Al Robivecchi di Paul

Charun, Kate, Stefano

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  1. Charun
     
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    E rieccoci. :D Come sempre, quando si puole, non ce fretta. Per qualsiasi cosa, basta un mp. Buon proseguimento. :) :)


    "Giovedì prossimo ore 1:00 am, Banco dei pegni 'Robivecchi di Paul', B.Chandler Street 134a, Jillgon. Portare una buona bottiglia di whiskey scozzese."
    Recitava così il biglietto che Marsìa passò ai tre avventurieri. A detta del Satiro, in quel negozio avrebbero potuto apprendere di più su che cosa stesse accadendo in quella discarica e, nonostante le diffidenze, decisero di presentarsi all'appuntamento.
    E così Charun, Kate e Stefano si sarebbero ritrovati di nuovo insieme a Jillgon, uno dei quartieri più pericolosi di Dilagon e non lontano dalla discarica. Ricca di profumi e odori stranieri, piccole stradine che s'intrecciavano in un ostico labirinto, la zona nel quale si trovava il Banco dei Pegni non era difficile da trovare, essendo piuttosto periferica e meno intricata di viuzze. Se non ci fossero stati dei grossi palazzoni a coprire la vista, probabilmente anche dalla strada i tre avrebbero potuto vedere lo “skyline” in penombra della grossa discarica in lontananza, a non più di 3 km dalla loro posizione.

    Il negozio faceva angolo accanto a uno di questi casermoni rettangolari di color rossicio rame smorto, aveva l'entrata che dava su Chandler Street e il lato sulla Cooper, mentre l'altezza arrivava quasi a quella degli altri edifici e presentava alcune finestre e un piccolo terrazzo. Dal lato di Cooper Street, un piccolo vicolo senza fondo collegava alla porta d'acciaio sul retro del negozio e a una breve rampa di scale che saliva fino a un portone di legno verdastro. L'entrata principale, invece, presentava una doppia porta dall'aria robusta, per metà fatta in vetro antiproiettile spesso e delle piccole finestre a circa un paio di metri da terra, larghe appena per far passare un bambino. Il muro riprendeva lo stesso colore degli altri edifici, così come le decorazioni di murales e tag che accendevano quella monotonia urbana di colori vivaci, ma anche di pericolosi segnali e avvertimenti per chi sapeva comprenderli.
    I lampioni illuminavano quanto bastava la strada, non priva di auto parcheggiate e qualche sporadico passante che s'incamminava per chissà dove a passo svelto. Nessuno stazionava nei paraggi, almeno non visibilmente e non mancava anche un certo passaggio di veicoli, segno che fosse una zona periferica piuttosto viva nonostante l'ora.

    Charun ci passò a giorno per capire meglio come arrivarci. Dimenticati cultisti antropomorfi e spogliarelliste imbestialite, il Gigante s'imbacuccò con la solita giacca a vento scura lunga, i capelli biondo sfibrato insaccati dentro e coperti anche da un cappello di lana e un paio di pantaloni neri d'acetato di una vecchia e gigantesca tuta, per tener meglio liberi i movimenti delle gambe in caso di lotta. Nascosti erano anche il coltello e il machete, posti al sicuro sotto la giacca e assicurati al corpo dalle fondine, meno occultato il whiskey, teneuto nella manona sinistra dentro a un sacchetto di carta.
    La figura del Bestione alto quasi due metri non passava certo inosservata per le viuzze di Jillgon, senza contare che il bavero tenuto fin sotto al naso e i limiti del cappello evidenziavano gli occhi verdi piccoli e severi, infossati in zigomi bianco albino e circondati da inquietanti occhiaie violacee, sebbene di poco meno marcate rispetto al viaggetto in discarica.
    La sagoma poco rassicurante di Charun non ci avrebbe messo molto a presentarsi davanti al negozio; che ci fosse stato già o meno qualcuno, si sarebbe poggiato al muro di poco sotto all'insegna luminosa.

