Chi cerca trova...

Tra le molte doti che Phoebe aveva non c’era soltanto la capacità di creare armi con poco ma anche di derubare i ricconi che passeggiavano tranquilli. Era sempre stata abile con le sue manine d’oro. Quella giornata aveva deciso di passarla fra i quartieri alti, cercando di passeggiare e di tanto in tanto urtando qualcuno per rubargli il portafogli che portava in tasca o nella borsetta…era davvero impressionante vedere come le persone si sentissero al sicuro quando si trovavano nel proprio ambiente. Aveva nascosto tutto nello zaino che teneva sulle spalle, all’interno di uno scompartimento che fungeva da doppio fondo per lo zaino in maniera tale che anche qualcuno le avesse chiesto di aprirlo e mostrarlo non avrebbero mi notato la sua refurtiva. Era davvero soddisfatta.
Stava facendo un ultimo giro per assicurarsi che non ci fosse più nessuno da derubare quando, accidentalmente, passo proprio accanto alle mura dell’Asphodelus. Inizialmente non ci fece nemmeno caso ma solo quando con la coda dell’occhio notò l’enorme montagna allora si fermò, si voltò e ripercorse i propri passi fino a ritrovarsi davanti a tutte quelle meraviglie. Già da terra poteva vedere un sacco di cose interessanti, cosa avrebbe potuto trovare scavando un po’ più a fondo?

”Questa è decisamente la mia giornata super fortunata.”

Pensava che quel posto appartenesse a qualche innocuo cittadino e quelle mura per lei sarebbero state veramente facili da scavalcare. Si guardò in giro per assicurarsi che non ci fosse nessuno e quando ne fu sicura si arrampicò senza troppi problemi oltrepassandolo e atterrando velocemente dalla parte opposta. Si avvicinò quindi alla montagna iniziando a toccare i vari oggetti per vedere se c’era qualcosa di interessante. Sicuramente notò alcune pistole che avrebbe potuto smontare per ricavare i pezzi e ricostruire qualcosa di meglio…insomma era il suo paese per i balocchi.

«Queste cose potrei anche portarmele via…»

Sussurrò tra sé e sé iniziando a prendere ciò che poteva essere utile. Quando invece trovava qualcosa di poco interessante nel suo insieme decise di smontarlo fino a dove sarebbe stato possibile per portare via solo i pezzi più interessanti e riuscire così a far entrare più cose nel suo zaino.
Cercava però di stare attenta e tenere i sensi all’erta così da poter fuggire via al primo segno di pericolo.

Per qualcuno poteva essere una montagna di immondizia ma per lei era un piccolo mucchio di tesori. Una cosa che aveva imparato era proprio che i pezzi per costruire o modificare le armi costavano troppo quindi per lei, quella sera, era come andare al supermercato e prendersi le cose gratuitamente.
Aveva riempito lo zaino fino all’orlo e, nemmeno volendo, sarebbe riuscita a farci entrare altro. Stava lanciando un’ultima occhiata ad un tamburo di pistola che avrebbe potuto avere grandi potenzialità ma decise di abbandonarlo perché non avrebbe saputo dove metterlo. Stava per alzarsi e andare via quando sentì una voce provenire in direzione del cancello.

”Sono stata scoperta.”

Pensò inizialmente con il cuore che la batteva forte nel petto al pensiero di doversi fare qualche mese al riformatorio, in fondo per trovarsi lì aveva infranto parecchie regole della città e soprattutto lo aveva fatto in un quartiere a cui la polizia sembrava tenere molto dato che era quello dove si trovavano le persone per bene.
Quando però sentì che era un “complice” qualcosa sembrò non tornarle. Un perfetto sconosciuto che si fermava con un furgone per darle una mano? Decisamente un colpo di culo che nella realtà non poteva mai succedere.

”Questo vuole fregarmi la roba.”

Concluse nella propria testa. Era quindi giunta alla conclusione che anche Jesper fosse un ladro e che intendesse derubare quel posto…però se pensava di fregarla aveva capito male. Con gli occhi ancora fissi sul rosso si abbassò gli occhiali che portava sul capo e si voltò velocemente, inaspettatamente, per cercare di raggiungere il muro opposto, scavalcarlo e andare via da lì.
Avrebbe potuto studiare la situazione perché se Jesper l’avesse seguita allora davvero voleva fregarla se invece fosse rimasto lì fermo significava che voleva semplicemente derubare quella casa; nel primo caso le avrebbe dimostrato che aveva fatto bene a non fidarsi, nel secondo che invece era una paranoica. In ogni caso Phoebe ormai sapeva che lì avrebbe sempre potuto trovare dell’oro e quindi sarebbe tornata. Se il rosso aveva intenzione di fermarla avrebbe dovuto muoversi e farlo immediatamente mentre le strade erano sgombre di gente.

