Arrancando sulle pareti dell'abisso

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  1. Lhou
     
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    Tutto quello che ricordava, era l'inizio della tremenda crisi che aveva avuto durante la cena con Alphard, Iréne e Kate. Ricordava che tutto era sembrato fermarsi e con un minimo movimento aveva compiuto uno scatto incredibile, finendo per schiantarsi dall'altra parte della stanza. Poi un altra devastante fitta alla testa, la chiara sensazione di star perdendo il controllo, la sensazione della mutazione forzata che non gli capitava da parecchio tempo, da quando sotto l'addestramento e la guida di Al'Azif non aveva sviluppato gli ultimi poteri.
    Aveva trattenuto quanto possibile l'uscire in superficie della sua parte demoniaca, giusto il tempo per caracollare al piano di sotto ed incatenarsi alla parete, maledicendosi fra i denti per aver deciso di non creare una panic room a prova di demone.
    Da li qualche flash. Alphard ed Iréne che tentavano di capire cosa avesse e, forse, di farlo stare meglio ed in parte ci erano probabilmente riuscite. La crisi si era parecchio affievolita e per un paio d'ore era stato abbastanza lucido dopo quasi un giorno intero di follia.
    Poi un altra crisi. Ricordava poco, solo qualche flash. Dolore ai polsi, smarrimento totale, la via principale di Sunset Boulevard di notte, il tentativo di imporsi di non correre fra la gente in un istante di quasi lucidità, l'ingresso ad Everbad e poi più niente.
    Respirava affannosamente, ripresa quasi totale coscienza di se. Si guardò attorno per capire dove si trovasse e constatò i trovarsi in un sudicio vicolo di Everbad. Tentò di uscire nella via principale ma la luce di un lampione gli ferì gli occhi e scattò di nuovo all'interno del vicolo a fondo chiuso dove si era ritrovato, caracollando e finendo contro dei bidoni dell'immondizia, rovesciandoli con un gran fracasso e ruzzolando a terra per poi trascinarsi un un angolo ancora ansante.
    A giudicare dai graffi sui polsi e sul dorso delle mani, ormai già quasi del tutto rimarginati, doveva essere riuscito a sfilarsi le manette. Probabilmente nella poca lucidità non le aveva chiuse sufficientemente strette.
    Inspirò ed espirò profondamente qualche volta, tentando di calmarsi e fare chiarezza nei suoi pensieri. Doveva riprendere il controllo di se e provare a ricordarsi cos'era successo durante quest'ultima crisi. Sperando di non aver combinato niente di irreparabile.
     
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  2. Elisabeth Fairchild
     
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    Arrancando sulle pareti dell’abisso - Disobbedire -

    La casa diroccata

    Elisabeth era ferma in mezzo alla stanza di quella casa diroccata che i suoi fratelli avevano trovato per farli stare tutti insieme e non avere problemi. Si erano allontanati da quel mondo che li aveva forgiati ed era stata tutta colpa sua…purtroppo però continuavano a fare l’unica cosa che sapevano fare: cacciare.

    «Cosa vuol dire che non posso venire con voi?»


    Chiese la ragazza seduta sul letto con il suo gatto in braccio mentre fissava i due uomini prepararsi e armarsi di tutto punto.

    «Significa semplicemente che dobbiamo farlo io e Alex…tu aspettaci qui e non ti muovere mi raccomando. Noi torniamo prima dell’alba…»


    Il tono di Jensen era duro e chiaro: doveva obbedire. Elisabeth non disse altro, limitandosi a guardare i due Fairchild uscire, l’unico a voltarsi per farle un sorriso fu Alex che fece anche spallucce, quasi a voler minimizzare quel voler fare il capo che aveva sempre Jensen. Poi sentì l’uscio chiudersi e lei rimase da sola, con il gatto, ferma in mezzo a quell’oscurità. Le ci volle qualche secondo prima di realizzare che la notte era appena calata e che lei non voleva stare lì dentro. Doveva solo fare la cosa che sapeva fare meglio: disobbedire.
    Abbassò lo sguardo sulla micia che stava dormicchiando sulle sue gambe incrociate.

