Vento, neve e pallottole.

Shadow

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    Il sole era calato da poco, ma la zona di Darksun sembrava già immersa nella notte più oscura. Le sagome nere dei grattacieli della città svettavano sulle teste dei pochi coraggiosi abitanti del luogo, per lo più gente di mare o disperati che cercavano di tirare avanti in quella landa desolata a Sud della metropoli.
    La costante mancanza di luce a scaldare le ossa, unita ai venti taglienti provenienti dalla baia, rendevano la zona una delle più fredde di Dilagon. La neve del pomeriggio si era ormai compattata in una fastidiosa lastra di ghiaccio in gran parte del suolo, fortuna che piccoli fiocchi di neve avessero ripreso a scendere.
    Ben presto il terreno sarebbe tornato soffice e avrebbe reso quell'ambiente ostile un po' meno crudo e più natalizio.

    Camminando, Shadow non avrebbe notato grandi decorazioni nelle poche case decenti del quartiere; la mezzosangue proveniva dal lato di Orlenas Road e in quel punto non c'era una gran differenza fra le due zone.
    Lo stacco dei due quartieri le sarebbe diventato più evidente dopo un paio di centinaia di metri di monotonia; oltre, le case cominciavano a somigliare più a baracche molto basse e il vento iniziava a farsi sentire più tagliente, portando profumo di salmastro misto all'odore degli scarichi navali.
    Non sarebbe stato difficile per lei udire anche tutti i suoni più forti del porto, segno che non fosse poi troppo distante.

    Le case divenivano via via più rade, lasciando il posto ad ampie distese di polvere e ghiaccio battuto fra l'una e l'altra. In lontananza anche le luci dei lampioni e delle finestre sembravano scomparire nel nulla, fino non esistere più. Là il nevischio era più nervoso e sembrava come centrifugato da un vento rabbioso e instabile.
    L'insegna verde/fucsia al neon di una stazione di servizio alla sua destra avrebbe aiutato la ragazza a vedere oltre quella coltre d'oscurità e nevischio; dietro l'autolavaggio il fascio di luce metteva in evidenza un coppia che si stava dando piuttosto da fare, sotto lo sguardo di un paio di camionisti guardoni nascosti dietro una pila di gomme.

    L'area di sosta era piuttosto grande. Se Shadow si fosse voltata frontalmente, alla sua destra avrebbe visto le pompe di benzina, altre aree adibite al cambio gomme e pulizia di grossi mezzi, e un ampio parcheggio, ma solo con una decina scarsa di camion e qualche prostituta a caccia. Alla sua sinistra, invece, la grande insegna, la zona autolavaggio e un parcheggio più piccolo con alcune auto e ancora signorine in cerca di lavoro.
    Era chiaro che per entrare e uscire dalla zona ci fosse un percorso ben definito che girava intorno all'unico edificio dell'area, un casottino rettangolare piuttosto lungo con un paio d'entrate. Su quella più a sinistra vi era scritto " Shop" con un cartello che indicava " Cash", sull'altra " Diner " e di fianco un menù con scritto molto grande "Breakfast, Lunch, Dinner" con sotto le varie pietanze, ma non leggibili da quella distanza.
    Dalla vetrata era visibile una manciata di persone; quasi tutti si erano tolti la giacca e avevano le guance un poco arrossate.

    Shadow avrebbe potuto scegliere se fermarsi oppure proseguire alla scoperta del quartiere, che pareva via via sempre più desolato e ostico. Quegli sparuti segni di civiltà in lontananza non avrebbero certo scoraggiato i più temerari e curiosi a proseguire, ma si sà, la tentazione di un posto caldo e magari qualche informazione in più non erano certa da buttare.