Presa dal panico e con il cuore che le batteva forte, stava correndo verso il muro ma lui non provò a seguirla, al contrario, delle parole riguardo “l’arrotondare la giornata” e poi i passi mentre si allontanavano dal cancello. Si fermò guardando dietro di sé…poteva fidarsi?

”Beh, a me farebbe comodo un passaggio e pagare tutti questi pezzi solo venti dollari è un vero e proprio affare…”

Pensò prima di fare spallucce e scavalcare il muro per poi raggiungere velocemente il furgoncino e aprire la portiera per salire sull’abitacolo. Una cosa che avrebbe potuto sorprendere Jesper sarebbe stata la capacità di muoversi silenziosamente, come un vero e proprio felino, diversa da tutte le altre persone.

«Portami a Jillgon e lasciami dove ti pare.»

Ordinò quasi come se fosse salita su un vero e proprio taxi, tirando fuori un bigliettone da venti e sventolandolo sotto il naso del rosso.

Lasciò che lo sconosciuto si prendesse i soldi prima di sospirare e guardare davanti a sé la strada oscura che aspettava soltanto di inghiottirli. In effetti aveva preso fin troppe cose e il suo zainetto straripava letteralmente di cose, non ci sarebbe entrato nulla e lei non amava andare in giro con cose che non era in grado di trasportare perché, in fondo, di quel belloccio biondo ancora non si fidava ed era pronta per una rapida fuga in qualsiasi momento.

«No, va bene così. E comunque non stavo rubando. Lì ci abita un mio amico, mi ha chiesto di passare a prendergli qualcosa dalla sua montagna dei balocchi.»

In effetti era anche molto brava a mentire, se solo Jesper non fosse stato il proprietario di quell’enorme edificio, ci avrebbe anche potuto credere. Phoebe era abituata a mentire fin da piccola per la propria sopravvivenza, ormai dire bugie era diventato uno stile di vita, al mondo esisteva soltanto una persona a cui diceva sempre la verità, nemmeno ai suoi amichetti di strada apriva il proprio cuore. Lei si prendeva cura di loro e gli insegnava a sopravvivere ma finiva tutto lì.
Appena partirono verso le strade deserte di Dilagon, la ragazza intrecciò le dita dietro al capo appoggiandosi meglio al poggia testa e alzando le gambe per appoggiare i piedi sul cruscotto mettendoli l’uno sopra l’altro.

«Una specie di taxista? Che vita di merda. Io invece sono campionessa di freccette e soprattutto costruisco armi. Forse tu potresti diventare un mio cliente.»

Si limitò a dire facendo spallucce. In effetti le sarebbe piaciuto allargare il suo giro di clientela. Intanto gli avrebbe indicato la strada man mano che i bivi si presentavano davanti in maniera tale da condurre il giovane fino al bar davanti al quale l’avrebbe potuta scaricare nel caso non fosse stato interessato ad una simpatica e geniale armaiola.

In realtà non sapeva nulla di quel posto ma forse poteva davvero approfittare di quella “voce di corridoio” per poter portare più acqua al suo mulino.

«In effetti è proprio così…che gran perdita di tempo. Volontariato in un posto del genere. Proprio da coglioni.»

Concluse sbuffando. Non che non fosse a sfavore nel fare qualcosa per gli altri ma aveva imparato fin troppo bene che chi fa da sé fa per tre e che al mondo non bisognava aspettarsi da nessuno dei favori, soltanto il Dio Denaro era in grado di smuovere le ombre di quella città.
Davanti alla frase scocciata del rosso Phoebe si limitò a ridacchiare e sistemarsi meglio in quella sua posizione rimanendo con i piedi sul cruscotto.

«Non offendermi. Sembro giovane ma so perfettamente dove mettere le mani. Se vuoi posso anche mostrarti alcuni dei miei lavori meglio riusciti. Certo ho ancora tanto da imparare ma nulla da invidiare agli altri. Io sono in gamba e so il fatto mio.»

