, non un membro della fanteria. Eppure era abbastanza sicura che non si procedesse così durante le operazioni militari.
    «Come non detto. Oh, beh...» sbuffò, infilando la mano in tasca e recuperando la pistola. Prese un caricatore dalle tasche della fondina e lo infilò nell'arma, ma non tolse la sicura né preparò il colpo. Era più una precauzione, anche perché era abbastanza sicura che sparare a un fantasma era utile quanto un frigorifero per un pinguino. Lasciando ad Angelus l'onore di entrare e la pioggia di proiettili che l'avrebbero accolto se in quella casa fossero rifugiati dei terroristi, lo seguì a debita distanza, affiancandosi al ragazzino.
    «Sembri saperne, di fantasmi.» gli sussurrò, ma non abbassò troppo la voce, in modo che anche Angelus potesse ascoltarla se voleva. «Mi confermi che un proiettile non gli farebbe niente?»
     
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