    «Izzy, direi che possiamo andare a prendere una boccata d’aria, tanto non torneranno prima dell’alba.»




    Everbad

    Non aveva una meta, camminare per le strade senza nemmeno sapere dove stesse realmente andando le sembrava una buona idea. Agli occhi di estranei poteva sembrare una ragazza disarmata, con un paio di pantaloni marroni, anfibi neri come il pesante giaccone nel quale si stringeva e come la sciarpa e il cappello di lana che avvolgevano il suo collo e i suoi capelli chiari.
    Mentre si trovavano sulla strada principale Elisabeth vide la gatta annusare appena l’aria, con fare piuttosto disgustato e con la coda che si muoveva nervosa.

    «Izzy, che succede? Hai sentito qualcosa?»


    La gatta rimase però ferma a quella domanda, fissando intensamente l’entrata di un vicolo poco più avanti rispetto alla loro posizione. Solitamente quando Izzy iniziava ad assumere quegli atteggiamenti la cosa non poteva portare nulla i buono. Lizzy iniziò a sentire il nervosismo contorcerle le budella e la sua coda, che era rimasta libera grazie ad un foro creato dietro i pantaloni, iniziò a muoversi nervosa sotto il giaccone che però la copriva quasi completamente.
    Non attese niente, semplicemente prese a muoversi verso l’entrata di quel vicolo con i sensi all’erta e gli artigli pronti a spuntare fuori dalla punta delle sue dita. Senza saperlo si stava avvicinando pericolosamente ad Angelus forse mettendosi a rischio, forse no. Entrò quindi nel vicolo con cautela chiedendosi cosa l’aspettava da quella parte e con la gatta a qualche centimetro di distanza, dietro di lei, che si preparava ad attaccare chiunque avesse attentato alla vita della sua compagna di vita.


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    DATI DI GIOCO
    Livello: 0
    Vita: 70/70
    Difesa: 35/35
    Bonus ai punti difesa per schivare: 2
    Recupero punti vita ogni ora: 1
    Riduzione del danno: 0

    Armi
      Artigli
      Danno: 6

    Abilità attive
      Maestria a mani nude:
      Danno: 7
      Punti difesa necessari a schivare: 5
      Maestria con armi bianche:
      Danno: 0
      Punti difesa necessari a schivare: 5
      Maestria con armi da fuoco:
      Danno: 0
      Punti difesa necessari a schivare: 5

    Isabelle “Izzy” - Compagno animale gatta

    Vita: 7
    Difesa: 3
    Attacchi per turno: 1
    Danno: 0
    Punti difesa necessari a schivare: 0

     
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  3. Lhou
     
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    Inspirare ed espirare profondamente sembrava servire a calmarlo, almeno in parte. Il ragazzo, che era vestito solo con una sudicia maglia grigia stropicciata ed una giacca di pelle lunga appena sotto la cintura ed un paio di jeans, anche essi sudici e stropicciati, alzò improvvisamente il capo. Aveva sentito un odore, qualcuno che si avvicinava. Dei passi, sembrava una ragazza a giudicare da come si muoveva e dall'odore che aveva, anche se percepiva qualcosa di strano. Fece per alzarsi e nascondersi ma una nuova fitta gli trafisse il cranio facendogli perdere l'equilibrio e facendolo cadere indietro, andando a sbattere contro un paio di bidoni dell'immondizia che caddero a terra con un gran fracasso mentre lui ruzzolava a terra con le mani al capo.

    << Maledizione...>>

    Sussurrò fra se e se, poggiando una mano a terra per rimettersi almeno in ginocchio e tentare di rialzarsi, per ora ancora inutile come tentativo.
     
