3 giorni dopo

Eléna - Justin

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  1. Kuroi Tenshi
     
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    Aveva passato gli ultimi tre giorni a preoccuparsi. La sua vita era stata quella di sempre, anche perchè non poteva assolutamente far insospettire il clero, ma quando il tramonto si avvicinava Eléna era sempre tornata al suo rifugio, barricandosi dentro ed aspettando. Era stata fuori tre notti senza preoccuparsi di mangiare e di dormire, tanto pressanti erano i pensieri nella sua testa. Aveva pensato solo a Justin e a ciò che aveva fatto di lui. Si sentiva in mille modi diversi: frustrata, preoccupata, furiosa, felice, in colpa... aveva tentato di liberarsene portando ogni mattina un pezzo di carne per la volpe che non accennava a uscire dal suo rifugio; forse lei sapeva che il suo padrone non era morto, non davvero, non per Dilagon...
    Passava i giorni a camminare per la stanza avanti e indietro mordicchiandosi furiosamente le dita intorno alle unghie. Il secondo giorno aveva passato due ore intere a fissare le sue mani mentre la pelle si rimarginava, tornando perfettamente integra.
    Quell'attesa non le stava facendo bene, affatto.
    Dopo la terza notte le sue preoccupazioni aumentarono esponenzialmente. Sentiva che il momento era vicino, che mancava poco e avrebbe compreso se il rituale avesse fatto effetto, oppure no. Il corpo di Justin era diventato gelido, la pelle si era fatta pallida e il suo odore ricordava solo quello dei cadaveri, ma nessun verme si era avvicinato, nessuna mosca o insetto.
    Rientrata dopo la notte, Eléna diede l'ormai consueto pezzo di carne a Foxy continuando a borbottare pensieri sconnessi. Fece il giro della stanza varie volte, si appoggiò al muro di fronte al materasso incrociando le braccia sotto al seno e prese a fissare quel piccolo ragazzo biondo intensamente. E lo percepì: un movimento. Si raddrizzò immediatamente, fiondandosi ad inginocchiarsi accanto a lui. Lo aveva visto, ne era certa! Le sue labbra si erano leggermente increspate.
    Sono i gas della morte...

    "No!"


    E allora perchè non si era più mosso? Lo fissò avvicinando il viso, tentò di captare qualche variazione nel suo odore, tentò di intercettare altri movimenti... ma era difficile capire quanto potesse essere vivo un corpo morto!
    Hai fallito...

    "No!"


    Non poteva essere, aveva fatto tutto correttamente, ne era certa al 100%. E allora perchè diavolo restava così immobile?!
    Lo sfiorò, ma ritrasse subito la mano. Era gelido, quanto lei.

    "Shhh... è normale lo sia..."


    Riprò a toccarlo e si soffermò sul suo viso, carezzandogli lieve una guancia. Gli spostò un ciuffo di capelli che voleva coprirgli un occhio, poi si bloccò mordendosi lieve il labbro inferiore. Il suo stomaco non funzionava più da tempo, ma poteva sentirla perfettamente: quella sensazione di blocco, attanagliante, pericolosa.
    Hai fallito.
    Si alzò in piedi, di scatto, portandosi le mani tra i capelli e si trattenne dal cacciare un urlo che tutti nel quartiere avrebbero potuto sentire. In compenso riprese a camminare avanti indietro scuotendo furiosamente la testa e continuando a blaterare, velocissima ed in preda al tormento.

    "No! No! No! No! No! No! No! No! No!"


    Poi lo vide, con la coda dell'occhio: un sopracciglio si era mosso per un brevissimo istante. Bloccò il suo flusso di monosillabi tornando ad inginocchiarsi vicina a quel materasso quasi con rabbia e di nuovo avvicinò il suo volto a quello di Justin.
    Illusa...
    Non era una percezione fasulla. Lo aveva visto e sentiva che qualcosa stava cambiando. Alzò la mano destra, tremante, e di nuovo la portò al volto del britannico, ma questa volta non per carezzarlo, ma per alzargli lieve il labbro superiore.
    E lo vide, chiaramente: quel canino... non era umano.
    Ritrasse la mano, raggiante in volto e felice di aver messo a tacere quella voce insopportabilmente pessimista nella sua testa. Doveva solo aspettare restando ferma in quella posizione e sapeva, ormai, che non ci sarebbe voluto molto al suo risveglio.
     
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  2. Drizzt 89
     
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    "Credi veramente che ti porterà soddisfazione, la tua vita, da questo momento in poi?"

    Sbuffai semplicemente senza rispondere alla perentoria domanda postami da mia madre. Stava seduta dall'altra parte del tavolo, quel grosso tavolo che adornava la grande sala da pranzo della nostra villa nel South Yorkshire. Stava seduta dall'altra parte e mi guardava, con i suoi occhi sempre arrossati dal pianto. Fuori pioveva. Ovviamente. Non poteva esserci neanche uno spiraglio di allegria in quel mio... mio cosa? Che cos'era quel posto in cui ero? Un sogno? Ma si sogna da morti? No, i morti non sognano... quando si è morti, si è morti e basta, e si va dove si deve andare. Dunque io mi trovavo dove mi ero meritato essere?... Mi ero meritato l'eternità nella mia sala da pranzo insieme a mia madre intenta a rimproverarmi fino alla nausea? Beh, Dio, avresti potuto fare di meglio! Niente fiamme perenni, niente ghiaccio perenne, niente insetti fastidiosi, niente mostro a tre teste pronto a dilaniare a morsi il mio corpo... niente di tutto quello: solo mia madre e il suo perenne sguardo di rammarico.

    "La propria vita si cambia anche tramite gesti estremi, mamma" le risposi alla fine inclinando di lato la testa per osservare meglio fuori dalle spaziose finestre. Non vidi nulla, solo grigio.

    "Troppi gesti estremi per cambiare la tua vita... ma la stai cambiando in meglio o in peggio?" tornò alla carica la donna.

    Sbuffai ancora, sembravo non essere in grado di fare altro in quel... sogno?

    "Non esiste un meglio o un peggio, se parliamo della vita" replicai accomodandomi meglio sulla sedia "Esiste solo ciò che possiamo sopportare e ciò che non possiamo sopportare. Io non potevo sopportare di vivere insieme a loro... non potevo sopportare di essere uno strumento di Alexander. Ma posso sopportare la mia ambizione di ergermi sopra a tutti loro! Alexander ha fatto male i suoi conti pensando che io mi sarei comportato come David e sarei rimasto sotto il suo giogo!"

    "Quello che non capisci è che tuo padre non poteva far altro..."

