Per via di una candela

Franz & Alphard

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    Era una notte uguale a tante altre, quella. Il cielo era coperto da una coltre spessa di nubi, che rendevano impossibile anche il solo scorgere lo spicchietto di luna che altrimenti avrebbe regalato la sua debole luce a chi, a quell’ora impossibile, ancora si ostinava a camminare per le strade della metropoli australiana. Aveva smesso di piovere da qualche ora ormai, uno di quei temporali tipici dell’estate che anche lì bene o male arrivava: brevi e intensi, ma fredda come poche cose.

    Franz se l’era preso in pieno mentre cercava di trovare qualcosa da mangiare e allo stesso tempo ammazzava il tempo in previsione della sua ‘commissione’ seguente, e non aveva ancora smesso di tremare. Alla strenua di un rettile qualsiasi, la sua temperatura corporea si era abbassata drasticamente al solo contatto con la pioggia gelida, che l’aveva impregnata fino alle ossa, e non le aveva permesso di asciugarsi minimamente. In quelle condizioni, era impossibile, a meno che non avesse acceso un fuoco o trovato una stanza con riscaldamenti artificiali. Per un motivo o per un altro la prima opzione le sembrava più fattibile della seconda, ringraziando anche la scarsità di rogne reperibili nella zona che stava attraversando in quel momento.

    Tenre era, almeno per sua esperienza, il quartiere più tranquillo che avesse mai frequentato, alla luce del sole o accompagnata dalle ombre. Anche l’aria che si respirava sembrava completamente differente da quella che impregnava Farhouse, il buco di fogna nel quale si era ritrovata a mettere pianta stabile solamente per l’isolamento che le regalava. Se fosse stata un’altra persona, con una personalità e un senso del pericolo completamente diverso, avrebbe davvero messo in atto quella che invece alla Franz attuale risultava come follia bella e buona- nulla attira guai meglio e più velocemente di un fuoco acceso. No, folle e impossibile: si sarebbe accontentata di resistere fino a Rooms, dove oltre a un cubicolo per dormire avrebbe forse trovato anche uno o due bidoni accesi, possibilmente da non condividere.

    Ma si sarebbe trattato del ‘dopo’. L’‘adesso’ di Franz comprendeva un compito molto più urgente, di vitale importanza per la propria sopravvivenza. Il recupero di qualcosa che, in una zona abbandonata e fatiscente come Farhouse, ai suoi occhi contava a momenti più del denaro. Anzi, sicuramente più del denaro.

    Quindi si mosse. Si strinse nella pesante giacca, sporca e cosparsa di mini-lacerazioni un po’ ovunque, calandosi il cappuccio sul capo e sui lunghi capelli annodati e sporchi senza indugiare. Incrociò le braccia al petto, infilando le mani sotto le ascelle nel vano tentativo di immagazzinare un po’ di calore e accelerò il passo in direzione di una piccola e ordinaria chiesa di quartiere. Tutte le luci erano spente a parte una o due lampadine proprio all’altezza del portone d’entrata, come un invito ad avvicinarsi comunque, nonostante l’ora tarda e la quasi certa assenza di conforto spirituale da parte di uno dei clericali. Non che lei fosse alla ricerca di qualcuno con cui parlare, proprio il contrario. Le interessava solo che l’entrata non fosse bloccata. Che fosse libera di entrare.

    Guardandosi intorno nervosa, paranoica, si assicurò più e più volte di essere sola per strada prima di salire i gradini che la portarono dritta di fronte al portone della umile dimora della Divinità. Tirò fuori le mani da sotto le ascelle e se le sfregò tra di loro, elettrizzando debolmente la stoffa dei guanti di lana bucati e dalle dita mozze prima di avvicinare entrambi i palmi al legno del portone e spingerlo silenziosamente per aprirlo. I cardini ben oliati non la tradirono, e lei riuscì a infilarsi nello spiraglio che creò senza problemi. Con la stessa delicatezza lo richiuse, e una volta dentro la chiesa si guardò intorno, indisturbata dalla poca visibilità. L’unica fonte di luce erano delle fiammelle sparse per i lati delle navate laterali e all’altare, fiammelle di… candele. Candele lunghe e corte, larghe e sottili, tenute accese tutta la notte per rispetto nei confronti di qualcosa nel quale Franz non aveva mai creduto.

    Uno spreco, con loro. Ma nelle sue mani? Nelle sue mani avrebbero fatto la differenza tra la vita e la morte. La sua scorta a ‘casa’ era finita, e senza luce e riscaldamenti un essere debole e sfortunato come lei non sarebbe riuscito a sopravvivere a lungo. Aveva solo le candele. Le stesse candele che i guardiani di quel posto avrebbero semplicemente ricomprato il giorno dopo, per poi lasciarle nuovamente accese tutta la notte, a bruciare per nessuno. A spegnersi senza aver migliorato la vita a nessuno.

    Rimase all’ingresso precisamente per un secondo e mezzo: il tempo che le ci volle per darsi da sola il permesso di affrettarsi verso la prima esposizione di candele votive, lunghe e sottili, con l’intenzione di spegnerne il più possibile, spezzarle dove necessario (avrebbe recuperato lo stoppino più avanti, con calma) per farle entrare nella sacca che aveva portato con sé, e poi filare via prima che qualcuno – ammesso che la chiesa non fosse del tutto deserta – la trovasse lì a rubare cilindrotti di cera.
     
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    Okay, lo sapeva. Irène le aveva detto mille e più volte di stare lontana da quei centri di potere temporale degli Dei sua terra. Soprattutto da quelli di un particolare Dio visto che la cosa la riguardava in prima persona, lei e l’Inquisizione. Ma figuriamoci se un tipo tranquillo come Alphard si sarebbe permessa di rispettare quella richiesta. Era sicura che nessuno l’avrebbe scoperta, del resto, nemmeno la sua Master. Quindi si sentiva in una discreta botte di ferro, anche se il modo di dire non le garbava molto, soprattutto se associata al finire all’intero di suddetta botte in fondo ad un fiume.
    La nostra impavida Licantropa aveva quindi deciso di spingersi fino a Tenre in una delle sue passeggiatine serali, non solo per poter marcare per bene il territorio, ma pure per esplorare l’impotente struttura – almeno per i suoi canoni – che aveva adocchiato qualche sera prima in una precedente esplorazione. Non sapeva bene cosa la spingesse a buttarsi tra le braccia della stessa organizzazione che teneva praticamente in ostaggio la sua Master e lei – il mezzo demone non era da prendere in considerazione, visti i suoi recenti problemini facevano pure bene -, forse il desiderio di sfidare ancora una volta la sorte? O semplicemente voglia di mettersi alla prova? Probabilmente entrambe le cose.
    Per sicurezza però aveva indossato la mantellina rossa sopra la canottiera nera e i pantaloni verde militare. Che poi “mantellina” era un termine non proprio corretto vista la lunghezza della stessa, che le arrivava sotto i fianchi, fino a metà coscia. Incurante di essere vista – e forse dell’esistenza di telecamere di sicurezza – si era per le mosse a capo scoperto, studiando tutto con estrema attenzione. Si era arrivata a trasformare solo quando erano stati richiesti dei sensi più sviluppati o la necessità di confondersi tra le ombre. Insomma, nonostante tutto era riuscita a destreggiarsi abbastanza bene ed entrare in quel tempio disgustoso rivolgendo un’occhiata di superiorità nei confronti delle panche vuote. Non c’era nessuno che potesse testimoniare il suo trionfo, ma non importava. Non servivano certo cose come quelle all’ego già spropositato della Licantropa.
    Aveva osservato la navata, immersa nella penombra e aveva arricciato il naso, infastidita dall’odore dell’incenso – che le ricordava fin troppo i mercati nei quali era stata venduta da bambina – e dal fumo delle candele che continuavano a bruciare lentamente nella penombra della struttura. Aveva fatto qualche passo, irritandosi per via dell’eco che le sue scarpe avevano prodotto a contatto con il pavimento. Aveva ringhiato, per poi riprovare a fare di nuovo un passo, stavolta più lentamente. Ovviamente non c’era stato responso positivo e questo le aveva fatto emettere un nuovo verso gutturale. Infine, al terzo tentativo si era letteralmente strappata le scarpette da tennis dai piedi, utilizzando i lacci per mettersele in spalla, come se fossero una borsetta. Solo a quel punto si era potuta dirigere soddisfatta verso le candele.
    Una volta di fronte ad una di quelle tipiche esposizioni di candelotti di cera di tutte le dimensioni, si era fermata, osservandole con aria critica. Aveva già rubato una di quelle qualche notte prima, pronta ad utilizzarle per scopi più importanti di venire consumate e poi buttare. Tuttavia in quel suo primo tragitto non aveva potuto dare una risposta ad una delle sue più grandi curiosità: che sapore avevano le candele del ventunesimo secolo?
    Probabilmente un lettore attento si domanderà come mai un esemplare di donna in condizioni mentali più o meno stabili potesse conoscere il sapore di quelle del suo secolo. Beh, diciamo che aveva avuto l’onore di essere stata torturata un paio di volte con il piacevole torpore della cera bollente in gola, quindi si era potuta fare un’idea abbastanza chiara di gusti e retrogusti. Proprio per questo ora era curiosa di studiare quelle di quel secolo. Insomma, era una delle poche persone che si sarebbe potuta permettere un simile privilegio! Vivere attraverso i secoli e poter studiare due mondi così diversi! Ovviamente non considerava “persone” quelle creature delle quali non voleva neanche pensare il nome o i demoni, capaci di vivere per migliaia di anni.
    Beh, a quel punto, sola e di fronte a quelle candele, non le rimaneva che provare. Aveva allungato la mano verso una delle più lunghe, quindi, stupendosi subito della sua consistenza strana. Era persino diversa da quella che aveva utilizzato per il compleanno di Irène. L’aveva osservata per qualche secondo, quindi, prima di avvicinarla al naso per annusarla. Non aveva un cattivo odore! Era quasi gradevole nonostante quell’incenso schifoso. Infine non le era rimasto che portare la candela in bocca, sgranocchiandola come se si trattasse di una carota ed iniziando a degustarla come se fosse un piatto prelibato.
    Proprio in quel momento aveva percepito una presenza fare la propria comparsa in chiesa. A giudicare dal suo odore somigliava più ad una preda che ad un predatore, cosa che l’aveva fatta rimanere calma ad assaggiare le candele in quel punto. Dubitava che sarebbe stata un problema per lei.