    Edited by GameMaster2 - 7/5/2014, 11:53
     
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    Era passato un pò di tempo dall'ultima volta che Shadow non era uscita di casa solamente per curiosità personale, che tradotta significava più o meno la normale conoscenza di alcuni quartieri di Dilagon nei quali non aveva ancora avuto l'ardire -o meglio l'occasione- di recarsi. Solamente uno spirito di iniziativa e voglia di non rimanere rinchiusa in casa, seppure il tempo atmosferico non fosse del tutto clemente quella sera, la spinsero a lasciare il suo appartamento a Stevenson per dirigersi nei quartieri meno abbienti della città. I ricordi di quel che era accaduto ad Housing erano ancora ben marchiati a fuoco nella sua mente, ma tutto sommato non temeva eventi simili, sicuramente non così plateali in quella serata gelida; mentre si stringeva nel cappotto nero mescolandosi fra le ombre di cui portava il nome, osservò distrattamente tutt'attorno il paesaggio trasformarsi man mano che avanzava verso i quartieri poveri di Dilagon city. Oramai era abituata a quel tipo di cambiamento, soprattutto quando si passava oltre la sottile linea che separava la lussuosità sfacciata di chi si poteva permettere un certo tenore di vita agiato, e chi invece dalla vita aveva ricevuto solamente un "ritenta, sarai più fortunato." Oramai non era difficile per la mezzosangue addentrarsi nei vicoli bui come quello in cui camminava ora, anche se l'ora era tarda e la probabilità di brutti incontri era alta Shadow procedeva sicura fra quei grandi palazzi scuri e malridotti... ovviamente non era priva di paura; la paura la teneva all'erta, pronta a scattare in caso di pericolo. Anche se vivevi a Dilagon City da molto tempo (per lei non era passato così tanto da potersene vantare, d'altronde) non potevi sapere cosa ti avrebbe aspettato dietro l'angolo successivo, se una nuova opportunità o la tua condanna a Morte: da un pò di tempo Shadow si stava preparando a entrambe, quindi ora procedeva cauta nell'ombra ma comunque abbastanza tranquilla da passare di fronte ad alcuni brutti ceffi in una via, probabilmente drogati, che la squadrarono solamente e la lasciarono passare oltre.
    Fu dopo un'oretta di camminata, forse meno data l'andatura della ragazza, che Shadow comparve oltre i limiti di Orlean Road: la neve lì scendeva più fitta, l'aria era ancora più gelida e penetrava fino alle ossa, facendola rabbrividire a tratti; le ricordava perennemente che quell'atmosfera la voleva ricacciare nel buco da cui era uscita, come ogni altra creatura: ma a differenza di coloro che erano sconfitti dalla vita chi aveva la forza, come lei, di uscire e affrontare la realtà meritava il suo posto nel mondo... o moriva provandoci. Shadow rise alle sue solite battute fra sé stessa, filosofiche e inutili, e continuò a camminare ogni tanto lanciandosi un'occhiata alle spalle. Ma non v'era nessuno se non la sua ombra tremolante alla luce fioca dei pochi lampioni accesi là intorno, che davano alle baracche intorno un'aria ancora più decadente e spettrale, illuminando i tetti sfondati e il legno spaccato delle pareti. Una specie di foschia mista al vento invernale impediva a Shadow di vedere benissimo, ma poteva percepire chiaramente di essere arrivata molto vicina al porto di Dilagon city. Sentiva i rumori dei camion, l'eco di una nave risuonò fra le vie vuote e qualche voce più alta di qualche uomo o marinaio le fece ricordare che Dilagon City non dorme mai, specialmente nei bassifondi.
    All'improvviso la sua attenzione venne catturata dall'insegna colorata al neon di una stazione di servizio, e si fermò a pochi metri dalle pompe di benzina per scrutare meglio le presenze che potessero nascondersi in quel luogo. Individuò solamente alcuni camionisti, respirò profondamente e si voltò alla sua destra per osservare quello che pareva un piccolo locale, mentre alla sua sinistra l'autolavaggio apparentemente deserto, eccezion fatta per qualche prostituta appoggiata al muro chiazzato, alcune fumavano una sigaretta e il fumo andava mischiandosi con quella impetuosa nebbia mal definita. Shadow si voltò e notò che all'interno di quel locale (aperto) v'era qualcuno, dei tizi seduti s'intravedevano appena dalle vetrate e un'insegna un pò più piccola sopra al tetto indicava la scritta fosforescente "diner", che a Shadow parve un invito plausibile in quella serata. Dopotutto aveva ancora molto tempo per tornare sui suoi passi una volta che avesse avuto qualcosa di caldo da bere, no? Si diresse quindi, stretta a quel cappotto che scaldava poco in quella serata più che gelida, verso il locale illuminato, e dopo un altro respiro entrò. Se nient'altro fosse accaduto alla sua entrata a passo calmo e ponderato in quel piccolo locale si sarebbe seduta ad un tavolo libero (se ce ne fosse stato), possibilmente in fondo, con l'intenzione di ordinare un caffé. Niente alcolici per stasera pensò, non solamente per il fatto che fosse sola, ma soprattutto perché non aveva alcuna voglia di bere quella notte il caffé caldo mi terrà sveglia. rifletté, osservando distrattamente i pochi dettagli appesi alle pareti del bar ed evitando il contatto visivo con altri clienti lì presenti.
     
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    Niente avrebbe disturbato l'intento della ragazza e una volta dentro, sulle note di un'allegra melodia country dal volume contenuto, un confortante tepore le avrebbe riscaldato le ossa. Pareva proprio che sul riscaldamento non andassero al risparmio, a differenza di tutto il resto, piuttosto usurato, ma comunque inaspettatamente pulito.
    Il diner era simile a quelli americani; bancone frontale con cucina sul retro corredata di cuoco burbero e barista svogliato a fare caffè lunghi e acquosi, portati da una cameriera di mezza età stanca morta con cinque figli da mantenere.

    Sia sulla sinistra (la parte più lunga) che sulla destra vi erano dei tavoli arancione smorto da due e quattro posti; agli angoli c'erano quelli da sei con le panche a divanetto - di finta pelle giallognola come le sedie - a ridosso del muro, che parzialmente potevano nascondere qualcuno.
    Shadow avrebbe potuto scegliere quelli senza problemi.
    Se fosse andata sul lato destro avrebbe trovato la porta della cucina, mentre a sinistra un piccolo corridoio frontale con i bagni da un lato e l'ufficio del gestore in fondo, di fianco all'uscita d'emergenza.
    La scelta del tavolo, invece, non avrebbe cambiato gli oggetti a disposizione; menù, un dispenser con dei tovagliolini di carta, maionese, ketchup, l'australianissima vegemite e i condimenti classici.

    Nessun cliente l'aveva degnata di uno sguardo, almeno all'apparenza. I dipendenti si erano limitati a un silenzioso cenno del capo e la cameriera avrebbe atteso che si sistemasse e desse un'occhiata al menù prima di avvicinarsi.
    Guardando il resto dei clienti, Shadow non avrebbe notato nulla di diverso dalla solita marmaglia costretta a fare lavori notturni per sopravvivere; un paio di camionisti che parlavano di rugby, un infermiere ancora in divisa che guardava in conitnuazione l'orologio, quattro ragazzotti sui trent'anni piuttosto stanchi e una donna trasandanta, probabilmente una tossica, che si mangiucchiava le unghie con fare nervoso senza toccare il pezzo di torta che aveva di fronte.