    CHARUN-MEZZOUMANO
    Vita: 50
    Difesa: 39
    A schivare: 2
    Riduzione danno: 1

    Mani nude
    Danno: 20
    A schivare: 9

    Arma bianca
    Danno: 10
    A schivare: 9

    Arma da fuoco
    Danno: 3
    A schivare: 5

    Oggetti in role
    Machete tattico-Danno: 15
    Coltello tattico-Danno: 5
    Soldi
     
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    Così come aveva fatto Charun, Kate aveva fatto un breve giro di ricognizione della zona durante il giorno, senza soffermarsi troppo su nessun dettaglio. L'unico che aveva tenuto a mente era la presenza della porta sul retro e del piano superiore forse collegato anche all'interno, probabilmente l'abitazione del proprietario del negozio. Non avrebbe potuto indagare di più senza destare sospetti, o forse avrebbe potuto se l'avesse fatto cautamente, ma non le era sembrato il caso di rischiare.
    Una delle conclusioni a cui era arrivata era che sì, conosceva il negozio e c'era già stata in passato, quando era appena arrivata in città ed era alla ricerca di un modo per arredare casa che non le facesse spendere un capitale. Era comunque uscita a mani vuote per mancanza di soldi. Si chiese se il proprietario si ricordasse la sua faccia. Non sembrava il tipo di negozio che è sempre pieno di clienti, ma d'altronde era pur sempre un negozio in una zona più o meno residenziale e Kate ci aveva passato dentro sì e no dieci minuti. Lei di sicuro non ricordava che faccia avesse il negoziante o come fosse fatto, o come era fatto il negozio, proprio perché in passato non ci aveva prestato attenzione. Era un negozio come un altro, e non poteva sapere che un giorno ci sarebbe tornata per una questione tanto delicata. Di fatto, era come se non ci fosse mai stata. L'unico vantaggio era che sapeva come arrivarci. Non era neanche troppo distante da casa sua.
    Nonostante la vicinanza, decise di andare in macchina. Era vestita in maniera piuttosto anonima, come al solito d'altronde. Jeans neri, stivali senza tacco e maglia di cotone grigia a maniche lunghe coprivano la solita tuta, gioiello delle Krauss Industries. Sopra la maglia portava la solita fondina ascellare, di un colore abbastanza simile alla maglia per mimetizzarsi, o almeno, per non risaltare più di tanto. Il contenuto era la sua fedele Beretta e relative munizioni, coperta poi da una giacca di un verde militare piuttosto smorto. In una delle numerose tasche portava l'iPhone "conquistato" alla discarica, spento e con la batteria staccata, ancora non analizzato dato che voleva farlo con gli altri interessati. A parte chiavi, portafogli e oggetti mondani vari, non aveva molto altro addosso. Forse degno di menzione era il caricatore con le pallottole d'argento, ma dubitava che l'avrebbe usato quella sera. L'artiglieria pesante, ossia un paio di fucili e munizioni varie di diverso tipo, era nascosta nell'auto: la carabina Remington e una buona scorta di munizioni di vario tipo era in uno scomparto segreto sotto i sedili dietro, una sorta di doppio fondo facilmente smontabile, se sapevi dov'era; l'M110 a cui era molto più abituata e affezionata era invece nascosto sotto il sedile del guidatore, con i tappetini dietro a nascondere l'estremità che sporgeva. Non aveva ancora trovato il modo di nasconderlo più efficacemente pur tenendolo a portata di mano. In ogni caso dubitava che gli sarebbero serviti anche quelli, ma erano lì in caso di necessità.
    Quando arrivò in zona, non tardò a notare la presenza del gigante -forse- buono appoggiato vicino al negozio sul luogo dell'appuntamento. Non era difficile da individuare, o da riconoscere se già lo conoscevi. Così come non lo era l'automobile di Kate, un Ford Ranger nero piuttosto grosso, ma ad un orecchio un minimo attento un po' meno silenzioso di quanto avrebbe dovuto essere un'auto di quella stazza. Kate si avvicinò lentamente, accostandosi al marciapiede e seguendolo sempre più lentamente fino a fermarsi davanti a Charun. A quel punto tirò il freno a mano e abbassò il finestrino.
    «Salve, bellezza.» lo salutò imitando un tono più profondo e "macho", in maniera esagerata per renderlo comico. «Quanto prendi all'ora?» aggiunse, senza riuscire a mantenere la faccia seria. Sbuffò divertita, poi scese dal pick-up. Lo lasciò parcheggiato lì, poco distante dall'ingresso, portiera destra - e quindi anche il lato del guidatore - rivolto verso il negozio. Non si poteva mai sapere.
    «Come va? Siamo in anticipo?» chiese, mantenendo la voce relativamente bassa, mentre chiudeva l'auto.
    Spero vada bene che mi sono inventato che Kate c'è già stata, dato che abita nel quartiere e ho Vita di Quartiere. Per come l'ho pensata non dovrebbe portare nessun vantaggio effettivo ^^