     
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    Le candele erano vicine. Vicinissime. Le sarebbe bastato percorrere metà navata laterale per raggiungere la prima macchia di candelotti disponibile, non avrebbe neanche dovuto inoltrarsi troppo in quel luogo che non l’aveva né l’avrebbe mai accettata. Si trovava effettivamente a disagio in un posto come quello, ma non abbastanza da mettere da parte la sua missione. Si sarebbe riempita la sacca di candele, blasfemia o meno. non ci credeva. Non ci aveva mai creduto, e anche volendo era sicura di essersi già assicurata un posticino negli inferi in cui credeva quella gente solamente esistendo.

    Quindi si mosse. Fece un passo, poi un altro. Si riempì di una sicurezza che non aveva, che non le apparteneva. Le stava scomoda addosso, per niente confortevole. Stonava con l’aspetto da cane bastonato che era ormai diventato il suo marchio di fabbrica. E col senno di poi non avrebbe dovuto indossarla a priori, dato che nell’esatto momento in cui Franz pensava che qualcosa le stesse finalmente andando per il verso giusto, avveniva l’esatto contrario. Ogni singola volta.

    Quella non faceva eccezione. Si morse la lingua dalla frustrazione, dalla sorpresa e dalla paura quando all’improvviso la luce debole e giallognola delle candele illuminò una figura sconosciuta, che si frappose tra lei e il suo bottino con la tranquillità tipica di chi era abituato più a creare rogna che subirne. Esattamente il tipo di persona che Franz non aveva mai voglia di fronteggiare: quel poco di sicurezza che aveva racimolato con tanta buona volontà scivolò via. Irrigidì le spalle, si curvò leggermente in avanti e le braccia scattarono automaticamente davanti al busto e al volto, come a pararsi, insieme a un secco inspirare nervoso. Gli occhi perfettamente capaci di vedere al buio non si allontanarono per un secondo dalla creatura che adesso stava controllando le candele, avvicinando fin troppo il volto alle piccole ma numerose fiamme. Nessuna delle due aveva detto niente, e a giudicare dal suo atteggiamento, forse non si era accorta della presenza di Franz.

    Era il momento migliore per sgusciare via, oltre il portone, rimanere nei dintorni e magari tornare più tardi, quando quella che sarebbe anche potuta essere una sottospecie di custode fosse andata via. Non si sa mai. Fece un passo indietro, silenzioso, rimanendo il più possibile nell’ombra. Ne fece un altro.

    Quando però la sconosciuta, sotto i suoi occhi increduli, iniziò a sgranocchiare un candelotto dalla base, un paio delle paranoie di Franz si dispersero in un battito o due di ciglia. La maschera raddrizzò il collo, senza capire e non essendo sicura di volerlo fare, ma quell’atteggiamento decisamente anomalo la convinse almeno di non avere a che fare con un qualche esponente del clero, o comunque qualcuno a cui importasse un fico o due di quelle candele e del loro destino.

    Il che significava che avrebbe potuto prenderle in pace (e in fretta)… a meno che non stesse fregando all’altra la cena.

    Per un volta decise di rischiare. Stringendo i denti e trattenendo il respiro si mosse velocemente – ma senza correre, facendo meno rumore possibile – verso la grossa parete opposta, dove trovò un altro altarino pieno di candele. Una dopo l’altra le spense con un rapido soffio e le infilò nella sacca, spezzando le più lunghe e per il resto non facendosi scrupoli riguardo a forma, stato di consumazione, o altro. Aveva il tempo contato prima che la sconosciuta decidesse di non voler condividere il resto del bottino con lei e inevitabilmente l’attaccasse. E se non per quello, probabilmente per il piacere di soggiogare qualcuno di infinitamente più debole – fisicamente e mentalmente – di lei. Non sarebbe stata la prima volta, sicuramente.
     
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    Non aveva avuto molto tempo per godersi la presenza della sua spaurita spettatrice. Era appena riuscita a capire che si trattasse di una ragazza, o almeno credeva. D’altronde era fin troppo impegnata ad assaggiare le candele. Potremmo aprire una notevole digressione sul responso di Alphard, sui pro e i contro della cerca nostrana e quella dei vecchi tempi, ma sorvoleremo per dedicarci ad argomenti che di certo interesseranno di più ai lettori.
    Finito il suo assaggio, la ragazza aveva sputato la cera con tutta la grazia di cui era capace, e poi si era messa a levare con le unghia i rimasugli dai denti. Era fastidiosa maledizione! Non sembrava voler badare alla ragazza, probabilmente avendola già etichettata come una comune ed innocua ladruncola. Era in effetti incuriosita e si chiedeva come avrebbe reagito Irène nel sentire il suo racconto, ma non era solita interessarsi alle persone fino a quel punto. Era una dura lei. Toccando distrattamente il collare che portava al collo, contenente il prezioso mana che le permetteva di allontanarsi così tanto dalla sua Master, aveva quindi fatto qualche passo verso il portone d’ingresso, decisa a continuare il proprio gironzolare notturno.
    Proprio quando stava per poggiare la mano sul pesante portone, però, improvvisamente le sue orecchie si erano drizzate, così come la sua testa, puntando in una direzione ben precisa nonostante fosse chiaro che non potesse vedere la fonte di quella reazione. Aveva fatto dunque un passo indietro, guardandosi attorno lievemente preoccupata, ed infine aveva adocchiato la ragazza intenta a rubare le sue candele. La sua presenza le aveva fatto roteare gli occhi infastidita e per un momento era parsa parecchio indecisa, alla fine però dei passi sempre più vicini al cancello l’avevano fatta agire; la licantropa era scattata in direzione dell’altra, che fortunatamente non era troppo distante da lei, e, cercando di mostrarsi più amichevole possibile, aveva provato a raggiungerla per bloccarla e piazzarle una mano sulla bocca, per evitare che suoi movimenti o esclamazioni potessero attirare l’attenzione di colui che si apprestava ad aprire la porta.
    Sia in caso il suo piano fosse riuscito che no, si sarebbe comunque premurata di spiegarle cosa cavolo stava succedendo.
    - Abbiamo visite. Fai la brava o rischiamo che ci scoprano.- avrebbe sussurrato infatti, mantenendo il tono fermo e serio e lo sguardo puntato in direzione dell’entrata della navata. Qualche secondo dopo, infatti, aveva fatto la sua comparsa un uomo alto quasi due metri, con la pelle chiarissima e dei capelli rossi a spazzola. Indossava una semplice giacca di pelle ed una camicia sopra dei jeans, ma nonostante l’abbigliamento abbastanza casual era facile intravederne il fisico statuario e dei tatuaggi fare capolino dal colletto. L’odore di quella creatura non sembrava piacere ad Alphard, che si era ritrovata ad arricciare il naso mentre continuava a seguirne i movimenti con gli occhi ambrati.
    - ISAAC!- aveva urlato l’uomo con un tono sgradevole, chiaramente cercando di attirare l’attenzione di qualcun altro che non fossero le due ragazze. Non sembrava aver badato molto all’ambiente circostante, probabilmente dava per scontato che nessuno fosse così stupido da recarsi in quel luogo a quell’ora. Soprattutto due creature in pena come la Licantropa e la ladra di candele.
    Al principio non era successo nulla ed era sembrato quasi che le ragazze se ne sarebbero potute andare senza essere notate, anche grazie alla copertura delle panche, ma dopo qualche secondo, una voce aveva risposto a quell’uomo gigantesco. Un tono decisamente meno possente, ma che ne faceva trasparire una certa intelligenza, con tanto di sfumatura gelida ed inquietante che ad Alphard ricordava tanto qualcosa.
    - Non ti ho detto mille volte di non urlare in questo luogo sacro?- aveva sotto lineato la creatura, che per ora non era esattamente visibile a causa della loro posizione – I vicini potrebbero insospettirsi.- aveva precisato poi l’uomo, salvo poi fermarsi qualche istante, come se fosse in ascolto, prima che il silenzio fosse nuovamente interrotto dalla voce del primo.
    - Mi scusi tanto, "sua santità". Sai, quando qualcuno mi deve dei soldi tendo a dimenticare le buone maniere.- era stata la sua risposta. Non c’erano dubbi che quel tipo fosse uno che arrivava dritto al punto. La cosa aveva fatto ridacchiare l’altro, che però ancora non si era permesso di rispondere. Sembrava che fosse di nuovo in ascolto, come se cercasse qualcosa. Come se in effetti le avesse percepite.
    La sensazione di avere gli occhi creatura puntati addosso aveva fatto letteralmente raggelare Alphard sul posto, che aveva iniziato a respirare male, quasi come se le stesse per venire un attacco di panico.
    Non poteva essere.
    Non poteva davvero esserci un vampiro in quella Chiesa.