Disse con aria imbronciata tipiche delle ragazzine della sua età e sciogliendo le dita intrecciate dietro il capo per incrociare le braccia sul petto facendo finta di essere davvero offesa. Ma la verità era che non gliene fregava niente di quello che il rosso avrebbe detto o di ciò che pensava. Lei sapeva fare piuttosto bene il suo lavoro e aveva la sua piccola cerchia di clienti, tanto le bastava per ora.

«Svolta a destra e fermati davanti al Crystal Guns.»

Disse con un tono che sembrava essere un vero e proprio ordine. Per Jesper sarebbe stato facile trovare il locale grazie all’enorme insegna illuminata con luci al neon.

«Ti va se ti offro da bere?»

Chiese piuttosto seria. Se il ragazzo avesse accettato, una volta arrivati, sarebbe scesa facendogli strada verso il locale e quindi al suo interno.

Il locale indicato dalla ragazza presentava il nome con grandi luci al neon proprio sopra la porta d’entrata e, una volta dentro, fu difficile non rendersi conto che la maggior parte degli avventori fossero dei mercenari o cose del genere. La maggior parte aveva segni indelebili sul volto o sulle parti del corpo che potevano essere visibili e quasi tutti avevano un’arma con sé. C’erano davvero tante persone, alcune erano sedute al bancone, altre, a gruppetti stavano nella parte del locale dove c’erano due tavoli da biliardo e le freccette.

«Hey Jenkins…come va? Offri da bere a me e al mio amico?»

Chiese la ragazzina con disinvoltura, sedendosi al bancone e invitando Jesper di fare altrettanto. Davanti a lei si presentò un omone con una lunga barba castana, proprio come gli occhi e i capelli cespugliosi che spuntavano da sotto il cappello da baseball. Inizialmente guardò la ragazzina con aria truce prima di ridere rumorosamente e prendere un bicchiere da sotto il bancone.

«Piccola teppista…Joey non ti ha insegnato che i minorenni non possono bere?»

Nonostante le sue parole spillò un bel boccale di birra chiara per la ragazzina prima di appoggiare il tutto davanti a lei.

«E soprattutto che non si deve dare confidenza agli sconosciuti…chi sei tu?»

Chiese rivolto a Jesper, incrociando le braccia sul petto e osservandolo con sguardo indagatore. Era evidente che fosse molto protettivo verso Phoebe e, soprattutto, che la conoscesse abbastanza bene. Non sembrava essere un uomo cattivo o pericoloso ma forse voleva semplicemente assicurarsi che nemmeno il rosso lo fosse.

Senza aspettare nemmeno un secondo, Phoebe prese fra le sue mani la birra fresca leccandosi le labbra nel pregustare già la deliziosa bevanda, la sorseggio come se fosse puro nettare degli dei.

«Sono dell’opinione che se sei abbastanza grande da cavartela da sola allora significa che sei abbastanza adulta da bere una bella birra.»

Ridacchiò facendo spallucce. Davanti alla domanda di Jenkins non rispose, preferiva lasciare spazio al rosso e permettergli da solo di farsi vedere di buon occhio dal barista. In caso contrario sarebbe stato meglio tenerlo alla larga dal Crystal Guns.

«Ah si? E per chi tipo di lavoro vorresti renderti utile?»

Chiese il barista ridacchiando e fingendo pura curiosità. Non era sicuro ma se poteva tornare utile un contatto come il suo…perché no? Le alleanze in quella città facevano sempre bene. Intanto spillò un’altra birra che passò al rosso.

«Beh, tanto meglio. Se provassi a mettere le mani su questa teppista ti faresti così tanti nemici che difficilmente potresti sopravvivere in questa città.»

Si piazzo davanti a lui in tutta la sua stazza incrociando le braccia sul petto.

«Confido sul fatto che tu sia un ragazzo intelligente.»

L’aria si stava facendo decisamente troppo tesa e questo seccava parecchio Phoebe.

«Smettila Jenk…guarda che non sono una mocciosa…so cavarmela da sola. Inoltre potresti farmi scappare un cliente, sembrava interessato ad alcuni dei miei lavori.»

Disse la ragazzina indicando il rosso con il pollice della mano sinistra prima di rituffarsi nella sua birra dorata per tracannarne un altro enorme sorso.