    "No invece!"

    Il mio urlo improvviso interruppe a metà la frase di mia madre e rimbombò in modo sinistro in tutta la stanza, echeggiando perfino nei corridoi vuoti. Mi ero alzato in piedi con così tanta veemenza che la sedia su cui ero seduto era caduta all'indietro, aggiungendo alle mie parole, anche il suono sordo del legno che sbatte contro il pavimento.

    "Tutti quanti possiamo fare altro, se solamente lo desideriamo!" continuai senza degnarmi di abbassare il tono di voce, era la prima volta che urlavo contro mia madre, sia nella vita reale, che nei sogni "Anche tu, mamma, potevi decidere di fare altro, invece di accettare la morte soltanto per... per... per che cazzo ne so? Proteggere David? Proteggere me? Non credi che l'avresti potuto fare meglio da viva, eh?"

    Rimase in silenzio. Una semplice e solitaria lacrima le scese dall'occhio sinistro.

    "Io non vivrò passivamente come voi... vivrò la mia vita come meglio credo e non avrò pace finché Alexander, insieme a tutti quelli che si sono schierati con lui, sarà eliminato dalla faccia della Terra!"

    "E' veramente l'odio l'unica cosa che io e tuo padre siamo riusciti a trasmetterti?" chiese flebilmente.

    "Mi dispiace, ma evidentemente hai fallito con me" dissi freddamente "Forse, se veramente avessi voluto trasmettermi qualcosa, avresti dovuto evitare di abbandonarmi a loro. Addio, mamma, ci vedremo quando la mia ora, quella reale, sarà giunta!"

    Mi concessi solo un ultimo sguardo al viso di mia madre, ben conscio che quello che stavo vivendo sarebbe stato l'ultimo sogno nel quale avrei potuto vederla. In un ultimo comprensibile momento di nostalgia cercai di fissarmi bene in mente l'immagine di mia madre con l'intenzione di non dimenticarmela mai. Poi mi voltai

    e mi ritrovai a fissare il soffitto di legno di una catapecchia.
    Sbattei gli occhi e mi alzai a sedere di scatto. Prima ancora di potermi guardare intorno la vista mi si appannò. Sentivo la testa girare all'impazzata... aprii la bocca per prendere aria ma mi resi conto di non riuscire a contrarre i polmoni; alzai le braccia per tentare di chiamare aiuto, ma la voce non voleva concedersi. Alla fine, sforzandomi, riuscii a prendere una boccata d'aria... ma la sensazione di malessere non migliorò. A causa del capogiro mi piegai sul lato, rotolai fuori da quello che doveva essere un consunto materasso e caddi sul freddo pavimento. Non avevo forze per rialzarmi, anche muovere le braccia mi costava uno sforzo immane... mi sembrava di non avere energie, mi sembrava di essere realmente andato e tornato dall'inferno.

    "Cazzo..." fu l'unica cosa che riuscii a dire, e non sono sicuro neanche che riuscii a pronunciarla in modo corretto.

    Non mi ero mai sentito così di merda prima di quel momento: senza energie, senza forze, senza vita... quasi come se non avessi mangiato da giorni... da mesi.
    Quasi come se non avessi mai mangiato veramente prima di quel momento.
    Era strano perché non era fame, non fame biologica, non fame da stomaco... eccola, in fondo al senso di debolezza la sentivo sopraggiungere, quella sconosciuta prima d'ora sensazione di bramare qualcosa, bramare energia, come se fossi una Lamborghini a cui si è appena esaurita la riserva.
    Avevo bisogno di carburante.

    "Cazzo"
     
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  3. Kuroi Tenshi
     
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    Si scostò presa di soprassalto quando vide il neonato vampiro aprire gli occhi e mettersi a sedere di scatto. Sembrava in stato confusionale, tanto che pareva proprio non l'avesse vista, nonostante lei fosse a neanche un passo da lui. Restò ferma, in silenzio, osservando le sue reazioni e si scostò ancora di più quando Justin rotolò fuori dal materasso. Borbottò qualcosa con la bocca impastata e lei aggrottò la fronte per tentare di capire, ma poi ripetè quella parola e allora le fu tutto più chiaro.
    Eléna ricordava perfettamente il suo primo risveglio da morta e poteva immaginare quanta fame stesse provando Justin in quel momento. La sua era stata saziata in fretta, ma sfortunatamente in quella piccola casa Eléna non aveva a disposizione una cantina di umani freschi come probabilmente era nela Villa.
    Purtroppo l'alba era già giunta e quindi avrebbero dovuto aspettare diverse ore prima di poter uscire e cacciare... in effetti era meglio così: Justin avrebbe capito fin da subito cosa significava essere maledetti e cosa realmente fosse l'astinenza, ma lei gli sarebbe dovuta stare vicina.
    Decise finalmente di agire, appoggiando lievemente le mani sulle sue spalle e sussurrando parole con tono incredibilmente dolce ed affettuoso.

    "Justin, la tua rinascita è finalmente compiuta. Guardami..."


    Non lo forzò in alcun modo, sarebbe stato lui a decidere se voltarsi per guardarla oppure no. In ogni caso le sue mani sarebbero rimaste appoggiate su di lui, a mantenere quel freddo contatto.
     
