L'ottava porcheria del mondo

Franz, Lex, Alphard - Sewers

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    ‘I see trees of green’… oppure no. Dilagon non le era mai sembrata tanto disgustosa quanto in quel momento, e Franz era abbastanza sicura di averla esplorata in lungo e in largo nell’anno o poco più in cui si era ritrovata a viverci. E persino i vicoli più loschi e abbandonati da ogni divinità immaginabile non puzzavano così tanto di merda.
    Ma cosa poteva aspettarsi dalle fogne? O peggio, da uno dei suoi sbocchi. Non sul mare, nossignore, non era neanche lontanamente vicina alla massa d’acqua terrificante che lambiva una fetta anche fin troppo grossa della città. A parte le sparse pozzanghere d’acqua gialla, si trovava ancora sulla terraferma. E in periferia, molto in periferia, talmente vicina alla steppa da sentire quasi il richiamo della natura incontaminata e, allo stesso tempo, la repulsione che solo una creatura paranoica come Franz poteva provare di fronte all’assenza di una qualsiasi copertura.

    Era più un’animale da fitta foresta, lei. Almeno credeva.

    La changeling si fece strada, grugnendo a mezza voce, nella distesa d’erbacce e terra bruciata, malata, che circondava lo scarico fognario dal quale era appena uscita. Sporca com’era già di suo non fece caso alle pozzanghere o alla fanghiglia che pestava, ben più interessata a cercare di mantenere una temperatura corporea decente per non congelare lì sul posto e mandare a monte l’unico possibile guadagno a portata di mano da mesi. Cacciò le mani nelle tasche del giaccone di pelle più grande di lei di qualche taglia, che purtroppo ancora puzzava del precedente proprietario Oscuro, e incassando la testa tra le spalle per tenere al caldo il collo puntò gli occhi a terra come se stesse cercando qualcosa di specifico. E in effetti era così: un qualche tipo di erba schifosissima che a quanto pare poteva crescere solo nella parte più disgustosa e puzzolente di Dilagon City. Non al parco, no.

    – Nelle fottute fogne. Selkie del cazzo. –, borbottò tra sé e sé, voce roca e al naturale, quindi difficilmente scambiabile per umana. Non aveva niente e nessuno da fregare al momento, e anche se non aveva voglia di mostrare la parte peggiore di sé almeno poteva lasciare a briglia sciolta le sue povere corde vocali.

    Ponderò per l’ennesima volta di mollare l’incarico e digiunare per qualche giorno in più, tanto per fare uno sgarbo al moccioso-foca che le aveva chiesto quel ‘favore’ e andarsene da lì. Era isolato, sì. Forse era anche più sicuro di alcune vie e viottole di centro città, certo. Ma tutti quegli odori e il vento implacabile e il gelo siberiano scavalcavano i pro con estrema facilità.

    Tanto il signorino avrebbe potuto fare a meno della sua marja magica per un giorno in più, no?
     
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  2. Lex Quinn
     
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    Aveva camminato parecchio, in quella fredda giornata di febbraio. Aveva notato però fin troppi sguardi su di lei. Eppure era sicura di essersi vestita bene, come fanno gli umani veri. Il suo abbigliamento era forse un po' stretto sui fianchi e sul seno, ma a parte quello non era nulla di particolarmente strano. I blue jeans erano un po' sgualciti, ma per il resto non erano neanche troppo strani. Forse un po' sporchi sulle caviglie, insieme alle scarpe consumate. La camicia era abbottonata più o meno bene, si era risparmiata giusto gli ultimi due o tre bottoni, ma questo non creava una scollatura particolarmente interessante. Non era neanche troppo sporca. La tela bianca che era stata aveva perso la sua candida verginità assimilando giusto qualche ora di smog cittadino, nient'altro. D'altronde non sudava neanche. D'accordo, i polsini erano completamente sbottonati e svolazzante, non era infilata nei pantaloni ed essendo una camicia da uomo era un po' larga sulle spalle e un po' stretta sul petto, ma per il resto era piuttosto normale. Aveva visto degli uomini nel laboratorio con un abbigliamento non troppo diverso, e anche le immagini nella sua memoria le dicevano che era perfettamente normale. Per quanto ci pensasse, Lex non riusciva a capire che il problema era semplicemente che indossava solamente quegli abiti. Un paio di jeans e una camicia. A febbraio. Non c'era neanche della biancheria sotto, anche se era difficile da notare. Non concepiva il freddo. Il suo corpo era fatto per adattarsi, ed era praticamente nata nel freddo. Il dubbio la tormentava. Ma di certo non poteva soffermarsi a pensare ad una cosa del genere, aveva una cosa da fare. Fatto sta che fu piuttosto sollevata quando si allontanò abbastanza dal centro abitato e dagli sguardi straniti.
    Smise di camminare solo quando arrivò all'uscita - o forse meglio dire l'ingresso - delle fogne. Si fermò proprio sopra il tunnel, o almeno, uno dei tunnel, non troppo distante dall'ignorata Franz. A quel punto, tirò fuori dalla tasca dietro dei pantaloni un foglio di carta ripiegato più volte e quella che che una volta era stata una matita, ormai spezzata e con una parte di grafite esposta un po' alla brutta. Capitava quando dovevi usare dei denti al posto di un temperino. Spiegato il foglio, perse un po' di tempo a cercare di decifrare quello che a tutti gli effetti non era che una mappa dell'intricato sistema fognario della città. Nonostante il suo intelletto sviluppato, non ci riuscì. Schioccando le labbra con fare scocciato, prese a guardarsi intorno fino a quando non notò proprio la figura della changeling.
    «Ehi.» chiamò, senza farsi il minimo problema. La sua voce era forse un po' raschiante, ma per il resto poteva sembrare umana. «Uma- ehm... persona.» continuò. Dopo tanto tempo passato con lo sciame, senza contatto umano, aveva quasi dimenticato qual era il modo migliore di parlare con gli esemplari di quella specie. Ma non c'erano problemi. Si sarebbe adattata in fretta. «Mi serve un'informazione. Devi dirmi dove siamo.» aggiunse, sventolando la cartina per mostrargliela. Non c'era particolare arroganza in lei, ma suonava quasi come un ordine. La voce decisa e la postura perfettamente eretta le davano un che di imperioso. Non ci si poteva aspettare nulla di meno da una principessa.
     