     
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    Contro ogni sua previsione, la sconosciuta la stava lasciando in pace. L’ultima volta in cui Franz si era voltata per controllarla l’aveva vista sputacchiare cera masticata per terra, con un verso disgustato, cosa che in altri ambiti le avrebbe fatto scappare un sospiro. Cosa s’aspettava, mangiando candele? Che sapessero di arrosto? Ma non aveva commentato, dato che non aveva voglia di attirare la sua attenzione più del dovuto. Era già a buon punto con la sua raccolta di candelotti, e per quella sera si sarebbe accontentata di quel primo mucchio, senza avvicinarsi ulteriormente all’altare. La chiesa non era vuota come si era aspettata e non aveva intenzione di provocare ulteriormente la poca fortuna che aveva avuto fino a quel momento.

    Infilò gli ultimi cilindrotti nella sacca, poi tirò le due rozze corde intorno al collo della borsa per chiuderla. Se la mise in spalla, facendole spazio accanto al machete rinfoderato, con una certa delicatezza, come se contenesse chissà quale tesoro prezioso. Al contrario di Alphard, che aveva i sensi più sviluppati, lei non sentì niente che potesse allarmarla.

    Per questo e per altri motivi, primo tra tutti il suo terrore del contatto fisico, quando Alphard le spuntò all’improvviso dietro e le bloccò arti e bocca lei reagì davvero male. Si congelò da testa a piedi, e la sconosciuta avrebbe anche potuto pensare che si fosse davvero trasformata in statua. La sua temperatura corporea avrebbe corroborato quella tesi: nonostante la vicinanza alle candele non si era ancora ripresa dalla pioggia di qualche ora fa. Era congelata. Un paio di istanti dopo iniziò anche a tremare ma no, non emise un fiato.

    Il silenzio nel quale erano calate si era fatto ancora più opprimente, denso e inquietante – il luogo non aiutava –, ma senza il rumore di candele o di strane creature che masticavano cera, Franz riuscì finalmente a sentire gli stessi passi che avevano allarmato la sua attuale carceriera. Il mix di paura e sorpresa che l’aveva colta le andò incontro anche in quel senso: le acuì tutti i sensi, per aiutarla a sopravvivere. Oltre ai passi avvertì l’aura del nuovo arrivato, un’aura nauseabonda – o forse era solo l’odore; le sue urla potenti rimbombarono nel suo cervello come se le fossero state gridate a millimetri dall’orecchio, in netto contrasto con la voce più pacata ma allo stesso tempo infinite volte più carismatica e magnetica della seconda creatura che li raggiunse.

    Col senno di poi, ‘la chiesa non era vuota come si era aspettata’ sarebbe potuto essere al più un ironico eufemismo.

    Gli occhi abituati al buio distinsero senza problemi la figura dell’energumeno, ma ebbero più problemi ad inquadrare la seconda creatura. Il termine usato dal gigante, ‘sua santità’, le fece pensare a un prete, che però a suo parere avrebbe dovuto avere poco a che fare con un essere poco raccomandabile come quello. Venire a sapere che gli doveva anche dei soldi le sembrò la ciliegina sulla torta delle assurdità-

    Ma a lei non interessava nulla di tutto ciò. Doveva andarsene. Doveva solamente andarsene, dimenticare tutto quello che aveva visto, cancellare quella chiesa dalla lista dei luoghi dove fare rifornimento, possibilmente evitare tutto il quartiere per fare prima.

    Eppure perché non riusciva a muoversi? Restrizioni della sconosciuta a parte. Il prete era in penombra e c’era come qualcosa, un muro di fumo o qualcosa del genere, ad oscurarle la vista non poi così tanto acuta a quanto pare. E se pensava che la cosa valesse anche al contrario beh, si sbagliava. Non poteva esserne sicura al 100% ma sentiva addosso l’attenzione della creatura. Sapeva di essere stata scoperta, e la cosa le mise una paura indescrivibile addosso: non solo per il fatto in sé, ma anche perché c’era qualcosa, qualcosa di strano se non direttamente di pericoloso in quel servo della Divinità. Non sapeva cosa, ma non voleva rimanere lì per scoprirlo.

    Iniziò a dimenarsi, debolmente e in silenzio. Il prete poteva essersi accorto di loro ma ancora non aveva detto niente, e il tizio gigante non aveva idea che fossero lì. Se fosse stata veloce sarebbe potuta sgattaiolare dietro l’energumeno e uscire da quella chiesa prima che potessero dirle qualcosa. O peggio, farle qualcosa.

    Mentre cercava di liberarsi però notò un cambiamento evidente nel fare della sconosciuta. Basandosi solo sulle reazioni che la creatura aveva avuto da quando l’aveva bloccata a quel modo, era passata da una cautela ragionevole a un vero e proprio attacco d’ansia poco dopo che la sensazione di essere state viste avesse raggiunto Franz. Aveva avuto la stessa sua reazione di poco fa, quando l’aveva afferrata malamente da dietro.

    ‘Ben le sta’, pensò. Poi abbassò gli occhi sulla mano che ancora le bloccava le labbra… e con uno scatto del capo aprì la bocca e provò a morderla con tutta la forza che aveva, riprendendo a divincolarsi con più forza. Se si fosse riuscita a liberare una mano sarebbe corsa subito al manico del machete, quella destra, mentre la sinistra sarebbe rimasta a tenere i lacci della sacca piena di candele. Non le avrebbe lasciate, neanche a costo di morirci. Piuttosto avrebbe combattuto.
     