    La cameriera arrivò taccuino alla mano.
    " Buonasera, per modo di dire. C'è un bel tempaccio stasera."
    Biondo cenere non naturale, occhi di un verde spento e corpo magro, ma cadente. Nonostante l'aspetto stanco aveva ancora una voce chiara e attiva e sotto quelle rughe si capiva che fosse stata una ragazza carina ai suoi tempi.
    Sospirò.
    " Comunque bellezza, che ti porto? Oggi abbiamo anche la torta pecan. E' buona."
     
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    All'interno del piccolo locale la temperatura era certo più gradevole che all'esterno. Shadow sentì un pò di calore arrivare nuovamente sotto lo strato -insufficiente- di abiti che portava, e si sentì già un pò meglio quando notò soddisfatta che la sua entrata era stata parzialmente ignorata da molti dei clienti presenti nella stanza. Non aveva sicuramente la voglia o il desiderio di attirare lo sguardo di alcunché, quindi tenne un'andatura naturale e si diresse rapidamente verso il primo tavolo libero che trovò, anzi, quello a ridosso del muro e senza esitazione si sedette sulle spartane ma comode sedie, guardandosi solamente per un attimo attorno per squadrare la struttura del locale. Capì ben presto che quello era un diner frequentato perlopiù dai lavoratori che si indaffaravano nel porto e da operai, e da chi altro posto dove mangiare non aveva; non esattamente la feccia di Dilagon city, ma nemmeno persone di cui Shadow avrebbe preferito la compagnia. A qualche tavolo di distanza vide una donna seduta e un gruppetto di ragazzi, scorse anche qualcuno del personale che si limitò a seguirla con lo sguardo con aria più che annoiata. Ma, dopotutto, non si sentiva né in soggezione né minacciata da chi era seduto a poca distanza, quindi ben presto ignorò i presenti e cominciò a guardare distrattamente fuori dalla finestra/vetrata molto grande che individuava uno squarcio della desolazione sferzata dal vento, all'esterno. Quello era davvero il quartiere limite della città, oltre v'era solamente deserto gelido e la morte, probabilmente nemmeno i criminali più disperati osavano spingersi così lontano per depredare coloro che si avventuravano in quel luogo di confine... d'improvviso l'attenzione della giovane fu attirata da un cane randagio che solitario scodinzolava vicino all'entrata, ma ben presto scomparve anche quella traccia di vita: ora fuori c'era solo il buio e la piazzola illuminata parzialmente dalla luce a neon.
    Shadow ebbe appena il tempo di togliersi la giacca e di appoggiarsi sui gomiti, che una cameriera dal'aria stanca le si avvicinò. Sebbene fosse d'avanzata età s'intravedevano ancora tracce di una giovinezza passata, un'eco di bellezza che stava lentamente svanendo nelle rughe e nell'abuso di fumo, probabilmente. Lei le augurò la buonasera, commentando il tempo che infuriava fuori, e Shadow le sorrise appena. Alla richiesta dell'ordinazione, non dovette nemmeno pensarci su e rispose Un caffé grazie... e quando la donna aggiunse qualcosa riguardo ad una torta, ci pensò un secondo. Non aveva particolarmente fame, e l'ora era tarda; però mettere qualcosa nello stomaco con quel freddo non era un'idea malvagia. Così sorrise e annuì, aggiungendo Mi porti anche una fetta della torta allora. Grazie. concluse, aspettandosi che la donna la lasciasse di nuovo sola. Se lei l'avesse fatto Shadow avrebbe sospirato profondamente, godendosi la sensazione di caldo latente che ora la pervadeva, ringraziando almeno di aver avuto il buonsenso di fermarsi nel suo vagabondare per bere del caffé. Mentre attendeva che la cameriera tornasse aprì discretamente la borsa e controllò di avere tutto, e d'istinto le cadde lo sguardo su una foto che era solita tenere con sé: era stata scattata un bel pò di anni prima, risaliva a tempi che non le appartenevano più. Era strano ripensare al passato alle volte, perché era come specchiarsi e non rivedere la propria immagine: quella vaga sensazione di sorpresa e rassegnazione a sapere che, alla fine, si è soli.
     
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  5. GameMaster2
     
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    La cameriera segnò tutto velocemente, poi le sorrise con cortesia.
    " Bene. Cinque minuti e arrivo"
    Detto questo si congedò, lasciando tutto il tempo a Shadow di contemplere i vecchi tempi in solitudine. Nemmeno le voci dei clienti sarebbero state troppo alte a disturbare i suoi pensieri.
    Fuori continuava debolmente a nevicare; solo i fari di un auto che entrava nel parcheggio di fronte avrebbero spezzato quella monotonia.

    I cinque minuti passarono con una certa velocità e puntuale la donna tornò con un bella fetta a base di pasta frolla e ripieno color marrone scuro, tappezzato con un generoso strato di noci pecan. La poggiò sul tavolo assieme a una tazzona bianca bella piena di caffè lungo fumante; l'aroma era corposo e già da solo bastava a calmare i nervi.
    " Buon appetito. " si limitò a dire lei, per poi tornare al suo lavoro se Shadow non avesse voluto altro.

    Una volta addentata, la torta avrebbe mantenuto le sue promesse se alla mezzosangue fosse piaciuto il tipo, mentre il caffè sarebbe apparso un po' troppo lungo a un palato più esigente, ma comunque accettabile.
    Recensioni della ragazza a parte, la serata si stava dimostrando piuttosto tranquilla, ma si sà, a Dilagon non si può mai abbassare la guardia.