    Kate
    Punti vita: 100
    Punti difesa: 50
    Bonus ai punti difesa per schivare: +4
    Riduzione del danno: +1

    Maestria a mani nude
    Danno: 12
    Punti difesa necessari a schivare: 7

    Maestria con armi bianche
    Danno: +8
    Punti difesa necessari a schivare: 7

    Maestria con armi da fuoco
    Danno: +14
    Punti difesa necessari a schivare: 11

    Oggetti:

    • Beretta 92FS - Danno: 30 | Punti difesa necessari a schivare: +6

    • M110 SASS - Danno: 35 | Punti difesa necessari a schivare: +6

    • Carabina Remington 700VFS - Danno: 20

    • Pallottole d'argento - Danno contro i licantropi: +5

    • Tuta sperimentale Krauss - Lega speciale, Difesa x3

    • iPhone

    • Ford Ranger

    • Soldi, documenti, chiavi, ecc...

     
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  3. Stephanius
     
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    Mi ero ormai abituato al clima più freddo e meno umido di questa nuova città; ma non ero ancora del tutto accasato per via della mancanza del calore, non solo climatico, ma proprio umano così come era nel mio vecchio paese.

    Giravo tra il soprappensiero e il vago in quelle vie che nulla sapevano di me così come io di loro, con passi incerti sulla direzione da prendere; non solo geografica ma anche della mia vita.
    Era accaduto tanto, io non mi consideravo più lo Stefano di un tempo, morto insieme a quell'amore strappato cruentemente...

    Un orologio in lontananza mi ricordo di quanto in realtà mi stessi attardando e mi costrinse a concentrarmi puramente sulla strada per dirigermi quanti prima all'appuntamento con gli altri due miei compari di ventura.

    Indossavo dei jeans neri ed una felpa grigia con un motivo scozzese all'interno del cappello, sopra una giacca di pelle con il bavero in lana grezza.

    Arrivai che già Kate e Gregor, se non ricordavo male, erano giunti e mi attendevano.

    "Chiedo venia per il mio evidentissimo ritardo. Da molto mi attendete?"

    Esordì facendo un mezzo inchino di saluto.

    "Mi sono perso già qualcosa per caso?"

    temo bisogna inviare un mp al GM per dirgli che ci sono anche io nella role...


    Stefano

    Maestria a mani nude
    Danno: 12
    Punti difesa necessari a schivare: 5

    Maestria con le armi bianche
    Danno: arma usata +5
    Punti difesa necessari a schivare: 5

    Maestria con le armi da fuoco
    Danno: arma usata +5
    Punti difesa necessari a schivare: 5

    Potere KI
    Danno: 33
    +10 danni se il Potere è di fuoco
    Punti difesa necessari a schivare: 11

    Potere Psionico
    Danno: 15
    Punti difesa necessari a schivare: 5

    Charme
    Punti difesa necessari a resistere: 8
    +5 contro gli esseri umani
    Punti difesa per continuare a resistere: 7
    Bonus ai punti difesa contro soggetti ammaliati: 3

    Magia dell'Acqua:
    Punti vita curati ogni giorno: 22
     
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  4. Charun
     
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    @Kate: la conoscenza del quartiere, in generale, è cmq un vantaggio interpretativo, soprattutto in fase di fuga/nascondersi :ghign:
    @Stephanius: hai già fatto te? A me risulti segnato in role.
    P.S Volevo solo avvisarvi che mi assenterò praticamente fino quasi ad anno nuovo, non sarò in grado di rispondere nemmeno agli mp. Quindi se non mi faccio vedere non temete, sono solo un tantino impedita. :D