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    Almeno era riuscita a bloccare la ladruncola prima che il tizio gigante si accorgesse di loro. Certo, a lei la cosa non era piaciuta, ma quello ad Alphard non importava più di tanto; le bastava che tenesse la bocca chiusa e che evitasse di fare scenate mandando all’aria ogni sua precauzione. Non sapeva chi potessero avere contro, del resto, e voleva evitare di ritrovarsi a combattere contro un clone stupido di Angelus finendo in poltiglia.
    Beh, diciamo che non era stata molto d’aiuto la ragazzina quando, approfittando del fatto che lei si fosse letteralmente congelata sul posto, le aveva lanciato un morso che le aveva fatto male. Sospettava già che non fosse del tutto umana, ma quella improvvisa fitta alla mano ne era stata la conferma. Stringendola più forte per le braccia, aveva liberato la sua bocca in modo che potesse essere libera, per poi avvicinarsi di nuovo al suo orecchio.
    - Ci tieni così tanto ad essere scoperta?- aveva sbottato, irritata – Se hai intenzione di morire per me non è un problema, ma non provare a coinvolgere anche me.- aveva concluso con un mezzo ringhio, per poi puntare lo sguardo e tutti i propri sensi verso le altre due figure presenti nella chiesa oltre a loro. Sapeva che la ladruncola non era più forte di lei, o si sarebbe già divincolata dalla sua presa. Le aveva lasciato prendere in tranquillità il manico del machete, forse per farle comprendere come non avesse intenzioni bellicose nei suoi confronti e poi si era concentrata di nuovo ad ascoltare le parole di quei due. Non li aveva ascoltati per bene in verità, ma da quello che aveva capito stavano discutendo riguardo soldi, protezione da determinati elementi e dalla polizia. Protezione per via di qualche traffico o attività illecita. Non c’era da stupirsi della cosa nel caso quel tizio si fosse rivelato davvero un vampiro, del resto. Non sembrava essere una cosa grossa, ma neanche da prendere sottogamba insomma. Tutte cose che sarebbero piaciute ad Angelus e Kate, ma non a lei.
    Il morso era servito a distrarla e a farle recuperare un po’ di lucidità, ma continuava a sentire una grossa pressione su di sé, come se una mente più forte la osservasse. La sensazione che quell’Isaac avesse percepito la loro presenza era sempre più chiara e non aveva idea di come uscirne. Era forte? E il suo compare? Maledizione. Aveva atteso un paio di minuti, che erano sembrate ore, prima che i due iniziassero le fasi del congedo. Le pareva di capire che in qualche modo la creatura oscura fosse particolarmente allegra all’idea di lasciare quel luogo sacro e potenzialmente mortale. Per quanto fossero la gran parte leggende l’acqua santa faceva davvero male loro, ad esempio. Non era certo un rischio che potevano prendersi la briga di correre.
    - C’è tutto.- aveva borbottato all’improvviso il vocione dell’Oscuro mentre un rumore di carta risuonava nella navata, come se stesse contando delle banconote e poi le riponesse in tasca – Bene, vado. La prossima volta evita di farmi arrivare fino a qui. Non mi piacciono le chiese.- era stata la sua formula di congedo, girando sui tacchi e facendo per incamminarsi lungo la navata principale.
    - Dovresti avvicinarti alla fede, è meno ripugnante di quello che pensi.- aveva semplicemente risposto Isaac con un tono gioviale e con un sorriso ben percepibile nel tono. Non aveva però ricevuto nessuna risposta da parte dell’altro che si era limitato a borbottare qualcosa in una lingua sconosciuta. A giudicare dal tono somigliava molto ad un’imprecazione. Beh inutile dire che in quel momento Alphard avesse quasi sperato di essersela cavata. Forse si era sbagliata e quello non era un vampiro e non le aveva davvero notate. Era stata suggestione a causa di Giassica? Tuttavia non tutto il suo paranoico animo era stato persuaso da quell’idea, tanto da farla rimanere in ascolto e concentrata invece di pensare già ad una via di fuga. Inutile dire che avesse fatto bene.
    - Ah, Cimeries, devo chiederti un ultimo favore.-
    La voce di Isaac aveva di nuovo lambito l’aria come si trattasse di un’elegante alabarda, facendo bloccare con un sospiro l’energumeno, che si era voltato verso di lui, mantenendo una posizione quasi parallela a Alphard e la ladruncola. Probabilmente doveva avergli fatto un cenno visto che non aveva parlato ancora, mentre l’altro aveva esposto la sua richiesta.
    - Dovresti aiutarmi a sistemare le simpatiche creature alla tua destra, è da un po’ che ci ascoltano e vorrei evitare che andassero in giro a raccontare qualcosa.-



    Edited by Elikin - 1/7/2016, 16:05
     
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    Riuscì in parte a liberarsi. La sconosciuta continuò a trattenerla per il braccio ma le tolse la mano dalla bocca, permettendole di pronunciare la sua prima parola da quando era entrata in quella chiesa.

    – Lasciami. –, le intimò in un sussurro, digrignando i denti. Strattonò il braccio per spingerla a mollarla e con quello libero andò al machete, tanto una minaccia per lei quanto un conforto per Franz stessa. Non registrò affatto le parole della tizia, né quelle dei due notturni. Se ne fregava altamente, e sperava che non soffermandosi sull’argomento sicuramente illegale della conversazione, si sarebbe parata il culo almeno un po’. Lei non ne sapeva niente, voleva continuar a non saperne niente, e una creatura così asfissiante e onnipresente nella sua testa come quello strano prete l’avrebbe sicuramente percepito. Forse, forse, l’avrebbe lasciata andare.

    Erano un mucchio di false speranza, ma per il momento servirono a non farla andare nel panico. Riuscì a sopravvivere senza emettere un suono di troppo, immobile tra le ombre, fino alla fine delle contrattazioni – o della chiacchierata amichevole, che ne sapeva lei d’altronde? –, e sentì l’oscuro iniziare a congedarsi a modo tutto suo. Franz strinse i denti e irrigidì i muscoli, che da minuti ormai le gridavano di smuoversi e scappare al primo spiraglio disponibile. Uno di questi si sarebbe probabilmente aperto quando l’oscuro che le bloccava il passaggio se ne fosse andato, e a giudicare dalla situazione mancava davvero poco.

    Strinse più forte la presa sul manico del machete, e aspettò. L’omaccione iniziò a voltarsi verso il portone, una mano stava già andando a spingere l’uscio per abbandonare la chiesa…

    La voce carezzevole e inumana del prete la fece congelare sul posto. Realizzare di essere stata scoperta fin dall’inizio di quello spettacolino degradante la fece sentire come un animale in gabbia, senza speranza e senza un futuro, se non quello da carne macellata. Iniziò a tremare, facendo un passo indietro e così lasciando il sicuro rifugio delle ombre che l’avevano tenuta nascosta fino a quel momento. Un movimento ed era tutto finito.

    Sperando di avere anche l’altro braccio libero, cambiò mano per impugnare il machete, spostandolo sulla sinistra, e iniziò ad agitarlo a modo suo minacciosamente di fronte all’oscuro che a momenti si sarebbe sicuramente buttato contro di loro.

    – Non avvicinarti o ti ammazzo! Giuro che ti ammazzo, stronzo! –, gli gridò contro disperata, con un tono allo stesso tempo gracchiante, profondo, acuto. Instabile. Pareva sempre cambiare modulazione, come se non trovasse ancora una frequenza stabile per assestarsi. Come se stesse cercando di ricordare che suono avesse la sua stessa voce.