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  4. Drizzt 89
     
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    Ricordavo vagamente quella voce che pervenne alle mie orecchie dopo qualche attimo da quel particolare risveglio.
    Mi sembrava di essere stato via mesi, se non anni. Eppure quella voce era stranamente famigliare e possedeva un qualcosa di caldo, di gentile di... confortante. Era Elèna... la vampira che, chissà quanti anni fa, mi aveva ucciso... ma se mi aveva ucciso perché ero vivo? Oh... ricordai soltanto in quel momento. Elèna non mi aveva soltanto ucciso, mi aveva trasformato in uno di loro... mi aveva rubato la vita per poi donarmene una senza fine.
    La mia rinascita era finalmente compiuta, aveva detto la voce di Eléna. Mentre annaspavo alla ricerca di forza per tentare di rialzarmi in piedi, non mi sentivo poi così tanto rinato. Semmai mi sembravo regredito a qualcosa di meno di una larva umano, senza neanche le forze di rimanere seduto senza aiuto.
    La diversamente viva poi mi disse di voltarmi a guardarla. Mi ricordavo il suo volto? No, non ricordavo nulla di quello che era successo prima di quei mesi che avevo passato morendo... mesi o anni? Mi sembrava di essere stato via per centinaia di migliaia di secoli!
    Alla fine raccolsi le mie scarse forze, cercai di non dare troppa importanza ai morsi di quella tremenda sensazione di bisogno di energie, e mi voltai verso di lei. Forse soltanto un drogato sotto effetto di una buona dose di eroina potrebbe capire che cosa provai in quel momento: la vista del suo viso fu corroborata da quella che sembrava una luce ultraterrena proveniente dal paradiso più splendente... mentre fissavo gli occhi di Eléna mi sembrò quasi di sentire, e quasi intravedere nella luce, un'orchestra di angeli intenti a suonare con enfasi e motivazione la più bella versione dell'Inno alla Gioia che io avessi mai sentito in tutta la mia vita... diretto da un Riccardo Muti con tanto di ali e aureola, ovviamente. Quel momento mi sembrò fosse la prima volta che i miei occhi si posavano sul volto di Eléna... mi sembrò la creatura più bella che mente vivente potesse mai concepire in cielo e in terra e in tutti gli altri universi conosciuti e sconosciuti. Mi sentii, tra l'altro, anche l'essere più stupido di tutti gli universi conosciuti e sconosciuti: lì, debole, famelico, silenzioso e immobile a fissare a bocca aperta la vampira, probabilmente con uno sguardo che poteva essere letto come sognante o come ebete allo stesso modo... io avrei optato per l'ebete se mi fossi trovato all'sterno.

    "Elèna... io... perdonami ma sei la donna più magnifica che abbia visto nel corso della mia breve vita..."

    Oh Santo Dio, ma chi me l'aveva suggerito di dire quella stronzata? Cazzo, erano le mie prime parole da morto e riuscivo a dire una delle mie ennesime cagate galanti?
    Per fortuna mi corressi poco dopo con una frase ancora più idiota.

    "Ho... ho un fame tremenda..."

    Prima di ricadere debolmente sdraiato sul materasso in preda ai morsi di quella strana fame che mi stava dilaniando dall'interno.
     
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  5. Kuroi Tenshi
     
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    Si scostò per permettere al neonato di muoversi come più preferiva. Sembrava aver preso piuttosto male il suo risveglio e forse Eléna poteva arrivare a comprenderne il motivo: era la prima persona che vampirizzava dopotutto, la sua forza non era neanche minimamente paragonabile ai grandi vampiri pluricentenari che amavano creare altri della sua razza.
    In fondo, però, le strade di Dilagon erano colme di notturni, notturni completamente diversi da lei, folli, bramosi solo di sangue e violenza... forse meno è potente il creatore e più instabile sarà il neonato... in effetti poteva avere senso, considerato che il suo Maestro doveva essere un vampiro molto potente.
    Lei cos'era, però? Justin sarebbe riuscito a mantenere la lucidità di quando era vivente o sarebbe impazzito? No... lei non l'avrebbe mai permesso. Lui non era un umano qualunque, dopotutto... possedeva la magia, una magia potente e senza dubbio lo avrebbe aiutato.
    Sorrise un suo vecchio sorriso dolce nell'udire la prima frase di senso compiuto pronunciata dall'inglese. Era così che un neonato vedeva il suo creatore? Lei non poteva saperlo... non aveva mai visto il Maestro.
    Tornò a sdraiarsi sul materasso lamentandosi per la fame, come Eléna aveva sospettato. Lei non potè far altro se non sedersi accanto a lui. Tutto l'odio che aveva provato, il disprezzo per i suoi inganni, la voglia di ucciderlo... era tutto svanito. In quel momento non provava nemmeno le sue consuete preoccupazioni nei riguardi del clero, impegnata com'era a fissare il viso di quel magnifico nuovo vampiro che lei stessa era stata in grado di creare.

    "Devi aspettare, purtroppo... il sole è sorto da un paio d'ore, nonostante le nubi, sarebbe molto pericoloso uscire adesso."


    La sua voce si aprì triste, ma poi, mentre la mano destra andava a sfiorare una guancia di Justin, il suo tono mutò, facendosi più lieto.

    "Calata la notte, usciremo per la prima volta e ti mostrerò come controllare la tua forza. In queste ore proverai dolori strazianti... ti saranno utili per capire il lato oscuro della nostra condanna, piccolo prezzo da pagare, considerato il nostro potere."

     
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  6. Drizzt 89
     
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    Potere? Non mi sembrava di percepire poi tanto potere in quel momento. Ricordavo di possedere dei poteri prima di morire, ma dopo il mio risveglio mi sentivo più debole persone di un fottuto lattante.

    "Quanto tempo sono rimasto morto?" riuscii a chiedere dopo qualche secondo mentre tentavo di rimettermi seduto con scarsi risultati "E Foxy? Che fine ha fatto Foxy?"

    Mi ero quasi dimenticato del mio unico amico in quei primi concitati secondi ma, man mano che il tempo passava e la coscienza ritornava (insieme a quella tremenda sensazione di vuoto fisico e spirituale), stralci della mia vita precedente tornavano a fare capolino nella mia mente. Foxy, Eléna, la mia famiglia, i Lesòmanti, Alexander Maverick, mia madre... mia madre, era stata con me durante la mia morte... avevo vaghi ricordi del suo volto e delle sue parole.

    "Merda... ho capito ora perché i vampiri sembrano sempre così incazzati... come cazzo fate a sopportarlo?"

    No, non era come aveva detto Elèna, non era dolore quello che provavo. Sembrava essere molto peggio. Era come se dentro di me fossi completamente vuoto, come se sotto la mia pelle non ci fosse niente se non il nulla universale, una sorta di buco nero che rischiava di risucchiare perfino la pelle e la parte esterna del mio corpo. Non era dolore fisico, era malessere... quel malessere che ti corrode dentro e ti porta quasi alla pazzia.
    Mi rimisi sdraiato e fissai il soffitto preda dell'improvvisa consapevolezza di quello che avevo fatto. Cazzo. Ero morto ma ero vivo... che cazzo mi era saltato in mente di sacrificare i piaceri della vita per... per vivere per sempre e avere il tempo e le possibilità per diventare sempre più potente? Oh beh, detta così mi sembrava piuttosto allettante, effettivamente.
     
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  7. Kuroi Tenshi
     
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    Rise, cristallina, alle parole del noenato, poi si alzò. Avrebbero dovuto parlare di tante cose, ma non in quel momento. Si voltò a guardare nella stanza per trovare la piccola figura della volpe che assieme a lei aveva fatto compagnia al cadavere di Justin in quei giorni. Non si era ancora avvicinato... forse aveva paura, forse l'odore di morte non era di suo gradimento... ma quando lei aveva aperto la porta le notti precedenti, Foxy non aveva mai dato l'impressione di voler andarsene.
    Si poggiò con la schiena contro un muro, poi rispose lenta alle parole di Justin.