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    Un lupo trotterellava tranquillamente per il terreno malaticcio e maleodorante di quell’angolo sperduto di Dilagon City. Dalle sue dimensioni si poteva desumere come fosse stranamente più grande degli altri esemplari della sua specie, ma nulla di così esagerato da allarmare. Il pelo scuro riluceva si strani riflessi rossicci all’altezza del capo e delle spalle, mentre si andava a schiarire all’altezza del petto. Un normalissimo lupo a prima occhiata, quale copertura migliore per potersi muovere senza destare sospetti? O almeno, questo era quello che le era stato suggerito, visto che a quanto pare sarebbe stato strano per un essere umano girare per quelle zone senza autorizzazione.
    Perché Alphard si trovava in quella zona così malfamata?
    Beh, la storia non era particolarmente lunga ed appassionante. Si era recata in quella zona durante uno dei suoi lavori per conto di Angelus: stavolta aveva seguito un camion, contenente qualcosa di apparentemente prezioso, in modo da capire quali tappe facesse, con l’ordine di fermarlo, se possibile. Ovviamente non era stato possibile visto che quello aveva lasciato la città, irritandola parecchio e facendole pesare in modo fastidioso il legame con la sua Master, che la obbligava a non allontanarsi troppo da lei. Persino il collare che le aveva regalato per darle più libertà non sarebbe servito a molto ad una grande distanza da Irène.
    Intenta a bestemmiare internamente, e cercando con cura di utilizzare i termini più fantasiosi e coloriti possibili, si era ritrovata ad intercettare un odore familiare che aveva improvvisamente cancellato ogni pensiero negativo – alla fine non era che le importasse poi tanto di quel camion – troppo presa dall’inaspettata possibilità di mettersi sulle tracce di quella pista. La lupa aveva quindi abbaiato contenta, prima di mettersi ad annusare per bene la zona. Sembrava non essere disturbata dall’odore malato emanato da quelle terre, probabilmente abituata a qualcosa di peggio.
    Non ci era voluto molto per trovare qualcosa; era infatti subito scattata in avanti con un’aria determinata ed allegra stampata sul volto canino, mentre grazie alle forti zampe, percorreva metri su metri in un batter d’occhio. Non ci era voluto molto prima di giungere nei pressi della zona che portava alle fogne, aveva intuito anche questo dall’odore, ed avere una chiara visione delle uniche due figure umanoidi nella zona. La lupa aveva dunque rallentato, una volta trovatasi ad una cinquantina di metri, abbassando il capo verso il terreno, dove c’erano delle orme fresche. L’annusatina aveva dato i suoi frutti, confermando come la figura più imbacuccata fosse Franz. Aveva abbaiato di nuovo, contenta di aver trovato quella creatura che l’aveva incuriosita tanto, ed aveva preso a trotterellare verso di lei, con la lingua a penzoloni ed uno sguardo stranamente amichevole in volto.
    Non sembrava curarsi del fatto che fosse in compagnia, forse troppo fiduciosa delle proprie capacità o forse della fiducia che aveva voluto riporre in quella ragazzetta qualche giorno prima. Non era neanche sicuro che l’avrebbe riconosciuta, ma neanche quello sembrava essere un problema di Alphard. Probabilmente dava per scontato che avrebbe utilizzato l’olfatto per identificarla, come avrebbe fatto un cane. Peccato che Franz non fosse davvero un cane, cosa che la licantropa sembrava stentare a comprendere.

     
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    La luce praticamente inesistente non era un problema per la changeling, che poteva vantare una vista quantomeno decente al buio. Avrebbe fatto molto prima spogliandosi della maschera che si portava dietro costantemente, ma per questione di principio il pensiero non le passò neanche per la testa. Tra l’altro aveva già deciso di mollare l’incarico, quindi non ne avrebbe avuto comunque bisogno. Al diavolo Nóri e la sua marja miracolosa. Portò le mani al volto e vi alitò sopra per cercare di riscaldarle, imprecando quando il respiro gelido peggiorò solamente la situazione. Le ficcò nuovamente in tasca e tirò sul capo il cappuccio della felpa, cercando ristoro almeno in quel modo. Riuscì a malapena a nascondere la massa sporca e annodata di capelli che portava con sé, ma almeno riuscì ad evitare che le cadessero di netto le orecchie.

    Al diavolo quelle fogne. Decise di allontanarsene il prima possibile, costringendosi però a dirigersi verso uno dei tunnel dato che conosceva solo la strada che aveva preso per arrivare, e neanche benissimo al contrario. Confidando nel fatto che in qualche modo se la sarebbe cavata, si limitò a stringere i denti e ad accettare la cosa. Era a pochi metri dall’entrata del tunnel quando una voce dall’alto, rivolta sicuramente a lei, la fece gelare sul posto – non che fosse difficile, con la temperatura corporea che aveva al momento.

    Fissò la figura femminile, terribilmente scoperta per il clima che stavano sopportando, imporsi su di lei da sopra il tunnel. Istintivamente la creatura si strinse nelle spalle e fece un passo indietro, incupendosi in volto e allo stesso tempo mostrando palese sfiducia nei suoi confronti. Forse pure timore. Il suo solito look, insomma. Non usciva mai di casa senza.

    Rimase in silenzio a lungo, limitandosi a fissarla dal basso con tanto d’occhi. In quei secondi cercò di capire quanto potesse fidarsi – quasi per niente –, quante probabilità ci fossero che quella tipa risultasse pericolosa per lei – fin troppe –, se limitarsi a risponderle vagamente e aspettare che le lasciasse libero il passaggio oppure se preferire uno scatto disperato verso l’entrata del tunnel sperando di non venire subito raggiunta. Un sacco di variabili e, paradossalmente, troppo poco sangue freddo.

    – … Alle fogne. –, rispose, serrata, corrucciandosi visibilmente. Decise di giocare sicura, degnandosi di rivolgerle la parola, ma senza darle alcuna informazione rilevante anche perché non sapeva che altro dirle. Le sembrava abbastanza ovvio. Per metri e metri, in superficie o sottoterra, quelle erano le fogne.

    Rimase ferma lì sotto, aspettando anche pazientemente per i suoi standard che la donna accettasse la sua risposta e la lasciasse andare, senza dire altro. Con un mezzo saltello poco elegante sistemò sulla spalla la saccoccia e la cinghia che, a tracolla, sorreggeva sulla sua schiena un fodero di pelle rovinata rettangolare, dal quale sbucava l’impugnatura grossolana di una qualche arma bianca. Le mani dentro le tasche si strinsero a pugno fino quasi a farle male, e Franz serrò la mascella costringendo ogni suo singolo muscolo a non ascoltare il richiamo dell’istinto. Quella creatura, chiunque fosse, aveva un vantaggio logistico su di lei non indifferente. Erano sole, e non poteva sperare nei rinforzi improvvisi come l’ultima volta. In fondo la licantropa mica la seguiva…

    Tutta la sua compostezza andò a quel paese quando un abbaiare improvviso e terribilmente vicino a loro spezzò il silenzio che si era creato. Franz trasalì violentemente e si voltò di scatto verso la fonte di quel verso, un esattamente il lupo che sperava di non incontrare mai più.

    – Cazzone infernale bastardo- –, imprecò con voce spezzata dal respiro affannoso, allontanando la mano dall’impugnature del machete sulla sua schiena, lentamente, fissando terrorizzata e infuriata la figura della licantropa scodinzolante.

    – Cosa vuoi? Mi stai seguendo? Ho già speso i soldi che ho preso l’altra volta, cazzi tuoi per avermeli lasciati! –, iniziò ad urlarle contro, senza pensare di modulare la propria voce, risultando quindi più un corvo gracchiante e stridulo che una persona normale.
     
