Proposta di lavoro

Kate, Lena

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    Neolock, mattina inoltrata.
    Il locale non era male per niente. Era un ristorante principalmente per coppiette, ma dalle informazioni che aveva Kate, a frequentarlo non erano solamente quelli che avevano voglia di limonare tra il primo e il secondo. In una città come Dilagon, un locale che ti permetteva di avere un po' di privacy durante il pasto tendeva ad essere sfruttato nel modo sbagliato. Era proprio per quello che Kate lo aveva scelto.
    Tutto sommato, era un'attività modesta dalle dimensioni non troppo esagerate. Un locale ad angolo di due strade poco trafficate in una zona principalmente residenziale. L'ingresso era composto da due ampie vetrate simmetriche. In mezzo, una doppia porta portava ad uno stretto ingresso la cui unica utilità era quella di fornire riparo dall'esterno, un quadrato di un metro e mezzo per due occupato solamente da uno zerbino che portava subito alla vera porta d'ingresso che portava all'interno del locale, arredato con uno stile piuttosto moderno pur rimanendo sobrio, forse con il difetto di non avere troppa personalità. Subito davanti all'ingresso, un grosso bancone da bar deserto era supervisionato da una cameriera dall'aria stanca. Non mancavano ovviamente listini di prezzi, spiegazioni del menù del giorno e avvisi simili appesi dietro la signora ma anche un po' in giro. C'era qualche tavolo sparso, principalmente quadrati con una sedia per lato, con l'esclusione di due tavolini vicino alle vetrate con due sedie ciascuno. Alla sinistra del bar, un corridoio portava verso una sala un po' più arredata con diverse tavolate perlopiù deserte, ma sulla strada si aprivano anche tre porte scorrevoli sulla sinistra che portavano a salette private. Le salette erano forse le zone arredate meglio e pur rimanendo spazi piuttosto stretti non erano soffocanti. Sulla parete opposta alla porta c'era una finestra con delle tendine regolabili. Subito sotto la finestra, attaccato al muro, un tavolo rettangolare e ai due lati della stanza due panche da due posti ciascune, entrambe attaccate alle rispettive pareti. Nello spazio tra il tavolo e la porta c'era giusto lo spazio di muoversi per sedersi al tavolo e un appendiabiti a muro. Sulle pareti non mancavano decorazioni varie, ma mai nulla di eccessivo. Perlopiù piante e quadretti banali. I colori andavano dal marrone scuro del legno levigato che componeva la maggior parte della stanza, al rosso dei cuscini foderati delle panche, al bianco dei vasi di piante appesi. Dall'interno, la porta scorrevole si poteva chiudere con un gancetto metallico rotante. Nulla che offrisse vera protezione, chiunque avrebbe potuto forzarlo - o sfondare la porta, era più per segnalare ai camerieri di voler essere lasciati in pace. Sul tavolo, inoltre, c'era un bottone per chiamarli, i camerieri.
    Kate si trovava in una di queste salette e attendeva nervosamente la sua invitata. Le tende erano ovviamente tirate - pioveva a dirotto d'altronde e in ogni caso le finestre erano abbastanza offuscate - ma ogni tanto sbirciava dietro una di esse per controllare la strada. Oppure leggeva il menù ancora una volta. Non era Lena ad essere in ritardo, era lei che era arrivata piuttosto in anticipo per controllare che il locale rispettasse i suoi standard di privacy, considerando l'argomento che voleva trattare con Lena - anzi, con Shell. I camerieri non si erano mostrati né sorpresi né infastiditi dal frugare di Kate all'interno della stanza, del suo bussare sul muro per controllarne la consistenza. Questo le suggeriva che erano abituati a quel tipo di clienti, ma si erano scambiati un'occhiata preoccupata che non era le era piaciuta.
    Per la giornata non aveva scelto un abbigliamento diverso dal solito. Indossava dei jeans neri e una pesante maglia grigia larga sul collo che lasciava intravedere una canotta di cotone nero più aderente sotto. Si stava bene nel locale, e infatti si era tolta la felpa nera che era poggiata sulla panca che aveva scelto per sé, quella a destra dell'ingresso, così da avere il fianco destro contro la parete e il sinistro verso i camerieri. Il motivo era semplicemente la fondina che aveva sul fianco destro, non più nascosta dalla felpa né dalla giacca di pelle appesa all'appendiabiti. Aveva solo la sua fedele Beretta quel giorno, il fucile l'aveva lasciato nella macchina parcheggiata a qualche isolato di distanza e non sarebbe mai entrato nel piccolo zainetto che aveva infilato sotto il tavolo.

    Come già detto, pioveva ed era mattina inoltrata. Il locale era praticamente deserto. La musica del locale e il rumore della pioggia avrebbero protetto la loro privacy dai camerieri. Kate non aveva nulla da temere; sperava solo di non fare un errore e indebitarsi con la persona sbagliata.
     
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  2. ¬shell
     
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    L’occasione per rivedere la sua amica Kate era arrivata prima del previsto. Quando aveva visto il messaggio su uno dei cellulari – ne aveva vari ed utilizzati tutti da un genere diverso di persone – era rimasta piacevolmente sorpresa. Ci aveva messo giusto due secondi a scegliere cosa fosse giusto fare, poi aveva annuito soddisfatta ed aveva risposto in modo solare, aggiungendo più emoticon possibili. Coltivare il suo rapporto con la ragazza era una delle sue priorità. Kate era piuttosto malleabile, inoltre era davvero brava a sparare e sapeva come funzionava l’ambiente. Era davvero un’alleata da non farsi scappare, lei e quella sua amica maga, ma ad Irène ci avrebbe pensato più avanti.
    Quando era giunto il momento di recarsi all’appuntamento era sovvenuto subito un piccolo problema: pioveva a dirotto e non sapeva se per caso il locale facesse accomodare anche i cani. Shell aveva guardato per un momento Bear, intento a mordicchiare un peluche, prima di chinarsi verso di lui e fargli una carezza sul capo.
    - La mamma starà via qualche ora, comportati bene. Se ti serve qualcosa ci penserà la signora Shelley, okay?- gli aveva raccomandato. Lui aveva risposto alzando il capo ed abbaiando, prima di tornare a giocare. La donna aveva sorriso, raccogliendo la propria roba e dirigendosi subito verso la porta che l’avrebbe condotta dalla sua vicina di casa, con la quale condivideva il pianerottolo. Era stata una conversazione breve: la donna amava i cani e per lei non sarebbe stato un problema prendersi cura del piccolo orsacchiotto. Lei non ne dubitava, come non aveva paura che potesse provare a rubare qualcosa. Aveva disseminato la casa di vari congegni, inoltre dubitava che Bear si sarebbe venduto per qualche croccantino.