    "Mi son presa cura io della tua volpe e... Anch'io non mangio da tre giorni, da quando ho dissanguato te. Volevo farti compagnia..."


    Si spostò verso la piccola finestra sbarrata vicina alla porta e finse di sbirciare fuori, senza riuscire a vedere nulla.

    "Non puoi più dire come 'fate' a sopportarlo, sei uno di noi adesso e... temo tu dovrai imparare in fretta ad ammazzarli senza remore, quelli della nostra razza."


    Solo così forse avrebbero potuto convincere il clero a lasciarli in pace, continuando a fare il loro gioco.

    "Potrei farti abituare fin da subito al sangue di animale... ma temo non ti andrebbe troppo a genio e rischierebbe solo di farti frustrare... no, abbiamo bisogno di cacciare. Forse ti farebbe bene tornare a riposarti un po', se ci riesci..."

     
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  8. Drizzt 89
     
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    "Tre giorni?"

    La domanda fuoriuscì spontanea dalla bocca appena la vampira ebbe finito di parlare. Tre giorni? Veramente erano passati solamente tre giorni da quando ero morto? Cazzo, sembrava un'eternità... mi sembrava di aver passato anni chiuso in quel salone nella mia coscienza insieme allo spettro di mia madre che mi tormentava... e invece tre giorni... tre giorni! I Lesòmanti quindi mi stavano ancora cercando per darmi il benservito probabilmente! E Jaerlen Occhietto Rann doveva sicuramente aver provato a contattarmi per darmi notizie su Raston (e per avere il resto dei suo soldi, ovviamente, dannato orbo avido!); per non parlare della mia famiglia che era ancora sulle mie tracce per farmi la pelle per quello che avevo fatto a quello stronzo di David! Oh merda... e io che ero convinto di essere rimasto morto per abbastanza tempo da lasciarmi tutto alle spalle... e invece rieccomi lì: morto ma con gli stessi problemi che mi assillavano in vita... ma con un'eternità per affrontarli.
    Cazzo, quella consapevolezza quasi distolse la mia testa dal tremendo dolore esistenziale che stavo provando da quando ero sveglio. Beh, una cosa positiva in tutto quel casino c'era: il mondo non si era dimenticato di me. Sarei risorto dalle mie ceneri, non più un ragazzino fuggitivo in cerca di qualcosa di non definito: sarei tornato come uno stregone immortale in cerca della sua vendetta e del suo legittimo posto nel mondo, tutti quanti avrebbero visto di cosa ero capace e, finalmente, nessuno mi avrebbe mai più trattato come un oggetto da spostare a proprio piacere! Niente più "andrai in Irlanda da tua nonna" o "non sei potente quanto noi" o "la famiglia non ha bisogno di uno come te"... no, niente più stronzate del genere. Io avrei dettato le regole, alla mia famiglia e, se non mi fosse bastato, persino al mondo intero!
    Ma, prima, dovevo trovare un modo per riuscire ad alzarmi in piedi.
    Avevo ascoltato con scarsa attenzione le parole che Eléna mi stava rivolgendo ma una frase particolare mi sembrò decisamente sensata in tutto quel discorso: provare a riposare ancora. Non c'era niente che potessi fare in quel momento se non stare sdraiato a soffrire come un debole essere non vivente e il metodo migliore per ingannare le attese, come sempre, è provare a dormire.

    "Ti ringrazio per Foxy" riuscii a dire alla donna con un filo di voce mentre stavo disteso su quel materasso scomodissimo poggiato a terra "Sai, lui... lui è l'unico che non mi ha mai abbandonato da quando sono nato... tutti gli altri lo hanno fatto. I miei amici, i miei parenti, mio padre... mia madre... lui no, lui mi è sempre stato vicino, incurante dei pericoli che correva soltanto nascondendosi sotto il letto di camera mia, nella mia vecchia casa nel South Yorkshire. Se anche lui mi avesse abbandonato, sarei stato definitivamente solo... l'idea di vivere una vita senza di lui..."

    Mi interruppi quando percepii qualcosa che non avevo mai provato prima di quel momento. Cos'era? Tristezza? Mi sentivo veramente così triste ad immaginare una vita senza Foxy? Che cazzo ero? Zoofilo? E per giunta uno zoofilo omosessuale? Merda... patetico! Ecco che cos'ero! Patetico! Patetico a ritrovarmi sull'orlo delle lacrime pensando ad un animale! Volevo diventare forte al punto da prendermi la rivincita su tutto e invece stavo disteso senza forze su un pavimento a piangere... ammesso che un non morto potesse piangere sul serio: la sensazione era strana, mi sentivo come in grado di piangere ininterrottamente ma come se non ne fossi effettivamente capace. Che cosa pazzesca... se me l'avessero raccontato non ci avrei mai creduto.

    "Scusami" dissi poi lanciando uno sguardo al volto bellissimo e lucente della vampira "Non sono in me. Proverò a dormire ancora un po'... almeno fino a notte... e spero che giunga presto, cazzo"

    Non fu difficile, effettivamente. Ero così debole che anche tenere gli occhi aperti mi costava fatica. Quando li richiusi ci fu qualche attimo intriso di dolore e malessere, poi l'oblio.
    Come avevo previsto, nessun sogno con protagonista mia madre turbò il mio primo sonno da non vivente.
    Tuttora non so dire se ne fossi sollevato o tremendamente addolorato.
     
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  9. Kuroi Tenshi
     
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    Era la prima volta che Justin le mostrava i suoi sentimenti con così tanta disinvoltura, forse era riuscito a farlo perchè ormai si fidava totalmente di lei... o forse la debolezza fisica lo aveva reso debole anche altrove. Tuttavia a lei non dispiacque e lo ascoltò in silenzio riuscendo a comprendere a pieno la sua solitudine.
    Dopo il suicidio di Echo lei era diventata sola nel mondo, sola a vagare...
    Strinse in una mano la croce che ancora teneva al collo, la croce di Echo e guardò Justin mentre si addormentava, incapace di produrre alcun suono. Si inginocchiò continuando a tenere stretto quel piccolo oggetto mentre i suoi occhi fissavano il neonato addormentato. Le aveva parlato della sua solitudine... lei lo capiva, eccome... quel dolore era terribile, così tanto che era arrivata a dimenticare il suo passato, a perdersi nelle sue fantasie per giustificarsi, per cercare qualcosa, per non essere più sola.
    Ma tutti la abbandonavano.
    Si piegò maggiormente tentando di trattenere invano delle lacrime scarlatte e parlò piano dopo essersi morsa a sangue il labbro inferiore.