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  5. Lex Quinn
     
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    La risposta alla sua domanda arrivò con la giusta lentezza, così tanta che Lex cominciò a sospettare di aver beccato un esemplare muto di quella razza molliccia. Ma era arrivata comunque, sebbene non fosse pr niente utile alla situazione. Entrambi i fattori di lentezza e inutilità fecero venire a Lex il dubbio che gli umani erano particolarmente lenti. Gli unici con cui aveva effettivamente interagito erano degli scienziati, sicuramente più intelligenti della media, eppure non pensava che i livelli arrivassero tanto in basso. Evidentemente l'idea che un umano era più o meno quasi uguale a qualsiasi altro non era poi propriamente giusta. Doveva averne incontrata una particolarmente lenta. O forse, semplicemente, si era espressa male. D'altronde non era facile comunicare, per lei.
    Non le rispose immediatamente. Ripiegò la cartina, ci infilò dentro la matita e si infilò di nuovo il tutto nella tasca dietro dei pantaloni, poi tornò a fissare quella che per lei era solamente un'umana. Si prese il suo tempo per cercare di decidere quale delle sue due ipotesi era giusta, se la lentezza di Franz o l'errore di comunicazione, e non si lasciò sfuggire i suoi movimenti. Sosteneva tranquillamente il suo sguaro, e sembrava essere armata - un concetto che persino lei riusciva a comprendere e che aveva subito sulla sua pelle. Non poteva immaginare di che tipo di armi fosse dotata. Ma in un mondo popolato da umani, molto probabilmente la sua arma era efficace contro gli umani. E Lex in quel momento era fin troppo simile ad un'umana, con quella pelle molliccia e i riflessi rallentati. Era consapevole del rischio, eppure, ai suoi occhi, Franz non era una minaccia, e la cosa era piuttosto chiara nel suo atteggiamento. Per quanto riguardava l'atteggiamento di Franz, Lex non sapeva leggerlo. Una delle sue ipotesi era che fosse spaventata. Sembrava un felino che osserva una minaccia aspettando il momento giusto per colpire o scappare. Non che lei potesse fare quel paragone, non consciamente almeno. Un'altra ipotesi è che avesse intenzioni ostili. Forse voleva attaccarla per qualche interesse particolare. Eppure era sicura di non avere nulla da offrirle. Non aveva un soldo addosso, e i suoi unici beni materiali erano letteralmente una camicia, un paio di pantaloni, due scarpe, una matita masticata e un foglio di carta. Non poteva rubarle neanche le mutande, perché per essere raffinati, non ce le aveva. Che fosse interessata alla cartina? Non era poi così preziosa per Lex, ma chi poteva saperlo, gli umani erano incomprensibili. Di certo non voleva attaccarla per difesa. Lex non si era posta in atteggiamenti minacciosi, di questo ne era sicura.
    Per specificare la cosa, si infilò le mani in tasca. E proprio mentre apriva bocca per dire qualcosa a riguardo, la terza figura si era avvicinata, richiamando la loro attenzione con dei suoni forti che il suo cervello ci mise un po' a riconoscere. Sì, Lex sapeva cos'era quella creatura. Sapeva tutto su di loro. Non c'erano segreti che quella creatura poteva avere nei suoi confronti. Sì, Lex sapeva tutto. Era chiaramente un cane.
    Proprio per questa sua convinzione restò stupita della reazione di Franz. Passò lo sguardo verso la Maschera, osservandola in silenzio finché non avesse smesso di urlare. Poi, con una flemma invidiabile, come se fosse la cosa più ovvia del mondo, aveva detto «È un cane. Non può capirti. Perché stai comunicando in questo modo?»
     
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    Okay, forse non era stata la migliore delle idee andare da Franz per farle un salutino.
    Prima di tutto, la ragazzetta, sembrava come al solito come infastidita dalla sua presenza, quasi come la facesse sentire nervosa. Ma quello era impossibile, no? L’aveva scelta come possibile membro del branco, non poteva di certo provare quelle emozioni nei suoi confronti. No, decisamente quella era la cosa che meno preoccupava Alphard, sicura di se stessa e della propria capacità di giudizio. Era la presenza accanto a lei che non le piaceva molto.
    Ora che era più vicina ne era sicura: quella creatura non era umana. All’inizio aveva pensato che quella apparente mancanza di odore fosse dovuta alla posizione nei pressi di una fogna o magari che fosse per via del vento, ma era bastato arrivarle a qualche metro per constatare come non fossero i suoi sensi quelli ad essere in errore. Era proprio strana lei.
    Per certi versi quella donna le ricordava un po’ i vampiri, anche loro non emettevano odore, però lasciavano dietro una fredda scia di non sapeva bene cosa, che ogni volta le faceva pizzicare il naso e rizzare il pelo istintivamente. Quella non sembrava una cadavere ciuccia sangue, quindi acquistava già dei punti a proprio favore, il problema era capire cosa fosse e soprattutto come mai si trovasse in quel luogo. Aveva interrotto qualche traffico da boss delle candele di Franz? Eppure non vedeva candele in giro, né sentiva odore di cera, se non un leggero aroma proveniente dalla ragazza di fronte al lei, quindi non poteva essere quello.
    Il lupo aveva inclinato leggermente il capo, raggiungendo le due donne e fermandosi ad un paio di metri da loro, le orecchie paraboliche si erano mosse, come per scorgere eventuali rumori particolari, poi si era soffermato su ognuna di loro per qualche secondo come se stesse riflettendo sul da farsi. In effetti Iri le aveva vietato di mostrare la sua vera forma, per evitare di sconvolgere qualche essere umano, ma Alphard era abbastanza sicura che la tizia imponente non lo fosse. Inoltre urgeva necessariamente risponderle a tono, come aveva osato definirla un cane?! Non che i cani meritassero di essere discriminati, per carità, ma lei era un lupo ed andava molto fiera di quella sua natura.
    La licantropa aveva dunque preso a trasformarsi in tutta tranquillità, ignorando il solito dolore che ne intorpidiva le membra per un po’ dopo ogni trasformazione, al quale dopo venti anni si era abituata. Il pelo scuro si era ritratto, mentre la pelle scura della ragazza aveva iniziato a fare capolino, così come i suoi tratti mediorientali e i capelli castano scuro, legati in una pratica coda. Come Lex non sembrava soffrire il freddo, indossava infatti solo una camicia a quadri grigia e dei jeans un po’ scoloriti, inoltre le maniche erano tirate su fino ai gomiti, per darle più libertà di movimento. L’unico altro indumento indossato da Alphard era la solita mantellina rossa, ora simile ad una cappa, che però si era subito levata, quasi come sentisse caldo con quella addosso.
    - Non sono un cane, sono un lupo.- aveva detto, rivolgendosi alla tizia che non conosceva, assottigliando lo sguardo e cercando di mostrare la propria irritazione – Tu invece cosa sei?- aveva chiesto, fissandola per qualche secondo in modo piuttosto indagatore, per poi voltarsi verso Franz e rivolgere un enorme ghigno allegro.
    - Non si accolgono così le persone, Franz.- l’aveva rimproverata bonariamente, grattandosi distrattamente dietro l’orecchio. Aveva valutato velocemente se fosse il caso di rimproverarla per il modo in cui le si stava rivolgendo, ma alla fine aveva desistito, preferendo continuare con l’atteggiamento gioviale. – Non ti sto seguendo e non voglio soldi. Ho sentito il tuo odore mentre facevo una cosa e volevo salutarti.- aveva risposto con semplicità, facendo spallucce e poi puntando lo sguardo verso Lex in modo eloquente, aveva parlato ancora: – E’ un’amica tua questa qui?-

     
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    La lotta di sguardi silenziosi tra le due maschere era stata interrotta con giovialità proprio dall’ultimo lupo che Franz avrebbe voluto incontrare in quel momento. Non che avesse una pressante voglia di socializzare con altri appartenenti a quella razza, neanche nei suoi momenti più ‘bassi’, più selvaggi. Non era andata mai d’accordo con i grandi predatori, e ne era più sicura di quanto potesse, data la larga fetta di ricordi assenti.

    Se lo sentiva nello stomaco e basta. Per questo reagì così bruscamente quando l’unico licantropo che conosceva, e che pareva avere una strana ossessione per lei – o forse era solo l’ansia a parlare –, sbucò dal nulla lì di fronte a loro. La rassicurò il fatto di non avere nessuno a cui raccontare di quando quasi si mise a strillare come una pappamolle per un semplice abbaiare. Ma solo di poco.