    Franz

    Punti vita: 50/50
    Punti difesa: 25/25
     
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    Alphard credeva di aver ormai inquadrato per bene il caratterino della ragazza: voleva avere la libertà che desiderava, segno che doveva aver vissuto in gabbia almeno per un periodo, ma allo stesso tempo tremava ed era quindi consapevole della propria debolezza. Era interessante e, probabilmente, in un’altra occasione si sarebbe soffermata su di lei chiedendosi come avrebbe potuto metterla alla prova a divertirsi, ma c’era quello che di sicuro era un vampiro nelle vicinanze, quindi non poteva abbassare la guardia. Riusciva ad evitare di entrare nel panico, come era successo a casa di Kate, solo perché Irène non era lì; nel caso che quell’Isaac avesse cercato di farle del male avrebbe potuto attaccarlo senza paura che la sua Master potesse fermarla e ucciderla a causa del controllo mentale di quella creatura ripugnante o semplicemente per seguire i propri valori morali così strani e distorti.
    Era curioso che ancora non stesse controllando le loro menti nonostante fosse chiaro che avesse percepito le loro presenze sin dall’inizio, come aveva dimostrato la sua frase verso il bestione. Non sapeva bene come classificare quell’informazione e non aveva neanche avuto il tempo di elaborare una strategia, che la sconosciuta si era allontanata alzando il machete e sventolandoselo davanti al naso come una perfetta idiota. Erano davvero delle minacce quelle? Patetica.
    - Sciocca ragazzina, te lo avevo detto di stare ferma.- aveva borbottato Alphard, scrollandosi un po’ di terra dai pantaloni e poi cercando di affiancarla, con un sorriso apparentemente sprezzante in volto. Peccato che la gocciolina di sudore freddo ne potesse tradire la tensione e la paura nei confronti di quelle creature. Da quell’angolazione poteva finalmente vedere il volto del vampiro, pallido come un lenzuolo dei nobili più ricchi e dai capelli corti ed impeccabili, di un castano chiaro particolarmente splendente. Gli occhi erano neri, in tono con il vestito da clericale che indossava, mentre il suo sorriso benevolo e condito da simpatici canini a punta ne tradiva la natura non umana.
    - E’ il mio lavoro del resto.- aveva intanto risposto Cimeries ad Isaac, squadrandole da capo a piedi e alzando un sopracciglio in senso di apprezzamento – Non è un problema se lo faccio qui in chiesa, giusto? Il tuo Dio non mi fulminerà mica o cose del genere.- aveva poi aggiunto corrucciato, come se fosse seriamente preoccupato per la questione. In tutta risposta il vampiro aveva riso con grazia, facendo qualche passo avanti, ma rimanendo ancora ad una decina di metri da lui.
    - Il mio è un Dio comprensivo, fai pure tutto ciò che ritieni necessario.- aveva concordato con delicatezza il vampiro, facendo poi più serio – Lascia però che ti dia una mano.- aveva aggiunto, chiudendo gli occhi all’improvviso e rilasciando una potente onda psichica che era giunta fino alla coscienza di Alphard. La licantropa si era ritrovata a boccheggiare mentre sentiva strane parole all’interno della propria testa che la inducevano a non combattere e scappare, in modo da lasciarsi andare e divertirsi con loro in quel posto sicuro. Quel maledetto vampiro stava usando il proprio Charme e gli stava riuscendo davvero bene.
    - ROH INTAK!*- aveva urlato la ragazza in arabo, con un tono che non faceva presagire un saluto amichevole, facendo qualche passo indietro, quasi barcollando e reggendosi la testa. In quel momento non sembrava molto interessata alla reazione che avesse potuto avere lo Charme nell’altra ragazza. Sinceramente sperava solo che fosse più resistente di lei a quel genere di cose: era pur sempre un essere non esattamente umano e finché non ne avrebbe identificato la specie non avrebbe saputo dire cosa fosse effettivamente in grado di fare.
    Quando Alphard era finalmente stata capace di osservare di nuovo l’ambiente circostante e di aprire gli occhi, immediatamente il suo sguardo si era soffermato su Isaac che sorrideva serafico. Sembrava davvero sicuro della propria mossa del resto e questo aveva fatto incavolare ancora di più la licantropa che, senza badare al fatto che il bestione si stesse avvinando a loro sempre di più, con una mano dietro la schiena e l’altra in tasca, aveva cercato di scacciare quella sensazione di oppressione che le dava lo Charme di Isaac, cercando di ripagarlo con la stessa moneta.
    - Sarà divertente mostrare al tuo Dio come si uccidono gli esseri immortali.- aveva ringhiato verso suddetta creatura, mentre i tratti del viso diventavano più ferini, le pupille diventavano verticali e i denti diventavano più affilati.- E i loro galoppini.- aveva poi aggiunto con tono minaccioso anche verso l’altro che si era ritrovato a bloccarsi, stupito e voltarsi un attimo verso Isaac, come se volesse controllarne lo stato. Fortunatamente non sembravano voler badare a Franz e questo permetteva loro un buon effetto sorpresa nel caso che la ragazzina fosse stata in grado di fare qualcosa oltre mordere i propri benefattori ed agitare machete.
    - E’ una Licantropa… è forte! Uccidila subito prima che si trasformi!- aveva intanto urlato Isaac a Cimeries, con l’aria provata di qualcuno che è stato colpito da un pugno in pieno stomaco. In quel caso era bastata l’aura negativa che circondava Alphard ed il suo Charme tutt’altro che positivo. Il bestione aveva annuito, voltandosi di nuovo verso le due e finalmente tirando fuori quello che nascondeva dietro la schiena: una pistola.
    - Non ti preoccupare, non frigno come te.- aveva risposto l’uomo, puntando la pistola verso la ragazza e poi sparando un colpo all’improvviso, incurante dell’influenza della ragazza e probabilmente facendo fondo alle proprie energie e forza di volontà per resisterle. Il proiettile era stato veloce, ma di certo la preparazione dello sparo no: questo aveva permesso alla ragazza di schivarlo abbastanza facilmente, scattando verso destra e tirandosi il cappuccio sulla testa.
    - UCCIDI IL CAZZO DI PRETE.- aveva urlato verso Franz, sperando che comprendesse l’importanza del gioco di squadra in una situazione del genere. Nel caso peggiore sarebbero morte entrambe, le dispiaceva giusto per Irène, dubitava che si sarebbe potuta sottrarre da quella scossa di dolore e vuoto mentale che le sarebbe arrivata. Beh, si sarebbero dovute arrangiare, quelle per certo sarebbero state le ultime parole pronunciate dalla ragazza vista la sua imminente trasformazione.


    Alphard - Resiste allo Charme di Isaac
    Punti vita: 155
    Punti difesa: 81 - [(9-6) + (8-6)] = 76

    Schiva il proiettile di Cimeries spostandosi di lato

    Charme: Alphard utilizza la propria ferocia per mettere in soggezione Isaac e Cemeries
    Punti difesa necessari a resistere: 8
    Punti difesa per continuare a resistere: 5


    Isaac - Cede allo Charme di Alphard
    Punti vita: 38
    Punti difesa: 15

    Charme: Isaac cerca di ammaliare Alphard e Franz in modo da metterle in soggezione
    Punti difesa necessari a resistere: 9
    Punti difesa per continuare a resistere: 9


    Cimeries - Resiste allo Charme di Alphard
    Punti vita: 39
    Punti difesa: 29 - (8-4) = 25

    Colpo con arma da fuoco: Cerca di sparare ad Alphard al petto
    Danno: 14
    Punti difesa necessari a schivare: 8


    *Roh intak: "Vaffanculo" in arabo.
     
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    Digrignò i denti in direzione di Alphard, per via del suo commento inopportuno. Ormai le avevano scoperte, stare ferma non avrebbe giovato a nessuna delle due, non più di quanto l’avesse fatto muoversi e reagire. La presa sul manico del machete si fece più stretta e a tratti dolorante quando anche il prete sbucò dalle ombre della chiesa, mostrandosi senza riserve alle due creature che, per lui, presto sarebbero morte.

    Non appena Franz incrociò il suo sguardo, lei stessa iniziò a pensarlo: sgranò gli occhi e lasciò che i sussurri della creatura le inondassero la mente senza avere la più pallida idea di come contrastarli. Non riuscì a muovere un muscolo per quelli che le sembrarono ore intere, e il controllo che il vampiro riuscì a imporre su di lei la portò pure a mollare la presa sul machete. L’arma poco affilata cadde in terra con un rumore sordo che alle sue orecchie arrivò ovattato. Aveva i palmi sudati ma si sentiva fredda fino al midollo delle sue ossa. La presa mentale la intontì, e per quanto si sforzasse non riuscì a compiere un singolo passo indietro. Quelli solitamente le risultavano facili, quasi istintivi, eppure dal momento in cui il vampiro aveva preso controllo parziale della sua mente, Franz voleva solo avanzare. Non necessariamente per fare contento il vampiro stesso, ma perché non era letteralmente capace di fare altro.

    Isaac le stava chiedendo di rimanere, e lei l’avrebbe fatto. Le stava dicendo anche di lasciarsi squartare pacificamente, senza opporre resistenza, ma qualcosa in lei urlò che no, a quello non avrebbe obbedito.

    La sconosciuta – la licantropa – sembrava più determinata di lei. Non se ne stupì. Le lanciò un’occhiata atterrita, confusa, non tanto per il processo di trasformazione che la donna stava subendo, quanto per la situazione nella quale si erano cacciate. Era ben lontana dall’aver ripreso il controllo della sua mente, a quel punto iniziava a pensare che non ci sarebbe più riuscita e la cosa la spaventava da matti, ma l’istinto di sopravvivenza di una creatura come Franz era difficile da sopprimere. Il ruggito della licantropa le provocò una scossa lungo tutto il corpo e improvvisamente la changeling si rese conto di non avere più la sua arma in mano: frettolosamente la raccolse e mollò a terra la sacca con le candele, sfrecciando disperata e dritta contro il vampiro in disparte. Non fece caso a possibili reazioni di Cimeries, concentrandosi solamente sui movimenti della creatura che le aveva invaso la mente, e che continuava a sussurrarle idee estreme e pericolose.

    Il suo tono di voce le riportò alla mente luci, immagini, e suoni che sembravano risalire a una vita precedente. La sensazione generale la fece arrivare alla stessa conclusione della licantropa: doveva liberarsi di quell’essere e presto. Non poteva sopportare di sentirlo così vicino e opprimente per ancora un altro secondo.

    Nel caso si fosse avvicinata abbastanza avrebbe alzato l’arma, con entrambe le mani stavolta, e con un ringhio, uno stridere inumano di denti fin troppo acuminati, la calò trasversalmente contro il petto del prete. Lei stessa riuscì a sentire il suo colpo fin troppo debole rispetto al solito, e lento, probabilmente a causa dello charme che le aveva addormentato le membra.