    "Dove sei?! Anche tu..."


    Perchè soffriva così tanto? Perchè? Per un umano ancora? Jaerlen avrebbe mai saputo quello che le aveva fatto? Ogni volta che pensava a lui, ormai... era sempre peggio. Avrebbe potuto divinare per trovarlo, ma aveva paura... aveva paura di non trovarlo... aveva paura fosse morto, quel piccolo essere vivente... e allora lei che avrebbe fatto?
    Alzò il busto e lasciò andare la croce che placida ricadde sul suo petto, poi allungò la mano a sfiorare il volto di Justin, lievissima. Le parole uscirono lente e sussurrate, quasi impercettibili.

    "Non saremo più soli..."


    Lenta, si sdraiò accanto al neonato. I suoi occhi erano ancora bagnati di rosso, ma non si era neanche accorta di avere pianto. Guardò il volto del suo neonato per ancora qualche minuto, poi si addormentò tentando di sostituire nella sua mente il volto di Jaerlen Rann con quello di Justin... invano.
     
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  10. Drizzt 89
     
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    Prima di giungere a Dilagon City non avevo proprio idea che i morti potessero veramente continuare a vivere in qualche modo... figurarsi pensare che i morti potessero sognare durante il sonno! Non ricordo ormai che cosa sognai in quella giornata, ricordo soltanto che vidi immagini oniriche, segno che il mio cervello stava effettivamente funzionando ancora. Niente che riguardasse mia madre comunque, come era ormai presumibile; ero riuscito ad allontanare perfino un fantasma della mia famiglia... ormai delle mie radici non rimaneva più nulla se non il ricordo di quello che avevo fatto in Inghilterra, ricordo reso materiale da quella spada dal design arabeggiante che mi ostinavo e portare, pur essendo quasi completamente incapace ad usarla correttamente. Ero solo io ormai, l'unico Maverick che contava dal mio punto di vista: ero libero finalmente ed era una sensazione fantastica. Speravo veramente di aver chiuso con il mio passato, speravo che non avrei rivisto alcun membro della mia famiglia, almeno fino al giorno in cui non sarei stato pronto per tornare e prendermi ciò che è mio. Forse già in quei momenti mentre si muovevano nel mio animo quei pensieri, allo stesso tempo sapevo bene che quelle speranze sarebbero state disattese da lì a breve. Dopotutto avevo ucciso David Maverick, mio padre, padre dei miei fratelli, nonché effettivo successore di Alexander come leader di una delle famiglie di incantatori più influente e potente del Nord-Europa... già, colpevole di un crimine del genere era praticamente impossibile che il mio passato mi lasciasse andare.
    Mi svegliai che era buio. Soltanto un piccolo raggio di fioca luce argentea filtrava dalla fessura sotto la porta d'ingresso dell'abitazione di Eléna. Mi sentii particolarmente a mio agio in quell'oscurità fitta e, malgrado il senso di totale vuoto dentro di me si fosse fatto ancora più pressante, percepii finalmente una sensazione positiva. Mi sentivo lievemente più lucido e decisamente meno debole rispetto a qualche ora prima, la testa non mi ronzava più ed ero sicuro che braccia e gambe sarebbero riusciti a mettermi in piedi. Provai ad alzarmi ma mi bloccai subito di scatto quando, girando il volto, mi trovai faccia a faccia con il volto addormentato, a pochi millimetri da me, della vampira. Rimasi immobile sapendo che sarebbe bastato un semplice movimento per svegliarla dal suo sonno; per qualche attimo fui quasi tentato di non muovermi per nulla per evitare di arrecarle disturbo interrompendo il suo sonno ma, l'aveva detto lei, la notte era giunta e qualcosa mi diceva che non sarei riuscito a rimanere a lungo senza riempire quella fottutissima sensazione di vuoto che mi assillava.
    Prendendo un rapido sospiro mi misi a sedere e constatai abbastanza soddisfatto di riuscire a rimanere con la schiena eretta senza dovermi puntellare con le mani. Vidi subito, accostata ad una parete a pochi metri da me, la sagoma appallottolata di Foxy che dormiva. Cazzo, era rimasto veramente lì per tutto quel tempo ad aspettarmi! E pensare che doveva essere una sorta di animale selvatico! Probabilmente nel giro di qualche mese avrebbe iniziato a scodinzolare, a riportarmi il bastone, avrei iniziato a chiamarlo Hachiko e lui avrebbe aspettato alla stazione di Shibuya che io tornassi dal lavoro per tutto il giorno, almeno fino al giorno in cui sarei morto e non sarei mai più tornato alla stazione e lui avrebbe aspettato, e aspettato, e aspettato... oh, ho sempre odiato quel film, mi fa piangere sempre!
    Beh, basta con le stronzate! Era ora di dare il via alla nuova pagina della mia vita!

    "Elèna" la chiamai semplicemente senza voltarmi ma continuando a fissare Foxy che, al suono della mia voce, alzò subito il muso per annusare l'aria intorno a sé "Mi dispiace svegliarti ma la notte è arrivata e ho come la sensazione di poter mangiare un intero pascolo di gnu"

    Oh che carino, ero sicuro al cento per cento che quella sarebbe stata l'esatta e letterale traduzione se esistesse un modo per tradurre i vagiti irritanti dei bambini che si svegliano nel cuore della notte e reclamano la tetta della madre piangendo a squarciagola: "chiedo venia per il disturbo che le arreco, madre, ma desidero desinare del dolce nettare che esce abbondante dal desco che porta sul suo petto"... fantastico, prima o poi qualcuno avrebbe dovuto inventare un traduttore bambinese-adulto... molto probabilmente un Giapponese, sono loro che hanno sempre queste idee del cazzo.
    Beh una cosa positiva tutto sommato c'era: malgrado la mia nuova condizione, malgrado la mia debolezza e la mia fame, malgrado tutto non avevo perso il vizio di sparare stronzate a ogni minuto della giornata. Ottimo, ero ancora in salute dunque!
     
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  11. Kuroi Tenshi
     
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    Si svegliò quando sentì Justin muoversi, ma rimase ferma ad occhi chiusi come a voler gustare quel momento il più possibile. Aveva dormito accanto ad un'altra persona... per la prima volta nella sua vita, ma la cosa non le sembrava strana: in fondo, lei poteva considerarsi la madre di Justin. Disse di essere affamato e lei si mise a sedere annuendo, per poi alzarsi mentre con le mani cercava di pettinarsi in qualche modo i capelli.
    Estrasse dalla tasca dei jeans la chiave del piccolo appartamento ed aprì piano la porta. Mentre controllava che non ci fosse nessuo nei paraggi, iniziò a spiegare, lentamente.