    Qualche istante dopo, infatti, un uomo entrò nel diner; era vestito piuttosto pesante, con guanti, sciarpa e cappellino di lana a tappare quasi tutto il volto. Si fermò a pochi passi dalla porta, abbassando la sciarpa a liberare la bocca lo stretto necessario.
    Buttò qualche occhiata, come se cercasse un tavolino libero e poi si diresse proprio in quello di fianco a Shadow.
    L'orlo dei jeans grigiastri, così come buona parte della punta degli scarponcini chiari, avevano una grossa chiazza molto scura, che poteva sembrare dare sul rosso o bordeaux.

    L'uomo si trovava un poco più avanti della ragazza, di spalle. Non si tolse niente nonostante il caldo e con i piedi tamburellava sul pavimento, moleggiando con le ginocchia.
    La cameriera arrivò quasi subito a servirlo. Ordinò cheeseburger, patatine e una birra alla spina; chiese anche se avessero un antidolorifico per il mal di testa.
    Lo sconosciuto non smise di scrutare i presenti nell'attesa e una volta si voltò pure quasi del tutto, proprio in direzione della mezzosangue.
     
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    Dopo un lasso di tempo brevissimo la donna fece la sua ricomparsa di fronte a Shadow, e quest'ultima presa di sopresa sobbalzò involontariamente al suono dellsa sua voce. Stava pensando a tutt'altro in quel momento, e l'apparizione della cameriera ancdò a disturbare la quiete apparente dei suoi pensieri, risvegliandola da un sogno. Alzò gli occhi verso il volto della donna e le sorrise, poi guardò con avidità la tazza di caffé che era stata poggiata sul tavolino davanti a lei, assieme ad una fetta di torta apparentemente deliziosa. I fari di un'auto distrassero la mezzosangue per un secondo, facendole voltare la testa, ma i suoi occhi non rimasero attenti abbastanza per vedere che fosse sceso dalla vettura. La cameriera si congedò dopo pochi secondi, e Shadow la osservò allontanarsi fin quando non scomparve dalla sua vista. Distrattamente osservò fuori dalla vetrata mentre portava la tazza alle labbra, assaporando piano il liquido caldo; la sensazione appagante dela caffé appena fatto che le scendeva lungo la gola la fece sorridere, e subito dopo provò ad assaggiare la torta. Il suo gusto casereccio mischiato alla consistenza morbida davano al dolce qualcosa di familiare, sicuramente non era la miglior torta di noci pecan del mondo ma comunque era quello che ci voleva per riempire un pò lo stomaco. Soddisfatta finì il dolce prima di riprendere a sorseggiare il caffé, e aveva ancora metà del liquido scuro da bere quando entrò un altro cliente nel diner. Un uomo alto e vestito come per una spedizione all'artico, dall'aria guardinga, si fece largo fra i tavoli e scelse quello davanti a Shadow, non prima di aver scrutato in viso tutti i presenti. Shadow non si fece troppe domande sull'aspetto o sulle azioni dell'uomo, non era affar suo, si limitò a guardarlo per pochi secondi guidata dalla più viva curiosità ma nient'altro. Scorse la rassegnata cameriera avvicinarsi all'individuo per raccogliere le ordinazioni, e quando lo udì risponderle normalmente d'istinto perse interesse nella cosa. Portò l'attenzione altrove, in direzione del tavolo più lontano da lei dove c'erano alcuni ragazzi che avevano alzato leggermente il tono di voce. Ma quando tornò con gli occhi fissi davanti a lei s'accorse sgomenta che il nuovo arrivato la stava guardando. Distolse immediatamente lo sguardo dalla sua figura, ma poi, ripensandoci, lo fissò di nuovo, sia in caso si fosse rivoltato oppure se la stesse ancora guardando. Il contatto visivo di quell'uomo non la metteva in soggezione, e così restituì quell'occhiata fredda con una altrettanto gelida, per poi riprendere fra le mani la tazza di caffé. Solamente quando non ne rimase nemmeno una goccia si ricordò che non aveva messo nemmeno un pò di zucchero, ma, tanto meglio. Vide la cameriera appoggiata vicino al bancone e poi la giovane si appoggiò con i gomiti sul tavolo, passandosi le mani fra i capelli per sistemarli e chiudere per un secondo gli occhi.
     
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  7. GameMaster2
     
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    Quando Shadow riposò lo sguardo sullo sconosciuto, lui aveva già ripreso a guardare altrove, ma senza smettere di ballettare nervosamente con le gambe.
    La cameriera, in attesa che il pasto dell'uomo fosse pronto, rispose al cenno dell'infermiere, che chiese un'altra tazza di caffè.
    Mentre la mezzosangue si perdeva nei suoi pensieri, grazie al suo fine udito potè sentire distintamente un cellulare suonare, anche se questo si trovava chiaramente all'interno di qualcosa, come una giacca o una borsa. Non ci avrebbe messo molto a capire che appartenesse proprio a quello strano tizio.

    Lo sconosciuto si affrettò a prendere l'apparecchio e prima di rispondere sospirò, frenando finalmente quella danza di nervi sotto al tavolo.
    Ricomposto nei modi, rispose con voce chiara e decisa, leggermente rauca.
    " Era ora."
    L'uomo limitò alla stretto necessario le parole per una buona parte della conversazione e Shadow, per quanto potesse sforzarsi, non avrebbe potuto capire cosa dicessero dall'altro capo del telefono - suono troppo basso - anche se dal timbro avrebbe potuto intuire che fosse un altro uomo.