    – ‘Cane’ un cazzo, è una fottuta- –, continuò a gridare, alterata, questa volta alla sconosciuta. Il tempo di voltarsi nella sua direzione per mostrarle la sua brutta faccia deformata da rabbia e terrore nello stesso momento e Alphard stessa continuò la sua frase, interrompendola prima con la trasformazione e poi con le sue parole. Tornò a guardare la mezza umana, nera in volto, mordendosi a sangue l’interno guancia per sfogare tutte quelle emozioni in qualche modo. Fece un passo indietro, schioccando sonoramente la lingua e distogliendo stizzita lo sguardo quando venne ‘rimproverata’. Ficcò nuovamente le mani in tasca e strinse i pugni, concentrandosi sul dolore sui suoi palmi. Apparentemente si mostrò interessata all’erbaccia intorno a loro, e in effetti aveva un buon motivo per farlo. Il volto smunto, malato, ma sollevato del ragazzino che le aveva chiesto di fargli quel favore – retribuito, altrimenti non l’avrebbe neanche ascoltato – le tornò prepotentemente in mente, e con altrettanta violenza Franz lo scacciò via. Al momento aveva altri problemi a cui pensare. Come il gelo che le stava ormai entrando nelle ossa e la fastidiosa presenza di due creature con le quali non avrebbe voluto avere a che fare. Che le conoscesse o meno, che fossero più o meno innocue per diversi motivi, tutto quello non le importava.

    Le motivazioni di Alphard per quella visita di cortesia le fecero roteare gli occhi. Si strinse nelle spalle, più un tentativo di risparmiare calore che una presa di posizione, e le fece un cenno col capo.

    – Ciao. Fatto, puoi andare. C’è già troppa confusione qui e anche io ho 'cose' da fare. –, borbottò, sottolineando una mansione che aveva già mentalmente abbandonato – giusto per togliersela di dosso prima – e lanciando un’occhiata eloquente a Lex stessa. – Direi di no, l’ho appena incontrata. Facci amicizia tu se vuoi, tutta tua. –, aggiunse, sdegnoso, come se lo reputasse qualcosa di stupido.

    Impossibilitata ad andare via, con il pericolo che voltando loro le spalle potessero saltarle addosso o peggio, seguirla fino a casa senza che lei se ne accorgesse, Franz prese a far finta di guardarsi intorno, proprio come aveva fatto fino all’arrivo di Lex. Quella volta per aiutarsi tirò fuori da una delle grosse tasche della giacca di pelle una piccola torcia, che accese e inizialmente usò per scaldarsi le mani, un po’ inutilmente. Guardò di sottecchi le altre due, così a loro agio con due pezzi di stoffa leggera addosso e nient’altro. Le maledisse mentalmente in tutte le lingue che conosceva, anche quelle inventate, poi tornò a caccia di erbacce, o almeno ci provò.
     
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  8. Lex Quinn
     
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    La sua perplessità sembrava aver infastidito ancora di più Franz, che aveva osato correggerla con quel linguaggio tanto scurrile, chiaramente un affronto che in altre situazioni non avrebbe perdonato tanto facilmente. Purtroppo però, la Maschera aveva ragione, cosa confermata anche dalla licantropa stessa, che di fronte ai suoi occhi si era ritrasformata in una forma umana. Lex ci rimase quasi male, e per una volta cambiò espressione anche se di poco: sollevò entrambe le sopracciglia, appena appena, anche se abbastanza da lasciar trasparire una certa sorpresa.
    «I lupi non sanno fare questo...» contestò, cercando di mimetizzare il dubbio nella sua voce. Sapeva cos'erano i lupi, ma non poteva dire di saperne abbastanza da poter affermare con certezza che quella era la verità.
    «Un'umana.» rispose prontamente alla sua domanda, come se non avesse dubbi sulla cosa. Eppure già il fatto che non fosse sconvolta dalla domanda e che quindi valutava la possibilità che esistesse qualcosa al di fuori degli umani poteva sembrare sospetto... anche se forse c'era l'attenuante di aver appena visto un lupo diventare un essere umano.
    Approfittò della distrazione delle due, che parlavano tra di loro, per osservarle e cercare di capire cosa stava succedendo. Nel farlo, rimase pressocché immobile, a parte lo sfilare le mani dalla tasca per incrociarle sul petto. Le due chiaramente si conoscevano, anche se quella chiamata Franz sembrava parecchio ostile nei confronti dell'altra. Rimase in silenzio fino alle ultime parole di Franz, che la infastidirono abbastanza da farle arricciare il naso.
    «Non sono sua, né di nessun altro.» specificò, fraintendendo evidentemente quel modo di dire.
     
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    Alphard si era esibita in un largo sbadiglio mentre elaborava al meglio le informazioni sul luogo e sulla situazione attuale. Non era tanto causato dalla noia, ma dal fatto di essere ferma per la prima volta dopo ore di cammino.
    Aveva notato come la nuova venuta fosse rimasta in parte sorpresa per via della sua trasformazione. Il fatto che lo fosse solo “in parte” era di sicuro l’elemento chiave. Di solito persino i suoi simili rimanevano piuttosto turbati e forse spaventati dall’eventualità di ritrovarsi davanti quel genere di creatura, eppure quella ragazza dall’odore strano non aveva letteralmente battuto ciglio. Forse anche per questo la sua risposta riguardo l’essere un’umana l’aveva quasi fatta scoppiare a ridere, facendole emettere uno sbuffo divertito.
    - E io non pensavo che gli umani fossero come te, eppure ne ho mangiati tanti quindi credevo di saperne abbastanza.- aveva commentato con un sorrisetto sghembo, facendo la gradassa come al solito. Di solito del resto, quello era il modo migliore per evitare degli scontri e convincere le persone a collaborare. Inoltre, beh, le piaceva far credere agli di essere una stupida piena di sé senza cervello, in quel modo tendevano a sottovalutarla e questo la aiutava parecchio in combattimento. – Hai visto quante cose si imparano in posticini belli e profumati come questo?- aveva aggiunto con un sorrisone che ne aveva messo in mostra i canini superiori ed inferiori ben più appuntiti del normale.
    Esaurito l’interesse nei confronti dell’altra, pur continuando a monitorarla grazie ad i propri sensi più sviluppati ed il suo innato sesto senso da bestia, si era dunque potuta concentrare sulla prima candidata a diventare un membro del branco che avesse selezionato tutta da sola, ovvero Franz.
    - Mh? Di già? No, mi annoio a casa. Non ho voglia di ripassare lettera “A”.- aveva sbottato in risposta alla suo tentativo di staccarsela di dosso, scrollando anche le spalle per sottolineare la cosa – Che devi fare?- aveva chiesto quindi, con tutta la naturalezza del mondo, sistemandosi meglio la mantellina che portava sotto braccio. Non sembrava particolarmente interessata al fatto che fosse lievemente macchiata di fango, quasi come se non le importasse. Aveva di nuovo voltato la testa verso Lex, dunque, quando Franz aveva chiarito come non fosse sua amica.
    - Oh. Che ci fai qui, allora? La stavi seguendo?- aveva domandato, inclinando appena il capo. Non sembrava considerare quell’opzione così assurda a quanto pare, dopo aver visto la natura vagamente fuorilegge di Franz. Non le aveva detto di essere a capo del traffico di candele della città, del resto? Era una tipa importante, era normale che le mettessero degli scagnozzi alle spalle per spiarla. Aveva completamente ignorato il fatto che detto da una che aveva raggiunto le ragazze seguendo il loro odore con tinte vagamente simili a quelle di una stalker, risultasse alquanto ipocrita. – E non ti preoccupare, non ti voglio.- aveva poi aggiunto, inarcando le sopracciglia con aria confusa. Era strano, persino lei aveva capito quel modo di dire di Franz, possibile che fosse più ignorante di lei in materia? Cosa diavolo era? Non sembrava neanche in grado di riproporre i movimenti umani alla perfezione, nonostante ci provasse, si vedeva chiaramente anche solo dalla postura fin troppo rigida. Persino Irène non riusciva a stare in quel modo, nonostante ci provasse in tutti i modi. Forse non era abituata a prendere la forma umana? O forse era semplicemente inesperta come una cucciola?
    L’avrebbe scoperto a breve.