    Franz - Cede allo charme di Isaac

    Punti vita: 50/50
    Punti difesa: 25/25

    Colpo con arma bianca: cerca di squarciare trasversalmente il petto di Isaac
    Danni: 12
    Punti difesa per schivare: 6
     
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    Okay, la situazione era peggiore del previsto. Alphard di certo non credeva che la sconosciuta si sarebbe rivelata una creatura dalla mente potente, ma quanto meno capace di resistere ad uno Charme. E invece, e invece. Si sarebbe quasi sbattuta il palmo della mano sulla fronte nel vederla soccombere sotto quel potere così ripugnante – perché sì, se usato dai Vampiri era molto più schifoso di quello usato da lei, alla fine lei non usava giochetti mentali ma si limitava ad incutere timore – e addirittura lasciare andare il machete. Doveva proprio essere una novellina.
    Troppo impegnata a cercare di sopravvivere non era neanche riuscita a dirle qualcosa come si deve, ma alla fine sembrava aver recuperato abbastanza lucidità da lanciarsi contro il vampiro con la propria arma bianca, seppur non esattamente convinta. Anche da quella distanza le era stato facile vedere il sogghigno della creatura mentre tirava fuori un pugnale dall’aria piuttosto cara – troppo simile a quelli di Irène per i propri gusti – e frapporlo tra il proprio petto e la lama della ragazzina, rendendo vani i suoi sforzi. Non aveva commentato, al contrario di quanto avrebbero fatto i soliti cattivi da quattro soldi rivali di Alphard e si era limitato a caricare un pugno allo stomaco della poveretta con la mano libera. Aveva tutta l’aria di essere un colpo bello forte e la cosa non le piaceva.
    Voleva dare una mano alla ragazza, in modo da liberarsi di Isaac e dal terribile mal di testa che le provocano le ondate del suo Charme, ma doveva trovare un modo per evitare i proiettili di Cimeries o si sarebbe semplicemente ritrovata ad avere due nemici alla volta contro invece di uno. Sebbene non sembrasse esattamente portato per quel tipo di combattimento, infatti, il bestione continuava ad insistere con quello stupido spara piombo, forse per provarne un nuovo modello o per qualche altra cavolata tipica di quel secolo.
    - Stai ferma dai!- le aveva intimato continuando a cercare di colpirla e sparando vari colpi contro le colonne e le panche in legno. Lui si che aveva la stoffa per il cattivo da stereotipo! Alphard aveva calcolato in modo abbastanza preciso quanti colpi avesse sparato, aveva sentito dire che quelle armi avevano un numero limitato e non credeva che potessero andare oltre i venti. In quel caso era stata fortunata: l’aggeggino era capace di contenerne solo otto. Aveva sogghignato mentre l’Oscuro cercava ancora di spararle a vuoto per poi lanciare la pistola con fare irritato e prepararsi a raggiungerla per un probabile incontro corpo a corpo.
    Alphard aveva approfittato di quel momento per slanciarsi in direzione di Isaac e provare a colpirlo con un calcio allo stomaco, in modo da aiutare Franz nel caso avesse voluto infierire su di lei, e allo stesso tempo per riuscire a scappare alle grinfie del bestione che aveva tutta l’aria di essere incavolato per bene ora. Il piano era riuscito, infatti il vampiro per evitare il colpo era stato costretto ad allontanarsi, facendo in modo che il corpo della licantropa si frapponesse tra lui e la ragazzina. Non sembrava più tanto sgargiullo, ora.
    Con un altro ghignetto la ragazza si era quindi posizionata con le mani per terra, che ben presto erano diventate zampe anteriori, così come il resto del suo corpo era mutato, facendo diventare i vestiti un tutt’uno con la peluria, soprattutto la strana mantellina rossa che indossava. Il lupo che era comparso al suo posto aveva emesso un breve ululato eccitato prima di abbaiare qualcosa verso Franz. Somigliava molto ad uno “svegliati rincoglionita”, ma non ne sarebbero mai potuti essere troppo sicuri.


    Alphard - Resiste allo Charme di Isaac
    Punti vita: 155
    Punti difesa: 76 - [(9-6) + (8-6)] = 71

    Schiva i proiettili di Cimeries muovendosi di qua e di la

    Colpo a mani nude: Cerca di sferrare un calcio verso lo stomaco di Isaac
    Danno: 40
    Punti difesa per schivare: 9

    Mantiene lo Charme verso Isaac
    Bonus ai punti difesa contro soggetti ammaliati: 2

    Mantiene lo Charme verso Cimeries
    Punti difesa per continuare a resistere: 5


    Isaac - Cede allo Charme di Alphard
    Punti vita: 38
    Punti difesa: 15 - [(6-4) + (9-2)] = 6

    Blocca il machete di Franz col suo pugnale medievale e schiva il calcio di Alphard

    Colpo a mani nude: Cerca di sferrare montante verso lo stomaco di Franz
    Danno: 18
    Punti difesa per schivare: 9


    Cimeries - Resiste allo Charme di Alphard
    Punti vita: 39
    Punti difesa: 25 - (5-4) = 24

    Colpo con arma da fuoco: Cerca di sparare ad Alphard ovunque, basta che la becca
    Danno: 14
    Punti difesa necessari a schivare: 8


    Edited by Elikin - 11/7/2016, 11:52
     
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    Si scagliò contro il vampiro con tutte le sue forze, almeno quelle entro il suo controllo. Per un attimo riuscì a vederlo, il petto squarciato in due della creatura che aveva davanti, non le sembrò una probabilità ma una certezza. Non era sicura di cosa avrebbe trovato al posto del sangue, se il nulla o se ancora frotte di pipistrelli, dato che non aveva mai incontrato un vampiro né tantomeno aveva provato ad aprirlo in due con un machete. Ma sicuramente aveva colpito qualcosa-

    Sì, qualcosa. Franz sgranò gli occhi e sussultò quando la sua lama andò a incontrare quella più piccola e precisa del vampiro, un coltello finemente decorato e molto probabilmente costoso. Una roba che le avrebbe fruttato un sacco di soldi e quindi un sacco di cibo, che le sarebbe bastato per mesi. Ma preziosità a parte, quello era anche il coltello che aveva parato il suo colpo con una velocità e facilità incredibili, inversamente proporzionali alla determinazione della changeling stessa. Non ci aveva messo abbastanza forza. Non era stata abbastanza veloce.

    O forse quel vampiro era semplicemente un gradino – o dieci – più in alto di lei nella scala dei predatori.

    Il pugno che ricevette in risposta al suo futile tentativo le mozzò il respiro. Sputò bile mista a sangue, piegandosi in due e accasciandosi a terra, cadendo lateralmente dopo pochi secondi. Iniziò ad ansimare e a tremare, tossendo e sputacchiando, stringendosi l’addome furiosamente come se ciò bastasse a diminuire il dolore. Il sapore di sangue sulle labbra e il dolore lancinante allo stomaco erano le uniche cose che riusciva a sentire. Insieme alla voce carezzevole del vampiro nella sua testa. Desisti. Chiudi gli occhi. Rilassati. Finirà tutto presto… Il dolore passerà. Fidati di me.

    Franz sputò un altro grumo di bile a terra, vicino a sé, serrando le palpebre e digrignando i denti. Non doveva starlo a sentire. Quelle parole non significavano niente per lei. Non dovevano farlo, soprattutto. Per tutta risposta si affannò per rimettersi in piedi, scivolando un paio di volte, impiegandoci fin troppo tempo per i suoi gusti e chiedendosi perché il vampiro non l’avesse ancora finita. Forse voleva giocare con lei.

    Sicuramente si stava divertendo a riempirle la testa di parole e sussurri. Immagini del suo corpo inerme a terra, scomposto e sanguinante, buttato in una fossa.

    Del suo vero corpo.

    Franz boccheggiò come se un altro pugno l’avesse presa in pieno petto. I solchi ancora umidi delle sue lacrime di dolore si vaporizzarono, quasi, di fronte all’improvviso aumento di temperatura che subì il suo corpo. Si prese la testa con le mani e, nonostante le parole del prete avessero smesso da poco di torturarla per via di un licantropo a caso appena frappostosi tra loro due, la sua mente era sul momento troppo in pezzi per poter riprendere il controllo.

    – Zit-rrrh… Zitto! –, gorgogliò, con il fiatone, cercando di controllarsi inutilmente. Si rese conto che era troppo tardi quando al posto delle sue mani, che portò davanti agli occhi, vide i palmi giallognoli, rugosi e dinoccolati che caratterizzavano l’altra sé. Franz sgranò gli occhi acquosi, la pupilla orizzontale si restrinse fino quasi a diventare un misero puntino al centro della sua iride. Strinse le mani a pugno, conficcandosi le unghia nei palmi, lasciando colare sangue grumoso e scuro.

    Non sentì altro se non frustrazione e disgusto. Disgusto e rabbia. Rimase dietro la licantropa, che anche nella sua forma bestiale era infinitamente più piacevole e elegante di quanto lei avrebbe mai potuto sperare di diventare, per timore di farsi vedere da lei. Gli altri due non importavano. Il vampiro era nelle sue mani, e Cimeries…

    Anche lui non sarebbe durato a lungo per raccontare quella storia.

    Con uno strillo acuto e infinitamente sgradevole, carico di rabbia, roteò agilmente su se stessa per caricare il colpo e saltò in avanti, complici i suoi arti inumani, spalancando le fauci per affondare i numerosi denti acuminati dritti alla giugulare dell’oscuro che stava correndo verso di loro.


