Il primo passo

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  1. Lhou
     
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    A Sunset Boulevard era un pomeriggio freddo come tanti, quando Angelus rientrò da un lavoro che l'aveva tenuto impegnato per tutta la notte e la mattina.
    Febbraio era ormai cominciato, ed anche se doveva sentirsi la primavera in procinto di arrivare non era così. Il freddo dell'inverno non sembrava avere intenzione di andarsene ed il grigiore scuro della città era rimasto immutato.
    Angelus aveva salutato Alphard ed Iréne ed era andato a farsi una lunga doccia, rimanendo poi per un po' isolato a lavorare a chissà cosa alla scrivania, trafficando con fascicoli ed usando il suo computer.
    Era pomeriggio inoltrato ormai, quando si avvicinò ad Alphard.
    Sembrava decisamente riposato nonostante non dormisse da almeno due giorni, ma probabilmente ormai le ragazze si erano abituate ai suoi ritmi e alla sua alimentazione totalmente insensata.
    Dopo la doccia si era messo addosso abiti semplici come al solito: anfibi, jeans e una maglia qualsiasi, probabilmente scura.
    << Hey Al.>> Cominciò, per attirarne l'attenzione, raggiungendola ovunque si trovasse all'interno dell'ufficio.
    << C'è un lavoro da fare. Non penso sarà qualcosa di particolarmente movimentato, ma vorrei prenderla come occasione per parlarti.>> Proseguì il mezzo demone, sospirando e passandosi una mano fra i lunghi capelli castani.
    << E... Offrirti qualcosa da mangiare. Voglio scusarmi per l'altra sera.>>
    Concluse, rimanendo poi ad attendere risposta. Si era reso conto quanto i suoi atteggiamenti l'avessero resa aggressiva ed irritata -non che di solito non lo fosse a prescindere- e poteva essere chiaro dal suo comportamento che, dopo giorni di riflessione, si era reso conto di aver sbagliato. In qualche modo forse ci arrivava pure lui insomma.
     
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    In una fredda giornata come quella, dove si sarebbe potuta trovare una giovane ed aitante Licantropa proveniente dal 1300 se non di fronte alla tanto acclamata scatola magica, volgarmente chiamata dai più televisione?
    Aveva scoperto tante cose grazie a quello strumento dai poteri infiniti. I modi di dire di quel secolo ad esempio, o il loro nuovo stile di vita. Il fatto che amassero quelle strane lenti che indossava Irène, soprattutto se scure! Oppure come il caffè fosse una bevanda importantissima, un po’ come lo era il vino ai suoi tempi. Sebbene la sua Master le avesse detto più di una volta di non esagerare con quella “spazzatura” lei non poteva fare a meno di guardarla, curiosa e forse anche un po’ affascinata. Del resto, nonostante ormai avesse una certa autonomia, molte cose le erano precluse, per cui Alphard finiva sempre per annoiarsi un sacco.
    Per questo, quel giorno l’avvento di Angelus non era stato particolarmente visto male. Immaginava già che avrebbe dovuto lavorare quel giorno, l’aveva intuito dal fatto che fosse tornato a casa e quello di solito preannunciava la fine della sua tediosa routine. Particolarmente tediosa, quel pomeriggio a causa dell’assenza di Irène, la ragazza era infatti uscita con Kate in vista di una missione super segreta della quale non conosceva i dettagli. La cosa le puzzava di brutto, anche perché temeva che ci sarebbe potuta essere in giro anche Giassica, ma il fatto che fosse giorno l’aveva in parte rincuorata. Si sarebbe in ogni caso fatta raccontare ogni particolare al suo ritorno ed il proprio fiuto avrebbe fatto il resto, fornendole indizi preziosissimi.
    - Mh?- aveva risposto al richiamo di Angelus, mettendosi meglio sul divano – il SUO divano – ed osservandolo dal basso con aria chiaramente annoiata. La frase successiva l’aveva inizialmente fatta illuminare, per poi farle assumere un’espressione circospetta. Gli occhi ambrati si erano assottigliati mentre cercava di leggere sul suo volto le sue vere intenzioni, le stesse che erano state rivelate subito dopo sorprendendola e facendole muovere una delle orecchie leggermente.
    - Oh. Ti sei deciso finalmente!- aveva commentato, come se avesse già intuito tutto, rialzandosi velocemente e stiracchiandosi – Lo sai che mangio un sacco, giusto?- gli aveva domandato, con un vago tono di minaccia e un sorrisetto malizioso, prima di dirigersi verso uno degli angoli della stanza, in modo da recuperare la mantellina da Cappuccetto Rosso ed indossarla sopra la canottiera scura ed i jeans scoloriti che aveva addosso. Il freddo non era mai stato un problema per lei, grazie al sangue di lupo che scorreva nelle sue vene, del resto.
    - Che dobbiamo fare oggi? È un po’ che non picchio qualcuno.-
    Un po’… un paio di giorni. Ma quelli erano dettagli.