    Poi, la telefonata cominciò a farsi più interessante; lo sconosciuto del diner si sbottonò un poco e sempre con voce sicura parlò col tono di chi fosse costretto a dare delle spiegazioni. Le dita della mano tamburellavano lentamente sul tavolo.
    " Lui non ha parlato... e c'è stato un problema." si guardò di fretta intorno e riprese, a voce più bassa " Ho dovuto sbarazzarmene. Si è liberato e mi ha attaccto."
    Dopo aver annuito con la testa, continuò.
    " Sì, è sempre legato e sedato nel capanno." tossì " No, non ancora. E' in macchina; i soldi invece ce l'ho al sicuro, addosso. Stai tranquillo."
    Passata qualche altra battuta di poco rilievo, l'uomo salutò l'interlocutore misterioso così:
    " Entro stanotte lo farò parlare. Lo scambio poi al solito posto." e attaccò.

    Si guardò ancora in giro e di nuovo diresse lo sguardo anche verso Shadow, la quale, per quanto lui fosse stato cauto e silenzioso nel parlare, aveva potuto sentire perfettamente ogni sua più discreta sillaba e trarre le proprie conclusioni.
    Un paio di minuti dopo la cameriera sarebbe arrivata con il suo pasto e lui avrebbe iniziato beatamente a mangiare, molto più rilassato di quando era entrato, ma sempre con quel fare guardingo leggibile in volto.
     
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    Shadow stava distrattamente osservando una macchiolina sul tavolo, laddove qualcuno chissà quanti -secoli - anni addietro doveva aver versato qualcosa di nero e vischioso, tipo olio per motore, e aveva lasciato un segno permanente sulla superficie liscia di plastica; all'improvviso udì la suoneria di un cellulare, una di quelle semplici con poco più di tre note che pareva provenire da qualche parte all'interno di quel locale. Alzò la testa lentamente, cercando l'origine del rumore, e con sorpresa s'accorse che il telefono che stava squillando apparteneva proprio a quello strano tizio seduto di fronte a lei. Rimase per qualche secondo in ascolto, guardando davanti a sé la figura che pareva tremare leggermente. Lo fissò finché l'uomo non si decise a rispondere alla chiamata, afferrando velocemente il telefono e con voce burbera rispose a chi vi fosse al di là della cornetta.
    Premettendo che Shadow non era una persona impicciona, oppure talmente venale da ascoltare le conversazioni altrui per scopi personali, mostrò interesse fin da subito nella conversazione dell'uomo. Forse era il suo portamento, o il modo in cui s'atteggiava verso l'ambiente, magari perfino una motivazione stupida come la noia la spinse a tenerlo in considerazione. Per un bel pò di tempo rimase praticamente immobile, in una posa quasi scomoda con i un gomito appoggiato al tavolo e l'altra mano a sfiorare lo schienale della sedia, tanto scomoda da attirare lo sguardo della cameriera.... che ignorò. Quando si mosse con naturalezza senza far rumore e si scostò appena per avvicinarsi leggermente al tipo, vi furono delle parole che catturarono immediatamente la sua attenzione. Non solo lui divenne più nervoso e tirato, ma nonostante cercasse di nasconderlo la conversazione prendeva una piega molto misteriosa... che non fece che avvicinare Shadow. Ebbé che cosa fai? Ti metti anche a spiare? la rimproverò la sua mente, ma come si sa, a Dilagon city vi sono talmente tanti misteri occultati, segreti di tempi immemori celati dietro ogni muro e assassini dietro le facce più affabili: magari non tutti i mali vengono per nuocere, e lei poteva perfino... cosa? Cos'avrebbe fatto se avesse udito qualcosa di molto strano?
    Ahimé le buone notizie arrivano a chi sa aspettarle, ma quelle brutte arrivano anche prima: man mano che l'uomo parlava mille congetture si annidavano nella mente della giovane, dando vita a moltissime e disparate conclusioni. Dalle frasi che udì, suppose che -pare assurdo, ma lo pensò- che stesse parlando di un rapimento con estorsione di informazioni. E la cosa non le piacque affatto. Quando continuò con le parole "sedato e legato" e "soldi" e "scambio al solito posto" allora la sua mente fece un balzo in avanti, arrovellandosi come non mai per far coincidere tutti i pezzi... ma ne sapeva troppo poco per dare vita ad una vera e propria storia. E poi non erano affari suoi, tutti hanno degli scheletri nell'armadio e lei non era una di quelli che avrebbero scassinato quest'ultimo solamente per curiosità. Per un pò di soldi, anche sì, ma questa è un'altra storia. Ad ogni modo quando la conversazione telefonica fu interrotta la ragazza si rilassò, appoggiandosi normalmente alla sedia e mostrandosi tranquilla anche quando lo sguardo dello sconosciuto si posò su di lei.
    Moriva dalla voglia di vedere cosa sarebbe successo una volta che l'uomo avesse terminato il suo pasto, chissà, magari quella serata non era da buttare, poteva ancora sperare in qualcosa di interessante.
     
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    Lo sguardo dell'uomo sostò sulla mezzosangue più del dovuto, ma poi tornò ai suoi affari, iniziando a mangiare come se nulla fosse.
    Dopo la strana telefonata lo sconosciuto sembrava più calmo. Aveva smesso del tutto di ballettare e mangiava piuttosto composto, molto lentamente.
    Shadow avrebbe avuto ancora qualche attimo per perdersi nei suoi pensieri e poter osservare un po' alla volta quei piccoli dettagli di vita vissuta che il diner celava; poi, se si fosse voltata di nuovo verso l'esterno, avrebbe notato qualcosa di davvero curioso.