    "Dovremo andare a caccia sempre in luoghi diversi, e mai in questo quartiere. Per oggi, visto che sei molto affamato e potresti saltare al collo del primo umano che vedi, ho deciso che andremo qui vicino, a Foreigns. Troveremo senz'altro qualche uomo solitario, intento a riprendersi dalla suo solita sbronza pomeridiana. è una zona isolata, direi peggio di questa."


    Uscì invitando Justin a fare lo stesso, per poi richiudersi la porta alle spalle. Non c'era nessuno lì intorno, come accadeva quasi sempre, ma Eléna decise comunque di allontanarsi molto in fretta, verso Ovest. Justin si sarebbe reso conto velocemente di poter correre ad una velocità che prima nemmeno si sarebbe sognato.
     
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  12. Drizzt 89
     
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    Mi limitai a seguire la vampira senza dire nulla.
    Stranamente l'alzarsi in piedi si era rivelata essere un'azione neanche troppo difficile, malgrado la sensazione di debolezza fosse ancora ben presente. Anche Foxy si alzò subito in piedi quando mi vide in procinto di muovermi, mi fu subito vicino e annusò lievemente circospetto la mia caviglia, per poi scagliarmi una rapida occhiata in cui lessi un qualcosa che sembrava proprio essere rammarico. Beh, Foxy poteva pensarla come voleva, ma avrebbe fatto meglio ad evitare di giudicarmi! Ognuno faceva ciò che riteneva giusto per sopravvivere, era così e sempre sarebbe stato così.
    Probabilmente l'aria all'esterno doveva essere gelida ma, una volta varcata la soglia, mi resi conto di trovarmi decisamente a mio agio malgrado fossi vestito con dei leggeri jeans e la mia solita maglietta... anche piuttosto sporchi, effettivamente; avrei dovuto trovare qualcosa di più decente al più presto, o il mio debutto nella società dei figli della notte sarebbe stato decisamente disdicevole!
    Quella che probabilmente doveva essere la fredda aria della notte iniziò a colpire il mio corpo mentre seguivo il passo rapido di Elèna. Era strano... decisamente strano... mi sentivo debole come non mai ma il mio corpo reagiva meglio di quanto avesse mai fatto durante la mia vita precedente.
    Pazzesco.
    Era così pazzesco che continuai a seguire la vampira nel suo rapido movimento senza trovare nulla di stupido da dire. Decisamente raro da parte mia.
     
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  13. Kuroi Tenshi
     
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    Fu felice nel constatare che Justin riusciva a seguire il suo passo senza problemi. La sera era giunta da poco e passando per le vie più centrali di Houses ogni tanto si poteva vedee qualche persona entrare in case poco più decenti dell'attuale rifugio di Eléna. L'aria era immobile e secca senza un filo di vento, il freddo pungente, di quel tipo che entra fin dentro ai polmoni. Justin si sarebbe accorto di poter ancora respirare, nonstante non gli servisse a nulla, ormai. Eléna continuava a farlo la maggior parte del tempo, come un riflesso incondizionato o forse per sembrare più... umana.
    Cambiarono zona del quartiere in poco tempo e persino Justin che non vi era mai stato avrebbe potuto accorgersene: Foreigns. Le vie tutte uguali circondate da casette altrettando identiche si tramutarono in vie dissestate. Gli edifici si fecero più radi, poche abitazioni, per lo più abbandonate.
    Il passo della vampira si fece più lento ed iniziò a guardarsi attorno. Vide una coppia di adolescenti tenersi per mano, poco distanti, ma erano ancora troppo vicini alla zona più abitata per poter attaccare. Volle entrare ancora di più in quelle vie e controllò che Justin non facesse qualcosa di stupido spito dalla fame.

    "Resisti, loro non vanno bene."


    Non dovettero attendere a lungo: passarono davanti ad un piccolo pub stracolmo di rozzi umani già ubriachi persi e la vampira sapeva che sarebbe loro bastato svoltare un paio di angoli per beccarne qualcuno da solo, barcollante in qualche vicoletto.
    L'occasione si presentò qualche via più avanti: un uomo molto corpulento era fermo appoggiato ad un muro e stava apparentemente parlando da solo. Era vestito piuttosto leggero nonostante quel freddo, ma forse l'alcool lo stava scaldando dall'interno. In mano aveva una bottiglia di un qualche liquido alcolico e ai suoi piedi giacevano vuote un paio di bottiglie di birra.
    Eléna si fermò, controllò nuovamente che non ci fosse nessun altro, poi diede una lievissima spinta in avanti al neonato e parlò, divertita.

    "Fammi vedere cosa sai fare! Ah, e non fare troppo casino."

     
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  14. Drizzt 89
     
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    Provai una strana sensazione in quel momento. Stavamo tutti e tre fermi sul bordo della strada, dall'altro lato c'era quel vicoletto che Eléna mi aveva indicato con quel tono quasi irrisorio e, al suo interno, l'uomo che pareva essere la preda designata. Potevo vederlo ma non solo... potevo percepirlo, così come avevo percepito tutti gli esseri viventi che avevamo oltrepassato durante la nostra piccola passeggiata notturna. Senza neanche rendermene conto mi ritrovai con gli occhi chiusi ad annusare l'aria per cogliere il sentore che quell'uomo emanava... per lo più puzzo di sudore e alcool ma, in sottofondo, ben nascosto sotto le altre puzze, l'incredibilmente piacevole odore della linfa vitale che scorre in ogni essere. Riaprii gli occhi e lanciai uno sguardo a Foxy notando, lievemente sorpreso, che anche la volpe era intenta ad annusare l'aria, quasi mimando lo stesso gesto della testa che avevo fatto io qualche attimo prima; accorgendosi del mio sguardo, Foxy alzò lievemente il capo e lanciò uno strano sbuffo che mi suonò molto come una risatina. E aveva tutte le ragioni per ridere, il mio caro Foxy: un giorno ero umano e il giorno dopo annusavo l'aria come gli animali per cogliere i profumi degli altri esseri senzienti. No, non essere senzienti... non lo erano più, ormai... erano prede; così come Foxy annusava l'aria alla ricerca di prede, anch'io facevo lo stesso. Ero diventato un animale ma pericoloso come nessun animale sarebbe mai potuto essere. Inoltre, avevo una fame tremenda e, malgrado quell'asfissiante olezzo di alcool mi nauseasse, il flebile odore di vita umana mi attirava come un'ape sul pistillo.