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  4. Elisabeth Fairchild
     
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    Arrancando sulle pareti dell’abisso - Incontro con un moribondo -
    La giovane e la sua compagna felina continuavano ad avanzare con grande cautela, ogni passo poteva rivelare un nemico, questo lo sapeva fin troppo bene, ma non le importava. Silenziosamente tirò fuori le mani e fece uscire gli artigli retrattili di cui era dotata, esattamente ogni buon felino che si rispetti, tese le orecchie cercando di captare ogni rumore percepibile, anche se probabilmente i suoi sensi non erano ancora sviluppati bene come quelli dei suoi simili era pur sempre un esemplare piuttosto giovane.
    Quando alla fine arrivò in prossimità di Angelus, lo vide a terra e nonostante il buio, vedere non era particolarmente complicato. Mentre ad Izzy si rizzò subito il pelo, Elisabeth ebbe ben altra reazione, i suoi occhi si spalancarono e le pupille si dilatarono ancora più di quel modo anormale che era suo solito.

    «Oh….Cappero! Stai bene’ Che è successo?»


    Chiese avvicinandosi a lui velocemente e cercando di aiutarlo a mettersi in piedi se glielo avrebbe permesso. Lo fece comunque anche se la gatta, ferma a circa un metro di distanza, fissava il giovane continuando a soffiare con il pelo ritto.


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    -GdrOff-

    CITAZIONE
    Io ho osato “vederti” XD ho anche creato un npc nel caso tu voglia utilizzarli in trama ^^

    -GdrOn-
     
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  5. Lhou
     
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    Hai fatto benissimo il png^^
    E che osato, ho fatto apposta a fargli fare casino per farlo notare XD


    Non percepiva più il tempo rallentare per ora, ed era un bene. Significava che stava riuscendo a controllare quel nuovo, strano ed assurdo potere.
    Tuttavia sentì i passi della ragazza avvicinarsi, il suo odore gli diceva che era entrata nel suo stesso vicolo e che con lei c'era un animale, probabilmente un gatto. Si sentì poi chiamare, chiedere se stava bene.
    Tentò di rispondere ma venne fuori solo un leggero ringhio sommesso mentre lui alzava lo sguardo. I segni neri della risonanza si erano ritirati del tutto ma gli occhi rimanevano gialli e dalla pupilla verticale, tutt'altro che occhi umani.

    << Stai... Non ti avvicinare...>>

    Biascicò fra i ringhi, spingendosi con forza indietro, ma non riuscendo a reggersi collassò ancora addosso a dei bidoni cadendo a terra sul lato.
    Gli stavano lentamente tornando le forze, ma avrebbe ancora avuto bisogno di un paio di minuti per riuscire ad alzarsi e camminare da solo. Quello strano nuovo sviluppo l'aveva davvero spossato.
     
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  6. Elisabeth Fairchild
     
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    Arrancando sulle pareti dell’abisso - Non si abbandona nessuno -
    Lo fissava con gli occhi spalancati. Doveva essere sincera: aveva paura. Aveva imparato che per quei vicoli non poteva trovare nulla di buono e un uomo apparentemente ferito e sofferente poteva voler dire una sola cosa nella sua testa, ossia che aveva appena affrontato uno scontro. Rimase ferma per qualche istante prima di vedere i suoi occhi disumani e sentire le sue parole.

    ”Davvero ho il coraggio di abbandonarlo qui?”


    Si chiese ancora un po’ titubante. No, non ce l’aveva il coraggio di voltarsi e andarsene. Si avvicinò ad Angelus lentamente e con molta cautela provando poi ad appoggiargli una mano sulla spalla. Il gatto rimase fermo, lontano, a fissare la scena senza però mettersi sull’attenti, non fiutava grandi pericoli e questo tranquillizzò un pochino la ragazzina.

    «Appoggiati pure a me, ti porto in un posto più sicuro. Non puoi rimanere qui in queste condizioni!»


    Dietro di lei la coda si muoveva nervosa ma provò comunque a farsi passare un braccio dell’uomo dietro il collo per fare perno e provare a tirarlo su da terra.


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  7. Lhou
     
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    Angelus in una situazione normale si sarebbe opposto, non voleva rischiare di mettere in pericolo quella ragazzina, ma opporsi quando si faticava a stare in piedi da soli era difficile.
    Lei si avvicinò e mettendogli una mano sulla spalla l'avrebbe sentito particolarmente caldo, anche attraverso il tessuto strappato e stropicciato della giacca che indossava, nonostante il freddo dell'inverno.