    E l'Armadio dell'Oltretomba era lì poggiato da pochi minuti, tutto bello illuminato dal neon manco fosse un addobbo di Natale, quando un bel pick-up parve rallentare proprio nei pressi del negozio. Charun si voltò nella sua direzione e sebbene l'udito soprannaturale gli avesse permesso di percepire il rallentamento a una certa distanza, non poté farlo con la tipicità del rombo, visto che non s'intendeva per nulla di veicoli, tricicli compresi.
    Si accigliò, invece, quando cominciò a pensare che quella vettura avesse intenzione di fermarsi proprio di fronte a lui. Il Gigante si staccò quel tanto che bastava dal muro, assumendo una postura ben eretta e con la gamba destra di poco più avanzata, come se dovesse scattare da un momento all'altro. Il finestrino cominciò ad abbassarsi, Charun strinse denti e labbra, aggrottò la fronte e serrò i grossi pugni, pronto a tirar fuori l'atteggiamento più simpatico del mondo, ma poi, tutto andò in fumo con la comparsa del volto di Kate.
    Il Mezzo Umano rilassò i muscoli delle poderose spalle e distese l'espressione in una più cordiale, sebbene non ci fosse cenno di manco mezzo sorriso.
    - Saluti! - rispose con un certo slancio gioviale alzando il vocione e la manona, inclinando subito capo di lato alla successiva affermazione.
    - Che cosa dovrei prendere all'ora? - chiese con un secondo di troppo e con una certa perplessità nel tono, notando che la Mercenaria paresse pure divertita. Per sua fortuna Marsìa non era nei paraggi, almeno all'apparenza.
    Ironia a parte, la Giovane parcheggiò e alla sua successiva domanda, Charun si sollevò la manica del giaccone e guardò un vecchio orologio al quarzo.
    - Mancano due minuti. E il mago. -
    Nemmeno ebbe il tempo di dirlo, che la figura dell'Arcanista si materializzò poco distante da loro. Lo sguardo attento e severo del Mezzosangue lo seguì fino a quando non li raggiunse e poté sincerarsi che fosse davvero lui.
    - Saluti!- si ripeté, nello stesso modo e tono che aveva usato con l'altra. Rispose in negativo alle domande successive e poi esortò i due ad andare alla porta.
    Avvicinandosi e provando ad aprire, era chiaro che la porta a doppio battente - a partire dal basso per metà fatta di metallo, il resto in vetro antiproiettile che però non permetteva di vedere all'interno - fosse ben serrata. Ovviamente uno avrebbe sempre potuto provare a sfondarla, ma un campanello con citofono e telecamera incorporata -posto sul muro al lato destro- forse poteva risparmiare tanta fatica. Un cartello in metallo appeso di fianco, con gli orari, riportava a chiare lettere che durante i turni notturni si effettuavano solo vendite e nessun pegno.
    Charun, che lo aveva sorpassato alla svelta per aprire, non lo vide subito, ma se non lui, chiunque avesse suonato per primo avrebbe fatto partire un trillio fastidiosio e squillante che poi propagava all'interno. Tempo pochi secondi e una voce maschile profonda, che pareva quella di una persona anziana di colore, avrebbe risposto con una certa sicurezza, laconica.
    - 'sera. Aprite le giacche, perfavore. -
    Era chiaro che potesse vederli, forse non solo dal citofono, ma non altrettanto se li avesse scambiati o meno per semplici clienti.
     
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    «... Lascia perdere.» rispose al gigante che - ovviamente - non aveva capito la sua battuta. Già lei non l'aveva formulata benissimo, in più Karl sembrava immune a qualsiasi tipo di umorismo. O comunque dimostrava di sapere poco di come girava il mondo, almeno in certe zone. La cosa non la insospettiva neanche. Karl continuava a sembrarle uno straniero al massimo un po' ingenuotto ma a posto.
    Erano in perfetto orario, e anche Stefano li raggiunse in breve. Se anche fosse arrivato in ritardo, Kate non se ne sarebbe accorta.
    «Tranquillo.» gli rispose, accodandosi quindi alla risposta negativa di Karl. Quest'ultimo comunque non sembrava voler perdere altro tempo e si diresse verso l'ingresso. Kate cercò di sbirciare oltre la grossa figura del gigante, adocchiando il vetro chiaramente troppo spesso per essere sfondato con facilità. Non che avesse l'intenzione di farlo. A differenza di Karl, notò il citofono, e a meno che Stefano avesse detto o in qualche modo fatto capire che voleva essere lui a parlare, avrebbe suonato lei il citofono. La voce oltre l'apparecchio sembrava appartenere a una persona anziana, e con una previdenza/paranoia che Kate non poteva che apprezzare, chiese loro di aprire le giacche. Kate sorrise, divertita. Poi, senza farsi troppi problemi, aprì la sua giacca, voltandosi appena per mettere in evidenza la pistola sul fianco sinistro
    «Abbiamo del whiskey per lei, signore.» annunciò. La voce era modulata in modo da arrivare chiara fino al citofono, pur senza essere troppo alta da essere udita più di tanto dalla strada o dalle case attorno. Non era intenzionata a disarmarsi, quello era sicuro. Piuttosto avrebbe aspettato fuori.
     