    Dalla vetrata si potevano vedere le auto parcheggiate e a un certo punto dal bagagliaio di una, precisamente da quella che era arrivata mentre mangiava, uno strano bagliore avrebbe prima illuminato il retro del veicolo e poi la portiera sarebbe saltata in alto seguita da un gran boato.
    Il rumore non sarebbe passato certo inosservato alle varie prostitute all'esterno, così come ai commensali, che d'istinto si voltarono allarmati a vedere che cosa fosse accaduto.
    Anche il misterioso sconosciuto si girò di scatto e la sue espressione passò da stupita a rabbiosa in un secondo. Strinse il pugno destro e deglutì a denti stretti, spostando velocemente lo sguardo sugli stupiti presenti.

    Dal vano bagagli schizzò via un uomo di colore piuttosto magro a torso nudo e piedi scalzi; i jeans erano strappati su una gamba e i lunghi capelli riccioluti tutti appiccicati sul volto. Sotto i lampioni la pelle luccicava di sudore ed erano visibili ferite recenti, come di frustate fresche che ancora dovevano bruciare da matti. Dei rivoli di sangue secco disegnavano sulla sua schiena quasi come dei grossi tribali, tanto erano fitte.
    Aveva le mani legate dietro il busto e iniziò a correre verso le prostitute gridando qualcosa d'incomprensibile all'interno.
    Tutti nel locale si buttarono verso il vetro per vedere la scena, mormorando cose come chiamare la polizia e l'ambulanza.
    Il fuggitivo intanto, raggiunta una lucciola coraggiosa che non si era allontanata come le altre, riuscì a farsi slegare i polsi con un coltello a serramanico che questa teneva per difesa.

    L'uomo misterioso invece si rimise la sciarpa a tappare il volto con una certa flemma e approfittando della loro distrazione cercò di scivolare via indisturbato verso l'uscita d'emergenza, nel corridoio vicino ai bagni.
    Se vi fosse riuscito, lesto avrebbe richiuso la porta alle sue spalle ed estratto una pistola con silenziatore con cui si sarebbe appostato all'angolo del piccolo edificio.
    Il ragazzo di colore sarebbe rimasto vicino alle pompe di benzina facendo cenno alla gente di stare dentro e tutto agitato avrebbe mosso la testa in giro, come se cercasse qualcosa o qualcuno.
     
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    Non poteva esser trascorso più che qualche minuto, da quando la telefonata dell'uomo aveva fatto ritornare la solita monotonia nei pensieri di Shadow, quando qualcosa catturò la sua attenzione. Più precisamente, qualcosa al di fuori del locale, laddove v'erano delle auto parcheggiate appartenenti ai clienti del locale e solo Dio sa a chi. Ad un certo punto dal bagagliaio di una si udì provenire un forte rumore, che la mezzosangue udì immediatamente: si concentrò su quel suono, ma non dovette nemmeno attendere per chiedersi la sorgente di tale suono: il baule dell'auto schizzò via come un proiettile verso l'alto, disegnando una curva alla luce dei lampioni e del bagliore sinistro che v'era stato un attimo prima. Che cazzo...? Shadow suo malgrado scattò in piedi, forse non era la mossa giusta da fare ma fu l'istinto a farle alzare il culo dalla sedia. Anche altri individui si alzarono con lei, imitando il suo sconcerto e fissando fuori dalla vetrata cosa stesse accadendo... ma l'attenzione successiva di Shadow fu per l'uomo di fronte a lei... la sua telefonata ora assumeva tutt'altro significato... altri pezzi del puzzle si incastrarono fra loro, dando vita a una gran brutta immagine. Poteva scommettere qualsiasi cifra che quello strano episodio era legato al tizio che aveva davanti, e che ora, come tutti si era alzato. Ma ebbe una reazione che non fece che aumentare i sospetti della mezzosangue su di lui. Il colmo fu quando dal bagagliaio uscì un uomo di colore, dall'aspetto più che trasandato e il corpo segnato da evidenti ferite. Non appena uscì Shadow notò che era legato, e quando questo cominciò a correre urlando dovette far appello a tutto il suo buonsenso per non avvicinarsi al tizio che oramai, sapeva coinvolto. Non era ancora il momento per azioni avventate, e respirò profondamente. Una volta che anche l'uomo avesse fatto la sua mossa, lei sarebbe scattata per precederlo. La modalità era ignota, ma lei era fiduciosa. più o meno..
    Qualcuno all'interno invitò a chiamare la polizia, l'ambulanza... pessima idea, anche se quel disgraziato aveva bisogno di un medico le forze dell'ordine -nel remoto caso fossero arrivate- non avrebbero fatto in tempo a prendere né lui né il colpevole.. avrebbero solamente fatto tante domande alle persone sbagliate. Immersa nei suoi pensieri, Shadow s'accorse in ritardo che l'uomo era scomparso! Dannazione! senza riflettere ulteriormente notò un'ombra scivolare verso l'uscita d'emergenza, e la seguì. La porta si richiuse alle spalle del fuggitivo sconosciuto, e Shadow rimase appoggiata allo stipite di essa . Non era sicura di voler seguirlo... se avesse spalancato la porta l'avrebbe spaventato e irritato, invece lei voleva fingere d'essere solamente una curiosa troppo impicciona, o almeno, finché avrebbe retto quella sceneggiata.
    Tornò indietro, davanti alla vetrata, e notò che il ragazzo stava davanti alle pompe di benzina gridando di stare dentro. Shadow si mosse velocemente e ritornò nuovamente sui suoi passi verso la porta di servizio, stavolta la socchiuse lentamente e osservò l'uomo appostato all'angolo poco più avanti... troppo vicino... cercò di muoversi senza far rumore e aprì di più la porta, una feritoia abbastanza larga da farla passare e veloce si appiattì contro il muro, scivolò dietro ad un bidone dell'immondizia che stava a un metro dalla porta.
    Di bene in meglio. pensò, mentre sfilava la pistola dai pantaloni e toglieva la sicura.
     