    << Sei molto coraggiosa. Perché mi stai aiutando...?>>

    Riuscì a dire, deglitendo un paio di volte e risultando in una voce roca e abbastanza distante dalla sua solita, ma riuscendo a rimettersi in piedi con l'aiuto della ragazza, sostenendosi in buona parte su di lei.
    Gli occhi, intanto, tornavano rapidamente normali , mentre tutti i segni della risonanza del sangue demoniaco andavano scemando dal suo corpo iniziando a dargli l'aspetto di un ragazzo normale.
    Lo sguardo intanto gli cadde sulla coda della ragazza, aveva precedentemente notato gli artigli retrattili ed ora vide anche la gatta che la seguiva.

    << Oh ottimo... Sono stato salvato da Catwoman...>>

    Commentò con un sogghigno e tono dolorante.

    << Spero tu non voglia derubarmi, credo che l'unica cosa di valore che ho addosso sia l'inchiostro rituale del mio tatuaggio.>>

    Aggiunse, sempre con un sogghigno amaro.
     
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  8. Elisabeth Fairchild
     
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    Arrancando sulle pareti dell’abisso - Non si può morire da soli -
    La ragazza non sembrò voler sentire ragioni, si lasciò scivolare il braccio del giovane intorno al collo e, nel toccarlo, si rese conto che era caldo, terribilmente caldo.

    "Avrà la febbre? Devo cercare di fargliela abbassare!"


    Pensò guardandosi intorno cercando di fare mente locale. Non poteva portarlo alla catapecchia, era troppo lontana e non era sicura di riuscire a trascinarlo, inoltre i suoi fratelli si sarebbero sicuramente arrabbiati per una cosa del genere.
    Fu la voce dell'uomo a distrarla riportando la sua attenzione su di lui.

    «Catwoman?»


    Chiese senza capire mentre la coda prendeva a muoversi nervosa dietro di lei.

    «Non so tu come sei abituato ma io sono stata cresciuta con l'idea che nessuno andrebbe abbandonato, così come nessuno dovrebbe morire da solo.»


    Suo padre glielo ripeteva sempre, fin troppo spesso, forse perché i cacciatori morivano quasi sempre da soli, respirando a pieni polmoni il pericolo e l'odore del proprio nemico.
    Cercò di fare forza sulle gambe aiutandolo e rimettersi in piedi e continuandosi a guardare in giro in maniera spasmodica.

    «Tranquillo, da te non voglio proprio niente. Piuttosto sai dove possiamo andare? Magari riesco a farti abbassare un po' la febbre….scotti da morire….si può sapere che diavolo ti è successo?»


    Chiese alla fine annaspando per la fatica che, in fondo, non era poca. Si sarebbe poi incamminata nella direzione indicata da Angelus oppure avrebbe cercato comunque di uscire dal vicolo per cercare un pub o qualsiasi cosa che potesse essere loro utile.


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  9. Lhou
     
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    Ormai più sicuro tenuto su dalla ragazza e la risonanza del suo sangue demoniaco che sembrava essere scemata, il ragazzo poteva finalmente iniziare a recuperare le energie e tirò un lungo sospiro di sollievo. Anche la sua temperatura corporea sembrò pian piano abbassarsi, anche se probabilmente ci sarebbe voluto un po' per accorgersene alla ragazza, almeno qualche minuto.

    << Lascia stare, è un personaggio di un fumetto.>>

    Le dice sospirando quando lei non capisce la sua coltissima citazione.
    Ed accenna un sorriso alle sue parole successive.

    << Tuo padre sembra un brav'uomo... Ed una persona saggia.>> Comincia, con un leggero sorriso. << Ma purtroppo tante brave persone muoiono sole. Anzi da tempo mi sono convinto che sia una cosa che capita estremamente spesso a quelli considerabili eroi. Sono abbastanza sicuro che succederà anche a me prima o poi, di crepare solo in un vicolo o in una fogna. Non che io sia una brava persona, figuriamoci un eroe.>>

    Conclude con un sogghigno, per poi riflettere un attimo alla sua domanda. Non poteva tornare all'agenzia. Non subito, doveva prima recuperare le forze e capire se aveva combinato qualcosa di problematico... E poi aveva pure un po' paura di cosa gli avrebbero fatto quelle due, quindi un po' voleva anche procrastinare quel momento.