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  6. Stephanius
     
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    Sembrava che tra la ragazza e il gigante ci fosse una discussione in sospeso, interrotta dal mio arrivo; ma soprassediai senza troppi dilemmi.

    "Bene, chi ha tempo non aspetti tempo. Giusto?"

    I miei compagni con fare deciso si diressero alla porta e suonarono il citofono. Kate in particolare uscì immediatamente il nostro asso nella manica... Il buon vecchio whisky.

    Si aprì uno spioncino e una voce ci intimò di mostrare cosa avessimo sotto i giubbotti.
    Non serviva opporre resistenza, ne tanto meno fare storie. Così restando in silenzio senza attirare troppa attenzione, obbedì.

    Chi stesse guardando non avrebbe visto niente di particolarmente pericoloso, solo un ragazzo ben imbottito di vestiti pesanti. senza alcun oggetto in bella vista.

    "Questo è quanto."

    Dissi alla figura oltre alla porta, mentre mi mostravo.
     
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  7. Charun
     
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    Ce l'ho fatta finalmente, scusate l'immenso ritardo. :P Non si ripeterà.


    Ancora con la manona sulla porta che non si apriva, il Gigante si voltò verso i compagni quando suonarono al campanello. Alla richiesta dell'anziana voce Charun sbuffò forte e si scostò con due passi all'indietro. Mentre si slacciava la giacca, allungò il braccio per mostrare meglio il whiskey nominato da Kate.
    - Ottimo!- esclamò la voce piuttosto soddisfatta.
    Allargato il giaccone, il mezzoumano mise in mostra le due fondine con machete e coltello, la più corta agganciata sull'enorme petto e l'altra all'altezza del fianco.
    Il misterioso intelocutore, una volta che tutti avevano mostrato propri torsi, non si pronunciò, ma premette direttamente l'apriporta, che si fece udire con un suono gracchiante e mediamente acuto. Charun, che era ancora il più vicino, avanzò per aprire la porta e un forte odore di sigaro investì subito le sue narici.
    Il Bestione storse il naso e proseguì per far parlare gli altri e guardarsi attorno.

    Il locale era alto circa 3 metri e largo circa 10x10, illuminato da un paio di neon posti a distanza regolare sul soffitto. Aveva delle pareti giallastre di poco visibili, visto che ogni parete aveva il proprio altissimo scaffale di legno scuro pieno di cianfusaglie, roba comune e di poco valore. Di fronte a Charun il mobile si trovava dietro al bancone, quest'ultimo un lungo e lucido pezzo di legno perlinato e vetrinette, impossibile da oltrepassare se non scavalcando, oppure usando il passaggio ribaltabile all'estrema sinistra.
    Lo spazio agibile fra scaffale e bancone era di circa 80 cm e rivestito da un pavimento di gomma rigida e scura, diversamente dal resto del negozio che manteneva le mattonelle grigiastre e squadrate. Una porta dall'aria robusta con il cartello "Privato" si trovava più o meno dietro al ribaltabile e, viste le dimensioni dell'esterno, doveva esserci un'altra stanzetta alla quale era collegata l'uscita posteriore.
    La merce non aveva un ordine preciso, ma alcune scaffalature erano chiuse con vetro e serratura e parevano contenere oggetti di fattura un poco migliore e particolare. Lo scaffale di sinistra aveva una parte dedicata a dei vestiti appesi, ma era il bancone, alto almeno un metro e venti, che conteneva la merce migliore e di valore, tipo anelli, orecchini e simili, ma anche qualche arma, e che soltanto il negoziante poteva maneggiare.