    Aveva preso l’auto per evitare di bagnarsi ed era quindi arrivata in fretta sul luogo dell’appuntamento. Il locale aveva un’aria carina e soprattutto riservata, che rispecchiava abbastanza la persona che avrebbe dovuto incontrare. Non appena messo piede all’interno si era subito levata l’impermeabile rosso, sul quale era stampata una allegra coccinella, e si era rivolta ai camerieri. Sembravano divertiti dal suo abbigliamento bizzarro. Meglio, avrebbe destato meno sospetti.
    - Cercavo una mia amica! Ha quest’aria da protagonista di qualche opera di Goethe, tutta corrucciata ed appassionata.- aveva detto con tono leggero passandosi una mano tra i capelli leggermente gonfi per via delle temperature – Ha anche una innata passione per la privacy, se può aiutare.- aveva aggiunto con un enorme sorriso. A quel punto non le era rimasto che seguirli fino alla saletta giusta, facendo risuonare il rumore dei propri passi all’interno del locale quasi vuoto. Non sapeva se avessero riconosciuto Kate dalla descrizione o se semplicemente fossero andati per esclusione visto che probabilmente era l’unica cliente, ma sinceramente non le importava.
    - Buongiorno!- aveva detto, non appena la ragazza era stata in vista. Questa volta non aveva gli occhiali, ma l’abbigliamento era praticamente lo stesso di sempre. Una morbida blusa di colore blu, dei pantaloni scuri e degli stivaletti, senza dimenticare ovviamente l’impermeabile. A tracolla portava anche la sua solita borsa dall’aria piuttosto pesante. – Sono in ritardo?- le aveva domandato sorridendo e rimanendo sulla soglia. Sapeva benissimo di non esserlo, però fingere quell’aria sbadata la divertiva. Non aveva inoltre mosso un passo, aspettando che fosse Kate a dirle di accomodarsi. Magari preferiva parlare in piedi! Conosceva almeno un paio di mercenari che si sentivano a disagio a stare seduti.

     
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    Per fortuna l'attesa non fu infinita. A forza di battere col piede a terra avrebbe scavato un buco nel pavimento. Non che colpevolizzasse Lena per quello, chiaramente. Kate era una persona estremamente paranoica, ma era consapevole di esserlo. Ed era consapevole che probabilmente presentarsi in anticipo e setacciare la sala attirava più attenzione di quanto fosse saggio fare. Ma era sicura che importasse poco in quel frangente.
    Quando la porta scorrevole si aprì, Kate voltò il capo verso sinistra, ma non il resto del corpo. Non stava nascondendo la pistola, nonostante la legge australiana non prevedesse il trasporto legale di armi in quel modo. Dilagon City era pur sempre Dilagon City. Ma nonostante questo non voleva intimidire più di tanto i camerieri, o attirare ancora di più l'attenzione.
    «Nah.» le rispose tranquillamente, con un sorrisetto. «Entra, mettiti pure comoda.» aggiunse, anche se con un cenno silenzioso le indicò anche di chiudere la porta. Giusto per fugare ogni dubbio, no?
    L'avrebbe guardata in silenzio mentre si sistemava, senza disturbarla ulteriormente. Avrebbe giusto spostato lo zaino in caso la infastidisse sotto il tavolo.
    «Bel posto, vero? Mi chiedo se il cibo sia decente.» disse poi, con l'aria vagamente divertita. Posò entrambi i gomiti sul tavolo e il volto sui palmi delle mani uniti.
    «Che si dice? E a proposito, come devo chiamarti oggi?» avrebbe aggiunto, con quell'aria un po' strafottente che la contraddistingueva, ma anche a voce più bassa. Pioggia e musica erano una buona copertura, ma non si poteva mai sapere.
     
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  4. ¬shell
     
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    Kate l’aveva accolta rassicurandola che non fosse in ritardo, indi mandole subito di accomodarsi e, ovviamente, di chiudere la porta. Un sorrisetto furbo si era dipinto sulle labbra di Shell mentre si voltava in modo da chiudere con il gancio la porta e poi si allungava verso all’appendiabiti. Non voleva mica che si rovinasse il suo bellissimo impermeabile! L’aveva attaccato con cura, per poi osservare il lavoro con aria soddisfatta. A quel punto si era limitata a posare la tracolla accanto a sé, poggiata tra il proprio fianco ed il muro, mentre si sedeva di fronte a Kate con grazia. Aveva sentito su di sé il suo sguardo per tutto il tempo, ma almeno aveva avuto l’educazione di aspettare che avesse finito di sistemarsi prima di cominciare a parlare con allegre frasi che riguardavano il più ed il meno.
    - Non hai ancora assaggiato? Male, molto male! E se mi dovesse venire un’intossicazione?!- le aveva detto, fintamente allarmata, lanciando un’occhiata al menù. Un bip ritmico nella sua testa l’aveva informata che non avrebbe rischiato di uccidere la sua flora intestinale , a giudicare dalle informazioni che aveva raccolto sul locale e quella consapevolezza l’aveva fatta distendere. Lei era sempre la migliore. Aveva dunque dato una carezza affettuosa a quel punto sopra l’orecchio, che passava benissimo per un sistemarsi i capelli, prima di tornare a rivolgersi alla sua interlocutrice.
    - Il solito. Questa città è un ottimo posto per fare affari.- le aveva risposto in modo piuttosto neutrale, ma gentile. Aveva fatto un’espressione pensosa, poi, riguardo la sua seconda domanda, chiaramente riflettendoci attentamente. Alla fine la risposta era arrivata velocemente. – Ma certo, Goethe…- aveva sussurrato, facendo un risolino divertita, per poi alzare la testa verso Kate - Direi che Charlotte va bene anche per oggi.- l’aveva dunque informata, poggiando un gomito sul tavolo e infossando il mento sul palmo della mano. Era rimasta a studiare la figura della ragazza di fronte a sé per qualche momento prima di parlare ulteriormente. La fondina faceva presupporre la presenza di una pistola, che si riusciva appena ad intravedere, non sapeva dire se fosse un messaggio chiaro rivolto a lei o semplicemente abitudine. Di certo ne faceva trasparire una certa sicurezza, non conosceva molte persone come lei che si sarebbero permesse di girare con un’arma in bella mostra. Per il resto non le sembrava di notare nulla di particolare, a parte l’assenza del cane. Tuttavia anche quella era facilmente giustificabile per via della pioggia. Insomma, ad un primo studio sembrava la solita Kate, solo più… strana? Non avrebbe saputo come altro definire la ragazza dopo quell’invito, del resto.
    - Allora, a cosa devo quest’invito? Deve essere qualcosa di particolare visto che non mi sembri il tipo che porta le ragazze nei locali come primo appuntamento, soprattutto con una pistola a fare da “consierge”, diciamo.- aveva fatto una pausa, riflettendoci su – No, okay. Quella probabilmente sarebbe compresa nel quadro.- aveva deciso, annuendo piano e poi poggiando lo sguardo su di lei, con un sorrisetto sapiente.