     
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  3. Lhou
     
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    Mostra un ghigno alle parole della lupa << Imparo anche io. Ci metto solo più del necessario.>> Le risponde, facendo un po' di autoironia. Quindi annuisce, voltandosi ed andando alla scrivania, raccogliendo un po' a casaccio alcuni fogli che mette in un fascicolo.
    << Lo so bene tranquilla. Ho fame pure io, mangiamo quanto vuoi.>> Prosegue a dirle, mentre prende altre cose. Sentiva la presenza del coltello tattico e non pensava che avrebbe avuto bisogno dei coltelli da lancio, li avrebbe lasciati li, ma non avrebbe mai lasciato indietro Kurohime. Fa quindi un cenno e la katana si muove schizzando a mezz'aria verso di lui, che la afferra e la posa sopra il fascicolo, sulla scrivania anche essa.
    Un movimento della mano, un leggero suono come di risucchio e sia la spada che i fogli svaniscono mentre lui si avvia all'appendi abiti all'ingresso, afferrando la giacca che si getta sulle spalle.
    << Allora, andiamo?>> Le chiede quindi. << Temo che sarà qualcosa di tranquillo questa sera. Se andrà tutto bene non dovremo picchiare nessuno... Ma quando mai va tutto bene?>> Commenta, riprendendo dopo un attimo, aprendo la porta ed attendendola sulla soglia. <<questa sera ti insegno come si fa un appostamento. Temo lo troverai molto noioso, ma ci darà il tempo di parlare e di mangiare tranquillamente.>> Conclude.
    Non temeva ancora niente di particolare, nonostante avrebbero dovuto tenere d'occhio gente pericolosa le probabilità che le cose capitolassero erano davvero poche, sempre che non sarebbero stati lui o Al a fare qualche casino, o che non fosse intervenuto qualcuno di esterno. Ma ormai cominciava ad abituarsi al fatto che ogni suo piano andasse sistematicamente a farsi benedire.
    Se c'era una cosa che adorava di quella città, è che riusciva a riempire di sorprese anche le notti più monotone.
     
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    Alphard non aveva risposto ad Angelus, limitandosi a fare spallucce ed osservarlo mentre metteva in ordine dei pezzi di carta. Non sapeva bene quale fosse il contenuto degli stessi, visto che aveva ancora grandi difficoltà nel leggere e nello scrivere, avendo iniziato solo da pochi giorni il corso intensivo alla quale Irène la stava sottoponendo, ma non sembrava curarsene più tanto. Molto più interessante doveva essere la consapevolezza che avrebbe potuto mangiare a sazietà in compagnia di quell’altro pozzo senza fondo del mezzo demone.
    - Okay.- aveva semplicemente risposto, osservando pigramente la spada sfrecciare per la stanza fino a raggiungere il proprietario. Si era limitata a sbadigliare, stiracchiandosi un po’; vivendo con Irène ed Angelus quelle cose erano all’ordine del giorno, del resto. Non era raro in effetti che le cose volassero anche contro di lei, o contro la sua nuca, quando si comportava troppo male. Sì, in definitiva conosceva fin troppo bene la telecinesi.
    Una volta assicuratasi che la mantellina, ora simile ad una cappa di colore rosso scuro, fosse legata bene sulle proprie spalle e di non stare dimenticando nulla, la ragazza aveva annuito, in direzione del padrone di casa, comunicandogli di essere pronta. Non sembrava particolarmente entusiasta all’idea di non poter menar le mano, ma per tutta risposta aveva fatto spallucce, infilando le mani in tasca e chiedendosi se per caso sarebbe stato il caso di provare a movimentare un po’ il pomeriggio, nel caso la noia tentasse di ucciderla a tradimento. Avrebbe deciso più in là, anche perché in quel momento era fin troppo impegnata a doversi accigliare e fissare malissimo Angelus, neanche avesse insultato la sua famiglia e tutti i suoi antenati.
    - Insegnarmi?- aveva detto, cercando di soffocare un mezzo ringhio e toccando il collare che portava al collo per aiutarsi a calmare i bollenti spiriti, la minaccia di una magia di comando aiutava sempre in quei casi – Faccio appostamenti da prima che tu nascessi.- aveva buttato lì, facendo un sorrisetto orgoglioso e convinto. In effetti era vero: era abituata a seguire le proprie vittime, a spiarle per giorni, prima di attaccare e questo non era dovuto solo alla sua natura di cacciatrice, essendo per metà un lupo, ma principalmente alla vita spericolata che si era ostinatamente costretta a percorrere.
    - E poi ho già seguito dei tizi come mi avevi chiesto. Non è molto differente, è solo meno divertente… credo.- aveva aggiunto, storcendo il naso, come se fosse infastidita da qualcosa, per poi scuotere il capo e appoggiare la mano alla maniglia con l’intenzione di aprirla. A quel punto si sarebbe apprestata ad uscire, entusiasta come ogni volta che poteva farlo, mettendo in modo da permettere anche all’altro di farsi strada oltre l’uscio della porta. – Dove andiamo? È lontano?- avrebbe in ogni caso chiesto, osservandolo con un’aria più tranquilla e distesa – C’è bisogno che mi trasformi o rimango umana?- aveva concluso, avvicinando una mano al collo per assicurarsi che il collare non fosse stretto troppo. Era una domanda lecita: era capitato qualche volta che fingesse di essere il cane di Irène per non destare sospetti, del resto. certo, un grossissimo cane, ma pur sempre un’animale dall’aria angelica ed elegante, non una rozza ragazzaccia ghignante.

