Life stock - Le morti di St. Anthony

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  1. Chris Squarciod'oblio
     
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    I quartieri alti.
    Dovevano essere passati almeno due mesi, forse più, da quando vi aveva messo piede l'ultima volta. Non aveva avuto alcuna fretta nel tornarci, non dopo che Dilagon City gli aveva fatto assaggiare cosa volesse dire vivere tra quei dannati grattacieli. O, meglio, cosa volesse dire morire.
    Per quanto ciò che aveva fatto fosse giusto, Chris non era certamente soddisfatto di ciò che la città aveva imposto. Di ciò che Tiberius Angelus aveva imposto per sua figlia. Eppure eccolo ancora lì, a vagare per quelle imponenti e soffocanti costruzioni, ritornato a Dilagon come se non potesse allontanarvisi sul serio. Ormai aveva scritto la sua nuova storia, lì, ed era certo che avrebbe continuato a farlo lontano dai demoni del suo passato.. dai suoi simili.

    Aveva sentito di quegli strani omicidi e non era stato in grado di affrancarsene. Quella storia nascondeva di certo qualcosa di più, qualcosa di tanto orribile da non poter esistere alla luce del sole, sulla falsa facciata di Dilagon City. E vi avrebbe indagato.
    La clinica St. Anthony era un modesto centro di cura che ospitava malati gravi anche di tipo psichico. I suoi medici, a quanto si diceva in giro, erano anche piuttosto abili, ma da quando quella lunga scia di morti aveva lasciato la sua traccia attorno e dentro l'edificio, molti dei suoi pazienti avevano lasciato spazio a letti vuoti. Persino un famoso supermercato accanto alla clinica aveva dovuto chiudere i battenti, perché si diceva che non tutti gli ignari clienti fossero usciti interi, e vivi. Ovviamente dopo il secondo cadavere trovato l'affluenza era diminuita a tal punto che persino i proprietari avevano avuto paura di continuare con il proprio lavoro. Certo era che, in ogni caso, quel negozio non era il solo bersaglio di tali atrocità. Alcuni corpi sventrati o mutilati erano stati ritrovati nei vicoli intorno alla clinica o in alcune sue stanze; la maggior parte di essi apparteneva a pazienti o parenti scomparsi giorni prima, e per quanto la sicurezza fosse stata rinforzata, le sparizioni non cessavano. Ma ciò che incuteva più timore era il silenzio con cui quella serie di omicidi si era perpetuata nel tempo, ad intervalli di giorni o settimane; per quanto le ferite potessero essere paurosamente inumane, nessuno aveva mai sentito un singolo lamento, un singolo rumore, un singolo grido d'aiuto. Nessuno avrebbe potuto dire quando sarebbe successo ancora, o quando e dove avrebbero trovato il successivo cadavere. E quell'imprevedibilità, quell'attesa spasmodica che aumentava giorno dopo giorno, era ciò che terrorizzava di più le persone. Molte indagini si erano susseguite senza alcun esito, e non tutte le persone scomparse erano state ritrovate. Qualcosa si stava muovendo in quella zona e Chris temeva che ben presto sarebbe scoppiato qualcosa di grosso. L'eretico non avrebbe permesso che quella storia continuasse, non avrebbe permesso che qualcuno continuasse a decidere della vita o della morte di quegli individui. Ed era stato così che, quel pomeriggio, finalmente aveva deciso di attraversare l'invisibile confine dei quartieri alti, pronto ad avvicinarsi a quella clinica in mezzo ai palazzi.

    L'edificio era piuttosto moderno, di colore verde petrolio, accanto a molti suoi simili della stessa età. Le porte scorrevoli davano sull'asfalto trafficato di persone e automobili, e non era raro vedere nasi verso l'alto che osservavano quei cinque piani. Nelle vicinanze, ma dall'altro lato della strada – lì dove Chris si trovava – il supermercato con le vetrine oscurate da fogli di giornale che aveva chiuso. Qualcosa in quella strada puzzava di morte anche se l'odore doveva essere stato cancellato ormai da tempo dallo smog e da mille altri agenti urbani, anche se l'ultimo omicidio si era consumato due settimane prima. Eppure una nuova sparizione aveva divorato un paziente della clinica due giorni prima, e qualcuno già sospettava che ben presto avrebbero trovato la sua testa sul cuscino che l'aveva sostenuta fino a poco prima..
     
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  2. Jack Fear
     
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    Beh, non poteva non venir attirato da una notizia del genere.
    Se ne era parlato molto nell'Underground e quindi la voce di quegli omicidi e della paura dilagante nella zona dell'ospedale erano giunti anche a lui. Era restio ad avvicinarsi troppo a Park St.Anthony, per ovvi motivi, ma fortunatamente la zona non era nelle esatte prossimità del parco, quindi sarebbe dovuto risultare relativamente sicuro.
    Così quella sera si era deciso ad uscire per recarsi sul posto e... Già dopo aver mosso un passo nelle vicinanze del luogo era stato felice di aver preso quella decisione.
    Nel momento in cui si era avvicinato a quell'ospedale era stato investito da un inebriante, delizioso, corposo e corroborante terrore.
    Per uno come lui, che si nutre di paura e delle sensazioni ad essa legate, stare in quel luogo era come sostare nel migliore dei ristoranti. Ancora non c'era panico nell'aria, ma la paura era talmente densa da essere quasi palpabile per lui, ne sentiva l'aroma intenso che gli metteva fame e se la gustava a leggeri bocconi mentali con lentezza e soddisfazione.
    Un senso di paura e terrore latente che, forse, a lungo avrebbero potuto sfamare per un pò persino lui.
    Con calma, il ragazzo, si avvicina alla zona, camminando sul marciapiede a passo tranquillo, sul lato dell'ospedale, ovviamente stando nella sua forma umana, vestito con i soliti abiti eleganti, in camicia bianca, giacca e cravatta grigio scuro e scarpe e pantaloni neri, tutto firmato e di eccellente qualità e, su di essi, un blazer nero per fingere di ripararlo da un freddo invernale che tanto non sentiva veramente.
    Raggiunta la prossimità dell'ospedale rallenta il passo, iniziando a guardarsi attorno ed aguzzando vista ed udito per tentare di notare qualcosa anche solo minimamente fuori dalla norma ma, per ora, non facendo particolare caso a Chris, fermo dall'altra parte della strada.
     