    << Io... Scotto? Non ho la febbre... Credo sia possibile che mi ammali... Anche se non mi è mai successo...>>

    Commenta riflessivo, spezzando comunque subito il silenzio.

    << Comunque iniziamo ad uscire da questo vicolo... La puzza che c'è qui mi stordisce...>>

    Commenta in tono schifato, rendendosene conto di colpo, o quasi, solo ora. Fino a poco prima era stato troppo concentrato su cosa diavolo gli fosse successo e sul fatto che qualcuno si stava avvicinando per rendersene conto probabilmente.
     
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  10. Elisabeth Fairchild
     
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    Arrancando sulle pareti dell’abisso - Un posto sicuro -
    Il personaggio di un fumetto? L’aveva davvero paragonata ad una di quelle donnine allegre che comparivano sulle riviste dei suoi fratelli? Purtroppo per Angelus la ragazzina non aveva mai letto un fumetto in vita sua, le uniche cose che era mai riuscita a trovare erano state le riviste porno che i due cercavano di nascondere disperatamente ma spesso e volentieri senza nemmeno troppo successo. Proprio per questo motivo Elisabeth divenne tutta rossa cercando però di nascondere il suo leggero disagio e provando a concentrarsi solo sulle parole successive.
    Lei non sapeva chi poteva essere eroe o meno in quel mondo. Aveva visto la sua famiglia combattere il “male” per anni, cacciando creature che si cibavano di esseri umani, che erano per loro un pericolo, eppure venendo cacciati a loro volta dai loro simili. Era troppo flebile il confine tra bene e male per poter categorizzare le due cose.

    «Già, mio padre era davvero la persona più saggia e buona che io conoscessi…penso che senza di lui non sarei qui.»


    Un sorriso triste le si disegnò sulle labbra e tutta la sua ingenuità, genuina, trapelò da quelle parole. Dire tanto di sé a qualcuno che malapena conosceva non era una mossa furba.
    Fece quindi un profondo respira prima di cercare di scacciare i brutti pensieri.

    «Oh, avanti, non morirai da solo tranquillo! Sono sicura che avrai in giro tante persone che ti vogliono bene….»


    Le sembrava un semplice uomo, uno come tanti che messo in confronto con lei che invece era solo un mostro, uno scherzo della natura, era normale, così normale da meritarsi un letto in un ospedale.
    Alla fine però si limitò ad annuire cercando di uscire dal vicolo e tenendolo stretto a sé per provare ad essergli d’aiuto.

    «Senti, forse so dove possiamo andare. Qui in zona dovrebbe esserci un parcheggio dove spesso i miei fratelli parcheggiano. È un posto abbastanza nascosta e a quest’ora non dovremmo trovare nessuno. Forza, andiamo!»


    Se Angelus non avesse avuto nulla da ridire, lei avrebbe cercato la strada, provando ad arrivare da sola in quel posto. Non era abituata a girovagare da sola per le strade di Dilagon ma aveva un buon senso dell’orientamento, era sicura di poterlo fare, di poterci arrivare.


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  11. Lhou
     
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    Alle parole riguardo al padre, il ragazzo le gettò uno sguardo furtivo, scrutando in silenzio la sua espressione, percependo quasi a pelle la sua tristezza. Oltretutto l'uso del passato. Tutto ciò gli rese chiaro molto, ma evitò di parlarne, non gli sembrava il caso di scavare ulteriormente, soprattutto con una ragazza di cui non sapeva niente.
    Per come conosceva quella città, quella donna gatto poteva anche davvero essere una ladra e stava solo aspettando il momento per piantargli un coltello fra le costole e poi rubargli qualsiasi cosa potesse avere.
    Oh bel, nel caso sarebbe rimasta delusa nel constatare che un coltello nelle costole, anche se fosse riuscito a penetrare la sua pelle, gli avrebbe solo causato dolore ma nient'altro.
    Scosse il capo, sogghignando. Diavolo stava diventando cinico, gli sembrò quasi di sentir parlare Mitsuhide.
    Alla frase successiva, il ghigno divenne più visibile anche alla ragazza.