     
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  5. Lhou
     
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    Alle parole di Alphard, Angelus si ferma un istante a riflettere, per poi darsi dell'idiota mentalmente.
    Si era scordato che la ragazza era cresciuta nel medioevo da lupo mannaro, così scuote il capo. << Hai ragione, probabilmente è vero. Scusa.>> Le risponde. Era praticamente certo che lei facesse appostamenti da prima che lui nascesse. Certo non significava che fosse brava a farli, ma qualcosa gli diceva che lo era, se voleva esserlo.
    << Si probabilmente è meno divertente.>> Conferma uscendo appena dopo di lei dall'ufficio e chiudendosi la porta alle spalle, iniziando a camminare per le vie di Sunset Boulevard.
    << E' qui vicino, in questo quartiere.>> Comincia a risponderle. << Ma non andiamo subito li, prima ci fermiamo a prendere da mangiare.>> Dopo di che scuote il capo. << E no, rimani umana è meglio. Desteremo anche di meno l'attenzione.>> Le risponde, per poi gettarle un occhiata.
    << Allora, cosa vuoi mangiare? Pizza? Hamburger? Cucina cinese? Kebab?>> Le chiede, proseguendo a camminare ma rallentando, facendo cenno ad un paio di posti qua e la per la strada. C'era molta scelta per fast food e cucina take away, pure cucina tailandese e cucina indiana anche se per quelli e per la cinese probabilmente avrebbero dovuto camminare un pezzo in più, ma nemmeno così tanto. Una cosa positiva di Dilagon City, così come di molte altre grosse metropoli, è che almeno ogni cento metri si può facilmente trovare un posto dove mangiare qualcosa. Che poi sia tutt'altro che sano è un altro discorso.
    << Scegli pure tu dove mangiare, io non ho particolari desideri questa sera.>> Conclude, scrollando le spalle.
    Non che avesse davvero bisogno di mangiare, la sua questa sera era prevalentemente gola. Come ormai le ragazze si erano probabilmente accorte, o forse già erano state avvisate prima di arrivare in città, Angelus poteva facilmente resistere con un boccone ogni qualche giorno senza eccessiva debilitazione. Ed effettivamente era un po' quello che succedeva prima che loro arrivassero, quando alternava sere in cui mangiava come se non avesse fondo e giorni interi in cui non toccava cibo perché troppo impegnato con qualche caso di lavoro.
    Tutto era cambiato da quando c'erano loro però, che a differenza dei suoi vampiri precedenti coinquilini avevano bisogno di mangiare giornalmente. Ed Iréne si era rivelata molto gentile ed un ottima cuoca e quindi ormai mangiava praticamente sempre almeno una volta al giorno, fatta eccezione delle rare volte che un lavoro lo tenesse fuori dall'ufficio per più tempo.
     
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    Sentire Angelus così remissivo, per lei, era una vera e propria novità. Era abituata ad infiniti battibecchi con lui e Kate, sebbene con lui raggiungessero picchi di aggressività quasi sull’orlo del confine che le era stato imposto di non superare per il bene della civile convivenza, per cui era davvero strano non sentirlo controbattere. Davvero molto strano. Non aveva risposto nulla, limitandosi ad osservarlo alzando un sopracciglio e prendendo nota della cosa, pronta ad appuntare eventuali altri strani comportamenti ma allo stesso tempo concentrandosi sul fattore cibo.
    - Va bene.- aveva risposto riguardo la questione mangiare prima e il suo rimanere umana, annuendo con fare pratico e seguendolo per le vie del quartiere. Nel corso delle sue numerose sortite notturne la ragazza aveva imparato ad apprezzare quella zona, oltre che a conoscerla meglio. Continuava ad avere grossi problemi in verità, almeno per quanto riguardava il capire certe dinamiche di quel secolo. Per quanta televisione guardasse e quante domande facesse ai suoi coinquilini, infatti, non riusciva ancora ad adattarsi a quell’ambiente. Il fatto che fossero passati solo due mesi non era che un aggravante.
    - Kebab? Non sapevo conoscessi la mia lingua.- aveva esclamato, aggrottando le sopracciglia e fissandolo per un attimo. Chiaramente la povera Alphard non poteva sapere come la parola araba per “carne arrostita” si fosse evoluta nel mondo occidentale, fino ad indicare un particolare piatto della cultura culinaria turca. – Mi va bene questa. Non rifiuto mai la carne.- aveva aggiunto, annuendo con forza e pregustando già della buona e succulenta bistecca. Non che Irène non ne preparasse, anzi a detta sua in quella casa si mangiavano fin troppe proteine, ma la ragazza tendeva ad evitare di esagerare con le porzioni. Uscendo con Angelus invece si sarebbe potuta sbizzarrire e riempire la pancia quanto voleva, anche perché lui l’aveva promesso e nel caso se lo fosse rimangiato gli avrebbe dato fuoco. Ormai era diventato uno dei suoi desideri fissi da un po’ di tempo a quella parte, in effetti.
    Aveva continuato a camminare, toccandosi distrattamente il collare intriso di magia che le permetteva di potersi allontanare da Irène senza pericolo per se stessa e poi infilando le mani in tasca con fare meditabondo. Non era mai stata una brava conversatrice o una piacevole compagnia, ma non se ne era mai curata del resto. Preferiva utilizzare le proprie capacità comunicative per situazioni che lo richiedessero veramente, come il sedurre qualcuno o salvarsi la pelliccia.
    - Chi dobbiamo spiare?- aveva semplicemente chiesto con fare pratico, fissandolo di sottecchi e poi facendo un enorme sbadiglio, che ne aveva mostrato i canini inferiori e superiori più sviluppati del normale, facendoli scintillare alla debole luce pomeridiana di Dilagon City.