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  11. GameMaster2
     
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    Anche l'uomo misterioso stava ben appiattito al muro cercando di guardare verso le pompe senza farsi vedere. Shadow fu cauta e attenta, ma non fu sufficiente.
    " Fossi in te non lo farei, ragazza." disse lui un po' sottovoce con tono calmo e neutro, in risposta al rumore della sicura.
    " Non mi piace lasciare cadaveri inutili in giro, ma con un proiettile nel corpo tendo a diventare violento." proseguì con una leggera ironia, voltandosi verso il bidone dove era nascosta.
    " Aiutami a ficcarlo in macchina di nuovo e forse ti lascerò tornare a casa senza passare dall'ospedale."
    Non sembrava affatto spaventato dalla sua presenza, dimostrando un fare molto più sicuro di sé a differenza di quando era all'interno del locale. Teneva la pistola puntata, pronto a colpire se la ragazza si fosse dimostrata ostile.

    Intanto il prigioniero continuava a sbraiatare alle persone di stare al sicuro. Il suo tono di voce era molto allarmato, come se potesse succedere qualcosa di brutto da un momento all'altro.
    Poi sembrò rivolgersi a qualcuno in particolare con molta rabbia.
    " FATTI VEDERE PEZZO DI MERDA!" gridò stringendo i pugni. " TI FARO' A PEZZI! NON USCIRAI VIVO DA QUI BASTARDO!"
    L'uomo sconosciuto fece solo un piccolo sorriso di scherno.
    " Illuso..."

    Cosa avrebbe fatto Shadow, si sarebbe alleata con lo sconosciuto o avrebbe aiutato l'uomo di colore?
    Cos'era davvero accaduto fra quei due uomini?
    La situazione non prometteva affatto bene.
     
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    Merda. Merda merda merda. fu tutto ciò a cui riuscì a pensare quando capì che non era stata abbastanza cauta, e silenziosa. Il tizio s'era accorto della sua presenza: imprecando mentalmente si appiattì inutilmente, e quando udì la voce roca dell'uomo echeggiare nel vicolo capì che avrebbe fatto ben poco rimanendo nascosta. Lui le intimò di non farlo, che anche se non gli piaceva lasciare cadaveri in giro ovviamente se lei avesse sparato non sarebbe rimasto molto tranquillo... Shadow avrebbe dovuto pensare a qualcosa. Fu a quel punto, quando le parve che fosse calato di nuovo il silenzio che lo sconosciuto parlò di nuovo. Le offrì... una pseudo salvezza (Shadow non era proprio sicura che lui l'avrebbe lasciata in vita ma era di più di quanto potesse sperare ora) se lei l'avesse aiutato nella sua impresa. E per quanto parve stupido, insensato o crudele lei decise di accettare. Sapeva che una volta che tutto fosse finito, in qualunque modo, non le sarebbe andata bene: ma per ora poteva far buon viso a cattivo gioco e fingersi complice. Non avrebbe sicuro avuto rimorsi per la vita del poveretto che stava sbraitando in strada. Respirò profondamente, e poi alzò le mani mostrando la pistola. Rispose con calma e naturalezza Beccata... si alzò lentamente, come si fa con i criminali e la polizia, per farlo stare tranquillo.. era inutile giustificarsi a quel punto dicendo all'uomo che fosse solamente nel posto sbagliato al momento sbagliato, che fosse curiosa... bla bla bla... l'avrebbe uccisa solo per la pateticità e la noia. Così sorrise e disse Non sparo. Dimmi come posso aiutarti. il tono era tagliente ma privo di emozione, come se stesse recitando un copione. Qualche volte bisogna fare la scena per osservare la situazione con più razionalità, per coprire gli errori. Era stata un'idiota, ma forse da qualche parte non c'era ancora la sua lapide con il suo nome scritto sopra.
     
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  13. GameMaster2
     
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    Shadow aveva fatto la sua scelta e ciò avrebbe condizionato i destini di tutti quelli coinvolti, per sempre.
    L'uomo ne vide le mani e ne seguì i movimenti attentamente con lo sguardo.
    " Ecco, brava." disse aspettando che uscisse del tutto.
    Ghignò un po' sorpreso: " Però..."
    Poi con l'arma le indicò il suolo." Intanto metti a terra la pistola e passamela. Poi avvicinati a me." le ordinò facendole cenno con la mano di sbrigarsi a raggiungerlo.

    Che Shadow accettesse o meno, il prigioniero era già riuscito a individuare l'uomo che, senza rendersene conto, per tenere sotto tiro la mezzosangue si era mosso troppo esternamente.
    Sul volto del tizio di colore apparì un larghissimo sorriso che mostrava dei denti così bianchi e puri da sembrare che si fosse ficcato della neve in bocca.
    Proprio quando il potenziale carnefice chiese alla ragazza di avvincarsi, l'ex-prigioniero scattò verso di loro con il braccio destro teso e il palmo aperto completamente.
    " NON SAPRAI MAI NULLA!" gridò e nella sua mano si formarono come dei piccoli vortici d'aria che si sarebbero uniti fino a formare una sfera semi-trasparente di puro potere spirituale. Ancora pochi istanti e l'avrebbe scagliata su di loro.