     
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    Abbozzò un sorrisetto a quella che interpretò come una battuta riguardo alle intossicazioni. Se non fosse stata una battuta in realtà una reazione del genere la avrebbe infastidita abbastanza, ma in quel caso si poteva soprassedere.
    «Sarebbe stato scortese da parte mia iniziare a mangiare senza di te, no?» le rispose, mettendosi dritta e appoggiandosi contro lo schienale. Incrociò le braccia al petto e incrociò anche le gambe, poggiando la destra sulla sinistra, caviglia sul ginocchio. Non era interessata al menù, per il momento. Se e quando Lena avesse deciso di ordinare, lei sarebbe stata pronta. D'altronde lo aveva letto completamente almeno tre o quattro volte e lo aveva sfogliato distrattamente per diversi minuti, mentre aspettava.
    Sorrise alla sua successiva affermazione. Era vero, quella città era sempre piena di occasioni per chi sapeva trovarle. Lei aveva trovato immediatamente un lavoro più che buono, in meno di una settimana. Bastava essere pronti a sporcarsi un po' le mani. Ma non disse nulla, a parte con la sua espressione.
    Inclinò leggermente il capo con fare interrogativo a quel sussurro il cui significato le sfuggiva, ma non indagò a voce. Non le sembrava qualcosa di troppo importante, anche se ovviamente la incuriosiva. «Mi piace Charlotte.» affermò successivamente, vagamente divertita. Si chiese se su quel fascicolo intravisto anni prima tra le mani di Melissa e a cui lei non aveva accesso c'era scritto il vero nome di Shell. La sua domanda quasi la sorprese. Si aspettava quella domanda durante il pasto, ma evidentemente Shell non aveva voglia di perdere tempo. Sorrise, con un sorriso un po' tirato, chinandosi in avanti sul tavolo. Poggiò entrambi i gomiti e unì le mani intrecciando le dita.
    «Dritta al sodo? Non vuoi neanche mangiar prima?» chiese, cercando di mantenere una facciata scherzosa, anche se non era difficile notare una certa tensione nel modo in cui le dita erano serrate tra di loro, così come nel suo sguardo. Forse, dato che Lena aveva visto molto poco della Kate seria e professionale, avrebbe potuto pensare che la tensione fosse causata dal dover parlare di lavori scottanti. Ma dato l'occhio attento che aveva, avrebbe tranquillamente potuto pensare che ci fosse qualcosa sotto.
    «In realtà... il mio unico primo appuntamento è stato in un parco, e anche lì in effetti avevo la pistola. Non me ne separo mai, se posso. Tienilo a mente, per il secondo appuntamento.» cercò di spezzare in quel modo quella tensione, facendole anche un occhiolino. Le veniva naturale comportarsi in maniera tanto tranquilla, eppure non era così facile scacciare del tutto la tensione.
    «La verità è che... conosco il tuo nome d'arte e so qual è effettivamente la tua arte, ma non sono sicura di cosa tu possa farci.» Fece una breve pausa, prima di aggiungere «Come te la cavi col trovare persone introvabili?»
     
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  6. ¬shell
     
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    Si era limitata ad annuire con un sorrisetto alle parole di Kate. Era abbastanza chiaro che fosse una battuta, d’altronde lei era stata tra le prime ad assaggiare le pietanze lasciate dalla bambina inquietante, qualche tempo prima, senza apparente preoccupazione. Aveva lanciato un’altra occhiata pigra verso il menù, sfogliandolo con la mano libera e poi guardando dalla finestra. Con quel tempaccio veniva proprio voglia di fare come le ragazzette di tumblr: qualcosa di caldo, coperta e serie tv preferita… ma lei era lì in un locale con una ragazzina terribilmente brava con una pistola. Sarebbero state lo stesso fiere di lei?
    Aveva di nuovo portato gli occhi castani su di lei quando aveva sentito come le piacesse il nome Charlotte. Un’aria compiaciuta si era dipinta sul suo volto. Quella era solo la conferma di come, nella sua perfezione, Lei non sbagliasse mai.
    - Se ti piace così tanto cercherò di utilizzarlo sempre quando ci vedremo.- le aveva comunicato tutta pimpante, in netto contrasto con l’evidente nervosismo mostrato da Kate, non appena aveva intuito come Shell fosse un tipo piuttosto pratico. Non aveva ancora intuito su cosa si sarebbe spostato l’argomento, però questo suo cambio la incuriosiva parecchio. Non doveva essere qualcosa a cui era abituata, o avrebbe gestito meglio la situazione. Forse qualcosa di particolarmente importante per lei? In quel momento, Shell, si sentiva una moderna Sherlock Holmes ne “L’avventura della fascia maculata” intenta ad analizzare la giovane Helen Stoner, ed il pensiero l’aveva fatta sorridere.
    - Certo, se lo preferisci. Penso che per ora prenderò una bella tazza di sencha alla fragola. Dovrebbero averlo, ultimamente va di moda.- aveva detto cordialmente, tanto un leggero buffetto al menù. Nel caso avesse avuto fame avrebbe ordinato altro o avrebbe semplicemente rubacchiato qualcosa da Kate. Quello sarebbe stato molto divertente.
    - Vedi? Ci avevo preso.- le aveva risposto semplicemente, riguardo la storia dell’appuntamento. Apparentemente potersi permettere quel tipo di battute la rilassava e quello era un punto a favore per la loro conversazione. Se fosse stata tesa nessuna delle due avrebbe cavato un ragno dal buco. Successivamente si era fatta più seria quando finalmente la ragazza aveva deciso di sbottonarsi, iniziando ad introdurre il discorso in un modo che le aveva fatto leggermente storcere il naso. Aveva ascoltato tutto in silenzio, salvo poi ritirare il braccio poggiato al tavolo, posandolo sul grembo, mentre lei si appoggiava allo schienale, fissando con attenzione la sua possibile cliente.
    - Diciamo che ho una certa conoscenza del campo delle persone introvabili, quindi non dovrebbe essere un problema… la riuscita dipende principalmente da quanto tu sei disposta a rischiare.- aveva iniziato a dire, abbandonando per un momento la sua solita aria gioviale e svampita, paradossalmente sembrava persino professionale. – Ah, il mio non è un nome d’arte, spero sia chiaro.- aveva aggiunto, questa volta gingillando pacifica come sempre.