     
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  7. Lhou
     
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    Purtroppo, nella mente semplice di Angelus non era passato nemmeno per sbaglio il fatto che Kebab molto probabilmente significasse tutt'altro nel medioevo, dove presumibilmente buona parte di quello che ora si può trovare in quel panino non c'era assolutamente. << Ottimo.>> Le dice quindi, annuendo. << Qui vicino c'è un posto che ne fa di davvero buoni.>> Annuncia, continuando a camminare. Alla sua domanda sospira, passandosi una mano sul volto. Prima o poi avrebbe dovuto affrontare l'argomento infondo, e aveva portato fuori Alphard anche per affrontarlo con lei per prima o solo poi con la clericale.
    << Ultimamente ho iniziato ad indagare per... Diciamo per uno scopo diverso dai soliti lavori.>> Comincia quindi a raccontare. << Non...>> Si interrompe, riprendendo dopo un attimo, parlando a bassa voce mentre camminano. << Ho parlato a lungo con un contatto che ho nella polizia di Dilagon City. E ho deciso che la situazione della città non la voglio più sopportare.>> Le getta un occhiata << Non solo le questioni occulte, non più solo caccia ai mostri. La polizia non sta riuscendo a reggere la criminalità. O perché sono corrotti, o perché hanno troppa paura. E io non voglio stare a guardare mentre la gente soffre.>> Si interrompe, mentre raggiungono un posto con una grossa insegna "Da Saladino". Il detective fece cenno verso l'ingresso, prima di varcare la soglia del posto facendo suonare una campanellina.
    L'interno era piuttosto semplice, con pochi tavoli ed un ampio bancone, dietro di esso tutto il classico equipaggiamento di un kebabbaro ed una porta per il retro, forse alla cucina dove preparare altro e con il forno per il pane. Una parete dietro al bancone era decorata con due grosse scimitarre arabesche incrociate e qua e la molte raffigurazioni riconducibili all'epoca delle crociate, tutte fatte da una mano non particolarmente esperta, ma comunque apprezzabili. All'interno, oltre ad un uomo probabilmente arabo o egiziano al bancone, giusto una manciata di altre persone intente a mangiare o semplicemente sedute a bere e a guardare una tv in un angolo.
    << Buona sera Akhim.>> Salutò il detective con un ampio sorriso, raggiungendo il bancone. << Salve ragazzo!>> Fu la risposta allegra dell'altro, con un forte accento. << Era un po' che non ti vedevo qui!>> Aggiunse e l'altro si limitò ad annuire.
    << Hai ragione. Ci faresti... Quattro kebab completi con doppia carne e due vaschette grandi di patatine fritte? Con le patatine mettici anche un po' di salse. Ah e una bottiglia grande di coca cola e sei di birra.>> Ordinò il ragazzo, gettando un occhiata ad Alphard curioso della sua reazione ad un posto così pittoresco e in qualche modo vicino alla sua vecchia cultura, mentre Akhim annuiva tutto contento, con qualche commento allegro, mettendosi a preparare tutto.
     
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    La notizia che la carne sarebbe anche stata buona, aveva decisamente reso più disponibile Alphard che, influenzata dalla sua natura bestiale si era leccata le labbra con un sorrisetto tutto contento. Probabilmente se in quel momento fosse stata nella sua forma lupo avrebbe anche scodinzolato. Non capitava tutti i giorni la possibilità di poter scroccare del buon cibo dal mezzo demone, ma la cosa stava prendendo sempre di più una giusta piega. Beh, almeno fino a quando quello non aveva sospirato passandosi una mano sul volto. quel segnale l’aveva fatta momentaneamente bloccare prima di riprendere a camminare. Evidentemente Angelus stava per dirle qualcosa che non le sarebbe piaciuto sentire, o almeno, di solito era così quando si comportava in quel modo.
    Le orecchie lievemente a punta si erano mosse impercettibilmente verso di lui nel momento in cui aveva iniziato a spiegare il motivo di quella sua possibile ansia – o che almeno Alphard interpretava come tale – e lei era rimasta tesa, pronta ad ascoltare orribili proposte di diventare tutti vegetariani o di andare a sposare vampiri. Eppure non aveva detto nulla di tutto ciò, anzi qualcosa di abbastanza basilare e… quasi nomale?
    - Perché abbiamo uno scopo specifico? Credevo che ci limitassimo a sistemare i problemi degli altri e chi li causa.- aveva detto, aggrottando le sopracciglia e grattandosi infastidita dietro l’orecchio. Non riusciva bene a capire perché il ragazzo si stesse comportando in quel modo. Aveva anche esitato di nuovo! Non è che le stava per fare una di quelle confessioni terribili delle quali poi si sarebbe pentito? Tipo di avere una cotta per Irène o Kate? Gli sarebbe dispiaciuto per lui visto che da quello che aveva capito avevano un’ottima sintonia e forse qualcosa più di quello.
    Tuttavia Angelus non gli aveva parlato di quel genere di cose, bensì del proprio desiderio di fare qualcosa in più rispetto al solito. Le orecchie di Alphard avevano avuto un fremito per un attimo, poi si era concessa anche lei un sospiro, fissandolo con i sottili occhi ambrati, fin troppo simili a quelli di un lupo. Le motivazioni del ragazzo sembravano piuttosto onorevoli, le riportavano alla mente lontani ricordi del suo passato in effetti, tuttavia c’era qualcosa che sfuggiva evidentemente ad entrambi.
    - Parli come se ti aspettassi che io potrei rimanere sconvolta dall’eventualità di dover combattere con degli esseri umani.- aveva borbottato, senza staccargli lo sguardo di dosso – Non scordarti chi sono, Angelus.- aveva aggiunto, lanciando un’occhiata all’entrata del negozio prima di tornare su di lui, stavolta con più serietà, espressa anche dal tono di voce – E faresti bene a non scordare neanche chi sei tu. Prima di pensare a proteggere la città dagli altri dovresti fare qualcosa per il tuo piccolo oscuro problema, non credi?- aveva concluso con tono neutro. Chiaramente non aveva intenzione di insultarlo, ma di ricordargli quanto era successo fino alla volta precedente. Un conto era avere a che fare con delle creature più o meno in grado di resistere ai loro colpi, anche nel caso di trasformazioni, un altro era volersi cimentare in battaglie con deboli ed insignificanti umani non essendo in grado di controllarsi. Non ci sarebbero sempre state Irène e Alphard con lui, del resto.
    A quel punto aveva sospirato e si era limitata a seguirlo all’interno del piccolo locale. Immediatamente l’odore pungente di spezie orientali le aveva fatto pizzicare il naso, portandola quasi a starnutire, ma era riuscita a controllarsi, mettendo un braccio a coprire il naso, giusto per avere il tempo di abituarsi. Quello le aveva anche permesso di guardarsi intorno accuratamente. A quanto pareva il negoziante doveva provenire dalle sue parti a giudicare dal nome e dall’accento, inoltre sembrava gradire particolarmente il periodo storico delle Crociate. Quello in cui aveva in parte vissuto lei, in effetti. Non si era interessata molto a cosa avesse ordinato Angelus, fidandosi del suo gusto, e non aveva neanche osservato il resto della clientela, troppo occupata a fissare male quelle rappresentazioni con fare chiaramente irritato.
    - Hai un gusto davvero macabro, Akhim. Mi stupisce che tu possa appendere delle immagini del genere in un posto dove si mangia.- aveva detto, vagamente innervosita. Non riusciva a concepire come quelle persone potessero avere appetito mangiando di fronte alle immagini di una delle più grandi stragi della storia. D’altronde ricordava ancora l’odore penetrante del sangue delle genti di Acri, sue compaesane, sterminate in nome di divinità dalla dubbia moralità. Ricordava ancora quello dei suoi stesi genitori in effetti.
    Era decisamente un arredamento di cattivo gusto.