     
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    Franz fece una smorfia evidente, ignorando di proposito e con una certa insistenza lo scambio di parole delle altre due creature. La domanda generale e neanche tanto implicita che aleggiava su di loro era un semplicissimo ‘che accidenti sei tu?’, e solo Alphard pareva essere onesta al riguardo. Più o meno. A suo modo. Roteò gli occhi in malo modo e scosse la testa quando la sentì iniziare di nuovo con le sue sceneggiate, una sua abitudine che Franz aveva imparato a conoscere praticamente subito, e che già le stava sui maroni.

    – Però quando serve davvero non ti mangi proprio nessuno. –, borbottò, a voce abbastanza alta da farsi sentire anche solo dalla licantropa, che in quanto ad udito doveva essere messa bene. Non sapeva per quanto riguardasse l’altra tipa, ma nel caso peggiore avrebbe pensato che lei e Alphard erano abbastanza in confidenza da prendersi amichevolmente per il culo. Falsissimo, ma conveniente. Non avrebbe esitato a sfruttare la cosa se l’avesse aiutata anche solo un po’ a salvarsi la pelle.

    Ormai aveva da tempo perso di vista l’obiettivo di quella sua missione. D’altronde senza luce e con tutta quella puzza a coprire qualsiasi altro odore chiunque altro avrebbe avuto problemi. Sospirò e alzò il capo, roteandolo per far scricchiolare malamente il collo, che poi andò a coprire con il grosso colletto felpato della giacca di pelle. Ne approfittò per voltarsi verso le altre due, in particolar modo su Alphard.

    – Devo farmi un po’ di cazzi miei. E anche tu. –, le consigliò amorevolmente, il che voleva dire quasi ringhiando e fissandola con sguardo funereo. Lanciò un’occhiata a Lex, ancora lassù a sbarrarle, almeno secondo lei, il passaggio. Lo sguardo che le rivolse non fu tanto diverso da quello dedicato ad Alphard, giusto per non fare favoritismi. Alzò un sopracciglio, turbata dalla sua risposta a quella che almeno per i canoni di Franz era solo un modo di dire, che però l’altra aveva preso fin troppo seriamente.

    – … Va bene, buonanotte vah. Se volete scusarmi ho il culo gelato. –, biascicò alitando sulle mani e poi infilandosele in tasca, iniziando a dirigersi a passo spedito verso l’entrata delle fogne per lasciarsi alle spalle il prima possibile quel posto disgustoso. E la compagnia poco desiderata. Le ci voleva poco, solo qualche ampia falcata per tornare al coperto, e poi qualche ora di strada a piedi ammesso di non incappare in traffico poco gradito.

    Un gioco da ragazzi, davvero… ma Franz stessa dovette ammettere che le sarebbe andata fin troppo di lusso. E il lusso non faceva per lei.

    Mise appena piede all’interno del tunnel per le fogne quando delle voci in avvicinamento la fecero fermare sul posto. Due voci femminili, una decisamente più chiassosa e rozza dell’altra. Ma i passi che sentiva le fecero capire che c’era un terzo o una terza a seguirle.

    – … e la prendo è una troia morta! –, disse una.

    – Lona, linguaggio… – , ecco l’altra.

    – No Doris, a quel paese il linguaggio! E’ il nostro giro! La NOSTRA erba! Ci sono regole! REGOLE! –

    – Signora, se posso permettermi di darle un consiglio le direi di abbassare la voce. L’effetto sorpresa- –, eee la terza. Profonda, decisamente maschile. A Franz diede l’idea di un colosso, o forse era semplicemente il suo subconscio ad associare a quella voce l’ultimo omone che aveva buttato giù principalmente da sola.

    – AL DIAVOLO L’EFFETTO SORPRESA? MI SENTI, STRONZETTA? MI SENTI?? STIAMO VENENDO A PRENDERTI! COL CAZZO CHE MI RUBI I CLIENTI- mhhhhhh –, ci fu una pausa parecchio lunga dopo quello scoppio d’ira. Franz ne approfittò per arretrare, appesantita da una bruttissima sensazione. Tornò all’esterno, dove forse avrebbe trovato ancora Lex e Alphard, presenze improvvisamente graditissime ai suoi occhi. Nel caso in cui le avesse trovate ancora lì, le avrebbe fissate in silenzio e alla fine avrebbe deglutito in modo eloquente.

    Chissà perché, chissà, era abbastanza sicura di essere lei la stronzetta di cui parlavano.
     
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  11. Lex Quinn
     
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    «I lupi non mangiano gli umani. I lupi vivono nei boschi e qui non ce ne sono. I lupi non parlano.» ribatté, con quella che per lei era una logica ineccepibile. Aveva addirittura aggrottato la sopracciglia, sicura di sé in quello che stava dicendo. «Cos'avrei di non umano?» chiese poi. Non aveva intenzione di far cadere la maschera tanto facilmente, ma evidentemente stava sbagliando qualcosa. Eppure era sicura che i suoi ricordi genetici, qualunque fosse la loro fonte, erano affidabili.
    Come più o meno previsto da Franz, Lex non udì bene quello che aveva borbottato. Aveva solo avuto l'impressione di aver sentito delle parole, ma non abbastanza bene da effettivamente capirle. Il suo udito era sviluppato, ma non così tanto e quella forma umana lo indeboliva ancora di più.
    «No.» rispose, candida, alla domanda di Alphard. No, non la stava seguendo. «Non ha nulla che mi interessi. Volevo capire dove siamo. Sulla mappa. Tu puoi dirmelo?» chiese al "lupo", stringendo i pugni che aveva infilato in tasca.
    Quindi decise di rivolgere le sue attenzioni a Franz, voltando lentamente il capo verso di lei, prima che se ne andasse. «Sei scortese.» le fece notare, col tono più neutrale del mondo. Non sembrava infastidita da quel tono. Certo, se fosse stato un membro dello Sciame a parlarle così, una scarica elettrica in faccia non gliel'avrebbe tolta nessuno. Ma lì era fuori dall'Alveare, e la sua regalità non era riconosciuta. E lei non aveva interesse nel farla riconoscere dagli umani. «Perché?» le chiese quindi, con una curiosità estremamente genuina. Non riusciva a capire cosa poteva averle fatto di male. La lupa era un conto, sembrava si fossero già incontrate, ma Lex non le aveva mica fatto nulla. Se Franz l'avesse ignorata in ogni caso e si fosse infilata nel tunnel che stava sotto di lei, Lex non avrebbe fatto assolutamente nulla per impedirglielo, nonostante stesse "sbarrando" la strada.
    Tutto questo, ovviamente, prima dell'arrivo delle soavi voci che presagivano violenza. Lex non capì il contesto del discorso. Confusa, lanciò un'occhiata ad Alphard. «C'è così poco cibo? L'erba non mi sembra così pregiata.» chiese solamente, prima di spostare lo sguardo su Franz appena tornata. E poi si chiede anche cos'ha di non umano.
     
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    Il tuo peggior incubo.