     
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    Si limitò a scrollare le spalle riguardo alla storia del nome, mantenendo un sorrisetto vago. Si trovava relativamente a suo agio a parlare in quel modo con Shell. Sapeva - anzi, dava per scontato che qualsiasi cosa le dicesse era una potenziale arma contro di lei, non perché sapeva come ragionava lei, ma perché così ragionava Kate stessa. La sua paranoia le suggeriva che era così con qualsiasi altro essere umano o quasi, soprattutto in una città come Dilagon City. Questa consapevolezza la tranquillizzava, paradossalmente, perché sapere che esisteva il rischio la teneva in guardia. A metterla a disagio era, ovviamente, il parlare del suo passato ad una persona che sapeva come girava il mondo. Quella era una vera arma contro di lei e l'unica cosa a cui poteva affidarsi era il segreto professionale. Ma quanto era veramente professionale una mercenaria di cui non sapeva praticamente nulla?
    «Non... mi cambia molto. Prenderò un... cappuccino, tipo. E delle patatine fritte.» liquidò rapidamente la questione, anche se non accennò a chiamare il cameriere. E ovviamente non si fermò neanche a guardare il menù. Anche perché qualsiasi ristorante poteva fare un cappuccino e delle patatine.
    «Non è un nome d'arte? Nel senso che è il tuo vero nome?» chiese, incuriosita ma scettica, con tanto di sopracciglio sollevato. «Mah, è solo un nome. Per me, almeno. Non è un tipo di arma che so usare. E per quel che vale, non sarò io a rivelare la tua identità a nessuno. Quindi potrei aspettarmi lo stesso favore da parte tua. Non che la mia identità sia effettivamente importante... O forse sì? Mh.» liquidò quel dubbio genuino con un'alzata di spalle. Era paranoica ma non così egocentrica. Anche all'interno dell'associazione non era nessuno, quindi se anche i suoi vecchi nemici avessero saputo che un membro di basso rango si nascondeva a Dilagon, sarebbe davvero importato a qualcuno? L'Associazione era morta e gli unici che potevano riportarla in vita erano i membri più alti. Gente che con Kate non aveva nulla a che fare.
    «In effetti per tutta questa storia mi sto affidando alla tua professionalità. Immagino che tu sappia tenere un segreto, o non saresti ancora viva.»
    Fece una lunga pausa, che sfruttò per prendere fiato e mettere in ordine il discorso nella sua mente.
    «Dunque... fino a qualche mese fa esisteva una PMC che agiva... beh, direi che nell'ombra sarebbe un po' un eufemismo.» sospirò, facendosi più seria. La voce era nuovamente più bassa, tanto che si chinò un po' di più sul tavolo per avvicinarsi a Lena. «Si occupava di affari particolarmente scottanti, e per questo era sotto un regime di segretezza tale che neanche i membri di basso rango sapevano il vero nome della compagnia. Per loro era solo "l'Associazione".» Il nome lo aveva praticamente sussurrato. «Principalmente si occupava di operazioni anti-terrorismo per conto dei governi ma utilizzando metodi che... molti pochi governi approverebbero, non so se mi spiego. Da qui il bisogno di segretezza.» Altra pausa, sia per osservare le reazioni di Shell, sia per prendere fiato - e coraggio, ovviamente.
    «So anche che avevano un fascicolo su... beh... » fece un cenno vago verso di lei. «Non so cosa c'era dentro. Ma a giudicare dalla tua presenza qui, non volevano ucciderti. O non ti hanno mai trovato, immagino.» A quella si concesse un sorrisetto. Era difficile parlare così apertamente del suo passato, ma ne valeva la pena. «Probabilmente volevano reclutarti o assoldarti temporaneamente, quindi esiste la possibilità che ti abbiano contattato, immagino.»
    Si mordicchiò un labbro, a quel punto.
    «Beh, il punto è che ci sono delle persone che appartenevano alla compagnia prima che venisse distrutta e voglio trovarle, contattarle se possibile. O sapere se sono vive o morte, almeno. Cinque persone. Almeno due erano di un grado più alto. Per quanto a loro piacesse pensare di essere irrintracciabili, devono aver lasciato qualche traccia, giusto? Soprattutto se hanno lavorato per dei governi. O se non altro negli archivi dei loro nemici. Se uno dei loro nemici è riuscito a trovare le loro basi e distruggerle...» Altra breve pausa, l'ultima. «Mi servirebbe sapere cosa ti serve e quanto mi costerebbe.» Concluse quindi, fissandola con le labbra strette e l'espressione vagamente corrucciata.
     
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  8. ¬shell
     
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    Le abitudini alimentari di Kate le avevano leggermente fatto alzare un sopracciglio, prima di permettersi una risata sorpresa e divertita.
    - Una dieta particolare.- aveva commentato come se nulla fosse e loro non stessero effettivamente parlando di cose al di fuori delle leggi mondiali. Entrambe avevano servito, nel bene e nel male, strutture ufficialmente inesistenti, ma con più potere di quanto il 99% della popolazione potesse immaginare. Aveva fatto una pausa, ascoltando con calma le preoccupazioni velate di Kate riguardo il suo possibile tradimento, ed aveva annuito piano, prendendosi del tempo per formulare al meglio la frase per non fare preoccupare ulteriormente la ragazza.
    - Il mio nome è Shell.- aveva ribadito innanzitutto, tranquilla e quasi divertita – Per fare un lavoro come il mio devi avere tante identità ed un unico nome. Non ti preoccupare, soprattutto in questo momento non mi servirebbe a niente fare il tuo a qualche orecchio pronto ad ascoltare. Non ne trarrei alcun profitto.- aveva aggiunto, passandosi di nuovo una mano sulla tempia destra, facendo un sospiro deliziato. Chiaramente non c’era metodo migliore per rassicurare un cliente del mostrargli il poco interesse riguardo i suoi dati sensibili. Certo, se fosse arrivato un energumeno demoniaco a chiederle di Kate non ci avrebbe pensato due volte a dargli tutte le informazioni, ma dubitava che sarebbe accaduta tanto presto una cosa del genere. La sua compagna di disavventure non le sembrava avere l’aria di una persona continuamente braccata, d’altronde non si faceva neanche problemi a girare visibilmente armata. Non era nel suo interesse mantenersi invisibile e quello confermava la teoria di Shell, apparentemente.
    - Certo, dimmi pure.- l’aveva poi incoraggiata, rimanendo in silenzio ad ascoltare la sua storia. Era quindi venuta a sapere della famosa “Associazione” della quale Kate faceva una volta parte, una specie di gruppo di mercenari assoldati dai governi per risolvere le situazioni più spinose. Conosceva un paio di queste organizzazioni, per cui era difficile riuscire a capire di quale facesse parte. La sua cliente aveva dei tratti indiani, ma questo non era decisamente un segno che potesse essere un membro di una organizzazione medio orientale.
    Al sentirsi menzionata aveva sbattuto un paio di volte le palpebre, estremamente interessata. Dunque quell’Associazione aveva anche delle informazioni su di lei, restava da capire il motivo per cui le avessero. Aveva annuito, facendole segno di continuare e di aver capito, raggiungendo infine il nocciolo della questione: Kate voleva ritrovare cinque compagni d’armi, probabilmente i suoi commilitoni o persone con cui si era addestrata, nonostante ormai fossero tutti divenuti irrintracciabili dopo lo scioglimento della loro organizzazione. Precisamente parlava come se fosse stata attaccata da qualcuno in particolare e questo la incuriosiva alquanto. Era rimasta a riflettere per un attimo, prima di gettare un’occhiata alla propria tracolla, attualmente al proprio fianco. Con un sospiro l’aveva presa e poi poggiata sul tavolo, iniziando ad aprirla con calma.
    - Prima di tutto mi serve sapere di più sulle tempistiche. Di quanti anni fa si sta parlando? A giudicare dall’età che dimostri direi non più di sette o otto.- aveva iniziato a dire, fissandola con aria abbastanza professionale, pur mantenendo il tono leggero che la contraddistingueva - In base al periodo avreste anche potuto avere il mio fascicolo perché ero vostro nemico. Anche io ho fatto parte di una organizzazione, anche se meno… nobile? In ogni caso, mi serve che tu sia più precisa possibile. Mi servono i nomi in codice di questi tuoi compagni, le loro età, nazionalità, abilità i casi di cui si sono occupati di cui sei a conoscenza e tutto ciò che potrebbe aiutarci a risalire a loro. Anche solo un vecchio indirizzo email potrebbe fare la differenza.- aveva fatto il suo bell’elenco, prima di tirare fuori dalla tracolla un blocco note ed una penna biro, che aveva allungato verso di lei – Usalo pure e ricorda di essere precisa. Magari nel frattempo potremmo farci portare quel caffè e quel tè, che ne dici?- aveva proposto con un sorriso. Si era presa una pausa per posare la tracolla di nuovo al proprio fianco prima di puntare di nuovo lo sguardo su Kate. Le aveva detto cosa le sarebbe servito, ma non cosa avrebbe voluto in cambio. Osservando il nervosismo della ragazza riusciva chiaramente a capire come avrebbe potuto chiederle qualsiasi cosa e lei probabilmente l’avrebbe accettato, ma, come le aveva accennato, in quel momento non le serviva nulla. O meglio nulla a parte…
    - In cambio continuerai a farmi da guardia del corpo.- aveva detto con aria ispirata – Sei abile, sveglia e direi che ci troviamo bene a lavorare insieme. Ho bisogno di qualcuno come te che mi affianchi nelle missioni un po’ più spinose. Non ti chiedo altro, quindi… che ne dici?-