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  3. Chris Squarciod'oblio
     
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    Quel pomeriggio sembrava un pomeriggio qualunque. Paura, finta serenità, voglia di ignorare: regolare amministrazione. La vita sembrava tirare avanti indifferente, ormai arresa e disarmata. Chris, dal canto suo, continuava a fissare quell'edificio, domandosi se fosse il caso di cercare di entrare nella clinica di soppiatto. Molto probabilmente quel tentativo sarebbe andato male, visto il livello di allerta che sembrava esser stato aumentato. O almeno così si diceva.
    Tuttavia, forse per un gioco favorevole del fato, la risposta giunse quasi prima che potesse porsi la domanda. In lontananza, due fastidiose sirene si stavano facendo largo nel traffico, inondando gli edifici non solo con quel suono prepotente, ma anche con le loro danzanti luci blu. Doveva essere successo qualcosa, senza dubbio, e Chris non dubitava dove quelle due automobili si sarebbero fermate. E infatti, solo qualche secondo dopo, le due vetture inchiodarono sul posto, lì davanti all'ingresso, incuranti della doppia fila di parcheggi. Le sirene si spensero, ma non il vociare dei passanti che, in realtà, ormai erano immobili e terrorizzati: qualcuno, anzi, dopo qualche breve attimo di confusione cominciò immediatamente ad allontanarsi. E poi, come una valanga impazzita, la maggior parte della gente cominciò a seguire l'esempio.
    In quel fuggire più o meno frettoloso, quattro uomini nelle vesti della polizia di Dilagon si precipitarono fuori dalle auto, pistola alla mano. Uno di loro suggerì a gran voce di allontarsi – come se ce ne fosse stato il bisogno – e poi, tutti e quattro insieme, varcarono la soglia della clinica costituita da porte scorrevoli. Mentre l'eretico continuava a fissare l'avvicendarsi degli eventi, oramai convinto sul da farsi, gli unici movimenti visibili erano diventati quello rapido delle macchine che continuavano a passare sulla strada e quello di alcune persone che, spaventate, uscivano dalla clinica senza farselo ripetere.
    Incredibilmente era arrivato al momento giusto. Il volto di Chris non lasciava trasparire nessuna particolare emozione, e in effetti provava una grande calma. Solo perché non avrebbe potuto provare altro. Eppure c'era davvero da non preoccuparsi? A quanto ne sapeva, poteva essere successa qualsiasi cosa all'interno di quella clinica maledetta. Ciononostante rimase ancora immobile per qualche secondo, e solo dopo questo breve intervallo di tempo si decise ad avvicinarsi all'edificio, attraversando la strada a passi lenti. Non ci sarebbe stato momento migliore per tentare di entrare.
     
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  4. Jack Fear
     
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    Aveva appena iniziato ad aguzzare vista ed udito, quando percepisce un crescendo di paura nelle vicinanze e sente delle sirene, che riconosce essere della polizia, avvicinarsi sempre più. Rallenta il passo fermandosi appena prima dell'ingresso dell'ospedale, sospettando che siano diretti li e si lascia scappare giusto un sogghigno quando li vede fermarsi proprio dove aveva intuito ed uscire dalle vetture, armati ed iniziando ad intimare alla gente di allontanarsi. La maggior parte iniziarono subito ad allontanarsi fra paranoia, paura ed una punta di panico in alcuni, mentre lui chiuse per un istante gli occhi, assaporandone il sapore e tagliando fuori dalla sua espressione quelle poche emozioni che stava provando, prima di avvicinarsi.
    Non poteva lasciarsi sfuggire questa ghiotta occasione.
    Con calma, mani nelle tasche ed espressione algida quindi la creatura si avvicina all'ingresso, puntando dritto verso gli agenti con fare sicuro, si fermerebbe nell'istante in cui un agente si rivolgesse a lui, iniziando con lentezza e delicatezza a sfiorare la sua mente con Ipnosi mentre estraeva da una tasca interna del blazer un tesserino dell'AFP (Australian Federal Police), mostrandoglielo. Ovviamente un tesserino assolutamente falso, ma questo l'agente dubitava avrebbe avuto il tempo di constatarlo e, in ogni caso, l'ipnosi serviva anche a questo.

    << Posso sapere cosa succede qui?>>

    Chiederebbe quindi.

    Ipnosi
    Punti difesa per resistere: 11
     
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3 replies since 8/7/2015, 21:04   67 views
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