    Franz - Cede allo charme di Isaac

    Prende in pieno il montante di Isaac

    Punti vita: 50 - 18 = 32
    Punti difesa: 25

    Colpo con mani nude: salta al collo di Cimeries per azzannarlo
    Danni: 13
    Punti difesa per schivare: 7
     
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    Aveva davvero fatto bene a mettersi tra la tizia sconosciuta e il vampiro visto che un suo pugno era bastato per mandarla a terra. La grossa lupa si era appena voltata verso la ragazzina, con le labbra arricciate per l’irritazione, ma si era ritrovata a dover sgranare gli occhi con uno strano guaito sorpreso quando aveva notato come avesse abbandonato la forma umana in favore di una più strana, ma non per questo brutta agli occhi della licantropa. Si era limitata da abbaiare di nuovo per poi puntare lo sguardo da belva contro il vampiro. Quella feccia continuava a sussurrare cose e la sua aura disgustosa continuava a cercare di imporsi su di lei con più forza di quanto avesse immaginato: probabilmente era la sua carta vincente.

    Doveva ucciderlo. Voleva ucciderlo.

    Non ce la faceva più a resistere. Echi lontani le ricordavano un passato burrascoso di interi giorni passati a combattere con quel tipo di forza prorompente, della perdita del controllo di se stessi e del dolore. Conosceva bene la sensazione che dava la perdizione, ma era diverso quanto quella sensazione non proveniva dall’interno ma era provocata da qualcun altro con la forza. Per questo un altro ringhio era uscito dalle sue labbra mentre faceva un passo in avanti verso Isaac con le orecchie basse all’indietro e il pelo ritto. Probabilmente la creatura doveva aver capito cosa stava per succedere visto che aveva iniziato ad indietreggiare spaventato, cercando di rafforzare la sua presa psisica.
    - Aspetta…- aveva detto spaventato il composto Issac, provando a mettere una mano avanti e continuare a proteggersi con il pugnale in qualche modo. anche se avesse potuto rispondere, probabilmente, per quella volta Alphard non l’avrebbe fatto, limitandosi ad agire. Non le interessava di ciò che aveva da dire, quello che importava era solo liberarsi di quella creatura nel modo più veloce possibile. Avrebbe anche reso il mondo un posto migliore in quel modo, giusto?
    Senza attendere oltre, il lupo era improvvisamente balzato in avanti, senza dare il tempo al vampiro di fare nulla. Forse solo pregare quel suo Dio, nel caso ci avesse creduto davvero. Approfittando della sua mole, aveva fatto in modo di farlo cadere a terra, tenendogli una zampa contro il collo e l’altra a bloccare il braccio con il pugnale. Non aveva certo intenzione di soffocarlo, conosceva fin troppo bene la sua natura di creatura non esattamente viva, no, se serviva solo per avere una presa stabile. La zampa aveva infatti iniziato a trasformarsi in una specie di mano artigliata mentre anche il resto del corpo di Alphard mutava perfettamente in sincronia con la mania omicida che cresceva nei suoi occhi. Aveva un vampiro tra le mani e poteva fare tutto quello che voleva di lui. L’avrebbe fatto.
    Con un ringhio vittorioso, una creatura metà umana e metà canide aveva sollevato da terra Isaac tenendolo per il collo e stringendolo sempre più forte, osservando con gioia il modo in cui si dibatteva e cercava di liberarsi dalla sua presa. Era tutto inutile di più, lei era fin troppo più forte di Isaac. Non ci era infatti voluto molto prima che un disgustoso rumore di qualcosa che si rompeva in mille pezzettini si diffondesse per la chiesa, facendole emettere un verso gioioso ed eccitato , nello stesso momento in cui gli occhi del vampiro si facevano vacui e la sua presa mentale scompariva sia dalla mente della licantropa che dalla strana creatura con la quale si era ritrovata a coalizzarsi.
    - L’ho… rotto…- aveva borbottato la strana forma di Alphard, con tono curiosamente deluso, prima di lanciarlo contro l’altare senza nessuna apparente cura e voltarsi verso l’Oscuro e la tizia. Sembrava che anche lei fosse passata all’attacco, non ne aveva potuto scorgere con precisione le manovre, ma il bestione aveva dovuto schivare in qualche modo il colpo visto che si era subito fiondato di colpo verso il punto dove era caduto il pugnale di Isaac, mentre Alphard cercava di affiancare la creatura, rivolgendole un sorriso non esattamente sano, ma chiaramente allegro.
    - Testa… no… lui… libera!- aveva sbiascicato prima di puntare lo sguardo verso Cimeries ed assottigliarlo.
    Quell’Oscuro aveva approfittato della propria stazza superiore per riuscire Franz prima che potesse attaccarlo alla giugulare, trattenendola con le braccia e poi provando a lanciarla via con forza, sperando che l’impatto con le panche potesse provocarle qualche danno e placarla. Negli occhi rossi della creatura era facile leggere un pizzico di paura oltre a determinazione. Non doveva essere la prima volta che si trovava in una situazione simile e doveva esserne uscito vincitore a giudicare da come ancora continuava ad insistere nel voler continuare il combattimento anche se in svantaggio numerico e con due creature nella loro vera forma.
    Cimeries aveva stretto più forte il pugnale, facendo un sorrisetto soddisfatto, come se non aspettasse altro e poi le aveva osservate con attenzione, come se stesse scegliendo quale fosse la via migliore per distruggerle pian piano. Non aveva fatto niente però, non aveva osato caricare a testa bassa due avversari. A quanto pare preferiva che fossero loro a fare la prima mossa contro di lui. Mossa avventata o azzeccata?
    - Mi dovete un lavoro e un bel mucchio di soldi.- aveva detto contro di loro, lanciando appena un’occhiata verso Isaac, come per assicurarsi che fosse veramente morto, e poi tornando sulle due. Poveretto, se la sarebbe vista davvero brutta.


    Alphard - Resiste allo Charme di Isaac
    Punti vita: 155
    Punti difesa: 71 - (9-6) = 68

    Colpo a mani nude: Stringe il collo di Isaac fino a romperlo
    Danno: 50
    Punti difesa per schivare: 9

    Mantiene lo Charme verso Cimeries
    Punti difesa per continuare a resistere: 5


    Isaac - MORTO


    Cimeries - Resiste allo Charme di Alphard
    Punti vita: 39
    Punti difesa: 24 - [(5-4) + (7-4)] = 20

    Colpo a mani nude: Cerca di scagliare con forza Franz contro una panca
    Danno: 11
    Punti difesa necessari a schivare: 8
     
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    Odiava quella forma. Ne odiava l’aspetto, le capacità, la sua origine dolorosamente inumana, ma soprattutto odiava la sensazione di libertà e onnipotenza – a ragione o torto – che le regalava. Era indubbiamente più agile, e più attenta, non dovendo mantenere una parvenza di umanità, non dovendo reggere la sua maschera. Si sentiva più leggera e soffriva meno le conseguenze delle sue azioni, sia mentalmente che fisicamente.

    Quando Cimeries intercettò il suo salto e la afferrò per le braccia lei non si lasciò prendere dallo sconforto. Non si rimproverò per ciò che non era riuscita a fare, ma pensò a un piano alternativo. La sua velocità di reazione era talmente veloce rispetto al solito da essere quasi esilarante. Azzannò l’aria, fece schioccare le arcate di denti acuminati tra di loro e poi si arpionò agli avambracci dell’oscuro con tutti e dieci gli artigli così simili a pezzi d’ossidiana. Li affondò nella carne di Cimeries fino alla radice, assicurandosi ulteriore attrito quando l’altro la scagliò via. Le unghia avrebbero dovuto scavare solchi lungo entrambi i suoi avambracci nel caso ci fosse riuscita, portandosi dietro pezzi di pelle e carne che in parte le rimasero incastrati sotto le unghia. Anche ammesso che riuscisse ad evitarli, Franz avrebbe ricevuto comunque un aiuto da quella reazione istintiva. Grazie a quella soluzione d’emergenza riuscì anche ad evitare il peggio della caduta, trovando una stabilità nel volo rallentato e atterrando perfettamente sulle quattro ‘zampe’.

    Scosse il capo, agitando i capelli sporchi e annodati che le nascosero il volto per la gran parte, poi si voltò verso la licantropa. Aveva cambiato ancora forma – adesso le assomigliava di più – e si era liberata del vampiro facilmente. Troppo facilmente. Corrugò l’ampia fronte ed esitò sul posto, sentendo lo sguardo dell’altra su di sé. Non si lasciò distrarre da quel sorriso inquietante, non abbassò la guardia. Si limitò ad annuire rigidamente…

    Poi si mosse d’istinto verso il cadavere del vampiro, lasciando sconosciuta di fronte a Cimeries. Non disse una singola parola, non fidandosi della sua voce in quel momento: semplicemente sfrecciò su tutti e quattro gli arti fino al cadavere, facendo tintinnare gli artigli di mani e piedi contro il fine pavimento della chiesa, lasciandosi dietro piccoli pezzi di carne. Una volta raggiunto si accucciò vicino alla testa del prete e, sfoderando di nuovo gli artigli, iniziò a macellare il suo collo. L’intenzione era di scavare fino all’osso già spezzato da Alphard e staccargli di netto la testa, come una voce lontana le stava consigliando, nei ricordi che non sapeva neanche di avere.