    "Quel sangue sarà completamente annacquato dall'alcool..." commentai con un filo di voce "Se ne uscirò ubriaco dovrai portarmi tu a letto, sappilo"

    Con quelle ultime parole intrise di ironia (oh sì, quanto sono figo) mi allontanai dalla vampira per attraversare la strada. Avevo notato che Eléna aveva continuato a guardarsi intorno durante la nostra gitarella, era molto cauta e circospetta... beh, a me non fregava un cazzo. Il mio sguardo era fisso su quell'uomo e l'unica cosa a cui riuscivo a pensare era il fatto che stavo per ucciderlo per colmare il mio vuoto interno. Non mi fregava un cazzo di chi sarebbe passato o di cosa sarebbe successo in quel momento, potevo essere visto anche da tutti Dilagon per quel cazzo che me ne importava... se qualcuno si fosse messo in mezzo ci sarebbero stati fuoco e magia ad eliminare qualsiasi ostacolo.
    Raggiunsi il marciapiede abbastanza rapidamente e mi trovai a pochi passi dall'imbocco del vicolo, continuai imperterrito, sempre più fremente e più conscio degli odori che provenivano da quell'uomo. Alcool, fumo, sudore, sangue... del pollo fritto di KFC... sì, sembrava proprio l'odore del pollo fritto del Colonnello Sanders.... cazzo, quell'essere schifoso, per lo meno, aveva assorbito qualcosa di decente quella sera e non solo schifezze malsane!
    Fu quando fui a pochi passi da lui che l'uomo si accorse di non essere più da solo. Si voltò e mi fissò per qualche attimo con degli occhi annacquati e totalmente spenti, poi ondeggiò il braccio che reggeva la bottiglia (doveva essere tequila) di vetro verso di me e parlò.

    "Che, hai del fumo per caso?"

    Solitamente sopportavo con accondiscendenza gli altri accenti della lingua inglese ma l'accento così marcatamente Australiano di quell'uomo mi fece salire i nervi al massimo. Non ci vidi più. E no, non è il solito eufemismo che si usa quando si è incazzati neri, non ci vidi proprio più. Quando riacquistai l'uso della vista reggevo l'uomo per il collo, le mie unghie erano penetrate nella pelle e nella carne del povero ubriaco, e stavo sbattendo la sua testa con forza contro il muro del vicolo. Nel momento in cui mi resi conto di quello che stavo facendo, incredibilmente lo trovai divertente e stranamente umano: sarebbe stato meglio per lui se fosse stato senza sensi, no? Sbattei la sua testa contro il muro ancora un paio di volte ignorando un sinistro crack alla seconda volta poi, totalmente incurante del fatto che l'uomo sembrava ormai essere diventato un fantoccio di pezza nelle mani di un piccolo bambino sadico, accostai con foga la bocca al collo dell'uomo. Non dovetti pensarci, sapevo benissimo che cosa dovevo fare, quasi come se quelle azioni fossero sempre state nella mia memoria genetica. Morsi, i miei denti fattisi aguzzi penetrarono nella carne, strappai con foga e il sangue caldo spruzzò fuori dallo squarcio inondando il mio volto; rimasi qualche attimo a godermi quella doccia calda tremendamente piacevole, poi tuffai il volto nello squarcio aperto e iniziai a succhiare il liquido che stava uscendo a fiotti. Era buono, cazzo se era buono! Improvvisamente iniziai a capire quelle civiltà che avevano nella loro cucina tradizionali piatti a base di sangue di animali. Era buono, caldo, piacevole, nutriente, ricco di ferro e così splendidamente pieno di vita pulsante. In quel momento, malgrado fossi tecnicamente e clinicamente morto, mi sentii più vivo di sempre.
    Rimasi a succhiare finché non percepii che stavo aspirando soltanto aria. Spostai il volto e osservai la tremenda ferita che avevo aperto sul collo dell'uomo dalla quale sembrava non uscire più neanche una goccia di sangue; abbastanza contrariato provai a scuotere un po' il corpo dell'uomo, come si fa di solito con le lattine di Coca Cola, ma ancora non uscì nulla. Sei litri! Sei fottuti litri è la quantità media di sangue presente nel corpo di un uomo adulto! Sei cazzo di litri! Mai nella vita avrei creduto che sei cazzo di litri fossero così dannatamente pochi!
    Lasciai cadere a terra il corpo esanime dell'uomo e mi guardai intorno. A terra era schizzato molto sangue e, pensandoci, doveva essercene molto persino sul mio volto e sui miei vestiti. Feci qualche passo indietro verso l'imboccatura del vicolo abbassando lo sguardo per osservarmi e osservare la mia opera.

    "Cazzo..." dissi a voce abbastanza alta perché Eléna potesse sentirmi "Cazzo... che cosa ho fatto? E'... è tremendo tutto questo..." mi voltai di scatto verso di lei, dall'altra parte della strada "Guarda come cazzo ho conciato i miei vestiti! Questa era vera moda inglese, non ne fanno così qui da voi in Australia! Merda, non posso certo andare in giro così, tutto sporco di sangue, ne andrebbe della mia aria da distinto ragazzo inglese!"

    Poi scoppiai a ridere. Non so perché, forse mi ero davvero ubriacato con tutto l'alcool presente nel corpo di quell'uomo ma, per qualche ragione, trovai tutto quello incredibilmente divertente. Mi sentivo bene, ora che quella sensazione di fame e di vuoto era sparita (sparita ma non del tutto, sentivo che era ancora lì, pronta a tornare alla carica). Mi sentivo bene, mi sentivo forte e sano, vedevo e sentivo meglio di quando ero in vita, percepivo la vita intorno in me in modo diverso, le luci, i suoni, gli odori. Quello che si apriva dinanzi a me era un mondo completamente nuovo. Eh, ma non potevo certo percorrerlo con quei vestiti così luridi!
    Attraversai la strada nuovamente con due rapide falcate e fui di nuovo al fianco di Eléna, le porsi il gomito come fanno i vecchi gentiluomini nei film degli anni '20 e la investii con un seducente sorriso (probabilmente i miei denti erano ancora sporchi di sangue, pelle e carne, ma non ci feci molto caso in quel momento).

    "Dimmi, mia diletta" le dissi sempre sorridendo "Quand'è stata l'ultima volta che un uomo ti ha portata a fare shopping? Perché credo proprio che questo sia un ottimo momento per farlo!"
     