    L'uomo misterioso si voltò di scatto, per poi tornare immediatamente sulla mezzosangue.
    " MUOVITI SVELTA! " ringhiò verso di lei in un modo che aveva anche del disumano, al punto che si sarebbe anche potuto avvicinare a lei per cercare d'afferrarla se non si fosse mossa.
    Scappare, voltargli le spalle oppure assecondarlo?
    La povera Shadow aveva tante altre decine di opzioni possibili e solo un secondo per decidere quele fosse il modo migliore di affrontare la situazione.
    Davvero una bella seratina per la giovane dai capelli bianchi.
     
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    Fece come aveva detto l'uomo, appoggiando piano l'arma a terra e passandogliela con un calcio mentre teneva le mani in alto. Il suo sguardo vagava per il vicolo, mentre udì in lontananza farsi silenzio... troppo...
    D'improvviso, e forse anche per colpa sua e della sua testaccia dura, tutto era andato a puttane. Il ragazzo di colore che era schizzato fuori dal bagagliaio dell'auto poco prima vide l'uomo che stava di fronte a Shadow, riconoscendolo e insultandolo in modo colorito accennò a qualcosa..."non saprai mai nulla" non erano parole buttate al vento. Ma Shadow ebbe poco tempo per rendersi conto di quella frase perchè subito dopo il tizio mostrò di essere tutt'altro che un normale umano... tsk, chi a Dilagon City poteva ancora vantare d'essere una creatura del tutto umana? Di recente le probabilità di incontrarne uno vero e proprio s'erano affievolite, era più facile incrociare sul proprio cammino un mostro piuttosto che un essere umano. Quello sconosciuto ne era la prova lampante. Shadow rimase immobile per qualche secondo, osservando dei vortici d'aria librarsi dal palmo chiaro della mano del ragazzo, e poi fece un leggerissimo passo indietro. Ma mentre rimuginava sul fatto se fosse più sicuro alzare i tacchi e andarsene mentre l'uomo era occupato, quest'ultimo notò con impazienza e rabbia la sua mossa. Le intimò con voce quasi inumana di muoversi, in fretta, e lei esitò solamente un attimo prima di fare qualche passo nella sua direzione. Non staccò gli occhi di dosso al ragazzo di colore, cercando di capire la natura delle informazioni che potessero portare i due ad odiarsi arrivando a rinchiudere qualcuno nel bagagliaio di un'automobile. Non che fosse difficile capire che in ballo potevano esserci soldi, favori, droga o una di quelle tante faccende che condizionavano la vita degli abitanti dei bassifondi di Dilagon City... però a Shadow sfuggiva ancora qualcosa. L'uomo non pareva affatto sorpreso dei poteri dimostrati dal ragazzo, segno che era a conoscenza delle sue capacità, perciò non si trattava sicuro di uno sprovveduto in quel campo.
    Non...
    In effetti neanche l'uomo pareva troppo umano, o magari era solo poco in sé per la rabbia.
    Mh...
    Niente, non sapeva che dire. Proferire un patetico non voglio avere niente a che fare con voi! sarebbe stato appunto, patetico e inutile, così come dire Che cazzo succede? che avrebbe soltanto stretto la corda già fissata attorno al suo collo. Magari il silenzio poteva allentarla quel tanto che bastava per liberarsene di colpo.
     
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  15. GameMaster2
     
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    I vortici arrivarono proprio sulla schiena dell'uomo, schiantandosi in un grosso e potente lampo che lo illuminarono come se avesse avuto un aura dietro di sé.
    "AARGH!" gridò.
    Sarebbe stato questo ciò che avrebbe visto la ragazza prima di vedersi arrivare il tizio addosso, spostato da quel potente impatto. Lui a quel punto avrebbe tentato davvero di afferrarla per il collo con tutto l'avambraccio destro, per poi trascinarla verso di sé e bloccarla.
    Il tutto avvenne in maniera fulminea, in circa due secondi scarsi.

    Che la mezzosangue ce l'avesse fatta o meno i guai non sarebberoo finiti, perché il tizio di colore stava arrivando a corsa molto incazzato e i metri che macinava con quelle agili gambette diminuivano a vista d'occhio.
    " VI FARO' FUORI TUTTI! TUTTI!" sbraitò ormai a meno di quattro metri da loro; nelle sue mani, di nuovo, erano apparsi quei pericolosi vortici, pronti a essere scagliati senza esitazione a chiunque osasse opporsi.

    Avrebbe cercato di colpire ancora una volta il suo carnefice, proprio alla testa, rischiando di prendere anche la ragazza se il nemico fosse riuscito ad afferrarla in precedenza.
    Se la mezzosangue fosse stata libera e si fosse dimostrata ostile, o avesse provato a scappare, allora sarebbe stata lei il bersaglio del vortice, con un tentativo al busto.
    L'uomo non poteva conoscere la natura del rapporto fra i due e per quanto ne sapesse l'allontanarsi di lei poteva essere un modo per tentare di accerchiarlo e prenderlo alle spalle in seguito.

    Sconosciuto aggressivo
    Colpo mani nude: tenta di afferrare Shadow per il collo per poi tenerla bloccata a sé.
    Danno: 19
    A schivare: 7

    Sconosciuto di colore
    Colpo ki: tenta di colpire Shadow al busto se lo attacca o scappa.
    Danno: 19
    A schivare: 8
     
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18 replies since 3/5/2014, 13:22   301 views
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