     
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    «Le patatine stanno bene con tutto.» Nonostante tutto, si concesse una risatina abbastanza sincera. In effetti quell'amore per il cibo spazzatura gliel'aveva tramsesso Melissa, una delle persone che voleva farle rintracciare, forse quella a cui era affezionata. Aveva poi alzato le spalle con un cenno d'assenso alla specifica sul nome. In effetti, a lei non cambiava poi troppo, anche se avrebbe evitato di usare quel nome in pubblico. Charlotte andava più che bene.
    «Non credo che il mio nome interessi a qualcuno. I vecchi nemici dell'Associazione non sono intressati a me personalmente e anche se lo fossero non credo abbiano un nome a cui associarmi. Eravamo tutti nell'anonimato più totale. In realtà, non avevo neanche un cognome fino a poco tempo fa.» rispose con un mezzo sospiro, abbassando lo sguardo sulle mani adesso unite sul tavolo. Meno tesa, forse tranquillizzata dall'atteggiamento di Lena, e più riflessiva rispetto a poco prima.
    «Intendi quando ho visto il tuo fascicolo? Dev'essere stato... circa un anno, forse un anno e mezzo fa. Non ci ho dato troppo peso, non era un incarico affidato a me ma a una delle persone che voglio trovare. Di te so solo che hai delle capacità... interessanti per quel tipo di datore di lavoro e che volevano trovarti. Il fascicolo era classificato, io non ho fatto domande e lei non mi ha detto nulla di più. Ah... ordina pure, intanto scrivo.» concluse acchiappando il blocco note e la penna. Prese a battere con la punta della penna contro il foglio, riflettendo. Si prese un sacco di tempo per scrivere tutto quello che le veniva in mente, in totale silenzio a meno che Lena le avesse chiesto qualcosa. Si sarebbe gisuto premurata di nascondere discretamente il blocco note dall'eventuale sguardo del cameriere. Infine avrebbe strappato il foglio e l'avrebbe passato a Lena, tenendo temporaneamente il blocchetto. Se lo sarebbe tenuto per qualche altro minuto, segnandoci un altro nome con informazioni diverse.
    Il primo foglio recitava così:
    CITAZIONE
    - Melissa Mao: 23 anni circa, origini cinesi, raccolta nella periferia di Pechino all'età di cinque anni. Capelli corti, neri; occhi castani. Alta sui 180/185 cm, ben piazzata, muscolosa e formosa. Soldato di prima linea, armi preferite: fucili d'assalto e shotgun. Grado sergente.
    - Viktor: 22 anni circa, origini tedesche, raccolto in Germania all'età di dieci anni. Capelli lunghi, biondi, occhi azzurri, alto sui 190 cm, molto magro. Tiratore dalla lunga distanza specializzato in operazioni militari. Armi preferite, fucili di precisione. "Più grandi sono, meglio è", diceva sempre.
    - Kosuke: 21 anni circa, giapponese, nato nell'associazione. Capelli e occhi castani. Capelli corti. Stereotipo del soldato perfetto. Alto sui 170 cm, muscoloso ma atletico. Soldato scelto, arma preferita fucili d'assalto.
    - Kelly: 20 anni circa, francese, raccolta a Bordeaux all'età di sei anni. Capelli lunghi fino alle spalle l'ultima volta che l'ho vista. Biondi, occhi verdi, viso innocente. Alta 165 cm circa, molto magra e atletica. Spia e infiltrato. Si è addestrata coi pugnali, ma non ha mai mostrato preferenze.
    - Eddie: 21 anni circa, pelle scura, sudamericano, probabilmente brasiliano, nato nell'associazione. Alto sui 180 cm, molto muscoloso ma anche molto agile. Capelli lunghi, neri, occhi castani. Combattente a mani nude, spesso utilizzando la capoeira, addestrato nella furtività. Sporadicamente, usava dei nunchaku.

    Il secondo foglietto conteneva giusto un nome probabilmente di copertura, alcuni numeri di telefono e informazioni su come contattare una singola persona.
    Kate fece un lungo sospiro, prima di iniziare a spiegarsi.
    «Non avevamo cognomi veri, dicevo. Ci siamo addestrati insieme, ma ci hanno separati quattro anni fa, alla fine dell'addestramento. Le informazioni erano classificate, quindi non so bene di cosa si sono occupati gli altri, a parte qualche missione con Melissa. Io e lei abbiamo ci siamo scelte dei cognomi, ma era più un gioco che altro. Lei era di grado più alto e a volte mi passava qualche informazione che otteneva, ma era tutto tenuto più o meno segreto. So che siamo stati divisi in base alle nostre inclinazioni. Io e Melissa lavoravamo insieme e ci occupavamo perlopiù di terrorismo e... ehm... questioni politiche. Kelly era la spia perfetta. Viktor e Kosuke erano più adatti alle zone di guerra, non so dove, ma suppongo in Medio Oriente. Eddie voleva combattere le mafie in Sud America e credo che l'abbiano accontentato.»
    Fece una breve pausa, lasciandole spazio per le domande. In caso non avesse nulla da dirle, avrebbe continuato a parlare.
    «Pochi mesi fa... Circa sei mesi fa, i nemici dell'Associazione hanno lanciato un attacco combinato su tutte le basi principali. Io ero fuori per una missione, ho ricevuto una comunicazione che mi diceva di non tornare e di sparire, poi più nulla. Ho seguito gli ordini, poi sono andato da lui.» disse indicando il secondo foglietto. «Era un vecchio collaboratore che non faceva parte dell'associazione. Mi ha saputo procurare le carte necessarie per nascondermi e fingere di avere una vita normale. Mi ha detto che altri erano passati da lui. Mi ha spiegato che l'associazione era ufficialmente distrutta, i piani alti tutti morti, che in molti si erano rivolti a lui, ma ovviamente il suo segreto professionale gli impediva di dirmi di più. Penso che non direbbe nulla neanche a te, ma tu hai altri modi di accedere alle sue informazioni, presumo.»
    Fece un'altra pausa. In caso avessero ricevuto del cibo o le loro bevande, avrebbe bevuto riflettendo sul prezzo chiesto da Lena.
    «Ho un mio... codice. Non uccido se non lo merito, uccido senza possibilità di scelta se lo meritano davvero. L'hai visto con Meurem. Ero sincera con lei. Più o meno. Comunque... sono un cecchino. Non sono una buona guardia del corpo. Probabilmente puoi trovare di meglio. Perché dovresti chiederlo a me?»
     