    << Beh si, ho due coinquiline.>>

    Le dice, annuendo e trascinandosi, aiutato da lei.

    << Una penso mi detesti, l'altra è con me per controllare che non combini guai... Saranno poco contente di constatare che non sono più incasinato nel seminterrato.>>

    Commenta, tentando di ridere ma una fitta al petto gli spezza di netto la risata, costringendolo a zittirsi per quasi un minuto, finché finalmente non escono da quel vicolo puzzolente, raggiungendo la strada quasi altrettanto puzzolente.
    Certo quel quasi era però fondamentale, inoltre la zona più ampia gli permise di respirare un po' meglio e sentirsi un poco meglio, il colore ritornò visibilmente sul suo volto e la temperatura si stava lentamente abbassando.

    << No... No... Ho bisogno di qualcosa da bere. Del whiskey magari. Quindi un bar. O un negozio dove comprarne una bottiglia prima di andare al parcheggio, fa lo stesso.>>

    Le dice, lasciandosi però accompagnare nella direzione da lei indicata.
     
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  12. Elisabeth Fairchild
     
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    Arrancando sulle pareti dell’abisso - Verso il bar -
    Purtroppo non ci poteva fare niente, ogni volta che parlava di lui non poteva che sentire il cuore stringersi dentro al petto. Le mancava da morire e non riusciva a capire come lei e i suoi fratelli riuscivano a sopravvivere giorno dopo giorno senza che il padre guardasse loro le spalle. Pensava che non sarebbero mai riusciti a vivere tanto a lungo e, invece, il destino sembrava voler offrire loro una seconda possibilità, anche se ormai non potevano più contare sulla famiglia dei cacciatori, avevano solo il loro affetto e basta.

    «Odiare…..che parola brutta. Non ci credo che ti possa odiare, come si può non voler bene ad un proprio compagno?»


    Chiese con aria candida e sinceramente stupita. Anche Jensen e Alex litigavano spesso e dall’estero poteva sembrare che si odiassero e invece non erano così, erano solo tremendamente preoccupati e inesperti, in fondo ora non dovevano più badare solo alle loro vite ma anche a quella di Elisabeth….o meglio, non avevano capito che ormai lei era diventata grande.

    «Forse hai ragione: cerchiamo un bar. Magari hanno anche un telefono con il quale possiamo chiamare le tue colleghe però…..sei sicuro che bere alcolici posa farti bene?»


    Chiese un po’ spaesata. Lei non aveva mai bevuto niente, i suoi fratello non glielo avevano mai permesso, magari quella sera poteva fare uno strappo alla regola anche lei, perché no? In fondo era grande ormai.

    «Indicami la direzione, non sono molto pratica di queste zone ancora!»


    Evitò accuratamente di dire che non era ancora abituata a girare per strada da sola, quindi seguì la direzione indicata da Angelus per entrare nel primo bar a disposizione.


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  13. Lhou
     
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    Tentò di scrollare le spalle il mezzo demone, ma senza successo, preso solo da altre fitte, anche se stavano andando via via affievolendosi. Forse perché semplicemente si stava riprendendo ed adattando al cambiamento del suo corpo, forse solo grazie alla sua rapida rigenerazione, dirlo era impossibile, ma poco gli importava. Appena fosse stato meglio intendeva ri-tentare ad utilizzare quella nuova e strana capacità, a quel punto avrebbe svelato l'arcano.

    << Beh...>> Iniziò << Non che siano con me da tanto... E io devo ammettere di non essere stato il più facile dei coinquilini, tendo ad essere un idiota.>>

    Le disse, con un leggero ghigno, per poi tirarsi un po' meglio dritto e guardarsi attorno con fare riflessivo. Non riconosceva il vicolo, non aveva idea in che quartiere si trovassero.