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  15. Kuroi Tenshi
     
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    Il suo volto mantenne un lieve sorriso sottile anche dopo la battuta del neonato. Oh sì, avrebbe sentito il sapore dell'alcool in quel sangue, ma di certo non si sarebbe ubriacato. Forse non si era ancora reso conto di essere morto... non avrebbe più prvato nausea, non avrebbe più avuto mal di testa, nessun impulso corporeo se non la fame di sangue e, beh... il dolore. Il dolore era forse l'unica cosa che li rendeva ancora vivi, in un certo senso. Come un flash ricordò di quando si auto-infliggeva delle profonde ferite con i suoi pugnali, a volte per riprendere il controllo dei suoi impulsi, a volte, sì, per sentire di essere viva. Era da un po' che non lo faceva, non ricordava quando fosse stata l'ultima volta, ma era cose se Dilagon bastasse a farla sentire esistente. Sul suo corpo non c'erano più tracce di quelle ferite, ma forse da qualche altra parte dentro di lei, qualche rimasuglio restava.
    Socchiuse gli occhi quando vide la furia omocida di Justin compiere la sua opera. Aggressivo, rude e... sporco. Sì, quello era proprio un lavoro sporco. Scosse la testa, ma il sorriso non accennò ad abbandonarla mentre vedeva senza fare nulla quel povero umano venir completamente dissanguato in modo tanto brutale. In effetti era più il sangue che andava a sporcare la strada, gli abiti e la faccia del neonato di quello che gli finiva in bocca, ma forse anche lei era stata tanto sbadata, un tempo.
    Iniziò lentamente a raggiungerlo mentre vedeva il colorito dell'umano farsi sempre più bluastro. Poi finì, e lei tornò a fermarsi.
    Tutto intorno a Justin era un disastro... sembrava fosse scoppiata una bomba tanto era il sangue in giro che lui si era permesso di sprecare. Aveva fame, lo sentiva distintamente, ma era riuscita a trattenersi per permettere a lui di fare ciò che voleva con il suo primo pasto.
    Restò immobile quando l'inglese tornò a parlare ed il sorriso sul volto della vampira morì così come aveva fatto l'umano poco prima. Più Justin parlava, e più una furiosa rabbia le ribolliva all'interno. Non aveva rispetto per la vita. Ora le era chiaro. Che idiota era stata... eppure Justin era un ragazzino così prevedibile... la sua risata era prevedibile, la sua risata era fastidiosa e... doveva morire.
    Voleva forse essere galante nella sua ultima frase, ma forse la fame ormai persa lo aveva reso orbo e non si era accorto del terribile ringhio che era apparso sul viso della sua creatrice.
    Quando finalmente lui ebbe finito di sproloquiare parole che Eléna faticava a sopportare, finalmente partì alla carica, fulminea. Oltrepassò i pochi metri che li separavano in un battito di ciglia, lo afferrò per il collo e lo sbattè contro il muro, tenendolo sollevato da terra con una mano sola, ben più in alto della sua faccia, lì dove il braccio minuto le permetteva di arrivare.
    Ringhiando, fu il suo turno di parlare.

    "Tu non hai capito un cazzo della vita. Sei stato viziato in modo inimmaginabile, hai ricevuto dalla vita un dono che la maggior parte delle persone non possono neanche immaginare... ma non ti bastava, eh, la magia non ti bastava. Cosa stavi cercando a Dilagon? Sei solo fuggito come un cane e non credere che adesso che sei morto le cose siano cambiate. Hai appena schiacciato un insetto, come qualsiasi cane potrebbe fare, ma lo hai fatto sporcando, lo hai fatto strillando e lo hai fatto senza provare alcun rimorso!"


    Era furiosa, se avesse potuto fumare dal naso certamente in quel momento lo avrebbe fatto. Strinse più forte la presa intorno a quel collo, consapevole che tanto a Justin l'aria non serviva e che quindi non gli stava arrecando alcun danno. Almeno non fisicamente. Continuò senza diminuire la sua veemenza.

    "Sei stato viziato, ma ora l'aria è ben diversa. Ora tua madre, tuo padre, il tuo mondo, ora IO sono tutto! E tu dovrai rispettare le MIE regole. Perchè non sei altro che un misero cane per l'umanità e per me, oh, per me sei solo un insetto."


    Lo lasciò cadere facendo un rapido balzo all'indietro. Lo osservò, e in un lampo la rabbia si trasformò in rammarico. Una solitaia lacrima scarlatta le sgorgò da un occhio senza che lei se ne accorgesse. Indicò il cadavere adagiato nel suo sangue e riprese a parlare.

    "Guarda cos'hai fatto. Diavolo, Justin, una settimana fa tu avresti ucciso quall'uomo usando la tua magia, lo avresti fatto in silenzio e lo avresti fatto in fretta. Non so se nel tuo cuore ti saresti rammaricato del tuo gesto, ma ora è chiaro che non è così. Ti ho visto strappare la vita da quell'innocente senza fare nulla. Ti ho visto fregartene, ti ho visto ridere e in te ho visto i vampiri che io uccido ogni giorno."


    Scosse la testa, il suo volto era sempre più triste.

    "Non ti sei chiesto perchè io uccido loro, e non il contrario? Tu non sei di qui, non sei australiano, non sei di Dilagon... ma non puoi non sapere. Io sono diversa dagli altri perchè io sono ancora viva. Come ti sei sentito sbattendo la testa di quell'uomo contro il muro? Ti sei sentito forte? è così che si sentono tutti, prima di cadere nel vortice della fame, prima di impazzire, prima di diventare folli macchine di morte. Macchine che io estirpo come fossero erbacce. Tu sei il mio primo figlio, e io non permetterò che tu impazzisca. Dovessi usare le cattive, tu comprenderai il valore della vita."


    Era strano per lei pronunciare quelle parole... sarebbero potute uscire dalla bocca della vecchia Eléna, dalla bocca di Lysa... ma in fondo era vero: nonostante odiasse oramai il clero, non poteva che ripudiare gli orrendi stermini perpetrati da quelli della sua razza. Forse un po' di Lysa c'era ancora dentro di lei e la cosa... andava bene.

    "Ora alzati, mi fai schifo così, sei completamente sporco di sangue... sangue che invece avrebbe potuto finirti in bocca se solo fossi stato più accurato. Dovrò insegnarti come si fa..."


    Si voltò dandogli le spalle e riprese a camminare lentamente mentre controllava che nessuno avesse visto quella scena.
     
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14 replies since 23/1/2014, 20:44   211 views
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