     
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  9. Lhou
     
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    << Ne parliamo dopo.>> Aveva semplicemente detto Angelus alla lupa appena entrati nel negozio. Non aveva senso parlarne li dentro, avrebbero avuto un intera cena per farlo. Rimane quindi in silenzio ascoltando i rimproveri della ragazza al kebabbaro e sogghignando leggermente: un po' si aspettava una reazione simile, aveva valutato di portarla altrove proprio per questo... Ma il kebab di Akhim era troppo buono.
    Intanto l'arabo rimane stupito delle parole della ragazza. << Perché?>> Chiede, sorpreso, con quel forte accento. << Sono così belle, le ha fatte mia figlia!>> Esclama tutto orgoglioso, indicandole con un cenno della mano. << Susu Akhim la mia amica è solo un po suscettibile.>> Interviene Angelus, e l'uomo fa spallucce, prima di voltarsi e cominciare a preparare la loro cena, mentre il mezzo demone si sposta di pochi metri dal bancone andando verso la cassa appena più in la, estraendo delle banconote che vi poggia a fianco, facendo cenno ad Alphard di raggiungerlo.
    << Non te la prendere...>> Comincia a dirle, a bassa voce, una volta che la ragazza l'ha raggiunto. << So com'è la guerra e immagino che non sia stato un periodo piacevole quello, per te come per nessun altro... O quasi... Di quelli che ci hanno vissuto.>> Prosegue a dirle, scrollando le spalle. << Ma nella società moderna si è imparato ben poco dal passato. L'epoca delle crociate e le crociate stesse sono considerati in modo particolare, si sono scritte epopee, racconti fantastici, è un periodo molto mitizzato. I racconti sono stati parecchio edulcorati e romanzati, almeno quasi tutti, e la gente ha una percezione distorta e romantica di quelle guerre, vedendole in un modo non del tutto positivo ed elevando come grandi eroi gente come i templari e Saladino.>> la guarda negli occhi mentre spiega. << Ci hanno fatto pure dei bei film, per quanto probabilmente poco attinenti. Te li farei vedere ma penso che ti irriterebbero soltanto.>> Conclude. Appena in tempo perché un attimo dopo l'uomo medio-orientale attira la loro attenzione. << Ecco tutto Angelus!>> Esclama portando un grosso sacchetto accanto alla cassa, prendendo le banconote lasciate li dal detective e facendo per dargli il resto, che tuttavia il ragazzo rifiuta con un gesto. << Grazie come al solito Akhim, buona serata.>> Gli dice con un sorriso, prendendo il sacchetto e cominciando a dirigersi verso l'esterno, con calma.
     
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    La ragazza aveva annuito, sospirando e grattandosi un orecchio con la mano in modo fin troppo canino. Dimenticava che in quel secolo c’era un concetto di segretezza molto diverso da quello al quale era abituata. La stessa Irène le aveva detto di evitare di dire in giro di essere il Lupo Cattivo ed in effetti a parte Kate e il resto del gruppetto dell’agenzia, nessuno sapeva davvero chi fosse quella Licantropa egocentrica e fin troppo rumorosa.
    A proposito dell’essere rumorosi.
    Non appena Akhim aveva cercato di difendere quelle immagini terribili, la ragazza si era ritrovata ad emettere uno sbuffo infastidito che suonava terribilmente simile ad un ringhio e ad avvicinarsi in modo piuttosto minaccioso al bancone, come se volesse intraprendere una conversazione molto più fisica con il venditore di carne. L’intervento di Angelus in quel caso era stato più che necessario, sebbene avesse in qualche modo preso le parti dell’altro. La Licantropa l’aveva fulminato con lo sguardo, facendogli intendere che non l’avrebbe perdonato per quell’affronto e si era poi appoggiata al bancone con fare vagamente irritato, non badando al fatto che avesse tirato fuori quei pezzi di carta che puzzavano di strano, per pagare.
    - E’ un po’ difficile non credi?- aveva sbottato in risposta, quando quello aveva iniziato a parlare a bassa voce – La stupidità umana mi irrita più delle pulci e delle zecche.- aveva aggiunto a denti stretti, lanciando un’occhiata da sopra la spalla al tizio e poi tornando su Angelus, intento ad intraprendere un discorso più o meno interessante. Aveva ascoltato tutto con un sopracciglio alzato, ma non osando interromperlo, almeno fino a che non aveva citato i templari e Saladino. Istintivamente si era ritrovata a sputare per terra contro la mala sorte, come soleva fare secoli prima e aveva assottigliato lo sguardo.
    - Non è cambiato nulla, continuate a non capire nulla, siete come dei cuccioli appena nati. Ignoranti e stupidi.- aveva risposto, sebbene fosse lei quella non esattamente acculturata, per quanto riguardava le tradizioni del ventunesimo secolo. Nonostante questo non sembrava curarsene e portava avanti con regalità le sue convinzioni, soprattutto quelle riguardo i templari; il padre di Marìe era uno di loro del resto.
    - I film sono quelle cose che vedo nella scatola magica, giusto?- aveva solo domandato, osservando i suoi gesti mentre pagava il cibo e prendeva il pacchetto che lo conteneva, facendole poi segno di iniziare ad andare. L’odore di carne le aveva fatto brontolare lo stomaco, nonostante fosse abbastanza diverso da quello che si aspettava. Non aveva visto bistecche in giro e non ne aveva neanche sentito il gradevole aroma. Che carne era quindi? Angelus l’aveva imbrogliata? L’avrebbe scoperto a breve.
    - Ho fame.- si era infatti lamentata, con un tono abbastanza profondo, muovendo appena le orecchie.