    Scavò e scavò, infierendo su quello che sperava fosse un cadavere che non si sarebbe rianimato, facendo più in fretta possibile per aiutare la licantropa a dedicarsi anche all’altro.


    Franz

    Atterra perfettamente, neutralizzando il colpo di Cimeries

    Punti vita: 32
    Punti difesa: 25 - 8 = 17

    Colpo con mani nude: affonda le unghia nelle braccia di Cimeries per attutire e destabilizzare il volo
    Danni: 13
    Punti difesa per schivare: 7
     
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    Povero Cimeries, non era neanche riuscito a liberarsi della ragazza per bene, ritrovandosi con dei graffi sulle braccia non molto profondi ma sicuramente fastidiosi e che gli rendevano le braccia scivolose a causa del sangue. Era davvero un fastidio per lui quella mocciosetta o qualsiasi cosa fosse in realtà. Cercando di non palesare la propria paura si era portato indietro i capelli rossi, mantenendo un sorriso sprezzante verso le due. Era chiaramente nei guai a sapeva che con un po’ di impegno sarebbe riuscito a cavarsela. Non era sempre così? Doveva solo resistere agli attacchi di quella licantropa pazza e di quell’esserino schifoso. Lo stesso in effetti che dopo uno scambio di sguardi con la belva si era messo a trotterellare vero Isaac, lasciandolo piuttosto perplesso. Solo quando aveva iniziato a macellare con cura la testa del suo datore di lavoro aveva compreso cosa avesse intenzione di fare.
    - Ma che schifo.- aveva sbottato orripilato l’Oscuro, ritrovandosi di nuovo a provare tutta una serie di sentimenti negativi nei confronti di Franz che si erano manifestati come una sorta di aura nerastra intorno a lui. Il sangue scuro e denso come il petrolio scendeva ancora dalle sue membra, andando a sporcare il pavimento di quel luogo sacro, mentre pian piano la creatura permetteva alla sua parte più oscura e demoniaca di manifestarsi, in modo da poter resistere al meglio a quelle due mezze seghe che aveva di fronte. Per prima cosa si sarebbe occupato dell’essere apparentemente più debole e che gli aveva fatto più male. Con un urlo aveva quindi alzato il braccio e caricato il colpo, in modo da lanciare il pugnale ad una velocità spaventosa e pericolosa contro di lei, così impegnata nel proprio compito di decapitazione.
    Cimeries aveva sorriso nel vedere il modo del pugnale in aria, perfetto e preciso, ma non aveva calcolato di certo un’interferenza esterna come una licantropa che si mette sulla traiettoria del colpo, conficcandosi l’arma nella spalla e lasciando così illesa l’altra creatura. Aveva urlato di esasperazione mentre quella sogghignava e si toglieva come se nulla fosse l’arma dalla spalla, soppesandola poi per bene.
    - Io… avversaria…. No… lei.- era riuscita a pronunciare, sempre più capace di utilizzare quelle mascelle non propriamente adatte a parlare, quanto più a mordere e tranciare. Beh, era stata chiarissima. Voleva che Cimeries affrontasse lei e non si preoccupasse dello sgorbietto. Quello che però preoccupava di più l’Oscuro era che la licantropa si fosse levata quel pugnale dalla spalla come se nulla fosse. Come se effettivamente non le avesse fatto male. Quello era un gran problema. Nonostante l’aura opaca che lo ricopriva, per gli occhi ambrati di Alphard non era stato difficile distinguere i sentimenti che si agitavano all’interno dell’uomo.
    Tutto in lui gridava quanta paura avesse. Non aveva neanche bisogno di guardarlo, le bastava annusare l’aria per percepirla e gioire della cosa. Quella notizia le dava anche una consapevolezza non indifferente che la creatura avesse finalmente abbandonato ogni tentativo di resistere al proprio Charme, cadendo vittima della paura vera e propria, quella di cui per anni Alphard era stata una sorta di araldo. Sentirsi di nuovo in quel modo l’aveva in qualche modo fatta sentire viva e forte, tanto da farla giocare un po’ con la preda. Aveva impugnato per bene il pugnale che si era strappata dalla spalla senza apparente battito di ciglia, e si era avventata sull’oscuro, con l’obbiettivo di conficcarglielo nelle costole. Un gesto forse troppo avventato per via della forma che aveva assunto.
    Cimeries aveva infatti schivato il suo colpo per pura fortuna e, approfittando del fatto che la sua presa non fosse esattamente salda, aveva fatto in modo di disarmarla in quel suo movimento di fuga, riuscendo persino a ritrovarsi di nuovo armato. Non era un pivello e quella ne era la prova. Questo non faceva che rendere il combattimento ancora più interessante.
    - Tu… attenta!- aveva urlato verso Franz, come a volerle dire di tenere gli occhi aperti. Sembrava che l’Oscuro ce l’avesse in particolare con lei, quindi dovevano assolutamente evitare che cercasse di nuovo di attaccarla. Era Alphard che voleva combatterci del resto! Perché Cimeries invece la ignorava!


    Alphard
    Punti vita: 155 - (7-2) = 150
    Punti difesa: 68 - (10-6) = 64

    Intercetta il pugnale diretto a Franz

    Colpo con armi bianche: Cerca di pugnalare alle costole Cimeries
    Danno: 29
    Punti difesa per schivare: 5

    Mantiene lo Charme verso Cimeries
    Bonus ai punti difesa contro soggetti ammaliati: 2


    Isaac - MORTO


    Cimeries - Cede allo Charme di Alphard
    Punti vita: 39 - (13-6) = 32
    Punti difesa: 20 - (5-4) = 19

    Schiva la pugnalata di Alphard ma si fa ferire dagli artigli di Franz

    Colpo con armi bianche: Cerca di infilzare Franz lanciando un coltello
    Danno: 7
    Punti difesa necessari a schivare: 10
     
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    Franz lavorò diligentemente per un minuto scarso. I suoi artigli erano affilati e la carne del cadavere ancora fresco era morbida, facile da tagliare. In altri momenti si sarebbe anche soffermata sull’assenza totale di sangue nel corpo di quella creatura, si sarebbe messa a studiarlo per bene, ma altre questioni urgevano alle sue spalle. Una questione in particolare, rossa e gigantesca, che le aveva appena rivolto l’insulto peggiore di tutti.

    Le mani di Franz si fermarono, non prima di aver però completato il lavoro: la testa rotolò un paio di volte più lontana da lei, andando poi a fare una mezza curva per tornare indietro prima di fermarsi. I tratti del volto erano deformati dalla paura, le labbra blu e la pelle ancora più cadaverica. Franz la guardò, ancora rannicchiata vicino al cadavere decapitato, con le braccia poggiate sulle ginocchia ossute. Voltando il capo smosse la lunga massa di capelli sporchi e annodati, e sibilò tra i denti acuminati qualche parola in un accento duro, dal suono germanico, in direzione di Cimeries. Non si accorse del coltello rivolto a lei fino a quando la licantropa lo tirò via dalla sua stessa spalla senza battere ciglio. Non l’aveva sentito arrivare.

    ‘Che schifo’. Se l’era sentito dire tante volte, più di quelle che effettivamente ricordasse. Per non parlare delle volte che se l’era urlato addosso da sola, anche in forma umana, anche da ‘normale’. L’aveva sempre pensato, e aveva accettato chiunque altro fosse d’accordo con quel pensiero. Finché fossero persone migliori di lei, e ci voleva poco per esserlo, non avrebbe mosso un dito per dimostrare loro il contrario perché sapeva che avevano ragione.

    Lui, però? Lui non era migliore di lei. Cimeries e Isaac, demone e vampiro, feccia tra la feccia, non avevano il diritto di usare quella carta contro di lei. Da loro non l’avrebbe accettato.

    Quindi si rimise in piedi, ribollendo di rabbia, contenendola a malapena nel piccolo corpo che si ritrovava a dover manovrare. Allungò un braccio ossuto verso la testa che aveva appena staccato dal legittimo proprietario, afferrandola per i capelli e iniziando a dirigersi verso gli altri due sempre più velocemente. Si trattava di pochi metri, ma li percorse comunque di corsa, brandendo la testa come arma e arrivando a malapena a un metro dall’oscuro prima di caricare il braccio e lanciargliela dritta in faccia.

    – ‘Che sCHIfo’ LO diCI a TuA MaDRe, CoglIOnE! –, urlò selvaggiamente, scandendo male accenti e parole, con quel miscuglio di tono acuto, grave, gracchiante, setoso, così estraneo alle orecchie umane da sembrare quasi buffo. La voce di una persona che non ha la propria ma un mix di tante altre.


    Franz

    Punti vita: 32
    Punti difesa: 17

    Colpo con mani nude: lancia addosso a Cimeries la testa decapitata di Isaac
    Danni: 13
    Punti difesa per schivare: 7
     
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31 replies since 20/6/2016, 14:16   236 views
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