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    - Eh? Se serve lo faccio. Se non serve non posso.- aveva risposto di getto a Franz, come se fosse una cosa logica e alla quale sarebbe potuta arrivare anche da sola. Sembrava in qualche modo piccata che non ci fosse riuscita, addirittura. Rivolgendole uno sguardo confuso, aveva dunque rivolto la propria attenzione sulla tizia alta; aveva detto anche lei un sacco di imprecisioni e doveva assolutamente correggerla! – I lupi mangiano gli umani. I lupi non vivono solo nei boschi. E… beh, alcuni lupi parlano. Io parlo e sono un lupo.- aveva dunque fatto con tono sincero, guardandola con una certa fermezza in volto. Era sicura delle proprie parole, del resto.
    - L’odore e ti muovi in modo strano. Prova a stare in una posizione un po’ più ciondolante o ti scopriranno. – le aveva detto con aria leggera, come se si trovassero in un centro estetico e le stesse consigliando un nuovo taglio di capelli. Per rendere al meglio il proprio consiglio aveva abbassato e rialzato le spalle più volte, rendendo ancora più rilassata la sua posizione attuale, osservandola poi come se si aspettasse qualche cambiamento nella sua postura.
    - Tu dici?- aveva poi detto, assottigliando lo sguardo, a Franz, che a quanto pareva continuava ad amare utilizzare quei toni per niente carini nei suoi confronti. Aveva evitato di rimproverarla con un ringhio giusto in tempo, ricordandosi come non fosse davvero un canide ma qualcosa di diverso e non meglio identificato. Non ne avrebbe capito il significato e questo, probabilmente, l’avrebbe solo portata ad essere più indisponente e non era un lusso che voleva permettersi in presenza di una sconosciuta che… voleva indicato sulla mappa un punto ben preciso. Aveva osservato prima lei e poi il pezzo di carta. Aveva persino provato a sporgersi in quella direzione, come per provare a decifrarla, ma ovviamente il risultato non era stato dei migliori.
    - Mi dispiace. Non so leggere.- aveva borbottato, passandosi una mano sulla nuca con fare infastidito. Non conosceva la conformazione della città, inoltre non sapeva come fossero scritti i nomi dei vari quartieri. Decisamente non c’era modo per lei di decifrare quello strumento. Forse l’idea di andare a casa a ripassare la lettera A con Irène ora non sembrava troppo bislacca.
    Successivamente si era parzialmente chiusa in se stessa per un attimo, disturbata da quella performance deludente nella quale si era dovuta esibire suo malgrado di fronte a Franz, uno dei possibili membri del branco che voleva reclutare. Gli stessi membri che ne avevano approfittato per sgattaiolare via, lasciandola con la tizia stordita in mezzo a quel sudiciume. Aveva fissato per qualche attimo Lex, prima di provare a fare qualche passo in direzione della ragazzina. Provare, appunto, visto che si era ritrovata a bloccarsi con i muscoli contratti e le orecchie a punta ritte e pronte ad analizzare ogni suono.
    Aveva sentito delle voci. Erano di sicuro tre. Il loro odore giungeva alla ragazza in parte mascherato dalla puzza circostante, tuttavia riusciva a comprendere come non fossero propriamente umani. Un brutto presentimento aveva preso possesso del suo corpo, facendola rabbrividire, prima di voltarsi verso una Franz ammutolita.
    - Giuro che se è un altro vampiro…- aveva detto con tono carico di rancore, senza completare la frase e digrignando i denti con fare irritato. Da quanto era arrivata in quella città maledetta aveva visto più succhiasangue che esseri umani. Per caso il Dio di Irène si stava in qualche modo divertendo con lei? Una vendetta per aver sparato alla rappresentazione di suo figlio in croce qualche sera prima, magari? O più in generale per tutte le cose maligne che aveva fatto? Nah. Doveva essere per il crocifisso.
    - Immagino non siano vostri conoscenti. O sbaglio? Riuscite a capire cosa sono?- aveva domandato cercando di mantenere la calma, nonostante le tempie avessero iniziato a sudare. Sperava che almeno Lex avesse qualche potere ultrafigo stile sonar che le permettesse di captare cosa avesse intorno, come l’uomo pipistrello che aveva incontrato centinaia di anni prima sulle coste dell’Oceano Atlantico. Era davvero utile quel dono.

     
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    once a stray, always a stray

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    Avrebbe davvero voluto lasciare le altre due a parlare di zoologia, sottraendosi a quell’incontro sfortunato e tornando nelle fogne senza emettere un altro singolo suono. Anche perché l’alternativa era rimanere lì, al freddo. A sorbirsi i bronci e i rimproveri di Alphard. Le domande, per lei stupide, dell’altra tipa. Sprecare una serata intera per nulla.

    Però, se se ne fosse andata, si sarebbe persa la prima figuraccia della licantropa da quando l’ha conosciuta. Quindi dal giorno prima, più o meno. le scappò una mezza risata davvero cattiva.

    – Non ci credo. Hai vissuto davvero tra gli alberi finora? –, le domandò, affatto curiosa ma intenzionata a rigirare il dito nella piaga – a modo suo – finché potesse. Ironico, comunque, detto da Franz.

    Ehi, almeno lei sapeva leggere… non sapeva come, ma ne era capace.

    – Grazie. –, rispose invece a Lex, voltandosi verso di lei, smorzando il ghigno e stringendosi nelle spalle. Lo prese come complimento, con una faccia da schiaffi invidiabile. – Non lo so, forse l’ho ereditato dai miei genitori. “Vaffan” e “culo”, se ricordo bene. Ringrazia loro. –, continuò, dandosi giusto un secondo per complimentarsi per la battuta fine ed elegante prima di far cadere dal nulla il sogghigno, come se non ci fosse mai stato. sembrava non essere la sola a dover fare un ripasso di ‘espressioni facciali e le loro tempistiche’. Quel poco di personalità che aveva mostrato in volto, positiva o negativa che fosse, si spense come una lampadina fulminata e senza dire altrò provò a congedarsi.

    Provò. Fu la prima a sentire le voci e a percepire i suoni di tre persone distinte provenire dal tunnel della fogna, Lex subito dopo. Alphard era più lontana, ma i suoi sensi avrebbero sopperito alla distanza.

    Tornò indietro, senza però distogliere lo sguardo dall’uscita delle fogne. Pallida come un cencio, non nascose il suo disagio e sicuramente anche la sua paura, tant’è che la licantropa parve afferrare qualcosa. Lex si perse in domande a dir poco incredibili, che difficilmente l’avrebbero aiutata a sembrare più una tipa ‘normale’. Franz le lanciò giusto uno sguardo sconvolto, prima di tornare a fissare l’uscita. I passi erano in avvicinamento, e quando ci furono solo pochi metri di distanza tra un gruppo e l’altro, iniziarono ad arrivare i primi odori. Una puzza di bruciato, di zolfo, d’inferno. Molto probabilmente un demone di qualche sorta, che aveva preso il posto di ‘aprifila’. Più difficili da captare quelli delle altre due creature, femminili: uno anche troppo coperto da profumo, ma decisamente familiare almeno per la licantropa, dato che era molto simile al suo; l’altro non odorava di nulla. Sforzandosi di descriverlo, si sarebbero potute trovare alcune parole. Freddo, asettico, sterile. Non era stata usata qualche fragranza artificiale per coprirlo, ma proprio perché così sfuggente probabilmente sarebbe stato il più difficile da identificare, tranne che per esperienza personale.

    Franz non sentì nulla di tutto ciò, distratta dal gorgoglio del proprio sangue nelle orecchie e dal rimbombo che sentiva nel petto. Per non parlare della puzza già asfissiante del luogo dove si trovavano. Si dovette affidare solo alla vista, che l’aiutò un po’ di più nonostante il buio già calato: quando le tre figure sbucarono, stranamente silenziose, dal tunnel delle fogne, la changeling riuscì ad allontanarsi ulteriormente nella direzione opposta, nel bel mezzo della discarica. Un gesto disperato, dato che non appena capì con chi aveva a che fare si rese conto di non poterli seminare, non in un posto del genere.

    D’altronde avevano un fottuto licantropo da tartufo con loro.

    Una volta all’aria aperta, la figura più piccola, una ragazza dai lunghi capelli castani, lisci e morbidi, portò le braccia in alto per stiracchiarsi. Il pezzo di stoffa che aveva al posto della maglia si tirò su nel movimento, scoprendole ancora di più l’addome bianco e liscio. Indossava una giacca a mezzo busto nera, lo straccetto che le fasciava il petto era dello stesso colore, una canottiera cortissima e con uno scollo più che generoso, e le gambe erano foderate da jeans stracciati. Insieme a un paio di sneakers, non indossava altro. Franz si ritrovò a maledire anche lei, al di fuori delle circostanze nelle quali si stavano incontrando.