     
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  11. Lhou
     
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    << E' sempre bello venir accostato a persone con cui non centri niente mentre si fa di tutta l'erba un fascio.>> Commenta con un ghigno agli insulti di Alphard verso il genere umano, genere a cui lui è accostabile tanto quanto lei, per quanto probabilmente la ragazza si riferisce più alla gente di quel secolo... Ma non che cambi visto che anche lei ora ci è dentro fino in fondo, ma non pretendeva che se ne sarebbe accorta a breve.
    E mentre le dice quella frase si guarda attorno per assicurarsi che nessuno abbia notato che la ragazza aveva sputato per terra. Non aveva tanta voglia di stare a spiegare e giustificare, anche perché probabilmente si sarebbero sentite le sue dita scivolare sullo specchio fino a Sidney.
    << A breve mangeremo, tranquilla.>> La rassicura sorridente e proseguendo la strada verso la parte più a sud di Sunset Boulevard, raggiungendo quindi una piazzetta che da sulla strada principale e svoltando rapidamente in un vicolo. << Di qui.>> Le dice, raggiungendo la parte bassa di una scaletta anti incendio di quelle metalliche sul retro dei palazzi, per poi spiccare un balzo di due o tre metri ed afferrarla, arrampicandosi sul pianerottolo e cominciare a percorrerla, facendo cenno alla lupa di seguirlo.
    << Eccoci.>> Dice infine, una volta raggiunto l'alto tetto, abbastanza in alto da essere parecchio fuori dalla vista della strada e sedendosi sul cornicione così da poter facilmente vedere verso il basso, posando accanto a se il sacchetto con il cibo e cominciando a tirare fuori alcune delle cose.
    Estrae la prima vaschetta grande di patatine fritte che mette fra se ed Alphard, estraendo anche due bottigliette di birra, aprendole e posandole una da una parte ed una dall'altra della vaschetta, quindi appena la ragazza l'avesse raggiunto le avrebbe passato uno dei quattro panini, prendendone un secondo per se e cominciando a scartarlo.
    << Tornando al discorso di prima...>> Inizia quindi a dirle. <<... Non penso che tu ti faccia problemi ad affrontare gli umani, il problema è un altro... All'epoca in cui vivevi tu la mafia non esisteva, quindi è difficile spiegarti cosa sia con esattezza. Ma quello che sto facendo è pericoloso, ho il timore che quella gente potrebbe tentare di rivalersi su di te e su Iréne.>> E con queste parole le getta un occhiata. << E se mi preoccupo poco per te, che probabilmente te la sai cavare meglio di me, sono preoccupato per la nostra amica. Un proiettile a lei la uccide.>> Fa un altra pausa, addentando il primo morso del panino, masticandolo con calma ed inghiottendolo. << Per quanto riguarda il mio oscuro problema... E' sotto controllo. Almeno per ora. Non intendo mettere in pericolo nessuno con esso, puoi stare tranquilla.>> Conclude, cominciando quindi a mangiare sul serio.
     