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  10. ¬shell
     
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    Appurato che i gusti di Kate erano davvero bislacchi, come quelli di ogni ragazzina, aveva ascoltato con attenzione le sue spiegazioni riguardo il proprio nome. Pare che parte dell’anonimato consistesse nel non possedere un cognome, quindi questo particolare confermava il fatto che probabilmente non ci sarebbero stati certificati di nascita. Sembrava più tranquilla ora che avevano parlato liberamente e che le aveva spiegato chiaro e tondo che non aveva secondi fini. Era un bene, sarebbe riuscita a fornirle dettagli migliori e più interessanti in quello stato.
    - Un anno, eh?- aveva detto pensosa riguardo il periodo nel quale era stato scorto il suo fascicolo da Kate, aveva ascoltato la sua spiegazione e poi aveva annuito, comprensiva – Mi serviva saperlo per provare a trovare eventuali tracce di un contatto con qualche membro della tua organizzazione. Restringendo il lasso di tempo ed il tipo di richiesta potrei riuscire a trovare qualcosa, di solito non cancello mai nulla.- le aveva spiegato, stiracchiando appena il collo. Aveva evitato di aggiungere che in quel periodo aveva ricevuto molti contatti dalle più disparate personalità mondiali, visto che era appena tornata in attività dopo due anni passati nell’Ospedale Psichiatrico e che a quanto pare il lavoro dell’cracker non passava mai di moda.
    L’aveva dunque lasciata alle prese con la trascrizione delle informazioni mentre lei ordinava. Aveva premuto il bottone senza particolare enfasi, per poi rivolgersi al cameriere di turno. Gli aveva fatto un gran sorriso mentre ordinava il suo tè e poi un caffè per Kate – ovviamente prima le aveva chiesto come lo prendesse, anche se aveva la faccia di una che lo preferiva amaro -, congedandolo subito dopo. Una volta finita la propria mansione aveva poggiato entrambe le braccia sul tavolo si era guardata intorno con aria tranquilla. La pioggia continuava a battere placidamente fuori e la musica rendeva il tutto più suggestivo. Si sentiva estremamente a proprio agio e il fatto che stessero discutendo come nulla fosse di quel genere di cose non era che un punto a favore.
    In attesa del responso aveva provato a sporgersi per spiare quanto scritto da Kate con aria birichina, ma subito dopo la ragazza le aveva passato un foglio, strappandolo dal blocco note. Shell aveva annuito iniziando a leggere i nomi presenti su di esso con interesse e le sopracciglia lievemente aggrottate per la concentrazione. Poteva essersi migliaia di persone corrispondenti a quelle descrizioni, e forse proprio per questo l’Associazione della sua cliente li assumeva. Era interessante quanto bastava per non farle perdere subito la voglia, un caso particolare e forse persino complesso.
    Subito dopo Kate aveva preso a scrivere altre informazioni, che lei aveva osservato con la coda dell’occhio, mentre cercava di memorizzare quelle che aveva già. Quando aveva finito di aggiungere anche quelle, il suo iniziare a spiegare l’aveva costretta a posare il foglio e dedicarle tutta la propria attenzione. A quanto pareva erano stati separati da qualche tempo in vari settori, tutti tranne lei e Melissa – la ragazza con la nota “formosa” che l’aveva fatta sorridere divertita – che invece erano andate a lavorare insieme. Aveva Annuito, facendole segno di aver capito e poi aveva dedicato la propria attenzione al nuovo foglio dove spiccavano diversi modi per contattare qualcuno, una specie di collaboratore che era stato il contatto di Kate quando l’Associazione era stata attaccata. Quella era una piacevole notizia visto che quel signore sembrava proprio quello che faceva al caso suo, aveva sorriso afferrando anche quel foglietto prima di piegarli con cura, mentre i camerieri portavano loro le bevande. Li aveva ringraziati, notando come ci fosse in omaggio un paio di biscotti e poi aveva aspettato che se ne andassero per richiudere la porta e tornare da Kate.
    - Bene, mi hai fornito abbastanza materiale. Ora ti chiedo altre due cose: mi servirebbe un vecchio contatto da te usato per metterti in contatto con l’Associazione e i nomi di possibili gruppi interessati particolarmente a farvi fuori.- aveva fatto una pausa, mescolando il tè dopo averci messo un po’ di zucchero di canna – Non mi fraintendere, ma se sono riusciti a trovarvi devono avere dei database interessanti e non mi dispiacerebbe dar loro un’occhiata.- le aveva spiegato con un sorrisetto. Sì, era davvero soddisfatta da come si stavano evolvendo le cose. Le aveva rivolto un’occhiata interessata quando aveva espresso i propri dubbi riguardo la richiesta di Shell e alla fine si era ritrovata a ridacchiare piano.
    - Quello che mi interessa è che tu ti comporti proprio come hai fatto con Meurem.- le aveva spiegato con tranquillità, inclinando appena il capo verso destra – E quale migliore guardia del corpo di un cecchino? Non ti chiedo di prenderti dei proiettili per me o di intimidire, non sto cercando uno scimmione senza cervello. Ho bisogno di qualcuno abile, in grado di aiutarmi nel caso dovessi avere qualche disguido come la volta scorsa e di cui potermi fidare.- aveva fatto una pausa, facendo un sorriso sereno – E dubito potrei trovare una persona più fedele di te dal momento che sono in possesso di dati che ti interessano e che potrei essere l’unica in grado di rintracciare i tuoi amici disposta a farlo per così poco… e poi andiamo d’accordo, no?- era stata la sua tranquilla conclusione. Non era una minaccia, d’altronde era sicura che Kate comprendesse benissimo in che situazione si trovasse, stava solo dicendo ad alta voce cose di cui erano consapevoli entrambe.