    – Allora, allora allora allora! Chi abbiamo qui? –, chiese, squadrando tutti i presenti con un sorrisino malevolo sul volto piccolo e delicato, da bambola. A giudicare dalla voce, si trattava della tipa che prima aveva urlato a pieni polmoni. Ed era la proprietaria dell’odore freddo e pungente che, effettivamente, adesso Franz riconosceva.

    La vampira puntò gli occhi verdi, singolarmente, su tutte e tre le potenziali sospettate, leccandosi le labbra. Le indicò man mano tutte e tre, come a fare la conta. Puntò il dito su Lex, girandosi su se stessa per fronteggiarla nel caso quella fosse ancora sopra il tunnel.

    – … Tu magari? Hai un bel faccino. Proprio da ladra. –, tentò, con tono languido che sembrava a malapena celare l’irritazione. Provò a fare un passo verso di lei, ma la seconda figura le bloccò il braccio e lo usò per puntare un’altra persona. Puntò Franz.

    – No, lei. –, corresse la compagna, monocorde. Franz si congelò sul posto, sbarrando gli occhi. Fissò quella seconda creatura, vestita in maniera più ‘professionale’ dell’altra, come se fosse una donna d’affari di giorno, la compagna di marachelle della vampira di notte: camicia, pantaloni da tailleur e mocassini. I lunghi capelli neri erano legati in una coda, e gli occhi azzurri schermati da una montatura sottile, occhiali da vista. Anche se a giudicare dall’odore che emanava, difficilmente le servivano davvero. I licantropi potevano avere problemi di vista?

    – Oh. Oh! Grazie tesoro. –, miagolò la vampira, Lona, verso l’altra, prendendole la mano che prima le aveva stretto il polso per baciarne il dorso. Poi puntò Franz e le scoprì i canini contro.

    – Sei tu la putt- la SIGNORINA che mi ruba i clienti quindi! –, la apostrofò, mentre il suo tono di voce si faceva sempre più irritato. Si guardò intorno, lanciando occhiatacce anche ad Alphard e Lex. Lasciò la mano di Doris, la licantropa, per far scricchiolare le proprie dita.

    – Ti sei portata la scorta? NON IMPORTA! Ricky vale per quattro da solo!! Vero Ricky? –, abbaiò soddisfatta in direzione del terzo individuo, il demone: una creatura massiccia e imponente, che superava i due metri di altezza e ne contava forse altrettanti in larghezza, a voler essere generosi. Nonostante la sua silhouette che l’avrebbe etichettato come un bruto, fu quello che rispose in modo più pacato.

    – Per lei qualunque cosa, signora. –, ribatté, serio, sistemandosi il polsino della camicia che indossava sotto la giacca. Il suo abbigliamento era tale e quale a quello di una bodyguard di alto livello: completo nero, occhiali da sole, fondina anche troppo evidente alla cintura. Neanche a dirlo, tutti e tre erano più che armati, e non volevano nasconderlo.

    Franz non voleva crederci. Si era inimicata una gang di spacciatori? Digrignò i denti, stringendo i pugni che stavano quasi diventando pezzi di ghiaccio dato che li aveva tirati fuori dalle tasche ormai da un po’. Fece un passo indietro, rigida.

    – Che cazzate stai dicendo? Non ho rubato niente a nessuno! Te ne sei fumata troppa, di erba! –, la assalì verbalmente, il volto contorto da un miscuglio di rabbia e paura. Sfoderò i denti a sua volta, a prima occhiata del tutto umani, solo per istinto.

    La vampira incrociò le braccia al petto, sorridendole esageratamente dolce.

    – Che peccato… Nóri sembrava così felice di essersi fatta un’amica… –, la punzecchiò. Franz si bloccò di nuovo, come colpita sul vivo, e si corrucciò ulteriormente. Lona doveva aver provocato la reazione che voleva, perché allargò il sorriso e sospirò soddisfatta, ravvivandosi i capelli.

    – Forza, su, vieni qui che non ho tem-- –

    – Se- Se vuoi prendermi devi passare prima sul loro corpo! –, la interruppe Franz, che nel frattempo sembrava aver iniziato a delirare. Indicò Lex e Alphard, sforzandosi di non far notare quanto il suo braccio stesse tremando. In quel modo deviò l’attenzione della vampira da lei, che si dedicò anche solo per un secondo alle altre. Le bastava.

    – Hanno giurato di proteggermi e non vi lasceranno in pace finché non vi avranno fatte a pezzi- Quella lì ha aperto in due uno dei tuoi compari con una zampata proprio ieri! –, si concentrò su Alphard, sperando di innescare una reazione d’orgoglio nella vampira. Quella effettivamente assottigliò lo sguardo, scrutando la licantropa.

    – Quella palla di pelo lì…? Sul serio? –, mugugnò, pensierosa. Doris prese a fissare Franz, sgamandola immediatamente, non che ci volesse molto. Provò a convincere la compagna, intervenendo.

    – Lona- –

    – Così sia! Io mi occupo della pulciosa! Ricky, fammi un favore e liberati della ladruncola~ –, ordinò all’oscuro, che lasciò perdere il polsino che stava ancora sistemando e prese a fissare Franz. Doris non ricevette alcun ordine, non inizialmente: la vampira la tirò per un braccio e le stampò un bacio umido sulle labbra, forse per scaramanzia, poi le diede una bella pacca sul sedere.

    – Tu hai carta bianca, divertiti! –

    Franz fu abbastanza sicura di non aver mai desiderato così tanto di morire. Fissò le altre due ‘alleate’, senza sperare troppo che le dessero corda in quella farsa. Almeno aveva diviso le attenzioni del gruppo- a discapito di due semi-sconosciute che non c’entravano niente. Non si fermò a rivolgere loro cenni di scuse: le danze si sarebbero aperte presto, e lei doveva concentrarsi al massimo per trovare anche solo uno spiraglio che le permettesse di darsela a gambe il prima possibile.