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    - Da quando sei umano?- aveva domandato con tono spento, per nulla provocatorio al commento di Angelus. Chiaramente non lo aveva mai considerato tale, per cui non capiva perché avrebbe dovuto fare una frecciata del genere. Facendo spallucce aveva dunque concentrato la propria attenzione sul cibo, visto che in quel momento era una delle sue poche gioie, e aveva cercato di comprenderne al meglio gli ingredienti utilizzando il solo olfatto. Era una cosa che le piaceva fare ultimamente, anche se le veniva decisamente meglio quando era in forma animale. Per un attimo aveva avuto la tentazione di trasformarsi, ma solo le parole di Irène riguardo a quella sua mania di cambiare forma e il fatto che Angelus l’avesse intimata a rimanere umana, erano riuscite a trattenerla.
    L’aveva dunque seguito placidamente, dando ogni tanto calci alle varie schifezze o sassolini che le capitavano davanti. Ad un certo punto si erano pure infilati in un vicolo, che a quanto pare sarebbe stato il loro lasciapassare per il tetto. Con un sospiro aveva osservato il ragazzo saltare fino alla scaletta e poi aveva fatto lo stesso, afferrandola ed issandosi senza il minimo sforzo. Aveva sbadigliato, continuando a seguirlo ancora per un po’, fino a che non avevano raggiunto la cima e lui si era seduto sul cornicione. Era alto, almeno quanto un palazzo dei suoi tempi, eppure sembrava una costruzione normale inserita in quel panorama urbano. Si sarebbe mai abituata?
    Fortunatamente c’era il cibo ad allietare quella giornata. Con un ghigno aveva osservato le patatine e poi la piccola birra messa accanto a lei, e, per finire, il panino che il ragazzo le aveva porto. L’aveva afferrato e scartato con aria famelica iniziando subito a mangiarlo, salvo poi fermarsi a metà boccone e guardare Angelus abbastanza contrariata.
    - Questo non è kebab. Dov’è la carne succulenta!? Sono solo striscette tutte piene di spezie!- si era lamentata la ragazza ruminando esasperata. Nonostante si stesse lamentando, però continuava a mangiare ed anche a grandi morsi. Evidentemente la fame era molto più forte del suo essere schizzinosa. Se Angelus avesse saputo cosa le era capitato di mangiare nel Medioevo, probabilmente avrebbe solo riso nel vederla lamentarsi così.
    Si era fatta più seria quando poi il ragazzo aveva iniziato a discutere con lei, facendola alzare un sopracciglio. Cosa aveva detto? Perché parlava con quei termini così strani? Aveva capito che secondo Angelus lei non conosceva un tipo di persone “aggressive” che avrebbero cercato di fare del male a lei ed Irène. Ma non funzionava così per ogni cosa dall’alba dei tempi?
    - Credi per caso che i gruppi violenti siano una invenzione del vostro secolo? Che prima non ci fossero congreghe, associazioni o robe del genere? Quanto sei ingenuo… ed Irène aggiungerebbe anche ignorante.- aveva fatto una pausa allungando una mano verso le patatine, prendendone un pugno e poi portandosele alla bocca – Non è già successo che cercassero di rivalersi? Ricordo la succube dell’altra volta, sai?- aveva aggiunto con un sorrisetto malizioso, finendo di masticare e leccandosi le labbra. Aveva poi ripreso a mangiucchiare il panino, almeno fino a quando non aveva sentito le sue ulteriori informazioni, questa volta sulla debolezza della sua Master. Si era fatta cupa per qualche momento, come se stesse riflettendo su qualcosa, e la sua mano libera era corsa a toccare il collare pieno di mana che era l’unica cosa che la manteneva attaccata a quel mondo in quel momento.
    - Non sono io quella forte. Irène è molto più potente di me. Sa proteggersi dai proiettili, sa schivarli e quelli che sono troppo anche per lei, li prendo io. Non sottovalutare la mia Master, Angelus Grayfox, se non hai il Vaticano attaccato al sedere dopo la tua performance dell’altra volta è solo per via della sua correttezza.- aveva ribadito, con l’ombra di un ghigno nella voce, prima di riprendere a mangiare il kebab guardando con aria distratta il paesaggio, le ulteriori parole del ragazzo non l’avevano minimamente scomposta, portandola solo a fare un sospiro – Sai, quelli come te erano i peggiori. Non li voleva mai in gruppo con se o nel proprio territorio. Erano quelli che fino all’ultimo sostenevano di aver tutto sotto controllo e poi finivano per sgozzare il loro migliore amico durante una delle loro “piccole crisi”.- aveva finito il panino leccandosi le dita con perizia, prima di puntare gli occhi gialli sull’altro – Capirai che c’è un problema solo quando farai del male a qualcuno, quindi?-

     
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  13. Lhou
     
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    Aveva lasciato cadere semplicemente il discorso sull'essere umano, non le aveva risposto supponendo fosse una domanda retorica, e quindi finché non avevano raggiunto il cornicione la loro era rimasta una passeggiata, e poi scalata, silenziosa. Il ragazzo aveva iniziato a mangiare famelico a sua volta anche se non quanto la lupa. Non che avesse davvero fame in realtà, ma come capitava molto spesso la sua era soprattutto gola. Certo il kebab non era buono quanto la pizza, ma infondo gli piaceva parecchio, e poi in quel posto lo facevano piuttosto bene. A metà panino afferra pure un paio di patatine cominciando a spiluccare anche da quelle distrattamente, e quando sente la lamentela di Alphard alza un sopracciglio.
    <<mh.>> Fa, masticando pensieroso << Porca vacca BigB non ci avevo pensato che il kebab alla tua epoca era sicuramente tutt'altro...>> Commenta, grattandosi il capo pensieroso, prendendo la birra per berne un lungo sorso, per poi prendere un tovagliolo e pulirsi la bocca << Mi... Mi spiace. Però non è male, di carne poi ce ne mettono parecchia Da Saladino...>> Riprende a mangiare con un altro paio di grandi morsi <<... E non mi sembra ti faccia tanto schifo.>> Aggiunge con un ampio ghigno.
    Quindi scuote il capo, scrollando le spalle. << Non è quello che intendevo.>> Le dice in un sospiro, fra un boccone e l'altro << Se c'è una cosa che l'uomo ha migliorato veramente nel corso della storia, è come uccidere altri uomini, e come sopraffarli.>> Prosegue, finendo intanto il primo panino, prendendo il secondo e porgendo il secondo alla lupa, mangiando qualche patatina nel mentre << So benissimo che c'erano già associazioni, gilde, persone terribili nella tua epoca... Ma in quest'epoca queste cose sono diventate molto più subdole, più accentuate. Dove prima facevano un imboscata con dei coltelli ad un ricco per coercizione o vendetta, ora a questo ricco fanno esplodere la macchina quando è dentro. E va sempre peggio...>> Fa una breve pausa, bevendo un sorso di birra e gettandole un occhiata << Una volta un vecchio amico mi ha detto "Ai miei tempi se uccidevi un uomo mandavi dei fiori a sua moglie. Ora si sbarazzano anche di lei.>> Scuote il capo << So quanto Iréne sia forte, maledizione a volte mi spaventa quanto possa esserlo... Ma siete mie compagne, mie amiche, sotto la mia responsabilità e non posso non preoccuparmi per voi.>> Conclude, almeno temporaneamente, scartando il secondo panino e sospirando << Sopravvalutate il problema.>> Riprende quindi, ora dal tono un po' infastidito forse << In più di sessant'anni non ho mai ucciso nessuno per colpa del mio "problema", se così vogliamo chiamarlo. E prima le crisi erano qualcosa di quasi quotidiano.>> prende un morso e le lancia un occhiata << Il Vaticano mi ha praticamente rapito, per ignoranza, che porta alla paura. Io ho accettato che mi affiancassero Iréne, e sono contento di averlo fatto, ma non accetterò altri soprusi da parte loro.>> Riprende, quasi in un ringhio, per poi sospirare e tranquillizzarsi. Scuote il capo alle sue parole << So controllare le mie crisi, che comunque si fanno sempre più rare. So cosa le scatena. E grazie ad Al'Azif ho imparato a non lasciarmici andare. Rimangono ovviamente un problema, ma non un problema fuori controllo.>>
     