     
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    Notò come Shell sembrasse particolarmente pensosa riguardo al periodo in cui era stata contattata. Si chiese se era perché in realtà non era mai stata contattata, o se magari Kate aveva sopravvalutato l'Associazione e avevano in realtà provato davvero ad ucciderla. Scrollò le spalle alla richiesta di conferme. Era sincera, non ricordava il momento esatto. Era davvero solo una missione affidata ad un'altra persona, per lei non valeva molto come informazione e l'aveva archiviata molto in fondo nella sua memoria. Comunque, Lena spiegò un po' meglio perché le serviva quell'informazione, ma Kate non aveva molto altro da dirle a riguardo.
    Si era quindi concentrata sulla scrittura, interrompendosi solo alla richiesta di conferme di Shell riguardo al caffè. In realtà, a differenza di quello che si aspettava Shell, specificò che voleva un cappuccino con tanto di panna e cacao sopra, e quando sarebbe arrivato lo avrebbe anche zuccherato prima di iniziare a berlo distrattamente mentre continuava a scrivere. Ogni tanto si fermava a lanciare un'occhiata a Lena. Non sembrava né tesa, né annoiata. Era tranquilla e non le dispiaceva neanche aspettare che finisse, almeno apparentemente.
    «Mi spiace non saperti dire molto di più.» si era giustificata, mentre lei leggeva i nomi dei suoi fratelli e sorelle sul foglio. Forse su Melissa aveva qualcosa in più, ma lo avrebbe specificato più avanti. Prima, Lena aveva fatto altre domande. La seconda era facile, volendo, ma per rispondere alla prima dovette fermarsi a pensarci qualche secondo.
    «Non ho mai avuto contatti personali, in realtà. Vivevo nelle loro basi. Le mie missioni me le affidavano i miei superiori in persona - quindi Melissa - che le riceveva a sua volta dai suoi superiori. Fuori dalle basi ero contattabile solo via trasmittenti. Ho avuto un cellulare, però, per qualche giorno quattro anni fa, per una missione in cui dovevo stare tra dei civili. È... stato distrutto, però. Può esserti utile? Se scavo abbastanza nella mia memoria potrei ricordare quel numero, e magari quello che usava Melissa per farmi da referente. Anche il suo era usa e getta.» sospirò. Di certo era facile capire come mai Kate era cresciuta così paranoica.
    «Riguardo ai nemici... hanno-abbiamo pestato i piedi a molta gente, credo. Uno dei nostri nemici principali era la mafia russa. In particolare un gruppo chiamato Hotel Moscow. Dalle poche informazioni che ho, sono loro che hanno coordinato gli attacchi alle basi dell'associazione. Da quello che mi hanno detto, è possibile che si siano alleati con altri gruppi per l'occasione. Avrebbe senso, considerando che hanno attaccato contemporaneamente in diverse parti del mondo.»
    Di quello ne parlava abbastanza tranquillamente. Se Lena avesse deciso di bucare i loro database, a Kate andava solo bene. Non aveva ovviamente nessun tipo di affetto per quei gruppi. Se trovava delle informazioni per ricattarli, tanto meglio.
    Ascoltò con interesse la spiegazione sul perché sarebbe stata una buona guardia del corpo, arrivando a sollevare un sopracciglio verso la sua conclusione. In effetti era consapevole di essere facilmente ricattabile, così come era tranquillamente consapevole di inserire violentemente del piombo in mezzo ai suoi occhi se quella condizione si fosse trasformata in un ricatto. Era anche certa che Lena lo sapesse, il che le lasciava un bel ferro dietro la porta.
    «Quindi vuoi che... occasionalmente spari ai tuoi nemici per difenderti. Posso mantenere il mio... codice e anche il resto dei miei lavori? Sembra quasi troppo bello per essere vero...»
     
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  12. ¬shell
     
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    Quando Kate si era giustificata, chiaramente sentendosi in colpa per via della pochezza delle informazioni che era in grado di fornirle, Shell aveva scosso la testa facendole un sorriso adorabile e comprensivo da mamma al passo coi tempi. Era il suo modo di dirle di non preoccuparsi, anche perché era troppo impegnata ad assaggiare quel tè alla fragola che le avevano portato. Si era portata la tazza alle labbra, soffiando leggermente, prima di prendere un piccolissimo sorso. A giudicare dalla sua espressione soddisfatta aveva fatto bene ad ordinare proprio quella bevanda. Si era poi soffermata a fissare Kate, facendo un altro sorriso nell’osservarla bere quel caffè così zuccheroso. Che grande sorpresa che era stata! Shell amava il brivido che poteva darle solo una cosa che non aveva previsto, visto che la spingeva a cercare di non sbagliare la volta dopo.
    Aveva posato la tazza, riprendendo a girare il cucchiaino, mentre ascoltava altre precisazione da parte di Kate riguardo i modi particolari per contattare i membri e le basi. Cellulari usa e getta, per giunti di quattro anni prima. Non era particolarmente utile, ma magari avrebbe potuto trovare qualcosa nelle tabelle delle casa che aveva prodotto le schede telefoniche. Dovevano avere dei registri in teoria e non sempre i dati venivano eliminati in modo efficiente.
    - Possiamo provare, lasciami i numeri se te li ricordi.- le aveva detto con calma, battendo un paio di volte il cucchiaino sulla tazza, prima di poggiarlo sul fazzoletto e portarsi di nuovo la bevanda alle labbra. Questa volta aveva preso un sorso più consistente, non facendosi spaventare da quelle temperature calde. Aveva ascoltato con calma anche la parte riguardante i nemici dell’Associazione ed aveva annuito piano. Avendo operato principalmente in Europa ed Asia li conosceva di fama anche se non aveva mai avuto la fortuna di lavorare per loro o contro di loro.
    - Questa è già un’informazione più interessante.- aveva commentato con un sorrisetto furbo, era rimasta a pensarci per un po’ prima di fare un sospiro – Ho già un paio di idee su come entrare in contatto con loro ed ho come l’impressione che probabilmente sarà la pista che ci darà più notizie utili. Se dovesse servire so anche sfoggiare un fantastico accento russo, vuoi sentire?- aveva concluso così la propria raccolta di informazioni, a meno che a Kate non venisse altro in mente. Lasciando la tazza per un attimo, aveva infilato i fogli nella tasca dei pantaloni, dopo averli piegati, e si era rivolta di nuovo alla sua interlocutrice. Aveva reagito in modo più tranquillo di quanto immaginasse alla sua velata e divertente minaccia, segno che era più consapevole e matura di quanto voleva fare passare. Non era esattamente una testa calda.
    - Magari qualche volta potresti accompagnarmi a fare shopping.- aveva aggiunto alla parcella, tamburellandosi l’indice sul medio con aria pensosa, prima di stiracchiarsi con voluttà – Rilassati non voglio nessun rene o figlio primogenito. Solo un’alleata di cui fidarmi. Se per te queste condizioni vanno bene sono disposta ad accettare il lavoro. Siamo socie, quindi?- aveva domandato allungando una mano verso di lei, aspettando che Kate la stringesse, rivolgendole un sorrisetto complice.