    Vampiro
    Punti Vita: 36
    Punti Difesa: 28

    Oscuro
    Punti Vita: 28
    Punti Difesa: 18

    Licantropo
    Punti Vita: 26
    Punti Difesa: 17

    Franz (non mutata)
    Punti vita: 54
    Punti difesa: 27
     
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  14. Lex Quinn
     
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    «Non era un complimento.» specificò, quando si sentì ringraziare da Franz. No, non era un modo per dirle che era un rimprovero. Solo che non era un complimento. Insomma, ci teneva alla verità, in questo caso. E la verità era che il tutto le era estremamente neutrale. «Non mi sembrano nomi plausibili.» aggiunse, senza scomporsi troppo. In effetti si rese conto di essere rimasta completamente immobile per diversi secondi, non solo perché Alphard gliel'aveva fatto notare. Ma per quello non poteva farci molto. Era nella sua natura stare con la schiena dritta. Era una Regina. Non sarebbe andata in giro con la gobba o ciondolando come un qualsiasi popolano. Per questo fece una smorfia stizzita alle parole della lupa.
    «Mi muovo perfettamente. Non hanno nulla da scoprire. E non ho un odore strano.» aggiunse, sollevando finalmente le braccia per portarsi un avambraccio davanti al naso e annusarsi. D'accordo, non aveva l'olfatto sviluppato quanto quello della sua forma ideale, ma non sentiva nulla di strano. «E sono comunque abbastanza sicura che i lupi non parlano.» aggiunse, tanto per gradire, mentre abbassava nuovamente le braccia.
    Forse l'arrivo dei poco simpatici conoscenti di Franz l'avrebbe tratta in salvo da una certa situazione di imbarazzo e disagio.
    «No.» rispose con semplicità alla domanda di Alphard. Un altro dei poteri che la sua forma ideale aveva ma che aveva perso temporaneamente era proprio una specie di sonar.
    L'aspetto dei tre individui che uscirono dalle fogne, sotto di lei, non le diceva nulla. Per quanto la riguardava, erano umani anche loro. La donna che aveva urlato fino a quel momento continuò a urlare. Le puntò il dito contro e osò chiamarla ladra. «Non osare.» la minacciò con una voce raspante, ancora più fredda di quella usata finora con Alphard e Franz, che era un tono semplicemente molto neutro. Comunque l'altra donna aveva indicato Franz, quindi l'attenzione del gruppetto si era rivolto verso la signorina Scortese.
    Per dei motivi che Lex continuava a non comprendere, la donna urlava e urlava. Sembrava molto arrabbiata. Continuava a sbraitare e iniziò a dare ordini. In una più comprensibile risposta difensiva, anche Franz aveva iniziato a urlare. Peccato che stesse urlando qualcosa di poco gradito alla Principessa. Di offensivo, quasi. Una futura Regina come lei avrebbe dovuto giurare di proteggere una semplice umana che non aveva neanche la decenza di rivolgersi a lei senza il dovuto rispetto. Certo, come no.
    «Menti sapendo di mentire.» rimbeccò, lanciando un'occhiata velenosa verso Franz, stavolta con un'espressione apertamente infastidita. «Non è la mossa migliore.» la rimproverò. Fatto sta che la vampira sembrò crederle e iniziò a sbraitare altri ordini. Quanto era fastidiosa. A quanto sembrava, la vampira voleva occuparsi di persona di Franz. Il gigante fu indirizzato verso Alphard. La terza, invece, non aveva ricevuto ordini. Lex prese a fissare dall'alto in basso, col mento all'insù. Iniziava a scocciarsi, e la copertura ormai era quasi andata a farsi benedire. Continuava a non capire perché. Con un sospiro scocciato, allargò leggermente le braccia. I suoi occhi si illuminarono di una bioluminescenza ambrata, e un impulso luminoso sottopelle visibile con anche poca attenzione si propagò dal centro della sua fronte fino ad entrambe le sue mani. Due sfere di bioelettricità le si formarono sui palmi delle mani, pronte a essere scatenate.
    «Non ci provare.» minacciò la licantropa. Non aveva intenzione di immischiarsi e difendere quella persona tanto scortese, ma non avrebbe esitato a difendersi in caso venisse attaccata.
    Lex
    Punti vita: 50
    Punti difesa: 30

    Si prepara a sparare un fulmine contro chiunque la attacchi.
    Potere Ki
    Danno: 10
    Punti difesa necessari a schivare: 5
     
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    - Se lo dici tu.- aveva commentato Alphard, riguardo la questione dei modi di fare della tizia alta, alla fine sarebbe stato un suo problema se l’avessero scoperta, mica della licantropa. La seconda questione, però, quella riguardante i lupi che parlavano, l’aveva fatta sorridere in un modo piuttosto ferino, quasi divertito e allo stesso tempo teso. – Forse più tardi ti darò una dimostrazione.- le aveva promesso, prima di stiracchiarsi appena il collo.
    La risposta più sensata alla presa in giro di Franz, ad Alphard, sembrò senza ombra di dubbio una bella ringhiata d’ammonimento, con tanto di zanne scoperte. La ragazza non aveva bisogno di essere davvero un cane per comprendere cosa volesse dire. Ringhio che poi era stato ripetuto anche quando quelle due avevano iniziato a bisticciare tra di loro, lo stesso che aveva sentito utilizzare spesso nei branchi dai membri più importanti per risolvere un conflitto interno tra due lupi.
    - Smettetela.- aveva detto verso di loro con voce decisamente profonda rispetto al normale e rivolgendo loro uno sguardo assolutamente glaciale. Possibile che si dovessero comportare come due cucciole proprio in un momento simile? Gli odori di quelle tre creature erano sempre più vicini, facendo aumentare ancora di più in Alphard la consapevolezza che avrebbe dovuto rivivere ancora una volta il suo incubo più grande. Ma non poteva essere. Doveva esserci un errore. Non poteva essere capitata in una città di vampiri o Irène glielo avrebbe detto! Non era così cattiva da tenerle nascosta una simile informazione. Non prendeva in considerazione Angelus visto che evidentemente lo considerava capace di farlo, invece.
    Non ci era voluto molto perché le tre figure che aveva percepito prima sbucassero di fronte a loro, facendo letteralmente bloccare Alphard sul posto. Non sembrava interessata all’aspetto fisico avvenente delle creature che aveva davanti, né alle loro dinamiche così strane e per certi versi divertenti. Non le interessava nemmeno che volessero punire Franz per qualche motivo a lei sconosciuto. Quello che le importava era che di fronte a lei c’erano una vampira E una licantropa. Assieme. Non contro, ma proprio assieme assieme. Era facile identificare l’odore di un proprio simile e di quelle creature infernali per lei, ma mai come in quel momento si era pentita di quella sua abilità in grado di renderla consapevole del fatto che una della sua razza li avesse tradito facendosi baciare la mano da una sporca succhiasangue.
    Un ringhio aveva iniziato a crescerle sempre di più in gola, mentre si ritrovava ad osservare passivamente le dinamiche dell’allegro gruppetto contro Franz e Lex. Non le interessava di essere scambiata per una ladra né di essere definita una palla di pelo. Sinceramente apprezzava persino il fatto che la changeling avesse deciso di tirarla in mezzo, sostenendo che la avrebbe difeso di certo. In un altro momento forse l’avrebbe rimproverata per non averla consultata prima di dire una cosa del genere, ma ora voleva solo fare quanto più male possibile a quelle creature, scoprendo così se per caso la sua simile fosse sotto l’influsso dei poteri dell’altra o meno. In ogni caso delle belle botte non gliele avrebbe levate nessuno. Era dunque rimasta ferma ed immobile, stranamente docile, di fronte ai tre, almeno fino a quando non era successa una cosa. LA cosa.
    La vampira aveva baciato la licantropa. Due esseri di sesso femminile si erano baciati di fronte a tutti come se nulla fosse. Due razze nemiche si erano baciate di fronte a tutti come se nulla fosse. Quelle due forse l’avevano già fatto altre volte. Forse avevano persino condiviso momenti ben più intimi. Improvvisamente aveva sentito una vaga sensazione di vomito pervaderla, mentre il ringhio si faceva sempre più forse nella sua gola, ora perfettamente udibile. I suoi occhi erano mutati, mostrando la pupilla verticale mentre i suoi canini superiori ed inferiori erano cresciuti assieme alle orecchie a punta.
    - Andatevene. O vi uccido. E non posso uccidervi.- aveva comandato, con parole che probabilmente avevano confuso i più ma che erano stranamente vere. Era possibile sentir quasi tremare l’aria, mentre l’istinto omicida emanato dalla licantropa veniva direzionato sulle creature di fronte a sé, forse e insinuante. Chiaramente il suo solito modo di esprimere lo Charme. Nel dirlo, una mano tremante era corsa al cappuccio della sua mantella rossa, iniziando a calarlo sul suo capo. Pareva che avrebbe avuto più bisogno del solito di quel potente manufatto, quel giorno.

    Alphard
    Punti Vita: 160
    Punti Difesa: 83

    Charme: Alphard intimidisce i tre nemici.
    Punti difesa necessari a resistere: 8 (+5 contro gli esseri umani)
    Punti difesa per continuare a resistere: 7
    Bonus ai punti difesa contro soggetti ammaliati: 3
     
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36 replies since 29/9/2016, 16:30   471 views
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