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    La realizzazione di Angelus era arrivata dopo parecchie patatine mangiare e un paio di morsi dati al panino ormai quasi finito. Quando si soleva dire avere una “fame da lupi”! Aveva masticato il boccone prima di fare un sospiro e passarsi la mano libera tra i capelli. Certo che era ignorante quel mezzo demone! Con tutta la pazienza che la contraddistingueva – anche se non era vero mai – aveva dunque cercato di aprire gli occhi a quel poveretto, indicando la misera carne che avevano davanti.
    - Nella mia lingua kebab vuol dire “carne” quindi mi aspetto una bella bistecca. Non questa roba.- aveva spiegato con molta semplicità, aveva fatto per portare di nuovo l’involto alla bocca, quando le parole di Angelus l’avevano fatta bloccare, fissando prima il panino e poi il ragazzo, con aria strana. – Fammi capire, quel posto si chiama “Da Saladino”? Mi hai fatto mangiare in un posto dove non solo pensano che fosse un gran signore, ma che per giunta reca il suo nome? Un luogo che è stato consacrato a lui?- dicendo questo aveva mollato il kebab con poco grazia, ritrovandosi quasi a vomitare – Se vuoi mangiatelo tu. Non voglio nulla che abbia a che fare con lui.- aveva sbottato irritata. Sembrava quasi che per tutta la sera Angelus non avesse cercato altro che darle fastidio ed offenderla, sbagliando ogni mossa. Forse era semplicemente molto ignorante in materia del periodo storico dalla quale lei proveniva, delle usanze del suo popolo e in Alphardologia in generale, però il tutto cominciava a risultare sospetto. Stava mettendo alla prova la sua pazienza?
    Fortunatamente aveva deciso di distrarla con argomenti più leggeri come l’omicidio e le forme usate in quel secolo, interessandola nonostante fosse irritata. Aveva ascoltato le sue parole riguardo il suo presunto perfezionamento nell’uccidere e non ne era stata così sicura. Per ora aveva visto solo delle pistole con dei proiettili facilmente evitabili. Aveva sentito parlare di una cosa che esplodeva e distruggeva tutto, certo, ma anche alcune creature del loro mondo fantastico erano in grado di riproporre simili effetti, quindi non vedeva cosa ci fosse di sorprendente.
    - Esattamente da che punto di vista morire sgozzato sarebbe meglio di morire esplodendo? No perché sono sicura che chiedendolo ad un fantasma sono sicura che ti direbbe che è la stessa cosa visto che MUORI COMUNQUE!- aveva sbottato di fronte a quella similitudine. Cosa c’era di subdolo nel cambiare metodo di uccisione? Semmai era il veleno qualcosa che le dava fastidio perché era l’arma dei deboli. Ma se eri abbastanza forte da fare scoppiare qualcosa, sia utilizzando quelle robe di quel tempo, che i tuoi poteri, cosa c’era di strano? Aveva lanciato un’occhiata alla birra ma non aveva allungato la mano per prendere la propria, decisa a rimanere ferma nelle proprie convinzioni.
    - Di quali tempi parli? Non di certo i miei.- aveva sbottato all’ennesima uscita di Angelus, aggrottando le sopracciglia. Perché mandare dei fiori alla moglie? Se si conquistava quella zona e si uccideva un soldato, la moglie veniva stuprata e resa schiava se tutto andava bene, altrimenti direttamente uccisa. – E comunque sei tu sotto la sua responsabilità, lei è qui per controllare te, non viceversa.- aveva ribadito, visto che evidentemente il ragazzo se lo era pure dimenticato. Le dava fastidio il pensiero che per qualche assurdo motivo Angelus pensasse di poter far valere una sorta di proprietà nei loro confronti. Era la sua libertà ad essere proprietà di Irène e dei suoi superiori.
    - Io non c’ero in questi sessant’anni, potresti anche aver decimato la popolazione mondiale e negarlo, per quanto ne posso sapere. Ci sono stata in questi tre mesi e ti ho visto spiaccicarti al muro come un moscone perché non riuscivi a controllarti. Quindi cosa dovrei pensare? Anche io ho manifestazioni della mia maledizione che mi fanno perdere il controllo, ma non mi permetto di dire di avere il controllo quando scateno quella forma solo perché ancora non ho mai rischiato di attaccare qualcuno.- aveva sbottato. Alla fine capiva perfettamente la situazione visto che si trovava in una simile. Anche lei aveva un demone con il quale dover fare i conti dentro di sé, Angelus non era nulla di speciale, solo uno stupido che non voleva ammettere i propri limiti. Una mancanza di autoanalisi che la infastidiva parecchio.
    - Benvenuto nel gruppo di quelli rapiti e torturati dalla Chiesa. Dovrei mettermi a piangere e dirti quanto sei speciale per questo?- gli aveva detto con tono ironico – Se ti hanno preso, e solo ora, un motivo ci sarà stato. Non hanno sempre torto.- che strano per lei difendere in qualche modo gli odiosi clericali – In ogni caso continua a minacciare e non otterrai nulla. Se non accetti altri “soprusi” vai pure ad ucciderli tutti per levarti il pensiero, sai quanto me ne frega. A me interessa solo che tu abbia ben chiaro che se tu dovessi provare anche solo a sfiorare Irène in una delle tue “piccole crisi” non ci sarà sangue demoniaco in grado di bloccare la mia collera. Il tradimento degli amici è uno dei mali peggiori di questo mondo. Insieme alla stupidità.- aveva concluso così il suo discorso, guardando la strada sotto di sé. Fortunatamente Iri difficilmente sarebbe venuta a sapere di quella conversazione, altrimenti era sicura che si sarebbe sentita profondamente delusa da Angelus.

     
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