    << Si volentieri ma... Dove siamo?>>

    Le chiese, alzando una mano per strofinarsi il volto e i capelli, ma vedendola sporca com'era decise di desistere. Aveva decisamente bisogno di un bagno dove sciacquarsi... E magari anche una doccia.
    Si limitò ad annuire qualche volte rapidamente poi, alla sua domanda sull'alcool.

    << Sisi... Tranquilla, io funziono in modo diverso da...>> Si bloccò. Stava per dire "da voi", ma era palese che la ragazza non potesse essere annoverata nel "voi"... <<... Diciamo che si, mi è sufficiente.>>
     
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  14. Elisabeth Fairchild
     
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    Arrancando sulle pareti dell’abisso - Una luce in lontananza -
    Si fermò cercando di aiutare Angelus come poteva mentre si guardava intorno un po’ intimorita. Nemmeno lei riconosceva bene quella zona però era sicura che andando un po’ avanti avrebbero trovato indubbiamente qualcosa.

    «Potrai anche essere la persona più difficile del mondo ma sicuramente non potrai essere complicato come i miei fratelli. Se io non ho ucciso ancora loro vedrai che le tue coinquiline non ti odieranno poi così tanto!»


    Rise, in maniera limpida e infantile, ma rise davanti a quella sua affermazione. Voleva davvero bene ai suoi due babbei ma spesso davvero si chiedeva come poteva non aver ancora provato a mettergli le mani addosso, forse perché erano più forti di lei.

    «Non so bene dove siamo però guarda, laggiù scorgo un’insegna…che dici, proviamo ad andare lì?»


    Chiese indicando un’insegna che si trovava poco distante da loro, forse troppo perché un normale essere umano potesse notarlo ma Elisabeth e Angelus non ebbero troppi problemi e se l’uomo avesse annuito allora lei si sarebbe messa a camminare in quella direzione cercando di sostenerlo come meglio poteva.


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  15. Lhou
     
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    << Non mi conosci, non puoi dirlo.>> E' la risposta di Angelus, forse detta in modo più secco e diretto di quanto avrebbe voluto. << Ma sembra tu voglia molto bene ai tuoi fratelli da come ne parli. Anche se forse io non avrei lasciato la mia sorellina girare da sola di notte per la città.>> Conclude, lasciando che lei lo aiuti a proseguire, sentendosi pian piano sempre più in forze, la vista sempre più a fuoco, l'udito che pian piano tornava alla sua naturale finezza e così anche l'olfatto. Ed ormai i suoni, l'odore e la desolazione che aveva attorno gli rese chiaro che si trovavano ad Everbad. Ipotesi immediatamente confermata dall'insegna che la ragazza gli indicava. << Da Josie.>> Legge in un sospiro quasi rassegnato. << Si va bene. Conosco quel posto, forse il meno schifoso del quartiere.>> Le dice e, assieme a lei, comincia ad andarci lentamente, ancora strisciando un po' i piedi ed arrancando ed ancora stupito che quella ragazza sembrasse davvero intenzionata ad aiutarlo e non a derubarlo o ucciderlo per divertimento, cose entrambe che si sarebbe ben aspettato in quella città.
    Avrebbero raggiunto in fretta la bettola poco distante, di cui Angelus apre l'ingresso con un leggero movimento della mano, per poi inspirare una moltitudine di odori e percepirne una altrettanta quantità di suoni e stimoli visivi.
    Una decina di persone in tutto il pub, che aveva decisamente visto giorni migliori e più puliti. Ogni avventore sembrava essere armato, e la corpulenta proprietaria dai connotati ispanici aveva ancora la sua grossa doppietta nascosta sotto il bancone, che dall'odore non funzionava da un bel po'. Angelus non era nemmeno tanto sicuro che funzionasse ancora.
    << Scegli tu se al bancone o ad un tavolo. Per me è uguale.>> Dice quindi a Elisabeth, lasciando che sia lei a scegliere dove trascinarlo.
     
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15 replies since 17/2/2016, 03:49   122 views
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