    Una leggera nebbia di fumo s'intravedeva avvolgere il locale. Un sigaro adagiato su un portacenere, posto al centro del bancone, doveva esserne l'artefice. Dietro se ne stava un uomo di colore dai candidi capelli bianchi tagliati alla cesare. Una barba curata e corta a seguire i lineamenti non nascondeva qualche ruga e la mascella forte. Indossava una camicia a motivi geometrici aranciati e a colletto largo, che ricordava un po' gli anni '70 e che fasciava bene un corpo snello e ancora in forma. A un paio di spanne di distanza la luce verdastra di un cordless e il monitor di un computer illuminavano lo schienale di una sedia.
    - Alla fine siete venuti. - affermò con un lieve di sarcasmo - Dovrò dare dieci dollari a Marsìa... Tsk! Dannato figlio di buona donna!- esclamò sghignazzando.
    Riprese il sigaro fra le dita affusolate della destra, mentre con l'altra esortava i tre ad avvicinarsi.
    - Vi siete guardati le spalle? Qui la gente parla in fretta e non vedono l'ora di vedere i vostri brutti musi.- proseguì, sempre con un tono gioviale e un poco paternalistico. Con la sinistra prese quattro bicchieri da sotto, che mise sul bancone con fare sicuro ed energico.
    - Ah! - sorrise, mostrando dei denti bianchissimi- Per quanto mi riguarda, qui le vostre chiappe sono al sicuro! Se non ci avessi da guadagnare, io ci tirerei una bomba nucleare su quella discarica! -
    Prese una boccata di fumo, divertito.
    - Piacere, sono Paul. E potrei avere un lavoro e qualche risposta per voi.-
     
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    Un po' della tensione che Kate aveva addosso svanì al sentire la voce dell'uomo. Sembrava allegro e gioviale, il che avrebbe reso più interessante il lavoro che poteva offrire loro. Kate era una persona estremamente seria e concentrata mentre sparava, ma mentre non lavorava sapeva apprezzare un clima più rilassato e quasi familiare. A quello era abituata prima di Dilagon, d'altronde. Tra l'altro, spostandosi dal citofono dopo aver mostrato la pistola, ne approfittò per sbirciare a sua volta le armi degli altri. Delle armi bianche non del tutto definite su Charun e nulla su Stefano. Non si aspettava qualcosa di diverso, avendoli già visti combattere. Lei stessa, comunque, non si sarebbe fatta problemi a mostrare l'arma ai due compagni. Era la stessa pistola che aveva usato nella discarica, quindi probabilmente non sarebbe stato particolarmente interessante per loro.
    L'uomo sembrava soddisfatto, comunque, e aprì loro la porta. Kate lasciò passare tranquillamente Charun e con un mezzo inchino offrì a Stefano la possibilità di superarla ed entrare per secondo. Che lui accettasse o meno, sarebbe entrata fingendo una certa allegria, ma una volta dentro si sarebbe guardata attorno con una certa attenzione. Era interessata e incuriosita dagli articoli in vendita, ma la sua attenzione non era solo per quelli. Anzi, andò a cercare in alto, negli angoli della stanza, per controllare la posizione di eventuali telecamere di sorveglianza. Non lo fece neanche nascondendosi troppo; per lei era un gesto casuale e normale, ed era piuttosto sicura che, paranoico come le era sembrato, l'uomo avrebbe capito. Controllate quelle, Kate si avvicinò a sua volta al bancone, lasciandosi sfuggire un «Uh!» quasi eccitato nel notare che c'erano anche delle armi in vendita. Si avvicinò, poggiando con delicatezza i gomiti sul bancone - la parte legnosa, ovviamente, e solo in caso avesse avuto l'aspetto abbastanza solido da reggerla. Cercò di identificarne qualcuna, ma giusto per curiosità, o eventualmente per decidere cosa chiedere in cambio di una ricompensa. Chissà che non avesse qualche bel fucile d'epoca in vendita, qualcosa che avrebbe fatto bella figura appeso sopra al camino che non aveva.
    Distolse lo sguardo dalla merce quando il vecchio iniziò a parlare, pur restando eventualmente chinata. Sorrise divertita dal suo atteggiamento.
    «Io ho avuto i miei dubbi, ammetto. Marsìa è molto meno convincente di quello che crede.»
    Si incupì leggermente alla menzione di certa gente che non vedeva l'ora di vedere il loro muso, anche se annuì alla sua domanda. Si tirò su dal bancone quando l'uomo si presentò.
    «Kate, in caso l'uomo capra non abbia già fatto i convenevoli. In effetti, Filottete aveva promesso qualche spiegazione...»
     
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7 replies since 12/11/2016, 11:09   105 views
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