     
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    Consegnati a Lena i due fogli, Kate aveva finalmente le mani libere. Non era necessariamente un bene. Non era il tipo che tradiva il nervosismo con gesti delle mani, ma preferiva comunque tenerle impegnate per avere una valvola di sfogo. Per sua fortuna, la sua ordinazione era lì davanti a lei sul tavolo, pronta per essere consumata anche se fino a quel momento l'aveva ignorata. Riconsegnato a Lena anche il blocchetto con relativa penna, poteva finalmente dedicarsi al cappuccino. Con un sospiro, iniziò a bere lentamente, lasciando che Lena elaborasse le informazioni come preferiva.
    «Entrare in contatto con loro?» chiese, sollevando un sopracciglio con fare scettico. «Sicuramente sai come comportarti, ma... permettimi di consigliarti di non lasciar intendere che sei stata in contatto con un membro del loro nemico. Ex-nemico. Non sono interessati a ottenere informazioni, da quello che mi è stato detto. Vogliono solo distruggere ogni traccia dell'Associazione e di chi ha collaborato con loro. Probabilmente ti ucciderebbero senza pensarci due volte. O magari ormai non gli interessa più.» mormorò, abbassando lo sguardo per osservare la propria bevanda, al momento tenuta davanti a sé con entrambe le mani attorno. Non aveva bisogno di scaldarle, stava bene al chiuso, ma era comunque un tepore piacevole. Sollevò lo sguardo solo quando notò ai limiti della sua visione la mano di Lena avvicinarsi sopra il tavolo. La osservò per qualche istante, riflettendo in silenzio. Alla fine, sollevò anche la testa, anche più in alto rispetto a poco prima, col mento leggermente all'insù.
    «Mi riservo il diritto di recidere il contratto se le nostre visioni si allontanano troppo l'una dall'altra e di ammazzarti se provi a fregarmi in qualche modo, ovviamente. E considero la cosa reciproca.» Così funzionava a Dilagon City. E a dirla tutta, in molte altre parti del mondo. Almeno in quello, Dilagon non era poi così speciale.
    Allungò la mano destra, ma dato che aveva aggiunto quelle condizioni - o meglio, quelle specifiche - aspettò che fosse Lena a stringerla per prima, limitandosi a dare disponibilità per il momento.
    «E va bene per lo shopping, ma probabilmente sarei utile solo come portaborse.»
     
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  14. ¬shell
     
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    La donna aveva continuato a sorseggiare il proprio tè, mentre la sua mente vagava tra mille possibilità e strategie da poter elaborare grazie alla macchina innestata nel suo cervello. Le dava decisamente una spinta in più in quel genere di cose, era anche per questo che la amava così tanto. Aveva abbassato la tazza e si era leccata distrattamente le labbra quando Kate aveva ripreso a parlare, a giudicare dal suo tono sembrava spaventata e preoccupata, e ascoltando le sue parole sembrava quasi che la stesse sottovalutando. Se l’avesse detto qualcun altro si sarebbe di sicuro offesa, ma aveva deciso di concederle il beneficio del dubbio. D’altronde si fidava delle sue capacità abbastanza da affidarle quel compito e Shell aveva già constatato come fosse di dotata di una cuore buono, nonostante tutta l’apparenza. Era pur sempre una ragazzina anche se un soldato.
    - Tranquilla, li contatterei con la scusa della ricerca di un lavoro che possa soddisfare la mia curiosità. È più facile studiare un obbiettivo se puoi vedere da vicino come lavora. Sei molto carina a preoccuparti per me, dovrò aggiungere un cuore accanto al tuo nome nella rubrica del cellulare.- le aveva risposto con un sorriso splendente, prendendo di nuovo la tazza in mano e bevendo un altro sorso. Si stava decisamente divertendo, aveva fatto bene ad accettare quell’invito. Anche il fatto che Kate non avesse stretto ancora la sua mano per sigillare il patto ne era la prova. Chiaramente era abbastanza intelligente da intuire che un tipo volubile come lei non ci avrebbe pensato due volte a fregarla nel caso non l’avesse più trovata utile o divertente. Nonostante le sue condizioni non fossero proprio il massimo del divertimento, Shell aveva fatto una risatina e poi aveva allungato la mano sottile e dalle dita lunghe per stringere quella di Kate che in quel momento sembrava davvero una di quei capetti con i quali era abituata ad avere a che fare.
    - Ovviamente. Ma sai anche che nessuna delle due è così stupida e che quindi questo promemoria è quasi superfluo.- aveva detto inclinando il capo verso sinistra con l’aria di una bambina che si è appena fatta promettere di essere portata al lunapark. Aveva dunque ritirato la mano portandola di nuovo alla tazza iniziando a girare il liquido con il cucchiaino, mentre appoggiava il mento alla sinistra. – Non ho mai detto di cosa avremmo fatto shopping.- aveva fatto con un tono un po’ più basso, quasi birichino, guardandola di sottecchi con un sorrisetto furbo.

     
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    Nonostante la tensione nel suo corpo non avesse fatto altro che salire dal momento in cui aveva contattato Lena, Kate si lasciò sfuggire uno sbuffo divertito alla menzione del cuoricino da mettere in rubrica. Shell aveva una serie di qualità invidiabili e di certo tra queste c'era la sua capacità di mantenere la faccia di bronzo in ogni situazione. Era un indice di quanta fiducia in sé stessa avesse oppure di quanto era arrogante e vanagloriosa. Kate decise di voler sperare nella prima, dato che al momento Shell era la possibilità più concreta che aveva per ritrovare la cosa più simile ad una famiglia che avesse mai avuto.
    «Qualcuno potrebbe fraintendere.» rispose quasi cantilenando, come se l'idea la divertisse. «E comunque, non mi preoccupo così tanto per te. Più che altro, vorrei evitare di dover cercare un'altra persona in grado di trovare cinque person con solo un nome e poco altro. Non credo che siate in molti.» aggiunse con tono leggero e solo in parte scherzoso.
    Stretta la mano di Shell, Kate ritirò la propria e rimase in silenzio per un po'. Senza spostare gli occhi dalla sua socia, raddrizzò la schiena, poggiando i gomiti sul tavolo e poggiando il mento sulle mani unite. Il suo sguardo si fece vitreo mentre iniziava a pensare. Tutto sommato, non poteva non chiedersi se aveva fatto un errore a rivelarle così tanto della sua vita. Non era particolarmente affezionata alle informazioni che le aveva dato. L'Associazione era morta e vivere a Dilagon City aveva reso Kate molto più cinica di quanto una vita da assassina mercenaria era riuscita a fare. Si ritrovò ad ammettere a sé stessa che se anche Shell avesse sfruttato quelle informazioni, non le sarebbe importato più di tanto, a patto che non l'avesse messa in pericolo. Inoltre, sempre in quel breve periodo di riflessione, si rese conto di non essere affezionata neanche alla sua stessa vita. Certo, essere tradita sarebbe stato comunque molto scomodo e di certo non desiderava la morte. Ma quando la tua ragione di vita viene falciata dai kalashnikov e ti ritrovi ad essere costretta a trovare una nuova ragione di vita nel buco del culo del mondo, la tua gioia di vivere non è particolarmente stabile.
    No, a infastidirla sarebbe stato il tradimento stesso, non le sue conseguenze. Non aveva proprio voglia di arrabbiarsi con Shell, e non perché si stesse affezionando o qualcosa di simile. Se avesse cercato di fregarla, avrebbe potuto ucciderla. Non si sarebbe fatta troppi scrupoli, probabilmente. Era cresciuta con il dogma che le minacce andavano eliminate. Le sarebbe dispiaciuto, ovviamente, ma avrebbe continuato a vivere. Se ne sarebbe fatta una ragione. Il punto era proprio che non ne aveva voglia.
    «Il tuo tono di voce mi lascia intuire che hai in mente dei negozi molto specifici...» riprese, riscuotendosi a fatica dai suoi pensieri nebulosi, probabilmente un po' in ritardo.
     
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